Il tour 40 anni da 1950 di Amedeo Minghi termina al Teatro La Fenice di Senigallia. Standing ovation finale / VIDEO, foto e recensione

di Stefano Fabrizi

“Ma che bello vedere il teatro pieno nonostante che sia domenica (28 aprile 2024), grazie a Senigallia”, sembra stupito Amadeo Minghi nel vedere il Teatro La Fenice gremitissimo, un appuntamento che si rinnova per la terza volta (come gli ha fatto notare Lorenzo, il factotum del massimo senigalliese, ndr).

Minghi è accompagnato sul palco, per quella che è l’ultima data del tour 40 anni da 1950 (iniziato il 26 marzo a Firenze), da una band composta da Luca Perroni al pianoforte, Giandomenico Anellino alla chitarra, Alessandro Mazza al basso, Stefano Marazzi alla batteria, e dalle voci di due giovanissimi: Rosy Messina e Giordano Spadafora. E non manca un quartetto di violiniste provenienti dalla Scuola di Musica Bettino Padovano di Senigallia.

La tournée “40 anni da 1950” è stata un viaggio tra i successi di Amedeo Minghi. In scaletta brani come La vita mia, L’immenso, Cantare è d’amore, Io non ti lascerò mai, Sognami, Cuore di pace, Navi o marinai, St.Michel, Notte bella magnifica. E ancora “Vattene Amore” (a chiusura del concerto) che l’artista fa cantare da Rosy Messina lodandone la voce.

Il tour è servito anche per presentare alcuni brani che faranno parte del prossimo lavoro come racconta dal palco: “Il mio nuovo disco uscirà in autunno, ma nella scaletta di questo tour teatrale ho inserito tre delle dodici nuove canzoni con tematiche alle quali tengo particolarmente. Del resto ho un pubblico talmente affezionato che merita qualcosa in più di un concerto e basta”.

E ci sono anche i tributi con Lontano, lontano a Tenco che ha fatto interpretare da Giordano Spadafora e Io che amo solo te a Endrigo che considera un suo maestro.

Un particolare apprezzamento va proprio ai due coristi-solisti che pur nella loro giovane età hanno dimostrato un gran talento e sicuramente ne sentiremo parlare.

Minghi dal palco della Fenice alterna pensieri, riflessioni e spiegazioni con la magia dei suoi brani entrati nella storia della musica italiana.

“Le difficoltà  – racconta il cantautore – sono state tante perché, facendo una musica molto personalizzata, ho dovuto affrontare parecchie volte la diffidenza dei discografici o di certi addetti ai lavori. Ho vissuto sempre una dualità: sono stato molto considerato o molto contestato perché è difficile anche incasellarmi. Per quanto riguarda i momenti più belli invece io faccio sempre riferimento al mio brano più importante che è L’immenso. E’ una canzone del 1976: avevo già fatto molti successi come autore e avevo già pubblicato due album, però senza fortuna. Invece è arrivata questa canzone e mi ha dato un successo europeo, importante. Mi ha dato la patente di cantautore. Ancora oggi, dopo tutti questi anni, è uno dei miei brani più gettonati”.

Ricordiamo che Amedeo Minghi ha avuto anche l’apporto di grandi parolieri ed ha scritto canzoni per tanti nostri artisti. Difatti la difficoltà nell’organizzare un tour è quella di scegliere i brani della scaletta: “Su 36 album le scelte diventano spesso un vero e proprio rebus”.

Se il concerto è partito con L’immenso la chiusura è stata con Vattene amore che ha accompagnato la standing ovation del pubblico. Un pubblico che ha sempre sottolineato con lunghi applausi tutti i brani che Minghi ha presentato. E, come fuori programma, due fan che hanno regalato a Minghi due doni.

L’artista, poi, nei camerini ci dice: Sono stati nove appuntamenti per celebrare la ormai mitica Serenella di ‘1950’, che ha superato il traguardo dei 40 anni. Il tour coincide con la prossima distribuzione del mio nuovo album in uscita in autunno e preceduto intanto da Non c’è vento stasera. Come sempre, è la vita e i suoi risvolti, la protagonista del nuovo lavoro: onirico, appassionato, ironico, spaurito, solenne, divertito, struggente ed altro ancora. Un nuovo capitolo da aggiungere alla nostra comune storia”.

“Il teatro – spiega sempre a proposito dei nuovi concerti – consente di guardare tutto in maniera più intima, da vicino. Ha questo grande vantaggio, perché ti trovi davanti a centinaia di persone e non a migliaia quindi si può fare un discorso un po’ più accurato, personalizzato, anche con monologhi e presentando i brani. Ci sono poi canzoni che, per esempio, si possono fare pianoforte e voce alternandoli all’orchestra”.

Al termine, un salto della compagnia al City Pub. Il tour è stato prodotto da The Boss di Roma e per le Marche ha visto in campo la BestEventi.

Amedeo Minghi e Stefano Fabrizi

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