Gli incontri straordinari di Paolo Pirani: mio padre, la Marina e i francobolli

Gli incontri straordinari di Paolo Pirani: mio padre, la Marina e i francobolli

Pubblicato il 17 Febbraio 2022

di Paolo Pirani

Questo è un “incontro” del tutto particolare, come potrebbe essere altrimenti ?. Quelli del tipo non certo occasionale, fulminei, ma che durano l’arco di una vita. E proseguono oltre i confini convenzionali del tempo e dello spazio, forse in una dimensione altra ma non tanto lontana da noi quanto piuttosto parallela, come una sorta di presenza in assenza, una mano amica poggiata appena sulla tua spalla, magari uno spirito guida, un angelo chissà !?. 

Suggestione o flusso vitale che non si distrugge

O forse tutto questo altro non è che una suggestione, benefica quanto si vuole, ma illusoria; d’altra parte, secondo il principio che l’energia non si distrugge, come principio fondante l’universo mondo e tutte le sue creature, da qualche parte andrà pure accumulandosi o ridistribuendosi o (perché no) trasformandosi.

Insomma, immersi come siamo in un flusso vitale ininterrotto, dal primo vagito all’ultimo respiro di questo ambiente che ci accoglie con immutata indifferenza, a cui noi diamo consistenza e significato, memoria e prospettiva, percorriamo strade talvolta note tal’altra ignote, ma spesso se non sempre affiancate, probabilmente a nostra insaputa.

Lo spazio-tempo tra attimi fuggenti

Il qui e adesso, l’ora per allora, il futuro (anch’esso) anteriore, come se tutto dipendesse da un passato più o meno glorioso, che ci attraversa inevitabilmente come una lancia di luce più o meno luminosa, tutto questo è un equilibrio psico-fisico che viviamo ogni nuovo giorno come un attimo contrastato, speranzoso, fuggente.

Nell’eterno volgersi dei tempi, sulla cresta dell’onda lunga del ricordo, con la vaghezza di ciò che è stato e la certezza, talvolta, dolorosa, di ciò che avrebbe potuto essere.

Mio padre, vita mia – Ostra

Ha fatto il militare in marina, anzi nella Regia Marina, come si diceva allora, prima dell’avvento della Repubblica per referendum. L’ha fatto per sei anni, dal 1939 al 1945. Gli è toccata la seconda Guerra Mondiale, tutta. E’ partito volontario dopo il primo anno di magistrali frequentato senza troppa convinzione.

Gli incontri straordinari di Paolo Pirani: mio padre, la Marina e i francobolli
Paolo Pirani: mio padre
Paolo Pirani: mio padre

La Marina, tra speranze e delusioni

E’ partito credendo di “far soldi” in marina, chissà, o comunque di farli più facilmente di quanto avrebbe potuto insegnando a scuola.

E’ partito pieno di speranze ed è ritornato carico di delusioni, ma con un’età nella quale puoi ancora permetterti di conservare qualche illusione.

Nonostante questo, però, mi sembra impossibile che si sia fatto portare via sei anni di vita, vissuta pericolosamente (si direbbe), senza riportare guasti nel corpo e nell’anima. In realtà, ancora oggi, talvolta di notte trema ed emette un grido come un lamento, reiterato su tonalità acute.

Il ricordo del bombardamento di Messina

Dice che rivede alcune sequenze, terribili, del suo personalissimo film d’avventura: il bombardamento, si disse per errore, dell’aviazione italiana alla nostra flotta nello stretto di Messina.

Molti marinai morirono, anche perché si gettavano in acqua e furono preda della nafta che bruciava, fuoriuscita dai serbatoi e dai motori degli scafi.

Quella valigia che si rompe prima di arrivare a casa

Lo rivedo poi tornare a casa, con tutte le sue ambiziose incoscienze racchiuse in una valigia di cartone contenente arance siciliane, ma forse acquistate a Senigallia, nei pressi della stazione ferroviaria.

E la valigia si rompe, a pochi passi da casa, o per meglio dire si disfano le corde evidentemente già usurate al momento di essere utilizzate per legare quella valigia piena di arance profumate.

Nemmeno quelle è riuscito a portare a casa.

Paolo Pirani e il padre l'abbraccio ... del mare
Paolo Pirani e il padre la mitica Vespa 50 cc

1939 – 1945

Sei anni di giovinezza, forse gli anni centrali di una giovane esistenza, quelli migliori. I migliori anni della nostra vita, è stato detto e cantato, anche se gli anni migliori della nostra vita forse sono quelli che noi stessi decidiamo che tali siano.

Mio padre, mio padre che ai campi estivi nel periodo prebellico fingeva di essere un guerriero con fare baldanzoso e irriverente che è proprio dei giovani di oggi e di ieri.

Poi il militare l’ha fatto davvero, e il berretto della divisa non l’ha portato più sulle ventitre; non più sigaretta in bocca, pendula; la postura in bilico tra il Bogart di Casablanca e il J.Dean di Gioventù bruciata, non più.

In giro per il Mediterraneo

Mio padre, che si è girato il Mediterraneo in nave senza che si trattasse di un’amabile crociera, sempre sotto l’alta protettrice di un gigantesco commilitone di Treviso ma di stanza presso la base operativa di Ancona, che si faceva paracadutare in ardimentose imprese oltre le linee nemiche, come sabotatore e spia, con il quale se ne andava in libera uscita, intrecciandosi così l’esile vicenda umana di due cuori in fuga, per qualche momento, dall’orrore che quotidianamente li avvolgeva.

Paolo Pirani e il padre scene da un matrimonio

I due “matrimoni”

Mio padre, mio padre sposato due volte, la prima con (la) Marina, quella “regia”, appunto, che gli ha riservato un misto di esaltazione e rassegnazione, con qualche ora di annientamento dei sensi quasi belluino; la seconda volta, quella ufficiale, con mia madre, dieci anni più giovane di lui, nata e vissuta nella sua stessa borgata.

La prima donna, quella ufficiosa, non l’ha più frequentata (a parte un richiamo con me piccolissimo tra Chiavari, Rapallo e Portofino), forse ha deciso di non frequentarla più, a stento ne parlava. Ma io credo che sia vissuto sempre con la struggente nostalgia, nonostante tutto, di rivedere i luoghi della sua epopea guerresca e giovanile, qualche borgo o isola del Peloponneso, nel Mediterraneo orientale.

Paolo Pirani: mio padre

L’ufficio e la passione per i francobolli

Poi è stato assunto in comune, ad Ostra, ufficio anagrafe e stato civile, per oltre trent’anni.

Già pensionato, ha diretto una casa di accoglienza per minorenni in difficoltà, struttura trasformata successivamente in albergo – ristorante e infine in casa di riposo privata.

Collezionava francobolli. Una volta mi ha detto che non avrebbe mai pensato di raggiungere l’età di 85 anni.

Ha detto anche che scriverà alle famiglie dei fratelli per parlargli della tomba di famiglia, per aprirla, sistemarla e vedere quanto posto c’è per i futuri ospiti. Ridacchiava e m’ha chiesto scusa di parlarmi in quel modo, di domenica mattina. Ma del resto la ruota è in moto, ha aggiunto con fare allusivo, un po’ sottotono, come ripiegando su se stesso.

La vita comincia ogni giorno

Leggeva Il Giornale, ma quando eravamo insieme comprava Il Messaggero.

Allora, considerando che è stato  un vecchio e acceso socialista, “nenniano” per la precisione, e che per fare campagna elettorale finì nottetempo dentro un fosso con la vespa, una volta gli ho chiesto spiegazione: “ …  con tutto quello che hai passato, non te lo ricordi più ?”.

“Certo che me lo ricordo, – m’ha risposto sereno e quasi assente contro lo schienale della sedia: – ma ero giovane. E la vita cominciava ogni giorno”.

M’ha tenuto in braccio mille volte e fatto mille carezze. Se n’è andato in tre giorni, attaccato a tanti fili tra cui quello della speranza: l’ultimo ad essere staccato. Era l’11 febbraio 2008, appena ieri.

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