Pubblicato il 30 Settembre 2025
Il Teatro Gentile di Fabriano torna ad aprire le sue porte a una nuova stagione 2025/26 nata dalla rinnovata collaborazione tra il Comune di Fabriano e l’AMAT e realizzata con il contributo della Regione Marche e del MiC, da ottobre a maggio con 10 spettacoli, di cui 2 fuori abbonamento. Il Gentile conferma inoltre la sua vocazione di luogo dedicato alla creazione artistica ospitando ben 3 residenze di riallestimento, preziose occasioni per la città che ospita le compagnie per periodi più lunghi, favorendo un maggiore indotto economico e culturale.

«La stagione di prosa – dichiara Maura Nataloni Assessore alla Cultura del Comune di Fabriano – rappresenta uno dei momenti più significativi del nostro calendario culturale. Con il nuovo cartellone vogliamo offrire spettacoli di qualità, capaci di intrecciare tradizione e contemporaneità, dai grandi classici alle produzioni più recenti. Il teatro non è soltanto intrattenimento: è spazio di riflessione, confronto e crescita collettiva. Investire in cultura significa investire nella comunità, e la stagione di prosa diventa così un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza e rendere Fabriano una città sempre più viva e partecipata».
Apertura di sipario il 15 ottobre (al termine di una residenza di riallestimento) con Alessio Boni e Antonella Attili in Iliade. Il gioco degli dèi. A dieci anni dalla nascita, il Quadrivio – formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer -, riscrive e mette in scena l’Iliade per specchiarsi nei miti più antichi della poesia occidentale e nella guerra di tutte le guerre. In elegante equilibrio tra leggerezza e profondità, Geppy Gleijeses porta in scena il 14 novembre L’importanza di chiamarsi Ernesto, capolavoro di Wilde, cogliendo con acuta sensibilità l’ironia sottile e il meccanismo infallibile della “commedia perfetta”.
Con la sua inconfondibile presenza scenica, Lucia Poli dà vita a una Lady Bracknell imponente e irresistibile, perfetta nel restituire – con affilata ironia – le contraddizioni di un mondo ossessionato dalle apparenze. Completano il cast, tra gli altri, gli attori Giorgio Lupano, Maria Alberta Navello e Luigi Tabita. La strana coppia è un esempio di come Neil Simon, il più geniale e prolifico autore del teatro comico della seconda metà del ‘900, riesca sempre a trovare quel pizzico di simpatica follia nella vita di tutti i giorni.
La versione teatrale proposta al Gentile il 25 novembre è interpretata dalla collaudata coppia Gianluca Guidi – anche autore e regista della pièce – e Giampiero Ingrassia, garanzia di divertimento all’insegna di buon gusto e intelligenza. Ritorno a casa, capolavoro di Pinter, in scena il 10 dicembre con l’interpretazione e la regia di Massimo Popolizio è un vero e proprio “gruppo di famiglia in un interno”. Il cinismo, la cattiveria, l’humor di Pinter si manifestano al massimo livello e Popolizio, grazie ad un testo che è quasi una sceneggiatura cinematografica, asseconda e incoraggia il cast in una performance che dà vita ad uno spettacolo “pericolosamente” divertente.
Sketch, brani musicali, contributi video e tanta comicità sono gli ingredienti il 22 gennaio di Dove eravamo rimasti, spettacolo scritto e interpretato con la magistrale ironia da Massimo Lopez e Tullio Solenghi, con la collaborazione di Giorgio Cappozzo e con la Jazz Company diretta dal M° Gabriele Comeglio. Una lectio magistralis di Sgarbi/Lopez, un affettuoso omaggio all’avanspettacolo, il confronto Mattarella/Papa Bergoglio danno vita a uno show che ha come filo conduttore quello di una chiacchierata tra amici.
Il 6 febbraio, al termine di una residenza di riallestimento, Arturo Cirillo racconta il mito di Don Giovanni. Partendo dal testo di Molière, di cui mantiene inalterata la capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, prende spunto dalla poesia e dalla leggerezza del libretto di Da Ponte, così come dalla musica di Mozart di cui custodisce grazia e tragedia. Usando forme e codici differenti, narra la storia che accomuna chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre senza fine, ogni volta dal principio, fino a morirne. Con Cirillo, qui anche regista oltre che interprete, ci sono sul palco gli attori Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini.
Francesca Reggiani e Antonio Catania sono i protagonisti il 18 marzo di La coppia più sexy d’America per la regia di Marco Carniti. Una commedia brillante di Ken Levine, noto sceneggiatore e autore televisivo, che esplora con ironia e intelligenza le dinamiche di una coppia di attori maturi, un tempo celeberrimi per una amatissima serie televisiva.
Il 6 maggio la conclusione della stagione in abbonamento è con La sorella migliore di Filippo Gili, regia di Francesco Frangipane. Vanessa Scalera – attrice cresciuta a teatro e divenuta nota al grande pubblico con la popolarità della serie televisiva Imma Tataranni. Sostituto procuratore – è la protagonista con Giovanni Anzaldo, Michela Martini e Aurora Peres di questo intenso e appassionante dramma familiare dove l’amore si scontra e fa a botte con il senso di colpa e il rimorso, in un turbinio di sentimenti e riflessioni su ciò che è giusto e morale.
Due gli appuntamenti fuori abbonamento che impreziosiscono la proposta per il pubblico.
Il 27 settembre anteprima che conclude la residenza al Gentile di Frankenstein_diptych (love story + history of hate) della compagnia riminese Motus, uno dei gruppi più amati e seguiti a livello internazionale diretto da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande.
Il 7 gennaio spazio alla danza con Lo Schiaccianoci, balletto natalizio per eccellenza da vivere con la famiglia, tra i più famosi e amati al mondo, rappresentato dalla compagnia del Balletto di Mosca composta da un cast di stelle del balletto russo.
Nuovi abbonamenti, dopo la fase dei rinnovi, dal 2 ottobre presso biglietteria del Teatro 0732 3644. Informazioni: AMAT 071 2072439, www.amatmarche.net. Inizio spettacoli ore 21.
FABRIANO – TEATRO GENTILE - Stagione Teatrale 2025–26

15
OTTOBRE
[RESIDENZA DI RIALLESTIMENTO]
ILIADE
IL GIOCO DEGLI DEI
testo Francesco Niccolini
liberamente ispirato a Iliade di Omero
drammaturgia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer
con Alessio Boni, Antonella Attili
e con [in o.a.] Haroun Fall, Jun Ichikawa, Liliana Massari
Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
disegno luci Davide Scognamiglio
musiche Francesco Forni
creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva
regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer
produzione Nuovo Teatro
in coproduzione con Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo
Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Iliade canta di un mondo in cui l’etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l’età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla.
In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall’ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell’irrazionale e rendono possibile la guerra.
Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente in Iliade che, come accade con la grande poesia, contiene anche il suo opposto: la responsabilità e la libertà di scegliere e di dire no all’orrore.
A dieci anni dalla nascita, dopo I Duellanti e Don Chisciotte, il Quadrivio, formato da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, riscrive e mette in scena l’Iliade per specchiarsi nei miti più antichi della poesia occidentale e nella guerra di tutte le guerre.
Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer

14
NOVEMBRE
L’IMPORTANZA DI
CHIAMARSI ERNESTO
di Oscar Wilde
traduzione Masolino D’Amico
con Lucia Poli
Giorgio Lupano, Maria Alberta Navello, Lugi Tabita
e con Giulia Paoletti, Bruno Crucitti
Gloria Sapio, Riccardo Feola
regia Geppy Gleijeses
costumi Chiara Donato
scene Roberto Crea
luci Luigi Ascione
produzione Dear Friends, ArtistiAssociati
In elegante equilibrio tra leggerezza e profondità, Geppy Gleijeses riporta in scena il capolavoro di Wilde, cogliendo con acuta sensibilità l’ironia sottile e il meccanismo infallibile della “commedia perfetta”.
Un ritratto brillante e irriverente di una società che si riflette, spesso inconsapevole, nelle proprie ipocrisie. A più di un secolo dal suo debutto nel 1895 a Londra, il testo conserva intatta la sua vivacità e la sua sottile carica corrosiva.
Con la sua inconfondibile presenza scenica, Lucia Poli dà vita a una Lady Bracknell imponente e irresistibile, perfetta nel restituire – con affilata ironia – le contraddizioni di un mondo ossessionato dalle apparenze. E così prende corpo il gioco irresistibile dello scrittore: quell’universo raffinato e suggestivo di identità fasulle, verità taciute e battute fulminanti che continua a parlarci con sorprendente freschezza.

25
NOVEMBRE
LA STRANA COPPIA
REVIVAL
di Neil Simon
traduzione, adattamento e regia Gianluca Guidi
con Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia
e Fabrizio Corucci, Riccardo Graziosi
Rosario Petix, Simone Repetto
e con Claudia Tosoni, Chiara Ruta
scene e costumi Carlo De Marino
musiche Maurizio Abeni
luci Umile Vainieri
assistente alla regia Francesca Somma
produzione Virginy L’isola Trovata
Devo dire che non è difficile scegliere Neil Simon come autore da rappresentare. Non risulta nemmeno difficile scegliere La strana coppia come titolo per cercare i favori del pubblico e/o dei gestori dei teatri. Va detto però che è altresì molto difficile trovare autori o testi della stessa levatura o abilità drammaturgica, soprattutto contemporanei.
Meraviglioso “rappresentante” di Storie, straordinario dialoghista e uomo con un senso dell’umorismo impareggiabile, oggi Neil Simon (per il pubblico italiano) potrebbe apparire sulla carta “vecchio”. Ma non lo è. Al di là delle nevrosi, di natura diversa, che appartengono a Felix e Oscar (oggi assolutamente al passo coi tempi) e con qualche difficoltà nella traduzione di alcune battute che solo in lingua inglese sono comprensibili giochi di parole, la difficoltà maggiore nel rappresentare una sua commedia è esclusivamente “temporale”: le perfette fotografie di uno spaccato sociale americano di quei tempi, difficile da rappresentare nel 2023. In nostro aiuto arriva però il tema del “matrimonio fallito”, dell’essere uomini single devastati dalla separazione dalla propria consorte. Più che attuale. Per il resto, il teatro anglofono (sia Broadway sia West-End londinese) ha (nel tempo) istruito il proprio pubblico ad assistere a ogni tipo di spettacolo (noi italiani non siamo al passo) definendone i confini in vere e proprie categorie.
Ecco La strana coppia viene (da loro) inserita oggi, nella categoria revival che potrebbe essere tradotta con un “come eravamo”. Il pubblico si siede in platea sapendo bene cosa lo aspetta. Va (numeroso) ad assistere a tutto quello che gli viene proposto. Unica prerogativa richiesta, per decretarne il successo o meno, è la qualità della produzione. Il pubblico va a rendere omaggio o ad un grande autore o a chi lo interpreta sapendo benissimo quale precisa natura ha la rappresentazione a cui sta per assistere. Si rilassa e si diverte.
Quindi, cosa per altro assolutamente consigliabile anche altrove, è meglio fidarsi dell’autore. Soprattutto quando è Neil Simon. Quindi avviamoci a teatro con la speranza di far assistere a due ore di divertimento.
Gianluca Guidi

10
DICEMBRE
RITORNO A CASA
di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
interpretazione e regia Massimo Popolizio
con Christian La Rosa, Paolo Musio, Alberto Onofrietti
Eros Pascale, Giorgia Salari
scene Murizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
costumi di Giorgia Salari Antonio Marras
luci Luigi Biondi
suono Alessandro Saviozzi
produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in collaborazione con AMAT e Comune di Fabriano
Ritorno a casa, celebre capolavoro di Harold Pinter, a sessant’anni dalla sua prima rappresentazione mantiene intatta la sua forza nell’esplorare le dinamiche familiari distorte, il potere, la violenza e la disgregazione dei rapporti.
Ambientato in una claustrofobica casa alla periferia di Londra, lo spettacolo ritrae un vero e proprio “gruppo di famiglia in un interno”, dove si innesca una spirale di tensioni e desideri repressi. In questo soffocante contesto casalingo, la cui solitudine è spezzata solo da continue liti familiari, ritroviamo il padre Max (Massimo Popolizio), ex macellaio e frequentatore di ippodromi, con i suoi figli Lenny (Christian La Rosa), un trentenne ex “pappa” che si vanta di avventure erotiche violente con tendenze mitomani, e Joey (Alberto Onofrietti), il fratello più giovane aspirante pugile professionista ma il più fragile della famiglia; insieme a loro convive lo zio Sam (Paolo Musio), che guida un taxi non suo e vive a spese del fratello Max, subendone i continui rimproveri.
Il precario equilibrio familiare viene sconvolto dall’arrivo notturno del figlio Teddy (Eros Pascale), affermato professore di filosofia, che dopo sei anni torna dall’America con l’enigmatica moglie Ruth (Giorgia Salari), madre dei loro tre figli, presentandola al padre, allo zio e ai fratelli. Unica figura femminile in un contesto maschile, Ruth accende desideri e scatena dinamiche conflittuali, facendo evolvere la sua apparente fragilità in una strategia di controllo e potere che incrina l’isola di solitudine domestica e la trasforma da vittima passiva in carnefice. Accettando la proposta di prostituirsi e usando la mercificazione del proprio corpo come strumento consapevole per esercitare il dominio sugli altri, Ruth si rivela una forza destabilizzante che sovverte l’ordine familiare e sociale.
Ciò che accadrà ribalterà l’equilibrio già precario di quella famiglia. Il cinismo, la cattiveria, l’humor di Pinter raggiungono la massima espressione in questa opera del 1964, dalla struttura quasi cinematografica, che Massimo Popolizio traduce in una messinscena “pericolosamente” divertente, muovendosi tra umorismo e tragedia con un ritmo quasi da “spartito emotivo e linguistico”, per svelare le tensioni psicologiche e i silenzi eloquenti tipici della scrittura pinteriana. Con un approccio radicale e innovativo Popolizio affronta questo testo, fondamentale del teatro contemporaneo, portando alla luce le sue inquietanti verità sulla natura umana e sulle dinamiche di potere all’interno della famiglia.

22
GENNAIO
DOVE ERAVAMO
RIMASTI
spettacolo di arti varie scritto e interpretato da Massimo Lopez e Tullio Solenghi
con la collaborazione di Giorgio Cappozzo
con la Jazz Company diretta dal M° Gabriele Comeglio
produzione International Music and Arts
in collaborazione con Stemal
La sensazione più esaltante del nostro ultimo spettacolo, Massimo Lopez e Tullio Solenghi Show è stata quella di avere di fronte a noi ogni sera non soltanto un pubblico empatico e festoso, ma una sorta di famiglia allargata, dei veri e propri parenti che hanno condiviso alcuni momenti della nostra avventura scenica. Ecco perché abbiamo voluto ripartire proprio da qui, non a caso l’abbiamo battezzato Dove eravamo rimasti.
Questo nostro spettacolo propone numeri/sketch/brani musicali/contributi video, con alcuni picchi di comicità come una lectio magistralis di Sgarbi/Lopez, un affettuoso omaggio all’avanspettacolo ed il confronto Mattarella/Papa Bergoglio, inseriti nella nostra ormai collaudata dimensione dello show.
Il filo conduttore sarà quello di una chiacchierata tra amici, la famiglia allargata di cui sopra, che collegherà i vari momenti di spettacolo.
La band del maestro Gabriele Comeglio sarà ancora una volta con noi sul palco, irrinunciabile “spalla” della cornice musicale.
L’intento è quello di stupire ed emozionare ancora una volta quei meravigliosi “parenti” seduti giù in platea.

6
FEBBRAIO
[RESIDENZA DI RIALLESTIMENTO]
DON GIOVANNI
da Molière, Da Ponte, Mozart
adattamento e regia Arturo Cirillo
con Arturo Cirillo
e con (in o.a.) Irene Ciani, Rosario Giglio
Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta
Giacomo Vigentini
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Paolo Manti
musiche Mario Autore
assistente alla regia Mario Scandale
regista assistente Roberto Capasso
assistente scenografo Stefano Pes
costumista collaboratrice Anna Missaglia
produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale
La mia passione per il personaggio di Don Giovanni e per il suo inseparabile alter ego Sganarello (come Hamm e Clov di Finale di partita, o come Don Chisciotte e Sancho Panza) nasce all’inizio soprattutto dalla frequentazione dell’opera di Mozart/Da Ponte. Sicuramente i miei genitori mi portarono a vederla al San Carlo di Napoli, come sicuramente vidi il film che ne trasse Joseph Losey nel 1979. Ma l’incontro veramente decisivo con questo personaggio, e con l’opera mozartiana, avvenne intorno ai miei vent’anni, epoca in cui frequentavo l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Uno storico insegnante di Storia della Musica, Paolo Terni, ci fece lavorare proprio sul Don Giovanni e in una forma che potrei definire di “recitar-cantando”, in cui ci chiese di interpretare il bellissimo libretto di Lorenzo Da Ponte (bellissimo per poesia, musicalità e vivacità, ma anche perché – e non lo dico solo io – è una delle opere più alte, dal punto di vista linguistico, della letteratura italiana). Oltre al libretto dapontiano recitavamo rapportandoci con la musica di Mozart, con i suoi ritmi e le sue melodie. E in quella occasione questa irrefrenabile corsa verso la morte (l’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali), questa danza disperata, ma vitalissima, sempre sull’orlo del precipizio, questa sfida al destino (o come direbbe Amleto: “al presentimento”) mi è apparsa in tutta la sua bellezza e forza. Negli anni successivi (come chi conosce un po’ il mio teatro sa) tra i miei autori prediletti si è imposto decisamente Molière, quindi mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che riguardasse sia il testo di Molière, appunto, che il libretto di Da Ponte. Anche il discorso musicale da tempo, o forse da sempre, mi coinvolge, e quindi ho deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una “drammatica leggerezza”. Poi c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile.
Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne.
Arturo Cirillo

18
MARZO
LA COPPIA PIÙ SEXY
D’AMERICA
di Ken Levine
traduzione Enrico Luttmann
con Francesca Reggiani, Antonio Catania
e con Jacopo Ferro
regia Marco Carniti
produzione Viola Produzioni – Centro di Produzione Teatrale
America’s Sexiest Couple viene presentato in accordo con Theatrical Rights Worldwide 1180 Avenue of The Americas, Suite 640, New York NY 10036 e la Concessionaria Antonia Brancati srl
La coppia più sexy d’America è una commedia brillante e contemporanea sulla longevità della passione amorosa. Ken Levine, noto sceneggiatore e autore televisivo americano, esplora con ironia e intelligenza le dinamiche di due attori, considerati la “coppia più sexy d’America” quand’erano protagonisti di una popolare sitcom negli anni ’80, e che si rincontrano per la prima volta dopo 30 anni in una stanza d’albergo, in occasione di un funerale.
L’occasione, comicamente imbarazzante, li porta a fare i conti con carriere mai ripartite, desideri di futuro, risentimenti e rimpianti di una vita, ma li conduce anche a riscoprire n’attrazione passionale tra loro.
Un inno alla passione che non muore mai e ci salva la vita.
Vivace e tagliente, lo spettacolo intreccia elementi di satira e commedia romantica, offrendo al pubblico uno spettacolo ricco di spunti di riflessione sul contemporaneo come la superficialità dei media, la pressione dell’immagine pubblica di fronte al tempo che passa, la ricerca di un equilibrio tra vita privata e carriera, il restare autentici in un mondo dominato dall’apparenza.
Passato e presente si intrecciano, dando forza l’uno all’altro, ridisegnando il destino in una nuova e appassionata storia d’amore.
Un amore sexy, che in età matura può essere sorprendente e travolgente come in gioventù, con qualche ‘divertente’ aiutino in più. Perché l’amore è sempre vita.

6
MAGGIO
LA SORELLA MIGLIORE
di Filippo Gili
con Vanessa Scalera
Giovanni Anzaldo, Michela Martini, Aurora Peres
regia Francesco Frangipane
scene Francesco Ghisu
disegno luci Giuseppe Filipponio
musiche Roberto Angelini
costumi Eleonora Di Marco
aiuto regia Maria Castelletto
una produzione Argot Produzioni
in collaborazione con Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito
Un intenso e appassionante dramma familiare dove l’amore si scontra e fa a botte con il senso di colpa e il rimorso, in un turbinio di sentimenti e riflessioni su ciò che è giusto, che è morale. Come cambierebbe la vita di un uomo, anni prima colpevole di un gravissimo omicidio stradale, se venisse a sapere che la donna da lui investita e uccisa avrebbe avuto, per chissà quale male, nell’istante dell’incidente, solo tre mesi di vita? Sarebbe riuscito a sopportare, con minor peso, gli anni del dolo e del lutto, gli stessi in cui vivono per chissà quanti anni ancora, le persone legate alla donna uccisa? E quanto sarebbe giusto offrire alla coscienza di un uomo, macchiatosi di una tale nefandezza, una scorciatoia verso la leggerezza, verso la diluizione di un tale peso? Ma poi siamo così sicuri che un familiare, una strana sorella, per quanto possa amare lo stolto, gli regalerebbe questa comoda verità? Oppure a suo modo, mettendo da parte l’amore – e forse per chissà quali pregressi – gliela farebbe comunque scontare?
FUORI ABBONAMENTO

27
SETTEMBRE
[RESIDENZA DI RIALLESTIMENTO]
FRANKENSTEIN_DIPTYCH
[A LOVE STORY + HISTORY OF HATE]
ANTEPRIMA
FRANKENSTEIN (A love story)
ideazione e regia Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
con Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou, Enrico Casagrande
drammaturgia Ilenia Caleo
adattamento e cura dei sottotitoli Daniela Nicolò
assistenza alla regia Eduard Popescu
scena e costumi Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
disegno luci Theo Longuemare
ambienti sonori Enrico Casagrande
fonica Martina Ciavatta
estratti musicali di Demetrio Cecchitelli, Dario Moroldo, David Lynch, Wovenhand
Bon Iver, Djrum, Jon Hopkins, Arvo Part, Burial, Fontaines D.C.
Dans Dans, Mechanical Cabaret, Bones, Jessica Moss
grafica Federico Magli
video Vladimir Bertozzi
produzione Francesca Raimondi
produzione Motus con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
TPE – Festival delle Colline Torinesi
Kunstencentrum VIERNULVIER (BE) e Kampnagel (DE)
residenza artistiche ospitate da AMAT & Comune di Fabriano, Santarcangelo Festival
Teatro Galli-Rimini, Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale, Rimi-Imir (NO) e Berner Fachhochschule(CH)
con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna
l’abito di Mary Shelley è stato disegnato e indossato da Fiorenza Menni nello spettacolo L’idealista magico
Frankenstein o Il moderno Prometeo è il tessuto connettivo di questa “nuova creatura”. Un progetto mostruoso composto dalla cucitura di diversi episodi e dal desiderio di ridare vita all’inanimato, galvanizzandolo, scomponendo e ricomponendone pezzi letterari. Uno spettacolo su Frankenstein che è esso stesso (un) Frankenstein. La struttura a scatole cinesi del libro che Mary Shelley ha scritto a soli diciannove anni e la sua stessa biografia, che tanto si riflette nelle vicende dolorose della creatura inascoltata, sono materia da cui partire nella composizione – con la collaborazione drammaturgica di Ilenia Caleo. Il tema della “progenie mostruosa” che Shelley ha ideato per prima – facendo un balzo dal romanzo gotico alla fondazione di quello fantascientifico, è poi ripensato da molt^ studios^ come una figurazione del possibile – figurazione e favola di un mondo non riproduttivo – dalle vivaci ramificazioni contemporanee nella filosofia postumana. Toccare il non umano, il mostruoso, l’artificiale, sentirne la carne. Il confine pericoloso tra vivente e non vivente. I processi di composizione e decomposizione. Cellule che si autorigenerano fuori dal corpo umano, tecnologie di hackeraggio della riproduzione e Intelligenze Artificiali in rivolta… La notte in cui Mary Shelley sogna Frankenstein ad occhi aperti ricorda la notte in cui lo scienziato vaga raccogliendo frammenti di cadaveri, come la notte primitiva, dell’inizio del mondo. Scenari di creazione, immaginazione mostruosa. La natura è in tumulto. Nei paesaggi estremi, raggelati, dolorosi, due figure si inseguono, cercando ripari. Rabbia, amore, inquietudine, orrore, e ancora amore, amore, un eccesso di amore non corrisposto. «Non vedevo né sentivo parlare di nessuno simile a me» – come l’umano, unico della sua specie, anche la creatura è un unico. La solitudine radicale di una creatura inascoltata, intoccabile, che non trova nessun altr^ a cui parlare, che possa pronunciare il suo nome. È sui confini che i mostri proliferano. Tra i mondi. E qui, tra le cuciture suturate di carni e pelli diverse, questo lavoro prova a stare. Il mostro generato è “un infelice”, “a wretch”, come si dice di chi parte svantaggiato, di chi nasce non perfettamente equipaggiato per l’avventura del mondo: ma si ricordi bene che monstrum deriva da monēre, ammonire, e nel monito c’è sempre qualcosa di prodigioso.
FRANKENSTEIN (History of hate)
ideazione e regia Daniela Nicolò e Enrico Casagrande
con Tomiwa Samson Segun Aina, Yuan Hu, Enrico Casagrande
in video Silvia Calderoni e Alexia Sarantopoulou
drammaturgia Daniela Nicolò
ricerca e collaborazione drammaturgica Ilenia Caleo
riprese e montaggio video per la scena Vladimir Bertozzi
musiche Demetrio Cecchitelli
assistenti alla regia Astrid Risberg e Juliann Louise Larsen
assistente al video Isabella Marino
scena e costumi Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
direzione tecnica Martina Ciavatta
disegno luci Simona Gallo
tecnico luci Theo Longuemare
ambienti sonori Enrico Casagrande
produzione Motus con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Teatro Nazionale di Genova, Snaporazverein (CH) e Romaeuropa Festival
residenze artistiche ospitate da AMAT & Comune di Fabriano, Sardegna Teatro e IRA institute
Con il movimento conclusivo del progetto Frankenstein estendiamo la “mappatura dell’orrore” partorita dalla mente di una giovanissima Mary Shelley, per spostare il fuoco sul momento in cui la creatura inizia a percepirsi irrevocabilmente esclusa dalla beatitudine apparente degli umani, che la rifiutano solo per il suo aspetto non conforme.
Questo atto finale tratta di quel terribile click che fa convertire l’amore in odio, la benevolenza in violenza, ed è connesso drammaturgicamente al nuovo film/documentario dal titolo [ÒDIO] (vincitore dell’ITALIAN COUNCIL 2024), che sarà presentato nel Marzo 2026 al museo Mambo di Bologna. Il docu-film è un’indagine a tutto campo, basata su interviste con giovani di diverse estrazioni, sul tema della vendetta e della violenza subita e perpetrata… perché chi odia non è mai felice.
Abbiamo sentito necessario rivolgerci a questa generazione, perché in un certo senso la creatura (che non ha età) attraversa un processo di “crescita” in totale solitudine sino al momento in cui scopre “la figura del padre” (che l’ha assemblata), trovando il suo diario…
Sentendosi rifiutata comincia a sviluppare una serie di atteggiamenti di rivalsa tipici dell’età dello sviluppo verso l’istituzione familiare assente e la società in genere.
La creatura passa velocemente da un amore tenero (e ossessivo) per il dottor Frankenstein a un odio inestinguibile. Percependo la propria mostruosità e inadeguatezza, si perde in un universo di sentimenti contrastanti, che spesso le fanno perdere controllo. Qualcosa di simile al caos emotivo che abita tanti adolescenti di oggi. Stanno proliferando in maniera esorbitante fenomeni di violenza, femminicidio e bullismo fra giovanissim*, qualcosa che non si era mai verificato prima con tale intensità.
Vogliamo, come spesso accade nel nostro percorso, indagare, provare a capire, perché.
Tra le fiamme del fuoco prometeico che attraversa questo secondo atto, alla voce della creatura si sovrappongono dunque altre voci / testimonianze / “confessioni”, di giovani incontrat* in ambiti diversi – dalle scuole ai centri di ritrovo e accoglienza di piccole e grandi città – che, parallelamente alle vicende dei capitoli finali del romanzo, saranno incarnate da due nuovi/e misteriose interpreti.
Testimoni sopravvissuti/e alla vicenda? Il capitano Walton e la sorella Margaret?
Il film, che è l’ossatura di tutto lo spettacolo – sarà girato prevalentemente fra gli ecomostri incompiuti della Calabria – terre di nessuno, ambienti apocalittici, un nuovo mondo (senza di noi) dopo la scomparsa di “The Last Man”- che è anche il titolo dell’ultimo, bellissimo, romanzo, di Mary Shelley. Un viaggio nella darkness di questi giorni, necessario e spietato, che, come tutte le discese agli inferi, porterà noi – e chi ci ha seguito nel viaggio – a riveder le stelle!
