Pubblicato il 29 Luglio 2023
di Frida Paolella*
Il 20 luglio si è celebrata la “Giornata Mondiale della Luna”, una ricorrenza istituita dall’ONU per commemorare uno dei momenti più importanti della storia del genere umano: l’allunaggio dell’Apollo 11, avvenuto il 20 luglio 1969.
L’evento fu trasmesso in tutto il mondo e alla storica diretta della RAI partecipò Enrico Medi, uno scienziato marchigiano, nato a Porto Recanati, fisico e divulgatore. Negli anni Cinquanta condusse uno dei primi programmi televisivi di divulgazione scientifica, Le avventure della scienza. Direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica, vicepresidente dell’Euratom. E anche uomo politico. Fece parte dell’Assemblea costituente, dunque uno dei Padri della Repubblica.
In una sua conferenza a Prato, Medi definì lo sbarco dell’uomo sulla Luna “la pagina umana più gloriosa di tutta la nostra storia” e citò il film “Abbandonati nello spazio”, pellicola di cui la Columbia gli fece correggere la stesura prima di distribuirla. Spiegò in particolare il senso della vita dell’astronauta in condizioni estreme, anche di pericolo, per evidenziarne l’aspetto eroico del ritorno sul pianeta Terra. Le navigazioni nello spazio, infatti, non hanno un porto di approdo. L’unico viaggio dell’uomo in cui il porto di rifugio è il porto di partenza. E dichiarò “quando Cristoforo Colombo partì era certo di trovare un lido in cui approdare. Porto di approdo non c’è nello spazio”.
Sapeva cogliere il senso profondo del ruolo degli uomini nelle loro attività anche più complesse.
Degli astronauti diceva: “….hanno tanta di quella profonda conoscenza che possono salvare un’astronave nell’avaria più paurosa che si possa concepire e non prevedibile, hanno tanto senso di humour da poter tenere su gli spiriti dei familiari rimasti a Terra e tanto senso di serietà da non perdere la testa nell’esaltazione del successo e nella disperazione del pericolo. Hanno prontezza ma non precipitazione, hanno il senso della stanchezza ma non dell’abbandono, sanno dormire tante ore quanto devono dormire, svegliarsi quando devono svegliare ma quando sono arrabbiati non ubbidiscono a Houston …questo è l’equilibrio…hanno bisogno
di questo sereno equilibrio che non è prosopopea ma un’opera d’arte ….come il viaggiar nei cieli è l’arte più squisita dell’uomo”.
E con riguardo al rientro sulla Terra ebbe a dire: …. L’han detto gli astronauti “Come è bella la Terra”. Non c’è cosa più bella nella vita dell’uomo che vedere il volto della Terra tornando dallo spazio. Questa nostra Terra stupenda, questo nostro piccolo stupendo pianeta di un colore bianco e azzurro con le sue nubi vorticanti, quasi un manto di benedizione e speranza, questo cielo che emana ondate di azzurro verso l’universo, poi estensioni di mari luccicanti, biancheggianti calotte polari, … il correre dei fiumi, il volo degli uccelli, il canto dell’uomo ..….ecco la Terra”.
Tra slanci intellettuali e spirituali, Medi si rivolgeva spesso ai giovani esaltando la capacità dell’uomo di poter dire, guardando le stelle ed i pianeti, “da voi prendo luce e ne faccio scienza, prendo il moto e ne faccio sapienza”. Riteneva che il piccolo Modulo lunare sarebbe dovuto diventare il monumento di una nuova era, un simbolo per le nuove generazioni perché “avete bisogno di intraprendere coraggiosamente il cammino dei tempi nuovi”.
E concludeva “di fronte all’immensità dell’universo, ditemi che importanza può avere essere nato a Prato o a Porto Recanati, 10.000 anni fa o fra 10.000 anni. Ma che importa all’universo con i suoi miliardi di anni. Vengo con gioia a parlare a voi di queste cose, a qualunque età apparteniate”.
Uomo di scienza con una elevata visione filosofica e religiosa, uno sguardo il suo che cercava il significato spirituale profondo per il genere umano delle cose terrene anche straordinarie, come l’esplorazione lunare.
*Dipartimento Sviluppo Economico – Regione Marche