“Le città invisibili” di Calvino per la regia di Esposto cattura il pubblico in un “viaggio” all’interno di Villa Caprile a Pesaro

Pubblicato il 19 Maggio 2025

di Franco Elisei

La suggestiva Villa Caprile come scenario; “Le città invisibili” di Italo Calvino, uno dei narratori più importanti del Novecento, come trama impegnativa ed emozionante; la regia di Giuseppe Esposto, come mano esperta di professionista, docente e attore di teatro. Protagonisti gli oltre venti partecipanti al corso, organizzato dall’Università dell’età libera di Pesaro presieduta da un entusiasta Maurizio Sebastiani.


Straordinari gli attori in erba che hanno saputo viaggiare con destrezza in un sogno di una notte di mezza primavera realizzando uno spettacolo di apprezzata bravura. Così i luoghi immaginari e simbolici della famosa opera Calvino, scritta più di cinquanta anni fa, si sono intrecciati con gli ambienti meno conosciuti della villa seicentesca di Pesaro, scoprendola in tutto il suo fascino in un salto di tre secoli avanti. E i luoghi della villa sono diventati di volta in volta alcune città della memoria, del desiderio, degli scambi: Cloe, Isidora, Anastasia, Maurilia. Ottavia, Zoe, Zirma, Zaira, Isaura, Fedora, Ipazia, Zora, Armilla, Zobeide in un gioco utopistico e distopico al tempo stesso.


Idea geniale quella del regista, di uno spettacolo itinerante tra i giardini, il roseto, il teatro di verzura le balconate e la chiesetta di villa Caprile che ha aperto tutti i suoi spazi ad una rappresentazione ambiziosa ma tradotta in uno scenario naturale pieno di sorprese, come le valigie che ogni artista si è ritrovato ad aprire dando vita e movimento a oggetti simbolici. Un viaggio nel viaggio di Marco Polo interrogato dall’imperatore Kublai Khan sulle città incontrate nel suo percorso.


Una performance corale con tocchi di pura improvvisazione, tali da rompere gli schemi e rendere la rappresentazione più leggera, come quella della maschera barcollante e curva, simil Quasimodo, che offriva luce al percorso degli spettatori e subito dopo invadeva all’improvviso la scena con batture ilari e sarcastiche in slang napoletano. Ne è scaturita una riflessione su spazi, emozioni, speranze e paure dell’uomo che hanno invaso l’intera Villa Caprile per quasi tre ore vincendo il freddo della notte e convincendo gli irriducibili spettatori.

Uno spettacolo pronto a viaggiare ancora.

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