Pubblicato il 4 Novembre 2022
di Stefano Fabrizi
Ferzan Ozpetek firma se stesso e si supera. Mine vaganti visto al Teatro delle Muse di Ancona è una pièce che non si può perdere per diversi motivi. Primo perché la trama e l’argomento trattato è sempre di grande attualità ed è sviluppato con “leggerezza” pur mantenendo tutta la drammaticità: il confessare la propria omosessualità. Secondo, un cast veramente eccezionale che ci fa essere “contenti” di essere stati a teatro. Terzo, perché Ozpetek è veramente bravo. Ovviamente non è una classifica: anche cambiando posizioni il risultato è sempre lo stesso: viva il teatro.
La trama e il cast
La storia è conosciuta. Mine vaganti è una messinscena tratta dall’omonimo film, uscito nel 2010, con Riccardo Scamarcio nel ruolo del protagonista (la pellicola vinse due David di Donatello, quattro Globi d’Oro e cinque Nastri d’Argento). A dirigere il cast è sempre Ferzan Ozpetek che per la prima volta si misura con la regia teatrale.
La storia ruota attorno alle vicissitudini di un giovane studente universitario fuori sede Tommaso (Erasmo Genzini) che da Roma, città in cui studia e vive una relazione con il suo compagno, decide di tornare nella sua piccola cittadina del sud Italia, per svelare alla sua famiglia (che gestisce da generazioni un pastificio) le tante cose che lo riguardano di cui non sospettano nemmeno l’esistenza. Ma a sorpresa sarà il fratello maggiore Antonio (Carmine Recano) a rubargli la scena confessando la propria omosessualità. Panico. Il padre Vincenzo (Francesco Pannofino) ha un infarto, la madre Stefania (Iaia Forte), anche lei sconvolta, cerca di mediare. La nonna (Simona Marchini) è la saggia della famiglia, ma anche lei con un segreto: ha avuto due relazioni, il marito e il fratello di lui. Il finale vedrà la scomparsa volontaria della nonna (diabetica che mangerà dolci fino alla morte) che porterà la famiglia ad accettarsi e a riunirsi. Una mina vagante che sa stupire e sistemare le cose in posti diversi da quelli consueti. In fondo, anche Stefania involontariamente lo aveva ammesso: “Ho due figli diversi”, sottolineando la loro unicità senza ancora conoscerne le preferenze sessuali.
A completare il quadro Alba (Roberta Astuti), figlia del socio di Vincenzo (e invaghita di Tommaso), Elena, la zia civettuola (Sarah Falanga), Teresa, la domestica tuttofare (Mimma Lovoi) e tre amici gay di Tommaso: Marco assieme agli amici Davide, Andrea e Massimiliano (Francesco Maggi, Luca Pantini, Edoardo Purgatori).
La scenografia
La scenografia è semplice ma sapiente: un abile gioco coi tendaggi e con le luci che preparano e rendono più incisiva la performance degli attori che, a volte, rompono la quarta parete per entrare più a contatto con il pubblico in sala. Gli spettatori vengono così coinvolti più direttamente dallo sguardo e dalle battute degli artisti, che si muovono su e giù per la platea come fosse la piazza cittadina.
Tutti bravi e tanti applausi
Gli attori sono perfetti nei loro personaggi non temendo alcun paragone con chi li ha preceduti nel film del 2010: ciascuno di loro, con la giusta ironia, descrive una dinamica che il pubblico sa accogliere con ripetuti applausi. Pannofino, Iaia Forte e una splendida Simona Marchini si godono quelli più lunghi. Erasmo Genzini (noto per la partecipazione all’ultima serie di Che Dio ci aiuti) è bravo nell’esprimere la sensibilità di Tommaso. Francesco Maggi ed Edoardo Purgatori, gli amici gay, sono quanto di più colorato e vivace possa esserci a dare un ulteriore ritmo nel secondo atto. Insomma, se ci sono biglietti disponibili da acquistare subito. Al termine una rapida visita per complimentarmi con il cast e immancabile foto con Francesco Pannofino, Iaia Forte e una (concedetemelo) adorabile Simona Marchini.
