Pubblicato il 27 Giugno 2022
di Marco Chiatti
Il racconto del concerto di Vasco 2022 che ho avuto il privilegio di seguire con l’amico Stefano Fabrizi, comincia e finisce con le peripezie e i tentati dribbling al fine di evitare le incredibili code generate dall’evento sia nel pre che nel post concerto. Ma questa è un’altra storia, che avremmo sicuramente preferito non raccontare.
Nel regno di Kors
Quello che conta, invece, quando vai ad ascoltare Vasco, è staccare la spina e connettersi con lo show. Cosa che avviene in automatico non appena accedi allo stadio. Il Del Conero è un tappeto umano, dicono 33 mila i presenti, a colpo d’occhio sembrerebbero anche di più, senza considerare tutti quelli all’esterno e nelle collinette circostanti. Il nostro accredito stampa ci dirotta in tribuna coperta, ma non esitiamo, nonostante la calca, a raggiungere la regia audio dove il buon Kors (Andrea Corsellini) gentilmente da sempre ci ospita. Non possiamo dimenticare che l’ultima volta che abbiamo visto Vasco, sempre con Stefano, era a Bologna e con noi a fianco al mixer c’era Guido Elmi, storico produttore e deus ex machina di Vasco, il quale lo ricorda durante il concerto fra gli amici scomparsi prima del tempo.
Ma anche questa è un’altra storia.
Ore 21, un boato: arriva Vasco
Qui in regia è già tutto pronto e c’è quell’eccitazione buona che
precede il concerto, ma dura pochissimo. Il Komandante alle 21 in
punto è sul palco. E da lì in poi si vola sulla sua astronave. Un volo difficile da descrivere. Perché come direbbe lui “bisogna viverlo”. Ci proviamo con qualche spruzzo di inchiostro.
Un palco ipertecnologico
Il palco, innanzitutto. Mastodontico. Avvolgente. Ipertecnologico. Vasco ci corre (ebbene sì…) in lungo e largo per essere sempre vicino al suo pubblico. Il suono, governato sapientemente da Corsellini, arriva potente allo stomaco. I mega schermi regalano i dettagli più curiosi nei primi piani. Le luci fanno il resto.
"Quanto mi siete mancati!!!!"
Poi c’è Vasco. In super forma considerati i suoi 70 (anni). Mai calo, neanche lieve. Mai una pausa in più (oltre quelle previste). «Quanto mi siete mancati, per fortuna è finita. Finalmente». Complici forse i 2 anni di fermo per pandemia, il Blasco non vedeva l’ora di tornare sul palco. Si capisce bene che si diverte da morire in questo show, tanto che a volte lo si sente addirittura canticchiare fra una canzone e l’altra. Sempre un tutt’uno con la sua band.
La band e ci sono delle novità
La band appunto. Stratosferica come e forse più di sempre. Spiccano senza dubbi la chitarra solista e altamente musicale di Stef Burns, musicista di altra categoria. E poi, senza essere affatto di parte, la versatilità della polistrumentista maceratese Beatrice Antolini. Efficace anche la novità dell’inserimento della sezione fiati. Ovazione, al momento della presentazione della band, per Claudio Golinelli, per tutti “Il Gallo”, special guest. Evento nell’evento la presentazione della band da parte di Diego Spagnoli, direttore di palco ma vero showman, da sempre con Vasco. ”In questo periodo di distanziamento forzato, ci sono stati pochi incontri e molti scontri e si è eretto il muro del giudizio. L’opinione è e deve essere di tutti, il giudizio no”.
No alla guerra, sì al vaccino
La guerra. E’ tuonato forte il messaggio del Blasco contro la guerra in Ucraina e contro tutte le guerre del mondo. «Fanculo alla guerra – ha esordito il rocker di Zocca intorno alle 23.00 prima del gran finale – Dopo il Covid (e qui precisa che ha fatto anche la terza dose … e chi vuol capire capisca…) c’è anche la guerra, fratelli d’Europa. Tutte le guerre sono contro la civiltà, contro l’umanità, contro i bambini. Le vittime di tutte le guerre sono i deboli, i bambini, gli anziani. Vogliamo vivere in pace, basta con le guerre non ne possiamo più. La musica è contro la guerra, cantiamo contro tutte le guerre. Solo l’amore ci salverà, l’amore è la musica. Fate l’amore non fate la guerra, questa frase è sempre attuale». E di citazione in citazione un… “mettete dei fiori nei vostri cannoni” (del gruppo dei Giganti).
La scaletta, 27 brani che raccontano il Blasco
La scaletta. Ventisette canzoni in scaletta, i vecchi successi e i nuovi, con gli innumerevoli evergreen cantati a squarciagola da tutti i presenti. Da XI Comandamento, passando per Ti prendo e ti porto via, Senza parole, Un senso, C’è chi dice no, Stupendo, Siamo soli, Rewind, Sally, Vita spericolata e tante altre. Arrivata poi Albachiara, come sempre la più partecipata in assoluto, bellissima e inesorabile come ogni fine, a chiudere uno show stellare. La cui potenza non è stata cancellata neanche dalle quasi 2 ore necessarie per lasciare l’area dello stadio. Ma anche questa è un’altra storia.