Pubblicato il 27 Giugno 2022
di Stefano Fabrizi
Se l’amico Marco Chiatti si è cimentato nel raccontare lo spettacolo di Vasco Rossi, io vi propongo qualche osservazione tra il colore e la cronaca.
Partiamo dall’arrivo
Partiamo dall’arrivo. Bene. Per quello che ho potuto vedere rispetto al concerto di Ultimo (al quale non ho partecipato, ma ho ascoltato molti e diversificati commenti e nessuno positivo) la macchina organizzativa è stata efficiente: passaggi pedonali (ricavati sulla carreggiata della strada) e quelli auto con permessi rilasciati in funzione della targa e degli occupanti. Obbligatori i punti di smistamento dove lasciare il mezzo e poi recarsi al concerto con i bus navetta. In tutto questo non aiuta certo l’ubicazione dello stadio che vede tre vie di ingresso (e di uscita), delle quali due bloccate a favore dei pedoni. E qua mi fermo. L’argomento lo riprendo in chiusura.
Bene Live Nation e Comcerto
Ineccepibile l’organizzazione della Live Nation rappresentata nelle Marche dalla Comcerto di Eric Bagnarelli: controlli, assistenza, pass inerenti l’evento senza sbavature con il personale ben istruito.
Il concerto
Eppoi il concerto. Posizione di privilegio accanto al mixer audio comandato da Andrea Corsellini. Colpo d’occhio di quello dei grandi eventi (senza se e senza ma) di uno stadio stracolmo al quale non eravamo più abituati. E proprio guardando il pubblico mi ha colpito la giovane età. Insomma, a vedere (e ascoltare ovviamente) un rocker classe ’52 (7 febbraio per la precisione) ti aspetti un pubblico over 50 che porta i figli. Invece no. La stragrande maggioranze sono under e di molto, con una netta prevalenza del sesso femminile. Altra notazione: ma che bravi! Composti, educati e con il solo intento di divertirsi e, chi poteva, di ballare. Insomma diciamolo il rock, quello buono, non è mai morto e, anche grazie ai Maneskin, ha avuto un bel risveglio in Italia e non solo catturando le nuove generazioni che si sono appassionate e stanno riscoprendo i miti come i Rolling Stones. E proprio il frontman Mick Jagger, 78 anni, ha dimostrato una vitalità impressionate correndo da una parte all’altra del mega palco. E non è difficile immaginare anche una ripresa di interesse per i nostri gruppi, in particolare penso alla Pfm. Ma qui sto divagando troppo. Rientro nei ranghi.
Un boato, arriva il Komandante
È l’imbrunire quando passate da poco le 21 fa il suo ingresso la band seguita dal Komandante. È un boato. Una acclamazione continua. E per tutto il concerto sarà un cantare all’unisono con lo zocchese più famoso. Lui, 70 anni, regge bene il palco. Si muove, suda, incita il pubblico. Lancia anatemi contro la guerra, e invita (indirettamente) a vaccinarsi “Io ho fatto la terza dose”. Forse meno graffiante e polemico, sicuramente più maturo. Poi le sue canzoni. Ha segnato un pezzo di storia della nostra musica e lo ha fatto con stupende ballate e pezzi di rock pesante.
È tempo di Rewind
Rewind. Il brano decisamente più atteso, specialmente dal pubblico maschile. Ormai è una consuetudine che le ragazze salgano sulle spalle dell’accompagnatore e stiano in reggiseno, ma ci sono anche quelle che se lo tolgono e l’occhio della telecamera puntata sul pubblico rimanda l’immagine sul mega screen…. con gioia delle stesso Vasco.
Una bella festa
Insomma, è stata una bella festa della musica anche grazie a una band che come sempre ha dato il meglio di sé. Parco luci immenso, effetti laser e pirotecnici, e immagini che scorrevano sui mega screen hanno fatto il resto. Un concerto sicuramente da ricordare.
Il rientro a casa, puro caos
E purtroppo sarà da ricordare anche il deflusso dall’evento. Un delirio. Nonostante una task force imponente qualcosa non ha funzionato e si sono creati degli ingorghi da paura, specialmente per coloro che volevano prendere il casello dell’autostrada Ancona Sud. Ho constatato alle 3 di notte almeno un paio di chilometri di auto in fila. Non ho capito per quale motivo i bus navetta sono stati fatti arrivare con quasi un’ora di ritardo rispetto alla chiusura del concerto. Nei punti di raccolta centinaia di persone ammassate sono rimaste in attesa (in alcuni punti era pure buio) dei pullman. E dato che l’unica uscita per le auto era verso Tavernelle è stato inevitabile fermarsi per dare la precedenza ai bus che venivano dalla parte opposta. Il tutto ha contribuito a creare un rallentamento che si è trasformato in un imbuto infernale. Ora mi chiedo: ma perché i bus non sono stati fatti arrivare prima, visto che lo spazio nei parcheggi dello stadio c’era? Tanto per dare un’annotazione del caos: per andare dallo stadio al parcheggio dell’Ikea (per chi conosce il posto) oltre 190 minuti. Fortuna che la maggior parte l’ha presa con filosofia. Chiudo con una riflessione che ho fatto con altri colleghi giornalisti: ma perché una decina di anni fa per concerti simili la task force impiegata era veramente minima e tutto questo casino non c’era?