Pubblicato il 26 Novembre 2021
◾ Sabato 27 novembre ore 15,00 MACERATA- Parco urbano Villa Cozza in collaborazione con il gruppo Spiazzati Vin brulè e biscotti per tutti. Con Letizia Carducci ◾ Domenica 28 novembre ore 18,30 MATELICA (MC) – Foyer Teatro Piermarini. Con Simone Bellardinelli Ingressi gratuiti Venti storie surreali e verissime di un giramondo che esce spesso dalla strada segnata, alla ricerca di un rapporto primario con la natura e con il proprio istinto in luoghi sconosciuti e lontani dalle rotte turistiche.Un inno allo spirito libero e un po’ folle del viaggiatore con avventure tragicomiche ed oniriche che, con un pizzico di azzardo e di poesia, raccontano al lettore incredibili esperienze e di quanto possa essere prezioso perdersi. Che si tratti di partire al seguito di una carovana di saltimbanchi e artisti per attraversare il Sahara, affrontare pirati malesi e isole proibite in preda a reminiscenze salgariane, oppure realizzare un fotoromanzo satirico durante una spedizione in Himalaya, Maurizio Serafini è pronto a godersi gli imprevisti. Ed è pronto a raccontarli in una serie di coinvolgenti e divertenti presentazioni in programma tra fine novembre e metà dicembre in diversi comuni marchigiani. Sabato 27 novembre appuntamento a Macerata, dalle ore 15:00 al Parco urbano Villa Cozza in collaborazione con il gruppo Spiazzati, con vin brulè, biscotti e la partecipazione di Letizia Carducci. Domenica 28 novembre ci si sposta a Matelica, alle ore 18:30 nel foyer del Teatro Piermarini con la partecipazione di Simone Bellardinelli. “Per Fortuna ci siamo persi. L’arte del viaggio imprevedibile” racconta venti storie surreale e vere di un giramondo spesso fuori dalle strade battute per comporre un inno allo spirito libero e folle del viaggiatore. Il libro è edito da Terre di Mezzo nella collana Sconfinamenti ed è composto da 17 capitoli. I tre più lunghi sono ulteriormente divisi in tre paragrafi e raccontano del proibitivo viaggio del 1991 nella Birmania della guerra civile, dei tre viaggi in Mongolia, Africa e India con gli autobus surreali di Fausto, un anziano fricchettone umbro, e del rapporto simbiotico con tre auto, tre kangoo Renault in giro per il mondo: la bianca, la verde cipro e la grigia. E poi altri racconti brevi ambientati tra le montagne dei Sibillini, tra quelle albanesi, tra quelle himalayane o quelle dell’Atlante. A piedi verso Santiago di Compostela o nel Molise. In tenda nelle isole deserte o nelle foreste pluviali. Sono racconti tragici, tragicomici e onirici, volutamente sospesi nel tempo, senza il rispetto di una cronologia. Comun denominatore è la spasmodica ricerca di spazi e luoghi sconosciuti anche alle mappe, lontani dalle rotte turistiche e dal déjà-vu, verso esperienze uniche e irripetibili che meritano di essere narrate. In ascolto, profondamente in ascolto, di quei segni e di quelle voci che ti chiamano, di quel genius loci che affonda più nel mistero delle cose piuttosto che nella ragionevole attività del cervello strutturato. Scrive l’autore: “Quante volte ho voluto fidarmi di un istinto anziché di un ragionamento. Quante volte in montagna ho camminato fuori sentiero, senza mappe e senza itinerari, come se cercassi l’ispirazione per un atto creativo. Quanti errori, quanti momenti difficili e quante piacevoli scoperte. Solo in queste situazioni si acuiscono i sensi, si accendono i radar della percezione e si è pronti, come gatti, a saltare alla reazione. È l’unico modo per non andare a cercare i luoghi, ma attendere che siano loro a trovarti. In un mondo in cui ormai essere esploratori è molto difficile, mi sono così concesso un modo tutto personale di farlo: viaggiare in attesa di perdersi”. Altro elemento portante del libro è il bisogno di allontanarsi da alcuni elementi considerati imprescindibili dalla contemporaneità, come la tecnologia. La via che l’autore propone è quella di tornare ad una tecnologia antica, più empirica e meno legata alle macchine e soprattutto a un rapporto primario con la natura, specie quella più incontaminata. Ecco allora il desiderio di recuperare delle abilità legate all’ascolto, alla percezione e all’adattamento all’ambiente. “Senza la tecnologia che dà continue risposte alla nostra sete di conoscenza – racconta l’autore – riemergono le sopite capacità ferine dell’uomo e riusciamo, finalmente, a riparlare di vera esplorazione. Le grandi esplorazioni erano viaggi nell’ignoto, dove la tecnologia sopperiva in minima parte ai bisogni di sopravvivenza e soprattutto era una tecnologia sperimentale e fallace. Alcune letture come il ritorno ai boschi di Henry Thoreau, o il reportage di Jon Krakauer sulla triste vicenda di Chris McCandless di Into the wild o il romanzo Orizzonte Perduto di James Hilton mi raccontavano di una ricerca di luoghi incontaminati, lontani dalla civiltà moderna corruttrice”. Nel libro grande spazio ha il caso, la lettura del momento della realtà, la risposta essenziale, quella vera, senza elucubrazioni, quella giusta. Quante volte si presentano delle occasioni e non le sappiamo cogliere. Poi ci ripensiamo e ci mordiamo i gomiti. Oppure quante volte ci costruiamo un’aspettativa, poi non corrisposta, che ci fa soffrire e perdere di vista l’essenza delle cose. Se invece siamo disposti a tutto, ad essere pronti a saltare alla reazione della contingenza, a saper aspettare, ebbene: è in quel momento, che ci si aprono dinanzi porte e prospettive straordinarie.. Nei vari racconti inoltre, anche di fronte alle difficoltà più ardue esce sempre un sorriso. C’è un atteggiamento beffardo, grottesco e sarcastico che trapela continuamente. In fondo è una sorta di Trompe la morte, di presa in giro alla morte, di osservazione distaccata della realtà e di sé stessi. Insomma un tentativo ben riuscito di non prendersi troppo sul serio. MAURIZIO SERAFINI Laureato in Lettere e Filosofia – corso DAMS università di Bologna – nel 1986 con una tesi di laurea in Etnomusicologia sulle cornamuse del mondo e dal 2014 è guida escursionistica e ambientale. Appassionato di viaggi e cammini, si è specializzato nella produzione multimediale e nell’organizzazione di eventi di taglio etnografico e antropologico aventi come obiettivo la valorizzazione del patrimonio culturale e turistico delle Regioni Montane. Cantautore e musicista, porta la musica in cammino e il cammino nella musica. Insieme a Luciano Monceri ha ideato e cura il Montelago Celtic Festival e il Cammino Francescano della Marca. LE PROSSIME PRESENTAZIONI ◾ Venerdì 26 novembre ore 18,00 BACCIARDI DI PIOBBICO (PU) – Slowcanda. Introduce Elisabetta Ugolini ◾ Sabato 27 novembre ore 15,00 MACERATA- Parco urbano Villa Cozza in collaborazione con il gruppo Spiazzati Vin brulè e biscotti per tutti. Con Letizia Carducci ◾ Domenica 28 novembre ore 18,30 MATELICA (MC) – Foyer teatro Piermarini. Con Simone Bellardinelli ◾ Sabato 4 dicembre ore 18,00 SMERILLO (FM) – Sala degli artisti – in collaborazione con Comune di Smerillo. Presenta Simonetta Paradisi ◾ Domenica 5 dicembre ore 18,00 ASCOLI PICENO – Libreria Rinascita. Presenta Andrea Maria Antonini ◾ Lunedì 6 dicembre ore 18,30 OSIMO (AN) – Sala del Cantinone – in collaborazione con Comune di Osimo |