Pubblicato il 25 Novembre 2025
di Giovanni Filosa
Un divanetto per due, Paolo Marchettini, compositore italiano, da anni a New York dove insegna presso la Manhattan School of music, e Fabio Ceresa, regista e librettista d’opera rinomato per le sue produzioni innovative che uniscono la tradizione classica a una visione contemporanea.
Crede nel potere trasformativo dell’opera di connettere il passato con il presente. L’ha mostrato nell’ottima regia de “L’Olimpiade” di Pergolesi di pochi giorni fa. presentano il debutto in prima mondiale, de “Il giudizio di Paride, processo a un deicida”, un’opera appositamente commissionata dalla Fondazione Pergolesi Spontini per la 58 esima stagione lirica di tradizione, in scena sabato 29 novembre alle ore 20.30 e domenica alle ore 16. Ovviamente nel Massimo jesino.
Molta curiosità, intorno ad un libretto che diventa musica operistica del terzo millennio. Pochi contatti via email, una conoscenza fra i due “di persona personalmente” che è recentissima, una sintonia palpabile.
“Il testo descrive un processo contro Paride, accusato di deicidio per la morte di Achille. Sullo scranno del giudice siede Hera, a rappresentare l’accusa è Atena, alla difesa Afrodite, testimoni Apollo, Artemide, Asclepio e persino Zeus. Ma la sentenza non spetta agli dèi. Sarà il pubblico a decidere se Paride sia colpevole o innocente. La struttura richiama i meccanismi del legal drama, alternando solennità, ironia e comicità, in una cornice mitologica che diventa riflessione sul libero arbitrio e il destino”.
Questa la sinossi. Nessuno è riuscito a carpire il finale che prevede una specie di “La parola ai giurati”, ancora non definito. Uso di palette? Un talent show che coinvolgerà il teatro dalla platea fino al loggione? Silenzio assoluto. Paolo Marchettini dice di sentirsi non un italiano all’estero, anche se da circa 15 anni vive ed insegna a New York. “Ho ben salda la mia tradizione italiana coi miei allievi, ho una base solida sulla musica antica. L’America mi è servita a incontrare la musica del mondo, unendo, come ho fatto in quest’opera, insieme la mia identità italiana con elementi nuovi. Ancora noi italiani siamo molto amati negli USA, ci guardano con ammirazione. Ma debbono essere convinti, perché se lavori in quel Paese, significa che hai un valore aggiunto che devi dimostrare. Amano la nostra musica operistica, ed io amo anche il jazz. Normale”.
Fabio Ceresa, il librettista, racconta che quest’opera contemporanea nasce “dal desiderio e volontà di recuperare la classicità del patrimonio mitologico dell’antica Grecia, adattandolo ad un pubblico moderno ed utilizzando, pertanto, il linguaggio del legal drama, con ironia e solennità. Il processo è truccato, è una farsa nella mia costruzione librettistica, dove le tesi dell’apparato accusatorio vengono volta per volta smontate”.
Di più non si dice, tranne che il nuovo titolo sarà diretto da Gianluca Martinenghi, sul podio del Time Machine Ensemble, alla guida di una giovane compagnia di canto composta da Laura Stella (Hera), Gaia Cardinale (Atena), Elena Antonini (Afrodite), Benedetta Mazzetto (Artemide/Apollo), Mattia Fiocco (Asclepio/Zeus), Alessandro Abis (Zeus).


