Pubblicato il 22 Novembre 2024
di Stefano Fabrizi
La Stagione Teatrale di Ancona propone al Teatro delle Muse dal 21 (ore 20:45) al 24 novembre (ore 16:30) Sergio Rubini e Daniele Russo che portano in scena Il caso Jekyll tratto dal testo di Robert Louis Stevenson, adattamento Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini, regia di Sergio Rubini.
Il cast
Noi abbiamo visto la prima di giovedì. In scena con Sergio Rubini e Daniele Russo, Geno Diana, Roberto Salemi, Angelo Zampieri, Alessia Santalucia. Ricordiamo che le scene sono di Gregorio Botta, la scenografa è Lucia Imperato, i costumi sono di Chiara Aversano, disegno luci Salvatore Palladino, progetto sonoro Alessio Foglia, la produzione è di Fondazione Teatro Di Napoli – Teatro Bellini, Marche Teatro, Teatro Stabile di Bolzano.
La storia
Henry Jekyll qui è uno stimato e blasonato studioso della mente vissuto tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, proprio nello stesso periodo in cui nasce e si sviluppala psicanalisi. Dopo un’affannosa e solitaria ricerca sui disturbi psichici dei propri pazienti, il grande luminare è approdato all’individuazione delle cause della malattia mentale: all’origine di quei disturbi vi è il conflitto tra l’Io e la sua parte oscura, la sua Ombra, quella battezzata in quegli anni con il nome di Inconscio. Secondo gli approdi scientifici del dottor Jekyll, l’Io anziché reprimere questa parte, che se troppo compressa improvvisamente potrebbe emergere in tutta la sua violenza fino a sfociare talvolta nella follia, deve imparare a riconoscerla e a stabilire con essa un rapporto, un dialogo costruttivo. L’Ombra, infatti, non è costituita solo da istinti e desideri inconfessabili, ma è anche e soprattutto fonte di creatività e di piacere, oltre a rappresentarci per ciò che siamo veramente, nel profondo. Il dottor Jekyll decide così di sperimentare su sé stesso le sue teorie tirando fuori dalla caverna del conscio ciò che è a lui stesso nascosto, a cui dà il nome di Edward Hyde. Ciò che il dottore non mette in conto è che una volta liberato quel suo famigliare oscuro, questi, anziché soggiacere alle regole del dialogo impostate dalla sua parte razionale, inizia progressivamente a vivere di vita propria dando libero sfogo alle sue inclinazioni più malvagie e violente fino a prendere il sopravvento sull’intera vita dell’esimio scienziato. A cadere vittima di Edward Hyde, oltre a tutte le figure chiave della vita del medico, ignare di chi si nasconda dietro quell’essere spregiudicato, sarà Jekyll stesso, che al culmine degli orrori collezionati dal suo doppio malvagio, sarà messo di fronte all’amara scelta se continuare a tenere in vita Edward Hyde o “disinnescarlo” anche a costo di ucciderlo.
La scena
L’atmosfera è cupa e gotica, con un forte impatto visivo e sonoro. La scenografia e le luci contribuiscono a creare un’ambientazione suggestiva. La scena è un edificio che fa da interno e da esterno, sfruttando al meglio i livelli rialzati e la velatura delle vetrate, con una porta al centro, che creano i diversi piani di visione; l’ambientazione d’epoca emerge dai costumi e da un certo cupo utilizzo delle luci. Caso raro per le nostre compagnie c’è anche il rumorista che vediamo all’opera nel riquadro di una finestra laterale. I suoni sono forti e cupi. L’atmosfera che si crea non lascia spazio alla noia e lo spettatore rimane inchiodato sulla sedia (pur conoscendo trama e finale) fino al termine delle due ore (senza intervallo).
Lo spettacolo
“Il caso Jekyll” di Sergio Rubini è un adattamento teatrale del celebre romanzo gotico di Robert Louis Stevenson. La storia viene “sfrondata” dalle “fantasie” del libro per concentrarsi sul conflitto tra Io e Subconscio, tra Bene e Male che, nella tesi dell’Autore, albergano in egual misura e a seconda di quale parte è dominante l’individuo ha atteggiamenti positivi o negativi. E per scoprire questo “Personaggio-Ombra” c’è un avvocato amico di Jelyll e un ispettore, entrambi a caccia di Hyde. E il pubblico viene reso partecipe degli sviluppi, degli interrogativi e delle indagini. Da ciò si evince chiaramente come il racconto da cui siamo partiti sia in effetti solo d’ispirazione a una storia più vicina ai temi della nostra contemporaneità, offrendo allo spettatore la possibilità non solo di rispecchiarsi in quelli che sono i pericoli ma anche i piaceri che scaturiscono dalla propria ombra, ma anche di essere spunto di riflessione sulla necessità di dialogare col proprio inconscio, portarlo fuori e condividerlo con la collettività per evitare che la nostra Ombra scavi in solitudine nel nostro Io un tunnel di sofferenze e violenza.
La regia
Rubini, anche tra gli interpreti e al contempo narratore con leggio a corredo delle scene, fa emergere l’intenzione di lavorare sul risvolto psicanalitico, anticipando il discorso che sarà di Freud o Jung, offre una lettura “mentale”, concentrandosi sul conflitto interiore del protagonista e sulla natura del doppio. Le interpretazioni sono intense, in particolare quella di Daniele Russo nei panni di Jekyll e Hyde (con la parrucca o senza). Assolutamente convincenti gli altri protagonisti, pienamente calati nelle loro parti. Non mancano citazioni cinematografiche (così almeno abbiamo creduto) come Il silenzio degli innocenti.
In conclusione
Nel backstage Daniele Russo ci dice che il riallestimento per questa nuovo tour (fatte appena sette date) ha visto diversi riadattamenti, anzi “Rubini è un vulcano e a ogni rappresentazione fa dei cambiamenti, quindi posso dire (e sorride, ndr) che siamo continuamente in rodaggio”. Comunque, e questo lo diciamo noi, la macchina dello show fila via che è un piacere… guardarla. Nel complesso, Il caso Jekyll è uno spettacolo che vi consigliamo vivamente a tutti gli appassionati di teatro e di psicologia. Sergio Rubini e la sua compagnia hanno saputo creare un’opera intensa e coinvolgente, che lascia il pubblico a riflettere sulla complessità della natura umana.
