Festival Spilla2022: Nu Genea Live Band + Marco Castello il 9 luglio (ore 21,30) alla Corte della Mole di Ancona 

Dopo Lodo Guenzi e The Tallest Man On Earth, penultimo appuntamento con il Festival Spilla che presenta i Nu Genea e Marco Castelli alla Corte della Mole Vanvitelliana di Ancona il 9 luglio alle ore 21,30.

NU Genea Spilla 9 luglio
Nu Genea e Marco Castello x Spilla 9 luglio

Nu Genea

Nu Genea è il progetto artistico dei musicisti e dj napoletani Massimo Di Lena e Lucio Aquilina. Il movente è un’indagine storiografica sulla musica da “dancefloor” nella sua essenza: lungo le rotte che collegano la musica di tutto il mondo, i Nu Genea raccolgono gli echi della musica che, storicamente,  hanno bagnato le coste del golfo di Napoli, loro città natale e fonte inesauribile di miscele culturali, e creano un nuovo solco nella scena contemporanea.

Si distinguono, sin da subito, per la meticolosa ricerca che trae ispirazione da terreni sonori poco esplorati, mettendo al setaccio la musica del passato e rielaborandola in una personale formula di suono che è groove allo stato puro con influenze disco, funk, boogie, elettronica, folk e tanto altro.

Dopo l’acclamato LP strumentale, “The Tony Allen Experiments” (2015), in collaborazione con Tony  Allen – storico batterista di Fela Kuti – nel 2018 pubblicano “Nuova Napoli”, un omaggio alla loro città natale: i sintetizzatori diventano un ponte tra passato e futuro, amalgamandosi a strumenti acustici, elettronica e voci in lingua napoletana.

L’album viene accolto dalla stampa di settore come uno dei dischi più interessanti del 2018 e tra i vinili più venduti del 2019 sulla piattaforma Discogs: #2 a livello Global, #1 in Italia, #2 in Francia.

Le loro esibizioni hanno entusiasmato il pubblico di prestigiosi festival e club sia grazie alla grande carica energetica in versione full band, ma anche grazie alla sofisticatezza della selezione musicale che i Nu Genea portano sul palco e che rendono i loro dj set unici e originali.

Nu Genea cura inoltre, insieme a DNApoli e Famiglia Discocristiana, la compilation Napoli Segreta, incentrata sulla rivalorizzazione e ripubblicazione di musica prodotta a Napoli negli anni ’70 e ’80.

Nu Genea
Nu Genea

Marco Castello

Marco Castello, classe 1993 è un polistrumentista siciliano. Dopo averci trasportato tra i banchi di scuola con “Porsi”, fatto ballare con “Torpi”, cucinato cose “ciccione” per calmare i bisogni del corpo e della mente con “Cicciona” e rilasciato un po’ di “Dopamina”, esce per 42 Records in Italia e Bubbles Records nel resto d’Europa, “Contenta Tu”, l’atteso disco d’esordio di uno dei talenti musicali italiani più originali e internazionali in circolazione: Marco Castello. “Contenta tu” è stato registrato al Butterama Studio di Berlino e prodotto insieme a Marcin Öz (The Whitest Boy Alive) e al produttore e compositore Daniel Nentwig. Ascoltalo qui: https://SMI.lnk.to/contentatu

Un mix irresistibile di pop, funk, jazz e blues, melodie sbarazzine e orecchiabili dal groove trascinante che fa battere il piedino e canzoni intime e delicate capaci di trasportarti altrove: “Contenta tu” affianca con sapienza canzoni eterogenee e imperniate di tante piccole trame dove batteria chitarre, fiati, tastiere e synth creano soluzioni armoniche sempre diverse dando vita a un sound fresco e leggero, elegante e al tempo stesso grezzo.

Un tuffo nei ricordi tra gite scolastiche, corse in motorino, jam session, primi baci e notti in spiaggia a guardare le stelle. Un racconto degli anni trascorsi da Marco nella sua città, Siracusa , dopo aver studiato a Milano, girato il mondo a fianco di Erlend Øye dei Kings of Convenience nel progetto La Comitiva, e avervi fatto ritorno.

Un vero e proprio ritorno alle origini in cui Marco è capace di cercare (e trovare) la poesia nel grottesco, mettendo insieme alcune delle contraddizioni della società contemporanea, a partire da quelle della propria città.

Marco Castello

Marco Castello

Valerio Lundini & i Vazzanikki il 20 luglio

Dopo lo strepitoso successo ottenuto con il suo spettacolo teatrale, il comico romano salirà questa estate sul palco di Spilla con uno show musicale assieme alla band con cui collabora da più di dieci anni. Uno spirito rock’n’roll, le numerose gag e i momenti di improvvisazione renderanno ogni data unica e diversa dalle altre. “Il primo tour dopo il drammatico scioglimento” è lo show musicale che Valerio Lundini & i Vazzanikki porteranno questa estate in giro per l’Italia.

La formazione capitanata da Valerio Lundini proporr{ uno show di rock’n’roll a 360 gradi, con influenze swing, rockabilly e surf in ogni dove, alternato a diverse gag, momenti di  mprovvisazione e interazione col pubblico che renderanno ogni data unica e diversa dalle altre.

Dopo lo strepitoso successo ottenuto con lo spettacolo “Il Mansplaining spiegato a mia figlia” e dopo la scoppiettante partecipazione al Primo Maggio a Roma, esaltata ed elogiata sia dalla stampa che dal pubblico, il comico romano porterà dal vivo il suo progetto musicale con i Vazzanikki (presenza fissa ed ormai iconica a “Una pezza di Lundini”) che accompagna la sua carriera live da più di dieci anni, nel quale emergerà uno spirito caustico, ironico e nonsense.

Valerio Lundini & i Vazzanikki

La location

Mole Vanvitelliana – Lazzaretto. Progetto iniziato nel 1732 da Luigi Vanvitelli e terminato nel 1743, era utilizzato sia per funzioni militari che sanitarie, con la sua imponente struttura pentagonale di 20.000 metri quadrati è adesso sede di importanti eventi culturali.

All’interno della struttura, nella Corte della Mole Vanvitelliana, c’è un grande cortile dove sorge un piccolo tempio Neoclassico dedicato a San Rocco. Questa parte interna del Lazzaretto a cielo aperto, è stata da poco ristrutturata ed è stata resa ancora più affascinante dall’illuminazione notturna.

Partner

Con il patrocinio del Comune di Ancona e la collaborazione attiva di Amat.

Tickets e info

NU GENEA Live Band + MARCO CASTELLO – 9 luglio ore 21,30

Biglietto: 23,00 € + d.p.

Prevendite disponibili su www.ticketmaster.it e www.ticketone.it

 

VALERIO LUNDINI & I VAZZANICCHI – 20 luglio ore 21,30

Biglietto: 25,00 € + d.p.

Prevendite disponibili su www.ticketmaster.it e www.vivaticket.it

 

SPILLA: www.spillafestival.it | www.facebook.com/spillafestival |

www.instagram.com/spillafestival | info@comcerto.it




Vittorio Camaiani riceve il premio alla carriera dalla Cna Federmoda l’8 luglio a Grottammare in Piazza Kursal

Il couturier marchigiano Vittorio Camaiani riceverà venerdì 8 luglio 2022 a Grottammare, in Piazza Kursal (ore 21), l’ambito riconoscimento indetto dalla CNA Federmoda. La Camera Nazionale Associazione provinciale di Ascoli Piceno organizza per l’ottavo anno consecutivo nelle Marche, con il supporto dell’amministrazione comunale, la sfilata di moda “Fashion Mood – eccellenze artigiane in passerella “. L’edizione di quest’anno sarà presentata da Veronica Maya, celebre conduttrice televisiva e show girl, accompagnata da Marco Moscatelli.


Per l’occasione il “Poeta della moda”, così come la stampa di settore ama definirlo, mostrerà alcune creazioni della sua ultima collezione Primavera/Estate 2022 intitolata “Vittorio Camaiani viaggio con Hemingway” presentata poco tempo fa in occasione dell’opening della settecentesca Galleria del Cardinale Colonna a Roma. Creazioni raffinate che trovano ispirazione fra le pagine dello scrittore Ernest Hemingway, la sua vita ed i suoi viaggi. Ispirazioni che toccano le suggestioni di Cuba e dell’Africa. Le creazioni di Vittorio Camaiani sono state ispirate agli artisti del passato, alla letteratura, ai viaggi. La moda Camaiani nel corso degli anni si è sempre distinta per la versatilità dei capi e per la qualità dei tessuti e delle finiture a mano, rigorosamente Made in Italy. Il couturier è stato protagonista con la sua couture di diverse edizioni di AltaRoma, da anni ormai presenta abitualmente le sue collezioni a Palazzo Colonna.  


Tante sono le personalità del mondo dell’arte, della cultura, dello spettacolo e della nobiltà che hanno indossato un capo Camaiani. Tra queste: Marina Ripa di Meana, Lucrezia Lante della Rovere, Sandra Milo, Clio Napolitano, Martina Colombari, Sylvie Vartan, Daniela Poggi, Elisabetta Pellini, la contessa Emanuela di Castelbarco, la principessa Jeanne Colonna.


Vittorio Camaiani è l’ideatore dell’AtelierPerUnGiorno ispirato agli atelier di moda degli anni Cinquanta, una sorta di boutique itinerante dove lo stilista guida le clienti alla scelta personalizzata delle sue collezioni.


La moda Camaiani, anche grazie a questa fortunata formula, è stata presentata in varie città d’Italia e anche all’estero. Il couturier marchigiano infatti è stato ospite d’onore, lo scorso novembre, dell’Istituto Italiano di Cultura a Varsavia con la sua ultima collezione invernale dedicata a uno dei geni assoluti dell’arte contemporanea, Mark Rothko ed ancor prima il designer è stato ospite d’onore della “Semaine italienne de Montreal Nazional Congress of Italian-Canadian (Region Quèbec)”, in rappresentanza dell’Italia e della Regione Marche. Gli abiti di Vittorio Camaiani sono stati valorizzati nel contesto della prestigiosa mostra “Italian Fashion from 1945 to Today” omaggio alla creatività italiana, organizzata presso il Museo McCord di Montreal. Anche se la moda Camaiani ha toccato l’estero forte rimane il legame con il territorio marchigiano dove prendono vita le sue creazioni. Proprio per questo il couturier ha ricevuto il Premio Gran Pavese Rosso Blu e lo scorso anno la nomina come cittadino onorario della Città di San Benedetto del Tronto.




VascoLive al Del Conero: il colore, le osservazioni e il rientro nel caos / FOTO E VIDEO

di Stefano Fabrizi

Se l’amico Marco Chiatti si è cimentato nel raccontare lo spettacolo di Vasco Rossi, io vi propongo qualche osservazione tra il colore e la cronaca.

Partiamo dall’arrivo

Partiamo dall’arrivo. Bene. Per quello che ho potuto vedere rispetto al concerto di Ultimo (al quale non ho partecipato, ma ho ascoltato molti e diversificati commenti e nessuno positivo) la macchina organizzativa è stata efficiente: passaggi pedonali (ricavati sulla carreggiata della strada) e quelli auto con permessi rilasciati in funzione della targa e degli occupanti. Obbligatori i punti di smistamento dove lasciare il mezzo e poi recarsi al concerto con i bus navetta. In tutto questo non aiuta certo l’ubicazione dello stadio che vede tre vie di ingresso (e di uscita), delle quali due bloccate a favore dei pedoni.  E qua mi fermo. L’argomento lo riprendo in chiusura.

Bene Live Nation e Comcerto

Ineccepibile l’organizzazione della Live Nation rappresentata nelle Marche dalla Comcerto di Eric Bagnarelli: controlli, assistenza, pass inerenti l’evento senza sbavature con il personale ben istruito.








Il concerto

Eppoi il concerto. Posizione di privilegio accanto al mixer audio comandato da Andrea Corsellini. Colpo d’occhio di quello dei grandi eventi (senza se e senza ma) di uno stadio stracolmo al quale non eravamo più abituati. E proprio guardando il pubblico mi ha colpito la giovane età. Insomma, a vedere (e ascoltare ovviamente) un rocker classe ’52 (7 febbraio per la precisione) ti aspetti un pubblico over 50 che porta i figli. Invece no. La stragrande maggioranze sono under e di molto, con una netta prevalenza del sesso femminile. Altra notazione: ma che bravi! Composti, educati e con il solo intento di divertirsi e, chi poteva, di ballare. Insomma diciamolo il rock, quello buono, non è mai morto e, anche grazie ai Maneskin, ha avuto un bel risveglio in Italia e non solo catturando le nuove generazioni che si sono appassionate e stanno riscoprendo i miti come i Rolling Stones. E proprio il frontman Mick Jagger, 78 anni, ha dimostrato una vitalità impressionate correndo da una parte all’altra del mega palco. E non è difficile immaginare anche una ripresa di interesse per i nostri gruppi, in particolare penso alla Pfm. Ma qui sto divagando troppo. Rientro nei ranghi.

Un boato, arriva il Komandante

È l’imbrunire quando passate da poco le 21 fa il suo ingresso la band seguita dal Komandante. È un boato. Una acclamazione continua. E per tutto il concerto sarà un cantare all’unisono con lo zocchese più famoso. Lui, 70 anni, regge bene il palco. Si muove, suda, incita il pubblico. Lancia anatemi contro la guerra, e invita (indirettamente) a vaccinarsi “Io ho fatto la terza dose”. Forse meno graffiante e polemico, sicuramente più maturo. Poi le sue canzoni. Ha segnato un pezzo di storia della nostra musica e lo ha fatto con stupende ballate e pezzi di rock pesante.








È tempo di Rewind

Rewind. Il brano decisamente più atteso, specialmente dal pubblico maschile. Ormai è una consuetudine che le ragazze salgano sulle spalle dell’accompagnatore e stiano in reggiseno, ma ci sono anche quelle che se lo tolgono e l’occhio della telecamera puntata sul pubblico rimanda l’immagine sul mega screen…. con gioia delle stesso Vasco.

Una bella festa

Insomma, è stata una bella festa della musica anche grazie a una band che come sempre ha dato il meglio di sé. Parco luci immenso, effetti laser e pirotecnici, e immagini che scorrevano sui mega screen hanno fatto il resto. Un concerto sicuramente da ricordare.








Il rientro a casa, puro caos

E purtroppo sarà da ricordare anche il deflusso dall’evento. Un  delirio. Nonostante una task force imponente qualcosa non ha funzionato e si sono creati degli ingorghi da paura, specialmente per coloro che volevano prendere il casello dell’autostrada Ancona Sud. Ho constatato alle 3 di notte almeno un paio di chilometri di auto in fila. Non ho capito per quale motivo i bus navetta sono stati fatti arrivare con quasi un’ora di ritardo rispetto alla chiusura del concerto. Nei punti di raccolta centinaia di persone ammassate sono rimaste in attesa (in alcuni punti era pure buio) dei pullman. E dato che l’unica uscita per le auto era verso Tavernelle è stato inevitabile fermarsi per dare la precedenza ai bus che venivano dalla parte opposta. Il tutto ha contribuito a creare un rallentamento che si è trasformato in un imbuto infernale. Ora mi chiedo: ma perché i bus non sono stati fatti arrivare prima, visto che lo spazio nei parcheggi dello stadio c’era? Tanto per dare un’annotazione del caos: per andare dallo stadio al parcheggio dell’Ikea (per chi conosce il posto) oltre 190 minuti. Fortuna che la maggior parte l’ha presa con filosofia. Chiudo con una riflessione che ho fatto con altri colleghi giornalisti: ma perché una decina di anni fa per concerti simili la task force impiegata era veramente minima e tutto questo casino non c’era?

VASCOLIVE, STUPISCE ANCORA IL KOMANDANTE ALLO STADIO DEL CONERO / FOTOGALLERY E VIDEO di Marco Chiatti




In occasione della Festa della Musica Vincenzo De Vivo ha commentato la stagione lirica delle Muse

di Fabio Brisighelli     

Il direttore artistico della stagione lirica del Teatro delle Muse, Vincenzo De Vivo, non ha voluto mancare all’appuntamento con la festa della Musica, l’evento musicale nel mondo (coinvolge più di 120 nazioni) che il 21 di giugno celebra il solstizio d’estate. Nella sala del Ridotto, ha tenuto un incontro con il pubblico con riguardo alle opere programmate per i mesi di settembre e ottobre. Com’è noto, la stagione lirica di Ancona 2022 offre due nuove produzioni, Attila di Giuseppe Verdi e Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa. La prima va in scena venerdì 30 settembre alle ore 20.30 e domenica due ottobre alle ore 16.30; la seconda è programmata per venerdì 14 ottobre alle ore 20.45 e domenica 16 ottobre alle ore 16.30.


Il relatore è tornato sui due titoli a distanza di un paio di mesi dalla presentazione ufficiale, e lo ha fatto allargando il discorso alle scelte seguite nella realizzazione dei due allestimenti, dopo aver ricordato le coordinate generali dei due lavori in musica, corredando l’esposizione con la proiezione di alcune immagini.


Attila, lo ricordiamo, è opera del Verdi giovane (prima rappresentazione: Teatro La Fenice, 1846)  dei cosiddetti “anni di galera”, quel decennio dell’Ottocento in cui in nostro massimo compositore lirico compone indefessamente per consolidare il successo ottenuto nel 1842 con il Nabucco. E’ un dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera, ripreso e completato da Francesco Maria Piave. Con esso siamo nel clima del melodramma risorgimentale, dove la musica verdiana, legata nello specifico a una trascinante “coralità” inseritanella vocalità dei singoli attori della vicenda, diventa in qualche misura la colonna sonora dell’italica riscossa.


La più famosa tra le commedie in musica di Cimarosa, su libretto di Giovanni Bertati (prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 1792) -per il compositore una commissione, da parte di Leopoldo II imperatore austriaco,  di grandissimo successo-, conclude la grande stagione dell’opera comica italiana nel  Settecento, avviata dai celebri “intermezzi” pergolesiani (“La serva padrona”. 1733). Questo “comico” cimarosiano peraltro, riscattato dalla facile vena farsesca da commedia dell’arte, entra nella psicologia dei personaggi, che vi figurano con schietta naturalezza, sottile ironia e patetica sensibilità.


De Vivo, con la sua proverbiale “vis” descrittiva, da affabulatore nato, nel suo percorso illustrativo si è soffermato in modo particolare sulle novità del taglio scenico conferito all’allestimento delle due opere, con l’ausilio dei due registi, nell’ordine Mariano Baduin e Marco Baliani, e con lo stesso scenografo, Lucio Diana, per l’una e per l’altra. Per Attila, si rifugge innanzitutto dai tradizionali vestimenti e cimieri in stile “orde barbariche”: nell’opzione visiva da “teatro nel teatro” – dunque “metateatrale”, ma nel rispetto della drammaturgia – i personaggi, riportati a una dimensione popolare e corale -visti con gli occhi di un popolo ottocentesco-, assistono alla rappresentazione su un prato dove sorge un palcoscenico, immerso in una natura che funge da coprotagonista. 


Nel Matrimonio, il cui libretto e la musica godettero della piena stima di Goethe e Stendhal, si assiste ai contorti intrecci matrimoniali che coinvolgono, tra gli altri, il protagonista Geronimo, la figlia, il marito segreto e il nobile spasimante all’interno di una dimora dove non ci sono muri ma tende, che diventano di volta in volta gli spazi mobili della vicenda. La musica e il canto sono destinati a fare il resto, con il maestro Guidarini ad esempio che riporta Attila all’interno del ‘belcanto’, che com’è noto ha avuto all’epoca Bellini e Donizetti come gli ultimi esponenti di spicco.




La vicinanza dell’Amat al Maestro Giovanni Allevi con gli auguri di una pronta guarigione

Ha sorpreso tutti la notizia data da Giovanni Allevi sul suo profilo Instagram di un necessario allontanamento temporaneo dalle scene per curarsi da una delicata malattia.


Una carriera in crescendo in pochi anni ha portato Allevi ad essere una delle figure più interessanti della musica strumentale d’autore, non solo in Italia. Musicista di culto per maestria, inventiva e immediatezza, molto apprezzato all’estero dove si è esibito spesso anche come direttore d’orchestra, veterano da tutto esaurito nei teatri di mezzo mondo, Allevi ha negli anni calcato con enorme successo di pubblico i moltissimi palcoscenici delle sue Marche, da Ascoli a Pesaro, da San Benedetto, a Fermo, a Jesi, dove proprio con un suo concerto l’AMAT festeggiò nel 2006 il trentennale della nascita.


E proprio l’AMAT, facendosi portavoce dei teatri delle Marche, con il presidente Piero Celani (anch’egli ascolano, legato da stima e amicizia all’artista e ai suoi cari) a rappresentare tutti i Comuni associati, è calorosamente vicina al pianista e compositore. Interrompere – anche se ci auguriamo per pochissimo tempo – una carriera così brillante è doloroso ma, in questo caso, necessario.


A Giovanni Allevi vanno gli auguri più sinceri di una rapida guarigione e l’invito – appena sarà possibile – a ripartire proprio dai palcoscenici della sua terra per la ripresa della grande avventura della sua arte.




Jesus Christ Superstar: il viaggio con Massimo Zenobi verso Bologna e l’incontro con Gesù-Ted Neeley. Ricordi e impressioni / VIDEO E FOTO GALLERY

Jesus Christ Superstar EuropAuditorium - Stefano Fabrizi e Ted Neeley
Jesus Christ Superstar EuropAuditorium – Stefano Fabrizi e Ted Neeley

di Stefano Fabrizi

Il viaggio verso Bologna è senza intoppi. L’auto scivola via ad andatura cruise (135 orari) sul nastro dell’autostrada. Così sarà al ritorno. Un  viaggio che ci vede intenti a raccontarci esperienze e piccole confidenze. Un viaggio che rinsalda una amicizia nata nel nome del teatro. Sono con Massimo Zenobi (responsabile del marketing del Teatro Sistina di Roma e direttore artistico del Politeama di Tolentino).

Destinazione
teatro EuropAuditorium di Bologna

Destinazione  EuropAuditorium di Bologna  dove si sta per consumare la penultima replica di Jesus Christ Superstar. Una promessa di Massimo visto che non ero riuscito ad andare a vedere la prima al Sistina. Per me è la quarta volta che vedo il musical, ma nella hall del teatro scopro che c’è qualcuno che è arrivato a dieci repliche. Un caso non comune. Meno rari, invece, coloro che confessano di essere alla terza volta e ancor più la seconda. Arriviamo al teatro dall’entrata degli artisti. I primi saluti. Massimo si muove come se fosse casa sua pur non avendoci messo piede dal oltre 4 anni. L’ingresso della struttura quasi deserta ha un’aria fredda e poco ospitale. Caso curioso. Mentre imboccavamo la strada per arrivare al teatro parlavo con Massimo della conoscenza fatta in uno spettacolo allo Sferisterio di Macerata con Andrea Di Persio che interpreta magistralmente Ponzio Pilato. Da allora abbiamo mantenuto il contatto attraverso face book. E proprio al bar del Teatro è Andrea, insieme a Federica Fresa (uffico stampa del Sistina), che incontro. Ci riconosciamo a vicenda. Un bel ritrovarsi. Soliti convenevoli e prima di lasciarci il classico “merda, merda, merda”.



















https://youtu.be/vpwFMDVIlCI







Tessa Neeley

Fugace, ma piacevole incontro con Tessa Neeley, figlia di Ted, che cura i rapporti del padre facendogli da segretaria e il merchandising. Poche parole, ovviamente in inglese (che io mastico molto male, ma ci pensa Zenobi a farmi da interprete. Lei, uno sguardo dolcissimo e un sorriso solare: esattamente come il padre. La ritroverò nella sala del teatro a riprendere con il cellulare il pubblico.













https://youtu.be/ODvG3KlSFm8































Lo spettacolo

Tra il pubblico lo staff della produzione con a capo Massimo Romeo Piparo della PeepArrow Entertainment. Di lui avremo modo di parlare più diffusamente in un prossimo incontro. In estate porterà un altro suo successo nelle Marche. Lo spettacolo come sempre è coinvolgente.  Numerosi sono i riferimenti all’attualità: nella scena delle 39 frustrate, scorrono altrettante immagini degli orrori del secondo Novecento, fino alla follia della guerra in Ucraina. Nel finale, sulle note del brano John Nineteen Forty-One, la compagnia srotola un lungo telo che attraversa parte della scenografia realizzata da Teresa Caruso, rivelando i colori della bandiera ucraina. Il cast è decisamente superbo. La caricatura di Erode fatta da Frankie hi-nrg mc è spassosa quanto inaspettata. Di Di Persio-Pilato abbiamo detto. Troviamo Feysal Bonciani ancora una volta nei panni di Giuda con un’intensa interpretazione. Applausi per Arianna Talè, che interpreta una dolce e appassionata Maria Maddalena e Michele Iacovelli nei panni di Pietro. Comunque, tutti bravissimi, dagli altri interpreti, al corpo di ballo all’orchestra diretta dal Maestro Emanuele Friello. Sempre di grande effetto il passaggio dei ballerini tra il pubblico.

Il pubblico

Il teatro EuropAuditorium di Bologna è pieno (come lo sarà anche il 1° giugno, ultima replica per questa stagione). L’opera, ormai lo so per esperienza, crea un grande coinvolgimento e gli applausi sono tanti e spontanei. Ma qui a Bologna si rasenta il tifo da stadio. Ogni scena è accolta con battimani e grida di approvazione. E in alcuni momenti che vedono protagonista in assolo Ted Neeley il consenso si avvicina al minuto, tanto che al termine la rappresentazione risulterà più “lunga” di 10 minuti. Ma va bene così. Viva il teatro.

Ted Neeley

Capitolo a parte per Ted Neeley. Mi è difficile immaginare un Jesus Christ Superstar senza Ted che il 20 settembre compirà 79 anni (portati molto bene). L’attore americano si è calato nei panni di Gesù ormai ci vive in simbiosi (così credo).  Il ruolo principale nell’opera firmata da  Tim Rice e Andrew Lloyd Webber prima nel musical e poi nel film lo ha portato alla candidatura del  Golden Globe nel 1974. E da allora è rimasto legato a questo personaggio. E la trasposizione italiana del musical curata da Piparo è stata giudicata da Rice la migliore mai fatta.

Gli incontri con Neeley

La prima volta che ho incontrato Neeley è stato allo Sferisterio di Macerata. Terminato lo show, in fila davanti al camerino per salutarlo. Lui ancora in tunica dava la mano, firmava autografi sempre con grande disponibilità e un sorriso non di circostanza. Arrivato al mio turno, l’interprete gli ha spiegato chi ero (responsabile delle pagine di cultura e spettacoli del Corriere Adriatico). Lui ha incrociato gli occhi con i miei e mi ha abbracciato inaspettatamente. Ora non so cosa avesse capito o cosa avesse detto di preciso l’interprete, ma questo fatto mi è rimasto impresso. Poi, nel congedarmi mi ha messo una mano sul capo con fare benedicente, che dire…

Una seconda volta è stato alle Muse di Ancona, ma in quella occasione non c’è stato modo di salutarlo.

La terza volta ancora allo Sferisterio. Qui la scena ha preso un diverso contorno. Tutti in fila davanti al camerino per salutarlo, ma lui, Ted, era scomparso. E non si riusciva a trovarlo. Tant’è che qualcuno della produzione iniziava ad allarmarsi. Poi, una voce: “Tranquilli, l’ho trovato. È qui!”. Ted-Gesù era uscito da una porta laterale dello Sferisterio e stava in mezzo a una piccola folla di fans a parlare. Sembrava il Messia con i suoi discepoli. Che spettacolo!. Poi, è toccato il mio turno. Ora non so se mi abbia riconosciuto o meno: ma anche questa volta mi ha abbracciato e mi ha preso le mani in segno di incitamento. Altra scena da non dimenticare.

Il quarto incontro con
Neeley

E, infine, e spero solo in senso cronologico, il 31 maggio del 2022 il quarto incontro nel  retro del palco. Io nel mio stentato inglese gli dico che lo ammiro molto. Lui annuisce. Non so se abbia capito. E allora gli spiego: my english is little english. Ted sorride e replica: mio italiano è piccolo italiano. Ha capito allora. Gli chiedo quante volte ha interpretato il ruolo di Gesù. Altro grande sorriso. Allarga le braccia ed esclama: two million. A questo gli ricordo le due benedizioni (con l’aiuto di Zenobi che faceva da interprete) e Ted con fare serioso mi tocca il petto… e mi abbraccia. Bhe, che dire? Sono soddisfatto. Ripartiamo, non senza aver salutato Andrea Di Persio ancora nelle vesti di Pilato (immancabile la foto). Come la foto tra i due Massimi: Piparo e Zenobi. 

Andrea Di Persio e Stefano Fabrizi
Andrea Di Persio e Stefano Fabrizi
Massimo Romeo Piparo, Stefano Fabrizi e Massimo Zenobi

Massimo Romeo Piparo, Stefano Fabrizi e Massimo Zenobi
Massimo Romeo Piparo e Stefano Fabrizi

Massimo Romeo Piparo e Stefano Fabrizi
Stefano Fabrizi, Federica Fresa e Andrea Di Persio

Stefano Fabrizi, Federica Fresa e Andrea Di Persio

Stefano Fabrizi e Ted Neeley

Il rientro

È tardi. C’è strada da fare per ritornare a casa, ma tra una chiacchiera e l’altra il tempo passa come i chilometri lasciati alle spalle.

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Il trio romano  Isoladellerose vince The Band il talent show condotto da Carlo Conti su Rai1

Il trio romano Isoladellerose vince The Band, il talent show condotto da Carlo Conti in prima serata su Rai1, dedicato ai gruppi emergenti. Ultimi in classifica, ma primi in simpatia i marchigiani N’Ice Cream, la band di Venaraotta.


La band formata da Federico Proietti (voce, chitarra), Andrea Zanobi (basso) e Iacopo Volpini (batteria), sotto la guida del tutor Enrico Nigiotti, ha anche vinto il premio ESTRA come gruppo con più energia sul palco. Inoltre, Iacopo Volpini si è aggiudicato il premio come miglior batterista.


“Una notte che non dimenticheremo facilmente. La vita a volte ti fa fare viaggi inaspettati, e quando sembra che stai per toccare il fondo, ti prende per il collo e ti riporta a galla, facendoti tornare a respirare. Abbiamo lavorato tanto per arrivare al nostro obiettivo, tutti e tre, un sogno comune che ci ha uniti e ci ha spinti a formare un gruppo, rendendoci una sola cosa. Eppure, questa occasione sembrava non arrivare mai: solo gavetta, lavoro, sudore e porte chiuse in faccia – racconta l’Isoladellerose – L’opportunità di “The Band” si è rivelata l’esperienza più bella delle nostre vite. Un percorso bellissimo, che abbiamo intrapreso senza alcuna aspettativa, con la consapevolezza e la grinta giusta, ma senza pretese; ed è stato questo, forse, a farci vivere tutto al meglio. La finale è stata una giostra di emozioni, e anche in quel caso, quando non ci credevamo più abbiamo dato il nostro massimo, e quel massimo è arrivato. Dopo l’ultima esibizione avevamo il cuore al mille. Arriva la busta con dentro scritto quello che è il sogno che da bambini ci portiamo nello stomaco. Stacco su Carlo, apertura busta “questa prima edizione di The Band è vinta da..Isoladellerose”. Fine”.


I ragazzi de l’Isoladellerose sono arrivati a questi importanti risultati conquistando i giudici e il pubblico puntata dopo puntata, grazie alle originali e personali interpretazioni di grandi successi come “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti, “Vieni da me” de Le Vibrazioni, “Credimi ancora” di Marco Mengoni, “La canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De André e “Beat It” di Michael Jackson. Nel corso della finale, la band ha anche duettato con Enrico Nigiotti e presentato un inedito, “Nada más” (Ada Music Italy – https://ada.lnk.to/NadaMas) , disponibile su tutte le piattaforme digitali.


“Nada más” è un brano pop rock, energico, scritto da Federico Proietti, Andrea Zanobi, Iacopo Volpini, Federico Fabiano e Daniele Conti, che l’Isoladellerose racconta così: “Il brano nasce un pomeriggio d’estate, suonando la chitarra sulla riva di un torrente, con l’ennesimo mal di testa dovuto alla nottata precedente. L’opposizione tra la calma e la tranquillità di quel momento, con lo scorrere dell’acqua che quasi ipnotizzava, e la musica a palla, le emozioni forti e il delirio di poche ore prima, hanno portato a riflettere su cosa conta davvero nella vita. Ha senso affogare i problemi nell’alcool per evitare di affrontarli, o in quel modo sconfiggi le tue paure, anche solo per un po’? Ha senso innamorarsi di una donna appena incontrata, solo per poche ore e tornare estranei il mattino dopo? Tutto ciò che è e che non dovrebbe essere. Voglia di vita, spensieratezza e libertà. A vent’anni vorremmo tutto e non capiamo che spesso tutto è niente. Così passiamo le ore a pensare se è giusto ciò che facciamo. Poi riniziamo da capo ed entriamo in un loop: solita serata, solito posto, con la solita ragazza di turno che ci ruberà l’anima per una notte. E ci va bene così, perché ne abbiamo bisogno: svegliarci il giorno dopo col desiderio di rivoluzione che brucia nello stomaco per sentirci vivi, e niente di più”.


L’Isoladellerose è una band romana formatasi nel 2020. Il nome è ispirato alla storia dell’Isola delle Rose, micronazione fondata nel 1968 al largo delle acque territoriali italiane, volendo riprendere il concetto di libertà per riportarlo in musica. La band è formata da tre componenti: Federico Proietti (voce, chitarra), Andrea Zanobi (basso), Iacopo Volpini (batteria). Di matrice pop, ma influenzati da più generi che spaziano dal rock al funk, parlano loro generazione e del mondo che li circonda per come lo vedono e vivono.


www.facebook.com/Isoladelleroseband – www.instagram.com/isoladellerose_band/ – https://spoti.fi/3Mvf04R – www.youtube.com/c/IsoladelleroseIDR




The Band su Rai 1, la finalissima: arrivano all’ottavo posto con 202 punti i marchigiani N’Ice Cream che vincono in simpatia / VIDEO E FOTO

di Stefano Fabrizi

Arrivano all’ottavo posto con 202 punti i N’Ice Cream, la band che viene da Venarotta, paesino dell’ascolano, a The Band il programma di Carlo Conti su Rai 1. Il 20 maggio la serata finale dove ha trionfato l’Isoladellerose, seguita da Anxia Lytics e Ferreri-Cherry Bombs.

Tutor e band

Questi gli accoppiamenti degli otto finalisti con i rispettivi tutor: Giusy Ferreri-Cherry Bombs, Irene Grandi-N’ice Cream, Dolcenera-Anxia Lytics, Federico Zampaglione-JF Band, Marco Masini-Mons, Francesco Sarcina-Living Dolls, Rocco Tanica-Achtung Babies, Enrico Nigiotti-Isoladellerose.
















N’ice Cream, ultimi ma primi in simpatia

Per la band marchigiana arrivata ultima, ma sicuramente prima per simpatia, una nuova esperienza che li ha fatti conoscere alla ribalta nazionale dopo l’apparizione Tu si que Vales su a  Canale 5. Si sono esibiti per primi e hanno proposto Canzone intelligente di Cochi e Renato accompagnati dalla tutor Irene Grandi. Tra i giudici la prima ad avere voce è Gianna Nannini: “Mi sembra che hanno preso coraggio, bravi. C’è qualcosa che fa sperare sulla musica delle band. Per incoraggiarli sono contenta di loro”. Carlo Verdone: li ho sentiti migliorati, con una canzone atipica e originale”. Asia Argento: “Una canzone cazzeggio, no-sense, ma mi avete divertita”.  Siparietto con la presenza delle fidanzate del gruppo che sono state fatte salire sul palco.


















La biografia

Il gruppo musicale N’Ice Cream nasce nel 2013, nel comune di Venarotta, paese della provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche. Il disco d’esordio viene pubblicato nel 2015 con il titolo di “Gli Viziati“. L’album contiene sei tracce musicali ed ognuna è un singolo inedito, alcuni canzoni sono divertenti ed allegre e vengono alternate da altre più riflessive.

Il singolo intitolato “Tornado” fa riferimento ad un incidente aereo avvenuto sulle montagne dell’appenino ascolano nel 2014. Nel 2019 la band pubblica il singolo intitolato “Le piccole cose” e l’anno successivo “Mica Milano”. Nel periodo della pandemia, con il fermo agli spettacoli dal vivo, hanno deciso di puntare al grande schermo. La loro prima apparizione avviene nel programma talent show di Canale 5, Tu si que vales nell’ottobre del 2021, esibendosi con una cover della canzone “Destinazione paradiso” e ricevendo così quattro sì dai giudici. Successivamente si sono iscritti al programma The Band in onda su Rai Uno, rientrando nelle sedici band selezionate, scremate in seguito in otto.

La band

L’unione della band musicale comincia nel 2013 ed è formata da cinque componenti, tutti autodidatti, tranne il batterista. Mirko Albanesi è la voce del gruppo e dalla sua pagina Instagram personale sembra essere sposato ed avere due figli. Pietro Tassi sembra anche lui sposato e padre di una bambina, ed è sia voce che chitarra elettrica all’interno del gruppo. Matteo Trevisi è un’altra voce e la chitarra acustica dei n’Ice Crem, il basso è Matteo Mariani e Riccardo Galanti il batterista. Hanno cominciato a suonare assieme da giovanissimi, ricreando i pezzi di vari artisti fino a che lanciati dall’entusiasmo hanno deciso di contattare un giovane batterista compaesano, che aveva già esperienza nel campo musicale. Il nome della band deriva da un mix di dialetto ascolano e inglese ed è legato ai ricordi d’infanzia quando i componenti del gruppo andavano a prendere “nu gelato”, diventato N’Ice Cream.

I saluti

Infine parlando del programma i N’Ice Cream hanno precisato: “il clima della trasmissione è ottimo: tutti, a partire da Carlo Conti, ci hanno preso in grande simpatia. Per quanto riguarda noi penso che alla fine credo che ciò che piaccia davvero di noi sia proprio questo nostro aspetto definito provincialotto”.




Marcheinfinite lancia l’idea e Virginia Raffaele incontra gli organizzatori del Jamboree per una reunion con Greg e Arbore: l’invito ora è ufficiale

di Stefano Fabrizi

Marcheinfinite mette a segno un bel risultato con Virginia Raffaele che ha incontrato gli organizzatori del Summer Jamboree Alessandro Piccinini e Angelo Di Liberto (nella foto sopra) dopo la proposta lanciata proprio dal nostro sito: una reunion per il Jamboree con Claudio Greg Gregori. E noi ci aggiungiamo anche Pasquale Petrolo ovvero Lillo e Renzo Arbore (magari al clarinetto).

Virginia Raffaele con Samusà a La Fenice di Senigallia 220421 con Stefano Fabrizi

L’incontro

Ma andiamo per ordine. Ho incontrato Virginia al termine del suo spettacolo al Teatro La Fenice di Senigallia (il 21 aprile) e inevitabilmente il discorso è caduto sulle scenette (che ancora spopolano su youtube) con Lillo e Greg. Le ho fatto presente che spesso Greg è ospite del Summer Jamboree (nell’ultima edizione si è esibito con il suo gruppo The Frigidaires). E lei ha rilanciato dicendomi che recentemente  aveva incontrato Renzo Arbore che le aveva parlato con grande entusiasmo della manifestazione facendole vedere dei filmati.

Alessandro Piccinini Virginia Raffaele e Angelo Di Liberto fb

Il seme

Tanto basta per accendere in Virginia una curiosità che era già latente da tempo grazie ad altri amici comuni. E da qui l’idea: “ma perché non fate una reunion proprio in occasione del Jamboree (dal 30 luglio al 7 agosto) così ti immergi in questa realtà unica nel suo genere in tutta Europa e magari fate qualcosa insieme a Greg a Renzo?”. “Magari!!!”, è stata la risposta immediata e convinta di Virginia. Insomma, il seme è stato gettato. E il seme ha iniziato subito a germogliare grazie a Lara Massi (funzionario del Comune di Senigallia) che si è offerta di far conoscere gli organizzatori del Jamboree a Virginia. E così è stato il giorno dopo, al termine della seconda replica del suo show a Senigallia, dove Alessandro e Angelo si sono presentati. Tant’è che ora l’invito a Virginia Raffaele è ufficiale. “Sarà un problema  – ci dice Piccinini – far coincidere le date, ma ce la metteremo tutta. Virginia si è dimostrata entusiasta di una simile possibilità. Ora aspettiamo per vedere se il germoglio darà il frutto sperato”. 




AMAT chiama, l’Europa risponde. L’ente si aggiudica due nuovi progetti europei

La progettualità dell’AMAT guarda all’Europa e l’Europa risponde. A conferma della capacità dell’ente marchigiano presieduto da Gino Troli e diretto da Gilberto Santini di realizzare nuovi progetti in un’ottica che non si limita ai confini nazionali e regionali, giunge l’eccezionale approvazione di due importanti progetti internazionali con partner europei di grande prestigio: il progetto Open Atelier (progetto triennale 2022-2024 – Europa Creativa) e UpCreate (progetto biennale 2021-2022 – Erasmus+).






Conclusi nel 2021 due importanti progetti europei, Sparse nell’ambito di Europa Creativa (dedicato alle aree rurali europee che nelle Marche si è tradotto anche nel sostegno alle attività di spettacolo dal vivo in 5 comuni del cratere sismico, Camerino, Caldarola, Castelraimondo, Mogliano, Sarnano) e Craft nell’ambito di ERASMUS+, che ha visto gli studenti di ben quattro università europee collaborare con il Conservatorio G. Rossini di Pesaro per un’inedita “opera” teatrale, AMAT è già alle prese con una nuova “europrogettazione”, importante e consolidata pratica per l’ente marchigiano che permette di beneficiare di quelli che vengono definiti “fondi europei”, risorse fondamentali per la crescita di tutto il territorio.

Open Atelier nasce da una rete interdisciplinare di sette partner composta, oltre che da AMAT, da quattro musei (Skagen, Danimarca, Lubiana, Slovenia, Reykiavìk, Islanda, Mora, Svezia) e due Università (Politecnico di Milano e Aalborg, Danimarca, ormai solido partner di AMAT per numerose esperienze in campo internazionale) con una visione comune, quella di rafforzare la capacità dei musei di relazionarsi con nuovi pubblici, sperimentando – grazie allo spettacolo dal vivo – nuovi modi di esplorare e presentare il patrimonio culturale ai cittadini in chiave contemporanea e creativa. Le attività del progetto sono degli atelier, come recita il nome del progetto, in cui i processi partecipativi, dedicati in particolare ai giovani, si legano alle tematiche delle opere esposte alla ricerca di un approccio innovativo e sperimentale per interpretare e conoscere le opere d’arte.

UpCreate coinvolge, accanto ad AMAT per l’Italia, diverse istituzioni culturali (Gustav Mahler Festival, Steinbach Am Attersee, Austria, Museums and Galleries, Lubiana, Slovenia, Einar Jónsson Museum, Reykiavìk, Islanda, Skagen Museum, Danimarca) chiamate a collaborare con uno specialista di attività culinarie (Alchemist Taste Lab, Danimarca) e l’Università di Aalborg, al fine di contribuire allo sviluppo del settore creativo tra i giovani sperimentando l’intreccio tra cibo e arte. Per AMAT è in corso la parte centrale del progetto tramite la call FOOD & MEMORY (fino al 25 marzo, disponibile al link http://up-create.eu/, per informazioni upcreate@amatmarche.net) dedicata a studenti residenti nella regione Marche tra i 18 e i 25 anni, che consiste nel selezionare un testo scritto, legato ad un ricordo evocato da un sapore, un profumo, un determinato tipo di cibo capace di evocare un evento, un’esperienza, un particolare momento della propria esperienza. Il vincitore potrà partecipare a un laboratorio internazionale, della durata di una settimana, alla Biennale di Venezia Arte nel mese di novembre 2022.




Facciamo Rete: 58 Associazioni del Terzo Settore delle Marche  in rete per offrire servizi di assistenza alla comunità. Contro la povertà, la solitudine e il disagio sociale acuita dall’emergenza Covid-19

Ben 58 Associazioni di volontariato del Terzo Settore marchigiane scendono in campo lavorando in rete, per contrastare gli effetti di esclusione sociale, precarizzazione e marginalizzazione della comunità, acutizzati dalla pandemia.


Questo il progetto “Facciamo Rete – Terzo settore Marche per l’emergenza Covid 19” finanziato dalla Regione Marche con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che vede in prima fila 14 enti no profit regionali, con Anpas Marche capofila, riuniti in Associazione temporanea di Scopo, Ats, in collaborazione con altre 44 Associazioni, per un totale di oltre 800 sedi e circoli locali su tutta la regione.

“Facciamo Rete” mette a disposizione della comunità un’ampia gamma di servizi di assistenza destinati ad anziani, persone in condizione di povertà e disagio, giovani e studenti, minori e famiglie, persone con disabilità, migranti e altre categorie in difficoltà.

“Aiutando le persone fragili – dichiara l’Assessore regionale Giorgia Latini – provvedendo ai bisogni primari di chi ha di meno, collaboriamo alla costruzione di una società più giusta. La Regione sostiene con oltre 800 mila euro questo importante progetto che, oltre alle buone finalità sociali, propone un metodo buono, la rete. Attraverso le tante Associazioni che collaborano riusciamo a intervenire laddove le Istituzioni non riuscirebbero: questa è sussidiarietà, uno strumento che ci aiuta a rispondere alle necessità e ai bisogni delle persone in maniera efficace”.

Punto di riferimento pubblico per accedere ai servizi offerti da “Facciamo Rete  il numero verde 800.366.811 ogni giorno a disposizione dalle ore 9 alle 18 (esclusi i festivi) dove il personale di Anpas Marche, appositamente formato, offre agli utenti  una prima risposta indirizzandoli verso le diverse organizzazioni della rete, in base ai bisogni espressi e ai servizi sui territori dei partner del progetto.

Servizi di sostegno, attivati con una particolare attenzione alle aree interne colpite dal sisma del 2016 dove le comunità si sono trovate ancora più in difficoltà tra post sisma e pandemia, riconducibili a tre macroaree d’intervento.

Contrasto alla povertà per dare risposte concrete ai bisogni primari di persone senza dimora; solidarietà alimentare e altre forme di sostegno a situazioni di indigenza; azioni volte all’assistenza sociale e al sostegno psicologico a persone in condizioni di esclusione sociale; orientamento e re-inserimento al lavoro; miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie in stato di disagio sociale, preesistenti o “nuove”, causate dal prolungarsi dell’emergenza Covid-19.

Azioni volte a contrastare l’emergenza epidemiologica, sostegno a domicilio e a distanza che prevedono attività di sostegno a domicilio per persone in difficoltà o non autonome, fragili, mediante interventi che riducano l’isolamento e rafforzino il senso di comunità. Consegna a domicilio di spesa, farmaci e beni di prima necessità. Supporto a chi vive condizioni di solitudine sia fisica che psicologica, alle categorie più fragili, a persone con disabilità e alle loro famiglie. Contrasto alla povertà educativa e a problematiche di apprendimento scolastico, di mancanza di strumenti e risorse per le attività ludico-ricreative, di limitato esercizio fisico. Riduzione del gap digitale, con azioni formative o consulenze, per aiutare chi non ha dimestichezza con le nuove tecnologie e i servizi digitali.

Supporto al tessuto associativo regionale per potenziare la capacità dei soggetti del terzo settore marchigiano di lavorare in rete e innovare i propri servizi. Le azioni intendono sostenere le associazioni, anche quelle più piccole, meno strutturate, nelle aree interne. Riattivare attività ricreative, ludico sportive e formative. Sperimentare percorsi di formazione nell’ambito del welfare e promuovere anche la riattivazione di attività culturali.

“Facciamo Rete” è realizzato in partenariato da: Anpas Marche Odv (capofila); Acli Marche Aps; Ada Marche Odv; Adiconsum Marche Aps; Aias Pesaro Odv; Anmil Marche Aps;  Anteas Marche Aps; Arci Marche Aps; Avis Marche Odv; Auser Marche Aps; Centro di ascolto e di prima Accoglienza Odv – Macerata; Centro di solidarietà Marche sud Odv; Csi Marche Aps; Legambiente Marche Aps; con il supporto tecnico del CSV Marche, il patrocinio di Anci Marche, del Forum terzo settore Marche, della Bottega Terzo Settore Ascoli Piceno e dell’Alleanza contro la povertà nelle Marche.




La Regione Marche assegna al Carnevale 2021 50.000 euro

Se in questi giorni il Carnevale di Fano ha dovuto fare i conti con il rinvio “forzato” di parte della manifestazione alla prossima estate è notizia delle ultime ore che dalla Regione arriveranno maggiori contributi per l’edizione 2021.

“Una notizia che ci fa ovviamente piacere – dice la presidente dell’Ente Carnevalesca e neoeletta nel Consiglio Direttivo dell’associazione Maria Flora Giammarioli – e che testimonia come la Regione Marche creda nella manifestazione. Non posso che ringraziare la giunta Acquaroli per questo ed in particolare il presidente e l’assessore regionale Francesco Baldelli che sin dal suo insediamento si è dimostrato sempre molto attento alle esigenze del Carnevale e ci ha sempre dimostrato la sua vicinanza avendo capito le potenzialità lavorative, turistiche e culturali della manifestazione”. Un traguardo in più per

Il contributo è stato assegnato al Carnevale tramite bando. Il Comune di Fano, che ha fatto domanda per conto della Carnevalesca, è arrivato secondo in graduatoria, “questa la concreta dimostrazione – sottolinea l’assessore Baldelli – della grande attenzione che la giunta Acquaroli nutre per un evento di antica data e di grande richiamo turistico, che unisce tradizione e presente, all’insegna del sano divertimento”.    

“Dietro al Carnevale di Fano, il più antico d’Italia per la sfilata di carri, ci sono grandi professionalità che vanno sostenute, soprattutto in questo periodo di grandi difficoltà – continua l’assessore -. Il contributo, oltre a supportare un evento che dà prestigio all’intera regione, ha anche l’obiettivo di tutelare e valorizzare le grandi capacità dei maestri carristi, la cui esperienza è di fondamentale importanza per formare le maestranze del domani e per assicurare un futuro certo al Carnevale di Fano”.




Incontri straordinari con il Me bambino, il Natale e quelle coperte rimboccate

di Paolo Pirani

Ultimo incontro di questo 2021 oramai al tramonto.  L’appuntamento, con chi vorrà, è per il prossimo anno, al secondo giovedì di gennaio, dopo l’Epifania che, come da tradizione popolare “ogni festa si porta via”. Invece, io vorrei che mai come questa volta coincidesse con la rinata speranza in un futuro prossimo migliore in tutto e per tutto al presente nel quale ci dibattiamo da due anni in preda ad una sorta di collettiva sindrome bipolare.

Verso un Natale che cancelli la rassegnazione e porti una luce di rinascita

E mai come quest’anno desidero che il prossimo Natale demarchi il confine tra la disperazione o la rassegnazione dell’oggi e il raggio di potentissima luce che “nasce” e si propaga in questo nostro sempre più sgangherato universo mondo.   Combattendo con coraggiosa determinazione contro ogni forma di intolleranza, ignoranza e violenza, verbale e fisica, con la sola ma impareggiabile arma dell’amore.

L’amore che batta il mondo di mondo di Fantasìa

L’amore, che condizioni positivamente ogni pensiero, ogni azione del nostro quotidiano incedere, anche quando ci sentiremo vuoti, incupiti, abbandonati. L’amore, che fa battere il nostro cuore – diceva l’immenso Eduardo – anche quando non batterà più; che ci scuota dall’apatìa dell’abitudine, magari riandando con la mente a ritroso nel tempo, navigando nei ricordi più belli e più intimi: quelli che ancora adesso sono capaci di farci battere il cuore, farci emozionare, ricaricarci come una batteria esausta. E, senza rimanere imprigionati nel mondo di Fantasìa o di ciò che è stato, e che l’onda lunga del ricordo sembra inevitabilmente ingentilire, spiccare il volo o mollare gli ormeggi verso gli incontaminati lidi di una nuova promessa, di un’altra Primavera. Perché “ogni giorno sia sempre una nuova Primavera”.

L’incontro con Me bambino

Ecco il senso di questo incontro, o forse meglio il racconto di un incontro, ancora una volta con l’Altro me, con il Me bambino, con un Me che vagheggio (credendo tuttavia di esserne convinto) possa sovrapporsi a quello di tutti coloro i quali hanno avuto ed hanno tutt’ora il privilegio di vivere l’intensità sentimentale di “quella” Notte Santa.   

 Guardando in alto alla ricerca della Cometa

… era una notte buia e tempestosa… no, non è vero, quello è l’incipit di un romanzo d’appendice (uno dei tanti). Dunque non era una notte buia e tempestosa, tutt’altro, era serena, fredda e serena. Si gelava, ma vestito da cosacco avvertivo appena l’alito del vento che pungeva il viso. E se non fosse stato che seguivo passo passo genitori e parenti radunatisi per le Feste, avrei sicuramente urtato un muro, un segnale stradale, insomma uno qualunque degli ostacoli di strade e viottoli che peraltro mandavo ormai a memoria. E perché rischiavo quell’inciampo ?. Perché “viaggiavo” guardando in alto, fissando un cielo nero, ma trafitto di stelle mai così (mi sembravano) luminose, ravvicinate. E tra esse pensavo, o meglio speravo di intravedere la Cometa, quella che dicono si manifesti proprio nella “notte santa”, magari soltanto la coda, una sorta di stella cadente, simile a quella che avevo fissato un attimo prima sopra la capanna della Natività del presepio che allestivo nello stanzino, tradizionalmente adibito a quel piacevole sforzo creativo.

Quel regista che faceva arrivare Babbo Natale e imbiancava le strade

E poi guardavo i tratti delle case, dei palazzi che oltrepassavo ascoltando il passo cadenzato di noi tutti sull’acciottolato e il brusio attutito dei discorsi come un confortevole “basso continuo” nelle orecchie: la colonna sonora di quel minuscolo viaggio. Fissavo i tetti che mi sembravano, anche loro, diversi dal solito, come posso dire ?, più puliti, quasi levigati, ad opera chissà di chi, forse dei proprietari che tali li avevano resi evidentemente per farci glissare sopra la slitta di Babbo Natale. Già, pure lui immancabile all’appuntamento con la Notte Santa. … poi, all’uscita dalla chiesa, era tutto bianco … Un regista abile come nessun altro aveva predisposto quell’effetto, che però avevo avvertito inconsciamente durante il rito, percependo un profumo antico, con la voglia di uscire subito a verificare quel convincimento.

E quel vin brulè e quegli auguri mentre continuava a nevicare

… e la Proloco aveva predisposto un baracchino con castagne e vin brulé… e gli auguri scambiati anche con sconosciuti inguantati e infreddoliti ma sorridenti, affabili, inclini a stringere mani e a sciogliersi in abbracci come mai, e poi a ritroso, verso casa, mentre riprendevo a fissare stelle e tetti, con la rinnovata speranza di un incontro speciale, finalmente, atteso ogni santa notte da almeno un mese. E riprendeva anche a nevicare, fitto fitto ma senza vento, quasi una carezza nell’aria raddolcita. “Presto, a letto, che poi qualcuno passa coi regali …”.

Nasce il Bambino in ogni casa e il conforto delle coperte rimboccate

Ma, prima, si depone il Bambino nella capanna tra Maria e Giuseppe, col fiato del bue e dell’asino che ho sempre avuto l’impressione disegnassero fumetti come me stesso all’aperto un attimo prima, tra fiocchi di neve come infinite lucciole d’estate. A letto certo, con le coperte rimboccare da mani amiche e confidenti, prima degli auguri sussurati con il bacio della buonanotte. Della notte Santa, di quella notte che avvertivo unica, immensa, confortevole e foriera di eventi straordinari, ai quali stavo partecipando insieme a miliardi di altri esseri viventi, umani e animali, pastori e angeli. Un po’ come far parte del respiro del mondo … e addormentarsi assaporando l’aroma del caffè preparato per Babbo Natale, le voci dei “grandi” che si mescolano nei sensi ormai intorpiditi di un me in viaggio stavolta verso Morfeo, gli auguri rinnovati e .. a domani. Si, domani, … Auguri, auguri, auguri!!!




Charlot, la musica e il Natale

di Fabio Brisighelli                                                                            

Ha detto Federico Fellini: “Da bambino associavo Charlot al panettone, a Papà Natale, alla neve…”. Nel sottoscrivere l’affermazione, preciso a mia volta: al “Valzer delle candele”.


Ne La febbre dell’oro c’è, tra le tante, una sequenza di toccante poesia: la composita popolazione dei cercatori stipata nella locanda del villaggio a far festa per il nuovo anno, scoccata la mezzanotte, forma un anello di mani  e di braccia incrociate, saldate le une alle altre nell’attimo solidale dell’augurio; e intona il celebre motivo. Note già di per sé così suggestive, calate su quella particolare scena, paiono caricarsi di significati profondi.  E’ l’arte di Chaplin: universalizzare il messaggio anche con l’aiuto di un marginale dettaglio in musica.


Divertenti o tristi, di frizzante progressione sonora o di liricissima fluidità cantante i suoi commenti musicali, mutuati all’occorrenza dalla riserva del “classico”, sono puntuali contrassegni attivi del capolavoro in immagini, segnali identificatori mirabili della pellicola, anche per la loro frequente funzione di succedanei unici del sonoro.


In Tempi moderni, bellissimo omaggio terminale al genere muto, la voce del piccolo-grande “vagabondo” s’accende per la prima volta e arricchisce l’armamentario inesauribile delle sue gags mimico-gestuali con quella sorta di esilarante esperanto in cui l’attore traduce il motivo “Io cerco la Titina”.


Ma già prima, in Luci della città, la deliziosa “Violetera” ammantava di un’intensa epperò composta commozione l’affetto sincero e altruistico di Charlot per la povera fioraia ceca.


L’acme del più felice, reciproco rimando tra situazione scenica e corrispondente illustrazione in musica è forse comunque raggiunto ne Il grande dittatore, in due momenti indimenticabili: quando il barbiere Charlot, nella bottega del ghetto ebraico, scandisce con stacco di tempi impagabile quanto esilarante le fasi successive di una rasatura perfetta sul cliente usando la tagliente lama con l’eleganza di una bacchetta orchestrale, sulle coinvolgenti accelerazioni insistite di una conosciuta danza ungherese di Brahms; e quando – momento cinematografico sublime – il suo involontario alter ego, il suo Mister Hyde sosia dittatore di Tomania (quell’Hynkel scoperto nella naturale identificazione con il vero Führer germanico, e per ciò stesso straordinariamente profetico), gioca e prende eloquentemente a calci il pallone-mappamondo sulle note introduttive del  Lohengrin wagneriano, prima che il subitaneo scoppio giunga a stroncare in una lungimirante avvisaglia premonitrice ogni cullato sogno di grandezza.


Passa per Luci della ribalta l’ultimo grande leitmotiv chapliniano (chi non lo conosce?), che risuona come un ispirato inno alla vita e alla speranza sino al suo mesto epilogo, quando sul vecchio clown Calvero morente dietro le quinte di un’estrema performance artistica di rinata grandezza  si sovrappone l’immagine della ballerina: la musica allora si accende, piroetta insieme con lei lanciandosi nel vortice di una riacquistata fiducia nell’esistenza.

                                                               




Incontri straordinari: il Tempo e l’Amore, ricordi ed emozioni della notte della Lanterna Azzurra di Corinaldo

di Paolo Pirani

Quello di oggi è un incontro del tutto particolare, o meglio ancora più “straordinario” degli altri, di quelli che l’hanno preceduto e, probabilmente, di quelli che lo seguiranno. E’, ancora una volta, il racconto di un incontro; l’incontro con un avvenimento di qualche anno fa; l’incontro con persone, volti, emozioni, dolore, speranza.

E’ l’incontro, anche, con i valori della vita: riflessioni che nascono libere e potenti, vibranti e concomitanti ad eventi che segnano nell’animo, nel corpo; che lasciano ferite difficilmente rimarginabili perché c’è tanta umanità coinvolta, sofferente e assetata di vita, di tempo, d’amore. Ecco, appunto, il tempo e l’amore. Altri due cardini di ogni esistenza, elementi sui quali si giocano spesso i destini del mondo ma anche di ogni persona, di ciascuno di noi. Un attimo che può essere infinito, un infinito che può essere fuggente come l’attimo (carpe diem, capitano mio capitano, …).

Sia dunque, questo, l’incontro con due cavalli di razza, due formidabili lottatori, due gemelli fantastici e talvolta antagonisti: il TEMPO e l’AMORE.

Mentre si mette in moto il marchingegno della memoria, del ricordo, la réverie dei cugini d’Oltralpe, di una notte, di un luogo (Corinaldo), di una Lanterna (azzurra), di un fatto, di vita e di morte, di coraggio e disperazione, di giustizia e perdono. Insomma di valori: due sugli altri.


IL VALORE DEL TEMPO E IL TEMPO DELL’AMORE

Sull’onda lunga di un 7 dicembre

Lo spazio, una discoteca; una denominazione “evocativa”: Lanterna azzurra (fa venire in mente le mille e una notte); un colore: l’azzurro, istintivamente ricollegabile a cieli sereni, mari incontaminati (chissà perché quasi sempre orientali, esotici), il mantiglio della Vergine in tanta iconografia devozionale; un paese di 5000 anime, camini accesi nell’intimità delle case, i primi preparativi per la festa delle feste, il Natale che si approssima. Ma anche l’affollamento di giovani e giovanissimi fans di un rapper … Sfera Ebbasta (che basta e avanza), artista del ritardo; sciagurati utilizzatori di spray al peperoncino per scopi tutt’altro che alimentari.

Poi la confusione assoluta, una calca impaurita che si riversa all’esterno, una balaustra che cede, la caduta nel buio, il dolore infinito, la rabbia.

IL RICORDO

Il tempo: un attimo una vita

“Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo -recita l’Ecclesiaste-: un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato, … un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare, … un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci, … un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace …”.

Mi chiedo se si parli di uno stesso tempo o di tempi diversi, frazioni, riflessi diversi dell’unico tempo che scorre incessantemente.

Ripenso a “Tempo di vivere, tempo di morire”, romanzo di Erich M. Remarque del 1954 (non suoni inverecondo l’accostamento), da cui il film di Douglas Sirk “Tempo di vivere”, quattro anni dopo.

Mi incalzano matasse di pensieri, suggestioni, enunciati.

Torna persino il riecheggio familiare di “Quell’antico colore del tempo”, retaggio a me  caro di un’amichevole consuetudine con Corinaldo e la sua gente per sette lustri.

Incontri straordinari: il Tempo e l'Amore, ricordi ed emozioni della notte della Lanterna Azzurra di Corinaldo

IL PASSATO E IL FUTURO

E l’illusione del presente

A fondamento del suo costrutto drammaturgico, riferiva Carmelo Bene che il tempo presente non esiste, così come per la fisica e gli Stoici; esistono invece il passato e il futuro: anteriore, specificava, come qualcosa di comunque già accaduto, tipo i buchi neri: fascinoso ma deviante elemento di riflessione per un’altra occasione. Esiste, al massimo, un presente puntiforme, un attimo peraltro fuggevole, anzi fuggito non appena citato, assieme alla “setta dei poeti estinti”.

Per contro e paradosso, siamo condannati o rassegnati a vivere l’illusione del presente: un tempo che dilatiamo a dismisura con incredibile forza di volontà, di auto convincimento, di cosciente impostura. Ma è solo vaquità, assenza, il sogno di un’ombra.

IL VALORE DEL TEMPO

Chi ha tempo non perda tempo

Mi sorprendo a riflettere, a maggior ragione dopo questi sobbalzi esistenziali, su quale sia il valore del tempo. Un valore economico, sociale, morale? E a quale categoria del consesso umano potrei chiederlo senza conoscerne in anticipo la risposta?

Vorrei sperare che non resti a galla solamente la percezione del valore venale del tempo, la sua pur comprensibile  monetizzazione per esempio in ambito imprenditoriale; cosa che, assieme al parallelo concetto della velocità d’esecuzione, sembra caratterizzare l’odierno agire (agitarsi) del singolo nell’ingorgo del quotidiano. “Chi ha tempo non perda tempo”, riferisce tuttavia un adagio popolare, saggio riscontro di vita vissuta. Di saggezza, appunto, non di superficialità, di ignavia allegramente praticata.

Perché c’è la quantità ma anche la qualità del tempo. C’è dunque il tempo dell’impegno e quello del gioco, come pure quello del riposo (a meno di non ritenerci macchine indistruttibili a ciclo continuo, stile il chapliniano Tempi moderni). 

E IL TEMPO DELL’AMORE?

Un sentimento fuori moda

Non si scandalizzi nessuno, forse non ce ne siamo accorti, ostentando una pubblica indifferenza, quasi un’insofferenza per un sentimento ritenuto fuori moda. Forse (quanti forse), affannati recordman dell’ultimo chilometro, fingiamo indifferenza o al contrario strafottenza verso questo straordinario, unico e irripetibile stato di grazia, puntiforme come il presente degli Stoici se vogliamo, eppure molto più prossimo al respiro dell’universo di qualsiasi altro sentimento.

L’amore, che si declina anche in tolleranza, solidarietà, accoglienza, comprensione, giustizia e perdono. Ecco, siamo giunti quasi al termine del viaggio. Un viaggio nel tempo, né in avanti né indietro, in senso circolare, attorno a un concetto, ad una sensazione, un’emozione.

AMORE E MORTE DI LEOPARDIANA MEMORIA

C’è un tempo per vivere e un tempo per morire

“C’è un tempo per vivere e un tempo per morire”, come è stato detto. Ebbene, che non siano mai coincidenti queste due temporalità; che il Dio dei cristiani o del Walhalla ci risparmi altre simili esperienze. Noi che, intimoriti dall’abbandono delle certezze costruite a nostra immagine nel corso del tempo, procediamo facendoci guidare dal pifferaio di turno, dovremmo tornare ad impossessarci del tempo, ma per davvero non in modo surrettizio. O, invece, abbandonarci ad esso, come ad un flusso che ci trapassa nel bene e nel male da secoli eterni e per l’eternità. Salvando, per lo meno, il tempo della giustizia e, aggiungerei, quello del perdono.

Non come due dei quattro cavalieri dell’Apocalisse; non come Amore e Morte di leopardiana memoria e nemmeno come i “lottatori eterni” del dannato francese dei Fleurs. Semplicemente come due facce della stessa medaglia; due derive dello stesso sentimento; le parallele di un esercizio quotidiano. Due fuochi che ardono anche in assenza di ossigeno, come il cuore di Eduardo che, disse a Taormina nell’84, “… continuerà a battere anche quando si sarà fermato”.

GIUSTIZIA E PERDONO

Il vero e unico meccanismo che “move il sole e l’altre stelle”

Giustizia e perdono, anzi per – dono o ancora meglio dono – per – dono, come dono che posso fare o ricevere. Che non significa prefigurare una via di fuga dalle responsabilità, semmai un balsamo che lenisce una ferita che nessun tempo potrà però rimarginare.

Se l’amore è un sentimento senza tempo, questo nostro non può che essere, irreversibilmente, il tempo dell’amore.

Non temano i vecchi di vibrare d’amore ancora una volta, non rifuggano i giovani dai turbamenti del cuore a causa d’amore.

Perché quello è il vero e unico meccanismo che “move il sole e l’altre stelle”.




Colleghi e amici ricordano Gianni Rossetti a Jesi. Il ct Mancini: “Una persona perbene”

di Stefano Fabrizi

A Jesi, nella Sala Maggiore del Palazzo della Signoria di Jesi, si è ricordata, a oltre un anno dalla sua scomparsa, la figura di Gianni Rossetti, per oltre vent’anni presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche e presidente dell’Aurora Calcio proprio quando il ct della Nazionale, Roberto Mancini, muoveva i primi passi nel mondo del calcio. A condurre l’evento Andrea Carloni (presidente dell’Unione Stampa Sportiva delle Marche) davanti alla moglie Olinda e ai figli Luca e Francesco di Rossetti.  Dell’Ordine presenti anche il vice presidente Alessandra Pierini, il segretario Stefano Fabrizi e il tesoriere Egidio Montemezzo, la consigliera Teresa Valiani e la rappresentate per le Pari Opportunità Paola Cimarelli. Inoltre, per  “Massa Actii” erano in sala il presidente e direttore responsabile di QdMNotizie, Oddino Giampaoletti, il vice-direttore Pino Nardella, il direttore editoriale Sergio Federici e il caposervizio sport Evasio Santoni









La voci che hanno ricordato Rossetti

A ricordare Rossetti nelle più diverse sfaccettature, dopo i saluti dell’assessore alla cultura di Jesi Luca Butini e del prefetto Darco Pellos, firme e voci del giornalismo marchigiano: il presidente dell’Ordine Franco Elisei, la direttrice dell’Istituto di Formazione Giornalistica di Urbino Lella Mazzoli (“Rossetti è stato il pilastro della scuola), Massimo Carboni Pontieri, compagno della Rai e amico di una vita (ha raccontato aneddoti che hanno rivelato la simpatia del collega scomparso), Claudio Sargenti, che ha raccolto il testimone di Rossetti alla guida del Festival  del giornalismo d’inchiesta di Osimo (sua la presentazione del video realizzato da Giovanni Pasimeni sulla figura di Rossetti che ha ricordato alcuni momenti della vita professionale di Rossetti affermando che nelle teche Rai c’è un vero giacimento di “girati” grazie al tg itinerante realizzati da Rossetti). E poi il commosso scritto di Nicola Di Francesco che ha affiancato Rossetti nei vent’anni di presidenza dell’Ordine. A chiudere le testimonianze l’intervento di Sergio Federici dell’Associazione  “Massa Actii”  che edita il Massaccio, testata storica della Vallesina,  che aveva visto l’impegno di Rossetti.
















Un protagonista del giornalismo marchigiano

“Gianni Rossetti è stato un grandissimo protagonista del giornalismo marchigiano, l’Ordine nella nostra regione è nato, nel 1986, grazie a lui”,  ha ricordato Elisei. Nel ripercorrere la carriera e la vita di Rossetti, in molti hanno voluto sottolineare la “grande professionalità e la grande umanità di un uomo che ha dato tutto alla professione e alla sua famiglia”. Elisei ha ricordato come l’Ordine dei giornalisti abbia anche in progetto di realizzare un volume proprio per Gianni: “I colleghi e gli amici che volessero scrivere un suo pensiero, un ricordo possono farlo e inviarlo all’email dell’Ordine Marche”.  E infine Elisei ha ricordato i suoi tanti interessi, le sue “intuizioni” come una mostra itinerante di opere di artisti marchigiani sull’informazione, la cura per la piccola editoria locale, la preparazione dei giovani.





































https://youtu.be/Sid6_CLpXk0

Roberto Mancini: “E’ stato un uomo perbene”

Poi l’atteso collegamento video con il ct della Nazionale Roberto Mancini che ha risposto alle domande di Andrea Carloni e poi di Guido D’Ubaldo, caposervizio centrale del Corriere dello Sport e presidente dell’Ordine giornalisti Lazio. Mancini ha ricordato Gianni Rossetti come “una persona perbene, lui era il presidente per eccellenza”. “All’Aurora (dove Mancini ha mosso i primi.. passi), i boss erano Don Roberto e Gianni –  rievoca il ct (presente in sala anche il papà Aldo) – ed ho avuto la fortuna di avere vicine agli inizi, oltre a mio padre e mia madre, persone come queste che hanno saputo trasmettermi in quell’ambiente i valori giusti. Probabilmente oggi sarebbe più difficile”. L’impegno sociale in quell’Aurora da cui Mancini spiccò il volo verso il grande calcio vide pure Rossetti tra i fondatori della compagine insieme a Carlo Barchiesi e Primo Novelli. Infine, e non poteva mancare, Mancini ha anche toccato il tasto del suo rapporto con i media e ha espresso fiducia per i playoff di marzo per i Mondiali 2022 in Qatar.

https://youtu.be/X0o3cee4qUc




Sanremo 2022: i retroscena a Civitanova con Fiorello e Amadeus, i 22 big in gara, le Marche all’Ariston

di Stefano Fabrizi

Amadeus prima di comunicare il 4 dicembre i nomi dei 22 big che parteciperanno al Festival di Sanremo 2022 è corso a salutare l’amico di sempre Fiorello impegnato nel suo nuovo show live. L’occasione è stata colta venerdì 3 dicembre al Teatro Rossini di Civitanova. Con Amadeus c’erano due noti impresari Pasquale Mammaro e Lucio Presta. Alla compagnia si è aggiunto Fargetta invitato direttamente da Fiorello una volta appreso che il noto dj si sarebbe esibito alla Serra, locale di Civitanova Marche. Non sappiamo cosa si siano detti nei camerini. Sull’argomento c’è stato il massimo riservo. Anzi, non doveva neppure trapelare la notizia della presenza dei 3+1, ma la notorietà quanto meno di Amadeus non poteva passare inosservata. 

Una coincidenza?

Ora, la coincidenza che il giorno dopo Amadeus abbia svelato i nomi dei big, lascia poco spazio alla… coincidenza. Nulla è stato detto sulla partecipazione “attiva” di Fiorello al prossimo Festival, ma c’è da scommetterci che Rosario non lascerà solo Ama. Anche perché l’edizione 2021 del concorso canoro ha visto mattatore e “salvatore” del Festival proprio Fiorello che, come tutti, d’altronde, ha dovuto lavorare senza un pubblico in platea con una difficoltà non indifferente.


sanremo i big

Ecco i big in gara per Sanremo 2022

Grandi ritorni, prime volte e duetti inattesi. Amadeus, direttore artistico e conduttore del prossimo Festival di Sanremo, ha svelato il cast dei 22 cantanti in gara all’edizione 2022. Ai 22 big scelti si aggiungeranno i due vincitori di Sanremo Giovani, che saranno proclamati il 15 dicembre.

Elisa
Dargen D’amico
Gianni Morandi
  • Ditonellapiaga
  • Donatella Rettore
Noemi
  • Highsnob
  • HU
Le Vibrazioni
Sangiovanni
Massimo Ranieri
La Rappresentante di Lista
Ana Mena
Emma
Achille Lauro
Michele Bravi
Iva Zanicchi
Rkomi
Fabrizio Moro
  • Mahmood 
  • Blanco
Giusy Ferreri
Irama
Giovanni Truppi
Aka 7even

Enzo Mazza: la carica dei dischi di platino

A mettere in fila in numeri la potenza di fuoco dei cantanti che si sfideranno dall’1 al 5 febbraio è il ceo della Fimi, Enzo Mazza: “17 degli artisti in gara a #Sanremo2022 hanno ricevuto uno o più award di platino nella loro carriera dal 2010 in avanti. Complessivamente sono 280 i dischi di platino accumulati dal cast dei BIG del prossimo Festival”, scrive su Twitter. E’ dal 2010, infatti, che la Federazione dell’industria musicale ufficializza le certificazioni di vendita delle registrazioni musicali e il disco di platino premia le 50 mila copie vendute.

Enzo Mazza
Enzo Mazza

I giovani che sbarcano in Riviera

Mazza evidenzia “un altro record” di Sanremo 2022: “Non credo di aver mai visto un cast con tre artisti che sono stati primi in classifica @FIMI_IT e subito in gara al Festival”. Il riferimento è a Sangiovanni (17 dischi di platino), Rkomi (33 platini) e Blanco (27 platini): parliamo di artisti in grado di collezionare rispettivamente 2,2 milioni, 4 milioni e 3,2 milioni di ascoltatori mensili su Spotify. Poi c’è la spagnola Ana Mena che viaggia sui 5 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e 16 dischi di platino. O ancora Irama (29 platini), Elisa (34), Emma (28), Giusy Ferreri (18), solo per fare alcuni esempi di un cast “molto vicino all’andamento del mercato, ai gusti del pubblico che ama e consuma musica”, chiosa Mazza.

Morandi e Jovanotti

Morandi e Jovanotti

Campioni dello streaming, emergenti, sorprese – su tutte, la coppia formata dal rapper Highsnob e dalla cantante Hu – saranno in gara insieme con voci storiche della musica italiana come Massimo Ranieri, Iva Zanicchi, Gianni Morandi. “Canterò una canzone scritta per l’occasione da Lorenzo Jovanotti. Il suo entusiasmo, la sua generosità, la sua allegria e la sua amicizia, mi hanno contagiato e convinto a proporre la mia partecipazione. Ringrazio Amadeus che ha scelto anche la nostra canzone fra le 22 che saranno in gara. Sono entusiasta, emozionato come un debuttante”, scrive Morandi sui suoi profili social. Gli fa eco Jova: Morandi “mi ha chiesto qualche mese fa se avevo una canzone che mi facesse pensare alla sua voce e alla sua storia e da quel giorno ci ho pensato finché poi di colpo è arrivata e l’ho chiamato gridandogli ce l’ho! Ha ascoltato il mio demo ed è arrivato da me, ma tutt’altro che in ginocchio, era contento di lavorarci e di trovare la tonalità. #ama l’ha ascoltata e l’uomo dei fiori ha detto SI! adesso la finiamo per bene. Il ritorno di #gianni su quel palco sarà emozionante. Sono contento che il pezzo sia stato ammesso alla gara, per me essere parte di questa cosa è molto bello, mille pensieri si affollano nella mia testa, molti ricordi legati alla mia vita di appassionato di musica e di spettacolo, e altrettanti legati al futuro di un artista come #morandi che ha questa voglia di giocare, partecipare, emozionarsi ed emozionare. Restiamo uniti!!!!!”, conclude citando lo slogan di Morandi conduttore (nel 2011 e 2012) a Sanremo, dove ha vinto nel 1987.

  • Donatella Rettore
  • Ditonellapiaga
  • Beppe Vessicchio

Il ritorno di Elisa, Donatella Rettore e Beppe Vessicchio

Elisa tornerà all’Ariston vent’anni dopo la vittoria con Luce (Tramonti a nord est) con un brano che ha “tenuto in un cassetto per anni, il suo destino era di aspettare Sanremo e il 2022 per incontrarvi. Sarà un momento importante di questo viaggio appena iniziato, e ce ne saranno altri…”, sottolinea l’artista, spiegando che Sanremo è uno dei tasselli del nuovo progetto discografico in uscita nel 2022 per Island Record. Donatella Rettore sarà al festival con Ditonellapiaga: “Sentivo il bisogno di dire delle cose, Sentivo la necessità di tracciare la mia strada verso il mio futuro musicale. Su quel palco io e @ditointhepiaga faremo una grande festa e voi siete tutti invitati”. Tra foto in bianco e nero di Morandi e Ranieri insieme, “i ragazzi irresistibili della canzone italiana”, sul web spopola anche il ritorno del maestro Beppe Vessicchio, una delle star del festival, sul palco con Le Vibrazioni.

Molto limitata la quota band

Solo Le Vibrazioni e La Rappresentante di Lista, dopo l’ottima prova dell’anno scorso, hanno staccato il pass per l’Ariston. A questi 22 si andranno ad aggiungere altri due artisti in arrivo tra i 12 finalisti di Sanremo Giovani (Bais, Martina Beltrami, Destro, Esseho, Littamè, Oli?, Matteo Romano, Samia, Senza Cri, Tananai, Vittoria e Yuman). 

Dardust, Dario Faini
Dardust, Dario Faini

I marchigiani a Sanremo

Tra i big troviamo la cantante fermana Federica Ferracuti, ovvero Hu, che si presenterà sul palco dell’Ariston con Highsnob, al secolo Michele Matera di Avellino. Inoltre, non mancherà la mano di Dardust, ovvero Dario Faini di Ascoli, che nel 2019o ha portato al primo posto Mahmood (che ritroviamo in gara) con il brano Soldi. Per questa edizione Dardust ha affiancato Elisa con un suo brano prodotto per lei. E in Riviera ci saranno anche Emma, Irama, La Rappresentante di Lista, Sangiovannia, Rkomi: tutti hanno visto la collaborazione con il re mida della canzone italiana.

Hu, Federica Ferracuti

Federica si è avvicinata alla musica già a tre anni e a 11 anni ha iniziato a studiare la chitarra jazz, senza tralasciare pianoforte, basso e violoncello. Insomma una grande curiosità verso tutta la musica che l’ha portata ad essere cantante, producer e polistrumentista. Nel 2016 è nata Hu. Con questo pseudo ha firmato diversi lavori pubblicitari (Lamborghini #Real lovers, Chiara Ferragni summer campaign, Night trailer generator per Jagermaister). Nel 2018 è tra i 10 finalisti dello Jager music Lab, che le permette di andare a Berlino e ricevere due menzioni speciali. Nel 2020 il singolo Neon l’ingresso in Warner Music Italy e la partecipazione ad AmaSanremo con il singolo Occhi Niagara, che l’ha fatta entrare tra i finalisti di Sanremo Giovani. Dopo questo singolo, ci sono stati End, e MilleMila, uscito alla fine dello scorso mese di ottobre. 




I ringraziamenti di Pizzi, un bello e inaspettato “regalo”

In verità non capita spesso che arrivino dei ringraziamenti da chi viene citato in un articolo. E quando arrivano provo sempre un senso di smarrimento che poi lascia subito spazio a quella della gratitudine per gli apprezzamenti ricevuti. Da chiunque arrivino. In questo caso è Pier Luigi Pizzi. Ho avuto la ventura, grazie all’Amat, di vedere lo spettacolo allestito a Fano dove il regista ha messo in scena “Pour un oui ou pour un non”  di Nathalie Sarraute. Qui il link della recensione scritta di getto: dettata dal cuore e filtrata dalla mente.

“Ho letto il suo pezzo e desidero ringraziarla dell’attenzione posta al nostro lavoro e del consenso apprezzatissimo.
Una pièce che ho sentito a Parigi all’inizio degli anni ottanta, che mi ha colpito e che ho subito segnalato all’amico Orsini. Avremmo sempre voluto realizzarla scenicamente, ma l’occasione non si è più presentata. È in pandemia che è riuscita dal cassetto e con la complicità di Branciaroli ci siamo impegnati a portarla sulla scena.
È stato necessario aggiornare la traduzione che avevo fatto quarant’anni fa, adattandola all’età dei miei attori.
Una straordinaria esperienza portata avanti in piena comunione di spirito.
Questo è per noi il Teatro.
Con molta stima”

Pier Luigi Pizzi




L’alchimia di Piero Cesanelli, un ricordo per l’amico e per l’artista scomparso nel 2019

di Stefano Fabrizi

Il 28 settembre di tre anni fa la notizia che da alcuni mesi era nell’aria, ma che quando arriva ti ammutolisce, ti toglie il fiato ti annebbia la vista e per alcuni secondi ti toglie anche i ricordi: è morto Piero Cesanelli. Quel giorno, seduto alla mia scrivania di via Berti ad Ancona (Corriere Adriatico) ho dovuto scavare tra i pensieri che affollavano la mente, tra le mille cose che avrei voluto scrivere. Ma in questa occasione, non voglio riproporre quello scritto, ma quello che segue che ho ritrovato in fondo a un cassetto. Era il 2007.

Piero Cesanelli con Stefano Fabrizi e Cristina Tilio
Piero Cesanelli con Stefano Fabrizi e Cristina Tilio (con la Format ha curato da sempre la comunicazione con la stampa)

Quando diciassette anni fa in un piccolo cinema  partiva la prima edizione di Musicultura- Premio Recanati nessuno, neanche Piero Cesanelli  direttore artistico del  Premio avrebbe  ipotizzato i risultati ottenuti.


Circa cinquemila articoli pubblicati dai più autorevoli quotidiani e settimanali non solo italiani, più di duemila artisti ospiti della manifestazione e protagonisti dei vari comitati artistici di garanzia ( da De André a Baglioni, da Dalla a Battiato passando per Sinead ‘O Connor, Mirian Makeba, Toquino..); duecento scrittori e poeti ( da Giorgio Caproni a Dacia Maraini, da Fernanda Pivano ad Alda Merini);  più di cinquanta ore di messe in onda televisive (Rai uno, Due e Tre, Stream ,TMC): dalle dirette in prima serata agli special in venti puntate sia televisive che radiofoniche, tredicimila nuovi artisti partecipanti al concorso e si potrebbe andare avanti per molto con questa sequenza di dati incredibili.

  • Ernesto Migliacci, Piero Cesanelli, Simone Cristicchi e Stefano Fabrizi
  • Una foto storica: Claudio Baglioni e Piero Cesanelli
  • Piero Cesanelli, Fabrizio Frizzi, Pepi Morgia e di profilo Ezio Nannipieri

L’atteggiamento  di Piero Cesanelli non è però quello del vincitore che mostra il suo bottino ma, piuttosto, quello  di un creativo che ha già voltato pagina e pensa alle sue invenzioni future, scomposte, bizzarre, affascinanti come i suoi capelli in perenne libertà. Da sempre in bilico tra l’artista e l’operatore culturale, tra il musicista e l’intellettuale,  ha sempre tenuto a mantenere ben separate le sue versatilità.


“Mettersi sul medesimo palco, come artista e come organizzatore, penso che sia di pessimo gusto:  un autoconcedersi quello che gli altri dovrebbero tributarti”.


Nella sede dell’associazione Musicultura lo trovi insieme ai suoi storici collaboratori Ezio Nannipieri, Concia Arria Lucente, Andrea Biti, mentre disserta sullo stato di salute della musica popolare e sulle canzoni della passata edizione di Musicultura Festival:  “In queste  canzoni non è bandito il sentimento, il romanticismo, non è un altro romanticismo, è sempre quello. Solo il mezzo è mutato. Oltre che da un violino o da un pianoforte ci facciamo anche emozionare da un  moderno realismo alla Satìè o da un suono programmato. Invece che da una frase in rima, dai suggerimenti surreali alla Pasquale Panella”.


Parlando poi della grande forza emotiva e comunicativa della forma canzone: “Penso che ognuno di noi – continua Cesanelli – abbia avuto vicino una canzone ed anche quando sembra scomparsa, dimenticata  riappare improvvisamente come un coniglio da un cilindro e ci apre al mondo dei ricordi. Una canzone si lascia scegliere, non sceglie mai lei,  e con il suo campionario di seduzione ti fa sentire il protagonista il suo ispiratore; l’artefice assoluto del sentimento che suscita e della storia che inventa”.


La macchina organizzativa di Musicultura è già in moto per la diciassettesima edizione, sta uscendo in questi giorni il bando di concorso e dopo il grande successo della passata edizione svoltasi per la prima volta all’Arena Sferisterio di Macerata si preannunciano nuove iniziative ed una sempre più massiccia presenza della Rai.  


Molte altre inconsuete proposte artistiche prendono forma nel pensiero di Piero Cesanelli, che ci piace salutare con una sua frase sul suo ruolo di direttore artistico: “Noi cerchiamo di premiare questi nuovi artisti non nella misura in cui son simili ai nostri gusti, al nostro stato d’animo, al nostro universo mentale ed emotivo. La comprensione e la stima per un nuovo artista deve essere accreditata esclusivamente alla sua creatività e genialità anche se totalmente diversa ed estranea alla nostra sensibilità.” 


Ora la sua eredità è nella mani del suo collaboratore più stretto Ezio Nannipieri che nel nome dell’amico ha proseguito la sua strada affrontando tre difficili edizioni di cui due condizionate dal Covid. Così Musicultura è rimasto un faro sempre acceso nel panorama della musica italiana, un faro di speranza che non ha mai deluso.


Piero Cesanelli : un intellettuale al servizio della canzone

Piero Cesanelli è nato e ha vissuto a Recanati con Paola Promisqui e  quattro cani. Era abbastanza scontento, ma allo stesso tempo affascinato di trascorre la sua esistenza in una piccola città dove: “ il tempo batte ritmi più lenti e le necessità si confondono”.


Si è laureato in lettere con una tesi sulle tradizioni e canzoni popolari.  ha insegnato lettere e poi  ottenuto la cattedra per le attività drammaturgiche e ha dato vita a numerosi laboratori teatrali creando un intenso lavoro di ricerca sul teatro-canzone in molte scuole.


La sua seconda fede è stata quella di scrivere  canzoni  e cantarle. La casa discografica milanese Bentler gli ha pubblicato gli album “ Fuori Stagione”, “Generazione improvvisata” e “Le due foto”.


Nel 1987 ha fondato con  Vanni Pierini il Premio Città di Recanati, nuove tendenze della musica popolare e d’autore e che poi è diventato Musicultura trasferendosi allo Sferisterio di Macerata. Sua la rassegna “ Lunaria, la parola, la musica e la voce” che è rimasta a Recanati. Ha curata la direzione artistica di numerosi lavori discografici . Ha scritto tutti i testi e parte delle musiche dei  brani degli ultimi due dischi di fado: “ Marco Poeta e Accademia do fado” editi dalla  Sony. Ha fondato nel 2008 il gruppo La Compagnia, con la quale ha messo in scena ed è andato in tour diversi spettacoli dove ha riproposta pezzi di storia della nostra vita trasposta in canzoni.




Piano City Lecce, due marchigiani alla ribalta: Dardust, ovvero l’ascolano Dario Faini, e il senigalliese Alessio Santolini

di Stefano Fabrizi

Due marchigiani sotto i riflettori di una importante rassegna dedicata al pianoforte: Piano City Lecce. Il primo conosciutissimo, il secondo alle sue prime uscite ufficiali: Dardust, ovvero l’ascolano Dario Faini, e il senigalliese Alessio Santolini.


Il direttore artistico di Piano City Lecce Andrea Mariano “Andro”

La rassegna

Il festival vede la direzione artistica di Andrea Mariano, “Andro” il celebre tastierista dei Negramaro che scrive:  “Un artista che suona, la comunità che ascolta. È Piano City Lecce, rassegna internazionale in piano solo che approda a Lecce trasformando una piazza, l’atrio di un palazzo, il centro storico in luoghi di comunità nei quali l’elemento catalizzatore diviene la musica, l’arte, la cultura”. Ideato da Andreas Kern e organizzato da Icon* Radio, Piano City Lecce vuol portare la musica nei luoghi della città che hanno una forte valenza simbolica, dove si celano storie, architetture, significati, sensibilità artistiche, idee, progettualità future. Difatti i luoghi delle esibizioni sono stati Piazzetta Falconieri, Palazzo Bn, l’ex Convitto Palmieri, le Mura Urbiche, il Cimitero Monumentale e Piazza Duomo per il concerto di Dardust.

La rassegna è stata suddivisa in tre generi: classica (11 partecipanti), jazz (3 partecipanti ) e contemporanea (6 partecipanti).


Dardust, ovvero l’ascolano Dario Faini

I due marchigiani:  Dardust e Alessio Santolini

La rassegna si è svolta il 24 settembre con il concerto finale di Dardust il 25 settembre. Su quest’ultimo si sa tutto (o quasi). Un vero e proprio Re Mida della musica che ha portato al successo diversi giovani cantautori, come Mahmood che ha vinto l’edizione 2019 del Festival di Sanremo, e una lunga lista di collaborazioni importanti non ultima quella con Jovanotti, Emma, Elodie, Fedez e tanti altri.  Ma se su Dario Faini sono stati già scritti fiumi d’inchiostro (usando un termine decisamente desueto), su Alessio Santolini, che si affaccia ora alla carriera di concertista e compositore, c’è il foglio da… riempire.


Il pianista Alessio Santolini

Il musicista senigalliese

Leggiamo dal suo curriculum. Alessio (nato a Recanati nel 2002, ma residente da anni a Senigallia)  inizia a studiare pianoforte a 5 anni. A otto risulta tra i primi idonei ammessi al Conservatorio di Musica G. Rossini di Pesaro dove nel 2020 consegue il diploma di pianoforte (vecchio ordinamento) con il massimo dei voti con la prof. Maria Picciafuoco. Ha studiato con i maestri Giovanni Valentini e Annamaria Raffa. Ha partecipato a Masterclass (interne ed esterne con i maestri Andrea Lucchesini, Maria Cristina Carini, Alexander Romanovsky, Francesco Libetta, Roberto Prosseda) ed ai Concerti Finali, organizzati dal Conservatorio e riservati ai migliori allievi dell’istituto.

Conseguita la licenza di teoria e solfeggio a pieni voti, a 11 anni supera (1° posto) l’esame di ammissione al corso preaccademico di composizione al Conservatorio Rossini dove studia con il maestro Filippo Maria Caramazza prima, con il maestro Lamberto Lugli poi, e dove conclude, nel 2020 il percorso di studi.

In ambito pianistico ha ottenuto il 1° premio in concorsi nazionali e internazionali, e si è esibito in occasione di manifestazioni pubbliche e private. Ha partecipato al progetto ”Zoom Beethoven”, la rassegna di concerti organizzata dall’Associazione Appassionata e Marche Concerti, rassegna di concerti di dieci pianisti marchigiani scelti, con esecuzione streaming presso l’ex Asolo Ricci di Macerata il 28 novembre 2020. https://www.youtube.com/watch?v=GeKy4dpPjS0&ab_channel=AssociazioneAppassionata

Nel 2021 è stato selezionato dalla commissione artistica a Pianocity Lecce dove si esibirà il prossimo 24 settembre.

In ambito compositivo, nel 2019 vince il 2° premio del Concorso Nazionale di Composizione “Poesia in Musica: Verso l’assoluto di Mauro Crocetta” con la composizione per violoncello e pianoforte titolata  Spark and roses eseguita in prima esecuzione assoluta ad Ascoli Piceno il 28 settembre 2019, https://m.facebook.com/watch/?v=2532987233592852&_rdr, e nel 2020 partecipa al progetto ”Oltre l’ascolto – esperienze di diversa abilità nella dimensione della Musica” – Accademia d’arte lirica di Osimo, Lega del Filo d’Oro, Museo Tattile Statale Omero – realizzando una composizione per pianoforte e voce musicando la poesia All’alba eseguita in prima esecuzione assoluta il 12 dicembre 2020 al Teatro La Nuova Fenice di Osimo.

Parallelamente all’ultimo anno di liceo, nell’anno 2020-2021 ha frequentato il corso di perfezionamento pianistico presso la scuola “Musica Felix” a Prato con il maestro Roberto Prosseda, il 1° anno del Triennio di composizione (31 CFU media 30/30) e il 1° anno di tirocinio di pianoforte previsto dal vecchio ordinamento presso il Conservatorio Rossini.

Nel giugno 2021 ha conseguito il diploma di Liceo Classico presso l’istituto “G. Perticari” di Senigallia con votazione 96/100.

Attualmente studia perfezionamento pianistico con il maestro Roberto Prosseda ed è iscritto al 2° anno del Triennio di composizione presso il Conservatorio Rossini sotto la guida del maestro Lamberto Lugli.


Santolini a Lecce

Il senigalliese Alessio Santolini durante la sua esibizione a Piazzetta Falconieri a Lecce

Tante ore di “allenamento” ogni giorno per prepararsi all’appuntamento leccese che lo hanno visto protagonista per il genere classica portando musiche di Modest Petrovič Musorgskij. Una passione la sua che affonda le radici  fin dalla sua infanzia e coltivata nel tempo con sempre crescente amore e dedizione. Ora, dopo l’apprezzata esibizione nella Piazzetta Falconieri, lo sguardo è rivolto, oltre allo studio, ai possibili prossimi appuntamenti. Sicuramente torneremo a scrivere di lui.