È scomparso l’artista Walter Valentini, era nato a Pergola nel 1928

E’ morto nella notte del 19 maggio Walter Valentini pittore, scultore e incisore italiano di fama internazionale, nato a Pergola (Pesaro Urbino) nel 1928.


Biografia

Walter Valentini (Pergola22 ottobre 1928) è un pittorescultore e incisore italiano, riconosciuto a livello internazionale nel campo della grafica e dell’incisione. È maestro di tecniche quali l’acquaforte, l’acquatinta, la puntasecca, la litografia a più colori, la calcografia. Come artista si afferma negli anni ottanta con una serie di opere astratte su tavola e su carta, tutte caratterizzate da un preciso senso della geometria, delle proporzioni e del ritmo.


L’immaginario geometrico di Valentini risente delle influenze delle avanguardie russe del Novecento (il Costruttivismo) e, marginalmente, delle architetture dipinte da de Chirico nel periodo metafisico, ma si fonda soprattutto sul senso di armonia e di proporzione indagato dagli artisti italiani del QuattrocentoDe picturaDe re aedificatoriaDe statua di Leon Battista AlbertiDe prospectiva pingendi di Piero della Francesca e De divina proportione di Luca Pacioli sono trattati sulla prospettiva e sulla regola aurea che orienteranno tutta la ricerca di Valentini sullo spazio, le forme e il loro equilibrio.


Anche l’astronomia e la cosmografia saranno per Valentini importanti fonti di ispirazione. Il suo approccio all’architettura e alle meccaniche celesti è matematico e rigoroso, ma non privo di una sua poesia. Schivo e lontano da scuole, correnti e gruppi artistici, dichiara la sua ammirazione per i lavori di Paul KleeFausto Melotti e Osvaldo Licini; coltiverà l’amicizia di artisti come Luigi VeronesiEmilio Scanavino e Hans Richter. Insegna arte dell’incisione presso la “Nuova Accademia di Belle Arti” di Milano, di cui è stato anche direttore, dal 1983 al 1985.

Il cordoglio

“Perdiamo un grande artista, – sottolinea Giuseppe Paolini, presidente della Provincia di Pesaro Urbino – una figura trasversale che ha sempre mantenuto salde le radici con il territorio. A partire dalla sua opera, universalmente riconosciuta, in cui riecheggiano l’umanesimo e la formazione urbinate appresa alla Scuola del Libro”. Valentini “è stato capace di trasmettere alle nuove generazioni valori importanti sul piano umano. Come partigiano si è speso per testimoniare gli eventi della seconda guerra mondiale, contribuendo in modo significativo a custodire la Memoria. Un’esistenza straordinaria, che di certo non sarà dimenticata e continuerà a riflettersi nelle sue opere. Siamo vicini alla famiglia in questo momento di dolore”.


Per il sindaco Matteo Ricci, si tratta di una “perdita importante perché ‘Valentini è stato uno dei protagonisti dell’arte italiana del XX sec. e una figura che ha continuato a mantenere un legame significativo con la nostra terra, suo territorio di provenienza. Un pensiero di vicinanza a tutta la famiglia’.


“Proprio alla scuola del Libro di Urbino – ricorda Daniele Vimini, assessore comunale di Pesaro alla Bellezza – era iniziata la sua formazione culturale e professionale, profondamente segnata dalla cultura artistica del Rinascimento per lui simbolo di armonia ed equilibrio ed elemento fondante della sua poetica. Ricordo la sua opera ‘La stanza del tempo’ (1983) donata al Comune nel 2007 in occasione del progetto ‘Pesaro dona il ‘900’ e da allora entrata a far parte del patrimonio dei nostri Musei Civici”.




Roberta Giallo porta la sua musica nei musei. Video-intervista a Recanati  

di Stefano Fabrizi

Abbiamo incontrato diverse volte Roberta Giallo, ma questa è la prima intervista a tutto campo con l’artista senigalliese. L’occasione le serate di presentazione dei 18 finalisti di Musicultura a Recanati. Complice Fabrizio Carbonetti che si è prestato a fare da cameraman abbiamo realizzato il video nei giardini recanatesi. Per lei è il secondo anno che fa parte delle giuria degli esperti di Musicultura. Lo sguardo è diretto e sincero, si racconta e utilizza anche una buona dose di autoironia. Quello che colpisce dell’artista è la sua curiosità e la fame di sapere che alimenta in qualsiasi posto si trova chiedendo e visitando: come mettendosi in fila per oltre due ore per visitare la Casa di Leopardi, rifiutando qualsiasi tipo di agevolazione. Chapeau.

Chi è Roberta Giallo

Cantautrice, scrittrice e pittrice, Roberta Giallombardo (abbreviato in Giallo) è nata a Senigallia, dove ha mosso i primi passi verso la musica. Nel 2002 si è trasferita a Bologna, che è diventata la sua città di adozione, dove si è laureata e si specializzata con lode rispettivamente in Filosofia Morale e in Scienze Filosofiche. I suoi strumenti sono la voce, il piano, l’ukulele, più “tutti quelli che costruisce”, campionando suoni.

Tra le varie esperienze, vince il “Cornetto Algida Free Music Festival” e apre i concerti di Sting e Carmen Consoli a Napoli. Dal 2006 ha collaborato con artisti importanti come Valentino Corvino, gli Arkè String Quartet. Viene notata da Mauro Malavasi che la presenta a Lucio Dalla. Nel 2013 è finalista della XXIV edizione del Festival Musicultura. 

Il 21 ottobre 2014 viene pubblicato il suo primo EP “Di Luce propria”, che raggiunge la 1° posizione dell’alternative chart e la 15° posizione della classifica generale di iTunes; il 20 gennaio 2015 il suo singolo “Animale”; il 22 gennaio 2016 viene pubblicato il singolo “Start”. 

Roberta Giallo intervistata da Stefano Fabrizi a Recanati

Negli anni 2014 e 2017 omaggia la ricorrenza del 4 Marzo esibendosi dal vivo a casa di Lucio Dalla. Nel corso della sua carriera vince la prima edizione del Premio dei Premi istituito dal MEI nel 2017 (premio che vede in concorso i 10 vincitori dei premi dedicati ai cantautori Bertoli, Bindi, Buscaglione, Cesa, Bianca d’Aponte, De André, Lauzi, Luttazzi, Mia Martini, Andrea Parodi), il premio Bindi 2017, il premio “Un Certain Regard” per la migliore esibizione live di Musicultura 2013, il premio Inedito – Colline di Torino 2017, la targa Cora del premio Lauzi, per due volte consecutive la borsa di studio per autori al CET di Mogol.

Il 6 gennaio 2016 si esibisce al Mapei Stadium di Reggio Emilia, che conta circa 25’000 posti a sedere, durante l’intervallo della partita di calcio Sassuolo vs Frosinone disputata in Serie A, in occasione della presentazione in anteprima del suo singolo “Start”. Dal 2017 con Marco Rossi è conduttrice di Disco Sport in onda su Punto Radio, la storica emittente radiofonica di Bologna fondata da Vasco Rossi. Il 20 gennaio 2017 viene pubblicato il suo primo LP “L’oscurità di Guillaume” prodotto ed arrangiato da Mauro Malavasi.

Roberta Giallo intervistata da Stefano Fabrizi a Recanati
Roberta Giallo intervistata da Stefano Fabrizi a Recanati

Si esibisce nei più importanti teatri italiani portando in scena numerosi spettacoli con Federico Rampini, Ernesto Assante e Gino Castaldo, Valentino Corvino, Gnu Quartet, le più importanti orchestre italiane, in solo, etc. Per citarne alcuni, si esibisce al Teatro MAXXI, al Rep Idee di Roma, Genova, Bologna, al Teatro Comunale di Bologna, al Festival dei Due Mondi di Spoleto, al Teatro de Varietes di Monte Carlo, al Y-Theater di Hong Kong; con l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra Sinfonica Metropolitana di Bari.

Nel 2018 e 2019 parte per un tour mondiale titolato “Astronave Gialla World Tour” che la vede portare in giro per il mondo le canzoni de “L’oscurità di Guillaume” toccando Hong Kong, Mosca, Kiev, Istanbul, Los Angeles, Ho Chi Min, Singapore, Monte Carlo, Porto, Oslo. Nel 2018 viene chiamata per rappresentare la musica italiana nel mondo in occasione del Festival della musica Europea al Make Music Hong Kong svoltosi al Tai Kwun.

Nel 2019 Debutta sul grande schermo nelle vesti di attrice protagonista nel film “Il Conte Magico”, per cui riceve la menzione come miglior attrice al Symbolic Art Film Festival di San Pietro Burgo. Lavora alla realizzazione di diverse colonne sonore tra cui i film “Il cuore grande delle ragazze” di Pupi Avati, “La ragazza dei miei sogni”.

Pubblica EP “Di luce propria” (2014), LP “L’oscurità di Guillaume” (2017 “Vicina vicina” (2020 e  singoli “Animale” (2015), “Start” (2016), “Amore amor” (2016), “In amore muoio di frontale” (2017).

Roberta Giallo

Attualmente lavora al progetto “Canzoni Da Museo”, in uscita nel 2021, in cui musica le liriche dei poeti Roberto Roversi, Giovanni Gastel, Davide Rondoni.




Si è spento Eugenio Allegri, il ricordo dell’Amat e dello Stabile di Torino

Si è spento ieri sera (6 maggio 2022) Eugenio Allegri.  Unendosi al dolore della moglie Susanna, dei fratelli, della sua storica collaboratrice Serena Guidelli, l’AMAT ne ricorda con affetto e commozione la grande figura di uomo di teatro che, per statura di artista e mitezza di grande umanità, ha saputo sempre affascinare platee e unire colleghi.


Amico di lunga data della nostra regione, Allegri è stato teatrante a tutto tondo, autore, regista, organizzatore. Ma, soprattutto, attore. Solo “Novecento”, il capolavoro di Baricco (pensato dall’autore “per un attore, Eugenio Allegri e un regista, Gabriele Vacis”) che lo ha fatto conoscere anche al grande pubblico, chiuse qui la prima lunghissima tournée nel ’97, tornando in scena più e più volte nelle Marche sempre acclamato dal pubblico. Lo scorso dicembre, a oltre venticinque anni dalla prima, il monologo è andato per la terza volta nuovamente in scena a Pesaro nella stagione in abbonamento, continuando ad affascinare il pubblico nelle sei date in tutto esaurito. E poi “La Storia di Cyrano”, riempiendo anche qui le sale, che nei primi anni di questo millennio inaugurò quei progetti di co-produzione leggera ideati dall’AMAT, con i quali il patrimonio dei teatri delle Marche veniva messo a disposizione di compagnie e artisti per l’allestimento, prove e debutti in anteprima o in prima nazionale dei loro nuovi spettacoli. O, ancora, i progetti particolari ai quali Allegri si prestava con il suo modo ‘leggero’, senza complicazioni e sempre senza risparmiarsi. Fra questi il melologo “Lauda per Frate Francesco” del pianista jazz e compositore umbro Ramberto Ciammarughi, nato oltre vent’anni fa a Grottazzolina, messo a punto di lì a poco in una permanenza al teatro di Ostra, rappresentato poi in tutta Italia, e tornato in scena la scorsa estate, applauditissimo, nel cartellone di Sant’Elpidio Jazz Festival.

(Segue comunicato ufficiale del Teatro Stabile di Torino)

TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE

Si è spento il 6 maggio 2022, all’età di 66 anni, Eugenio Allegri. Ne danno il triste annuncio la moglie Susanna, i fratelli e la sua storica collaboratrice Serena Guidelli, ai quali si stringe nel dolore tutto il Teatro Stabile di Torino.


Nato a Collegno e diplomato nel 1979 alla Scuola Galante Garrone di Bologna, Eugenio Allegri è stato attore e regista di riconosciuto talento, lavorando, fra gli altri, con Leo De Berardinis, Dario Fo, Gabriele Vacis,
Vittorio Franceschi e Leo Muscato. Il suo volto e la sua voce sono indissolubilmente legati a Novecento di Alessandro Baricco, che ha portato in scena per oltre vent’anni sui palcoscenici italiani ed europei. Nel 2009 aveva riaperto il Teatro Carignano appena restaurato come protagonista dello Zio Vanja di Anton Čechov, diretto da Gabriele Vacis, che nel 2012 lo scelse anche per Rusteghi di Goldoni.
Nel 2016 aveva accettato la sfida di Dario Fo di dirigere il giovane Matthias Martelli in una nuova e apprezzata versione di Mistero Buffo, prodotta dal Teatro Stabile di Torino, e nel 2017 era tra gli interpreti principali dell’adattamento teatrale de Il nome della rosa di Umberto Eco, diretto da Leo Muscato.
Influenzato da Lecoq, nel corso della sua carriera è stato riconosciuto come erede, cultore e maestro della Commedia dell’Arte, che ha saputo tramandare sapientemente alle nuove generazioni, attraverso laboratori, seminari ed una presenza costante nel corpo docente della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino.


«Con Eugenio Allegri scompare uno degli artisti più rappresentativi della nostra Città e della scena teatrale italiana: un talento straordinario, professionista appassionato e acclamato, uomo mite e garbato – dichiarano il Presidente Lamberto Vallarino Gancia e il Direttore Filippo Fonsatti. Nella sua lunga e fortunatissima carriera ha esportato in tutta Italia e all’estero il nome del Teatro Stabile di Torino, conquistando anche il pubblico di Londra, Pechino e Shanghai. Alla moglie Susanna ci stringiamo nel dolore – concludono il Presidente e il Direttore – impegnandoci a celebrarne il ricordo e custodirne la memoria».«Eugenio è stato un grande attore – dichiara Gabriele Vacis – ma soprattutto un grande amico. Dal padre Capuleti di Romeo e Giulietta al Fulgenzio di Goldoni, da Novecento a Cyrano ha segnato profondamente l’esperienza del Teatro Settimo. Gli vogliamo bene e gliene vorremo per sempre. Ciao amico».


Nei prossimi giorni presso il Teatro Carignano verrà allestita la camera ardente per l’ultimo saluto.


Segue un pensiero del Direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, Valerio Binasco:
«Eugenio Allegri è stato un attore poeta. Emanava un fascino speciale, unico, perchè era capace di esercitare la forza di seduzione della recitazione senza adoperare mai la forza. Adoperava solo la dolcezza, perfino quando gli capitava di interpretare ‘i cattivi’. Quando lo vedevi in scena ti ritrovavi dinnanzi a un artista che immediatamente percepivi come un potenziale ‘protagonista’, ma insieme lo percepivi anche come se si fosse smarrito, come se la sua timidezza lo avesse portato al centro della scena per caso. Un po’ come succedeva in tanti film di Chaplin, quando Charlot si ritrovava al centro dell’attenzione per un qualche accidente. Era chapliniano, Eugenio, ma c’era qualcosa in lui anche di Gogol. E questo gli donava una qualità
molto rara in un attore: la grazia. Dire che era dotato di grazia, per me è il più grande complimento che si possa fare ad un attore. Amava far ridere, amava i clown e la commedia dell’arte, della quale era un vero esperto e maestro. Era un attore straordinario che sapeva tenere insieme il carisma dei grandi personaggi, con la tenerezza del ‘suo’ personaggio. Ho appena saputo della sua morte, e sono molto scosso. Grazie Eugenio per tutto quel che ci hai insegnato e che hai fatto, attore poeta dai guizzi comici e malinconici, istrione dagli occhi smarriti, amico di passeggiate per Torino a passi svelti nel freddo del dopoteatro d’inverno, nei nostri cappotti gogoliani».




“Tango a dos voces” al Teatro Valle di Chiaravalle il 10 aprile (ore 18) con Giacomo Medici. La storia dell’artista / VIDEO INTERVISTA

di Stefano Fabrizi

Dopo la folgorante partenza del 19 marzo con “Sorgete, donne!” e il sublime concerto di Joe Barbieri del 31 marzo, domenica 10 aprile alle ore 18 il cartellone di “CosmiCittà” ospiterà presso il Teatro Comunale di Chiaravalle un altro appuntamento da non perdere: “Tango a dos voces”. 

Giacomo Medici e Sarita Schena
Giacomo Medici e Sarita Schena

Un viaggio nella storia del
tango

Si tratta di un vero e proprio viaggio che partirà dal tango della prima metà del ’900 per poi omaggiare gli artisti che hanno segnato la storia di questo genere; tra gli altri Carlos Gardel, la cui voce nel 2003 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, e Astor Piazzolla, il geniale argentino di origini pugliesi al quale si deve l’invenzione del “tango nuevo” e di cui lo scorso anno si è celebrato il 100° anniversario della nascita.

Sarita Schena

Gli artisti sul palco di
Chiaravalle

Sarita Schena e Giacomo Medici, cantanti noti nel panorama internazionale del tango e dell’opera, saranno accompagnati da due musicisti apprezzati in Italia e all’estero quali Massimiliano Pitocco (già collaboratore di Milva) al bandoneón e Massimiliano Caporale al pianoforte. Il concerto, impreziosito dagli interventi dei ballerini e maestri di tango Alessandro Esposto e Sara Porfiri, sarà anche l’occasione per ricordare quegli artisti italiani, da Enrico Caruso a Domenico Modugno, che hanno avuto legami profondi con il pubblico argentino e le cui melodie sono entrate nell’immaginario collettivo.

Gli sponsor

L’evento, alla luce delle sue peculiarità, vede anche il sostegno di alcune tra le principali realtà che rappresentano i nostri connazionali all’estero e in particolare gli italiani d’Argentina: il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, i Comitati degli Italiani residenti all’Estero, la Federazione delle Associazioni Italiane di Mar del Plata, il Centro Pugliese di Bahia Blanca, il Centro Pugliese di Mar del Plata, il Centro Marchigiano di Bahia Blanca, l’Associazione Famiglia Marchigiana di Rosario, il Circolo Marchigiano di La Plata, la Federazione Marchigiana della Repubblica Argentina e la Federazione Marchigiana del Centro Litorale. Tra i media partner si segnalano anche Radio CNN Rosario e la trasmissione “Voce alla Radio, dall’Italia all’Argentina”.

Le info

Posto unico: 10 €, ridotto 8 € (under 25, over 65, insegnanti e membri di associazioni di Chiaravalle). Prevendita presso la biglietteria del Teatro Valle (071.7451020 – teatro_valle@libero.it) ogni martedì (17.30-20.00), ogni venerdì (10.00-12.30), il giorno precedente lo spettacolo (17.30-19.30) e il giorno di spettacolo (16.00-18.00). Vendita online www.vivaticket.it . Info: Ufficio Cultura Comune di Chiaravalle (071.9499266).

Chi è
Giacomo Medici

Il baritono Giacomo Medici si diploma in canto lirico al Conservatorio Rossini di Pesaro, per poi specializzarsi con Roberto Frontali; contemporaneamente si laurea in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna.

Ricordiamo, tra le sue collaborazioni più significative, quelle con i premi Oscar Woody Allen, Dante Ferretti, Gabriella Pascucci, Santo Loquasto e i direttori d’orchestra Bruno Bartoletti, James Conlon, Bruno Campanella, Daniele Callegari, Renato Palumbo, Michele Mariotti, Donato Renzetti, Francesco Ivan Ciampa, Francesco Lanzillotta etc; tra i registi con cui ha collaborato citiamo Pier Luigi Pizzi, Daniele Abbado, Hugo de Ana, Emma Dante, Leo Muscato, Hennig Brokhaus, Daniele Abbado, Woody Allen.

Partecipa a due produzioni vincitrici del Premio Franco Abbiati della critica musicale italiana: The Little Sweeper di B. Britten (regista Hennig Brokhaus, direttore Francesco Lanzillotta) e Boheme (regista Leo Muscato, direttore David Crescenzi).

Iscritto all’Albo Nazionale dei giornalisti, svolge dal 2008 attività di critico musicale per quotidiani nazionali e giornali specializzati; è docente di Canto e di Storia della musica presso la Scuola Comunale Ars Musica di Chiaravalle e l’Accademia Musicale di Ancona. Nell’ambito dell’etno musicologia è autore del volume “Etnografia del Maggio Musicale Marchigiano” (Ed L’Orecchio di Can Gogh, Ancona 2006).

Inizia la sua carriera partecipando alla prima esecuzione mondiale del Panis Angelicus di Sergio Calligaris (Basilica di Loreto) e all’opera Neues Von Tage di Hindemith (Teatro delle Muse di Ancona), sotto la direzione di Bruno Bartoletti, per la regia di Pier Luigi Pizzi. Canta in Cleopatra di Lauro Rossi (Sferisterio Opera Festival) ed in Rigoletto sotto la direzione di Bruno Bartoletti, sempre per la regia di Pier Luigi Pizzi. Successivamente si esibisce in Romancero Gitano di Castelnuovo Tedesco, nei Liebeslieder di Johannes Brahms e in Mass of the children di Rutter. Tra le altre opere alla quali prende parte ricordiamo: Gianni Schicchi (Festival dei Due Mondi di Spoleto, regista Woody Allen, direttore James Conlon), La traviata, Lucrezia Borgia, La forza del destino, Tosca, Otello, Don Pasquale, Macbeth, Carmen.

Dopo un tour che lo ha portato con il recital “Passione e canto” in America Latina (Argentina e Brasile) e in Est Europa, partecipa alle produzioni di Nabucco, La Traviata e Don Giovanni al teatro della Fortuna di Fano, Tosca e Rigoletto al Teatro Pergolesi di Jesi, Madama Butterfly e in Rigoletto al Teatro delle Muse di Ancona. 

È protagonista in The Little Sweeper di Britten al Macerata Opera Festival, dove partecipa anche a La Traviata di Svoboda, per la regia di Henning Brockhaus. Sempre nell’Arena Sferisterio canta in Boheme, Otello ed in Madama Butterfly. Prende parte a Il flauto magico andato in scena nei teatri di Ascoli, Fermo e Fano per il Circuito Lirico Marchigiano, a Rigoletto al Teatro Pergolesi di Jesi e a La traviata al Macerata Opera Festival.

Tra le produzioni del 2019 si segnalano il Macbeth andato in scena al Macerata Opera Festival (regista Emma Dante, direttore Francesco Ivan Ciampa) e la Carmen del Circuito Lirico Marchigiano (regista Paul Emile Fourny, direttore Beatrice Venezi).

Nel è 2021 protagonista dell’opera Notte per me luminosa di Marco Betta al Teatro Pergolesi di Jesi e dell’opera Maria de Buenos Aires di Astor Piazzolla, andata in scena al teatro Goldoni di Livorno ed in tour altri teatri italiani.

A livello discografico incide con le etichette Dynamic, Bongiovanni, Naxos; per quanto riguarda le sue partecipazioni cinematografiche, viene selezionato per prendere parte, nelle vesti di cantante, al film I delitti del Barlume, produzione Sky Cinema – Palomar, ed al docufilm Sui pedali del mantice, produzione Controluce Audiovisivi. Partecipa inoltre alla serie televisiva sull’opera lirica Tre Voci Dentro, in onda su Rai Play e su altri canali televisivi, prodotta dalla Fondazione Pergolesi Spontini e da Subway Lab.

Conosciuto in America Latina come “L’italiano che canta il tango”, al concorso per cantanti dei mondiali di tango 2020 di Buenos Aires si è classificato tra i finalisti, unico italiano. Il suo ultimo tour lo ha portato inoltre a calare diversi palcoscenici, dall’Europa all’America Latina, toccando in Argentina luoghi che hanno fatto la storia del tango; questa esperienza musicale è diventata un documentario intitolato “L’italiano che canta il tango”, presentato nelle televisioni italiane e latinoamericane.

La rivista Cosmopolitan lo ha inserito, per la sua attività artistica e le sue collaborazioni, tra le realtà più interessanti della nuova scena artistica italiana.

Giacomo Medici bici

Da Rossini a Piazzolla in bicicletta con il “cantante errante”
“cantante errante”

“La via più breve per giungere a se stessi gira intorno al mondo”, scrive Herman Keyserling, e sembra proprio che il cantante Giacomo Medici, baritono da anni attivo sulla scena internazionale, ne abbia fatto bandiera. Dopo aver intrapreso un tour che l’ha portato addirittura ad esibirsi fino in Patagonia e nella Terra del Fuoco, arrivando a toccare la città più a sud del mondo, ovvero Ushuaia, l’artista torna a far parlare di sé con un video documentario di recente uscita, intitolato “Sui pedali del mantice”, che riassume le sue due anime e passioni, ovvero il canto ed il viaggio, questa volta intrapreso con la bicicletta.

Giacomo Medici bici

Musica, avventura, sogni, sudore

“Musica, avventura, sogni, sudore, voglia di correre verso luoghi mai visitati per tornare, un giorno, con occhi diversi; il tutto fermandosi, ad ogni tappa, per cantare al mondo la voglia di libertà e di fusione con realtà differenti; questo è lo spirito che ha dato vita al progetto”, ha esordito il “cantante errante” Medici. L’obiettivo? raggiungere la Germania in bicicletta partendo dalle Marche. Questo pentagramma immaginario è stato percorso da artisti e personaggi noti del mondo della musica che, di volta in volta, hanno dato vita ad una performance differente, toccando generi quali world music, opera lirica, jazz, tango, folk, e, soprattutto, “trasformando ogni pedalata in una nota mai ascoltata. Da Rossini a Piazzolla, come da Puccini a Modugno, si può andare quindi anche pedalando”, ha continuato, “attraverso generi musicali diversi e percorrendo simultaneamente le strade di mezza Italia, così da arrivare fino in Germania su di un pentagramma immaginario”.

Il tour ciclistico-canoro dalle Marche alla Germania  

“Partiti da Castelfidardo, città simbolo del Mantice, abbiamo raggiunto in bicicletta alcuni gioielli della nostra regione, tra cui la Filottrano di Michele Scarponi, onorati di essere stati, in questa avventura, ambasciatori della sua Fondazione. Da lì abbiamo pedalato fino alla casa natale di Gioacchino Rossini, per cantare affacciandoci dalla finestra della sua abitazione storica; emozionati, ci siamo poi ritrovati nella residenza di Luciano Pavarotti, avvicinandoci in punta di piedi al suo pianoforte. Abbiamo attraversato la Rimini di Fellini, come trasportati in uno dei suoi film, per omaggiare successivamente Marco Pantani e la sua Cesenatico; a quel punto, non ci siamo più fermati: Ravenna, Cento, Castelvetro di Modena, Padova, Gorizia, Povoletto, Udine, la Slovenia, fino alla Germania”. Il progetto nasce dalla collaborazione tra il Premio Internazionale della Fisarmonica ed Il Pentagramma a Pedali, format di ideazione del cantante stesso. A rappresentare Castelfidardo durante il viaggio è stato l’assessore alla cultura Ruben Cittadini.

Nel futuro di Giacomo Medici

Reduce da una recente produzione di Madama Butterfly andata in scena al Teatro dell’Opera di Metz, in Francia, per quanto riguarda il futuro Giacomo Medici sarà tra i protagonisti di un progetto a metà strada tra cinema e opera prodotto dalla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e da Subway Lab, che verrà presentato nei prossimi mesi; “da queste estate avrò  poi la possibilità di cantare nella Maria de Buenos Aires di Astor Piazzolla; l’opera verrà rappresentata in alcuni teatri italiani per celebrare i 100 anni dalla sua nascita. Dal punto di vista discografico seguirà poi l’incisione di un mio nuovo album e, da settembre, si ripartirà con nuove produzioni d’opera, attualmente in fase di definizione alla luce della delicatezza di questo momento storico; sono però sicuro che la rinascita del nostro settore sia ormai vicina”. 

Il video documentario “Sui pedali del mantice” è disponibile al link:

https://www.youtube.com/watch?v=lsWKEkOrNWE




Il noto presentatore Marco Moscatelli è entrato nel Consiglio direttivo dell’Amat

Il Consiglio direttivo dell’Amat vede l’arrivo di Marco Moscatelli, presentatore e organizzatore di eventi. L’Amat è l’Associazione marchigiana che promuove e gestisce nella nostra regione le attività teatrali, di danza, musica e spettacoli raggruppando la maggior parte dei Comuni. Per Moscatelli un bel riconoscimento.


Inoltre, per lui un’altra affermazione: la riconferma nelle vesti di segnalatore per le Marche del programma di Italia 1 “Le Iene”. Moscatelli, infatti, ha stretto un ottimo rapporto di collaborazione con la “iena” Filippo Roma, noto inviato della trasmissione, e quest’ultimo riconosce in lui un punto di riferimento “competente e prezioso” per la realizzazione di servizi giornalistici che riguardano la nostra regione. I due impegni di Marco Moscatelli confermano le sue capacità e premiano la passione che mette nella sua attività.




Tornano i Via Verdi. Il 26 marzo al Teatro Cortesi di Sirolo con The Time Machine Tour 2022. Il racconto di Marco Grati / VIDEO INTERVISTA

di Stefano Fabrizi

Una data da segnare sul calendario: 26 marzo 2022. Tornano i Via Verdi. Alle ore 21,30 al Teatro Cortesi di Sirolo parte The Time Machine Tour 2022.

Via Verdi, la cover di Diamond
Via Verdi, la cover di Diamond

Una lunga storia

Una lunga storia, la loro, iniziata nel 1983 con il brano Diamond che fu scelto da Claudio Cecchetto come sigla di Deejay Television. Un successo planetario per la band anconetana. Da allora degli stop and go, dei cambi di artisti (mantenendo sempre il nucleo originario) per arrivare ai giorni nostri. Capelli bianchi, ma tanta voglia ancora di raccontare delle storie. Ed è quello che ci dice Marco Grati in una intervista video molto disturbata da una connessione wifi pessima, ma che comunque vi proponiamo, in attesa di incontrarlo… live.

https://youtu.be/e96-VNA9EQE

L’attesa

“Una ripartenza rimandata per colpa della pandemia – racconta Grati -. Eravamo pronti nel 2019. Ma il mondo si è fermato. Comunque, non ci siamo arresi e abbiamo continuato a scrivere. Ora abbiamo materiale per tre album. E siamo carichi al punto giusto, anche se, come tutte le date zero, le cose da fare sono sempre un milione e ne manca sempre una. Ma sono sicuro che arriveremo all’appuntamento del 26 marzo… puntuali con la nostra The Time Machine”.

Via Verdi

Tante novità

“La musica e i testi danno la nostra cifra, ma ovviamente siamo calati nella realtà odierna. Bei momenti quelli di Diamond, ma quel mondo lì non esiste più. Così ci sono tante novità, dal “doppio 45”, al vinile, alla cover, allo studio di registrazione… bhè che dire: siamo soddisfatti di aver realizzato un prodotto di grande stile, non banale e sicuramente che sarà apprezzato non solo dai nostri fans che nel tempo sono aumentati conquistando anche le nuove generazioni. D’altronde non è l’età anagrafica nel nostro campo che fa… giovinezza.”

La cover del libro sui Via Verdi

La band

Il gruppo oltre al nucleo storico vede l’arrivo di un giovane, Simone Medori alla batteria e percussioni. Simone è il fratello (d’arte) di Glauco, tastierista e paroliere. Poi, ci sono Marco Grati alla chitarre e alla composizione, Francesco Popolo al basso e la voce è di Remo Zito.

Via Verdi




Guarda Chi C’è ospita Katiuscia Cassetta con Paolo Notari su TVRS (canale 13) il 20 marzo alle 20,25

E’ dedicato ai professionisti marchigiani che vivono di spettacolo il nuovo appuntamento con Guarda Chi C’è, condotto da Paolo Notari. Sarà infatti nostra ospite nella puntata in onda domenica 20 marzo Katiuscia Cassetta, neo presidente del Consorzio Marche Spettacolo.


Originaria del Fermano, mamma di 3 figli, vive a Macerata e lavora ad Ancona. Cassetta si propone di portare nuovo sprint, nuove energie a Marche Spettacolo, consorzio di enti e associazioni di spettacolo dal vivo, fondato da 11 anni che conta 51 soci, coinvolgendo tutte le compagnie di spettacolo professionali e amatoriali da Pesaro ad Ascoli, e facendo rete.


“Abbiamo qualità, maestranze, conoscenze e grandi competenze che dobbiamo mettere in rete nella nostra regione Marche”, ha spiegato Cassetta.


L’intervista di Paolo Notari andrà in onda domenica 20 marzo 2022 alle ore 20.25 (repliche lunedì alle ore 14 e venerdì alle 23.55) sull’emittente regionale TVRS, al canale 13 del digitale terrestre.


Per seguire tutti gli appuntamenti di Guarda Chi C’è, programma realizzato dall’agenzia Zarri Comunicazione di Fano, è possibile visitare il sito internet guardachice.tv, dove sono presenti tutte le interviste, e i profili social Facebook, Twitter, Instagram e il canale Youtube, sui quali è possibile avere notizie e anticipazioni sul programma.




Baltimora, l’artista di Ancona presenta  l’EP “Marecittà”. Il 13 maggio sarà al Mamamia di Senigallia

Baltimora: fuori venerdì 11 marzo “Marecittà”, il suo atteso EP d’esordio che sarà anche in radio. Annunciata la tracklist: tra i brani interamente prodotti dall’artista stesso, anche il singolo che dà il titolo all’EP. Il 13 maggio il tour dell’artista anconetano sarà al Mamamia di Senigallia.

Baltimora annuncia l’uscita del suo EP d’esordio per venerdì 11 marzo: “Marecittà”

Baltimora annuncia l’uscita del suo EP d’esordio: “Marecittà” (Columbia Records/Sony Music Italy) sarà fuori su tutte le piattaforme streaming e digitali da venerdì 11 marzo! Pubblicata la tracklist dell’atteso primo lavoro discografico – già disponibile in pre-save al lnk bit.ly/3MgJTdF – composto da 7 tracce interamente prodotte dall’artista stesso e che contiene anche l’omonimo singolo che dà il titolo all’EP e che sarà in radio a partire sempre da venerdì 11 marzo.

Vincitore di X Factor 2021

Artista dalle sorprendenti doti canore, producer di talento, musicista, autore dalla scrittura profonda, vincitore di X Factor 2021: tutto questo a soli 20 anni. Con “Marecittà” Baltimora finalmente dà forma  al suo mondo interiore, ai brani scritti in questi anni di formazione, nati nella sua cameretta con gli occhi puntati sull’orizzonte blu tra cielo e Mar Adriatico, e tenuti nel cassetto per moltissimo tempo, che portano ora anche il segno delle intense emozioni provate sotto le luci dei riflettori. 

Baltimora ph Michele Formica
Baltimora ph Michele Formica

Un disco che parla di me

“Marecittà parla di me – commenta Baltimora -, di come vivo le cose. C’è una linea di malinconia che attraversa tutte le canzoni e c’è tutta l’innocenza di una produzione che non ha pensieri, non ha regole, sincera. Ho volutamente raccolto questi pezzi diversi di un puzzle del mio passato, che nell’insieme, dopo aver completamente rivisto tutta la produzione, hanno ora uno stesso filo conduttore che li lega, un senso comune”.

Questa la tracklist completa dell’EP, che contiene anche i singoli “Altro” e “Baltimora”, brani originali che il cantautore ha presentato durante i Live di X Factor e “Colore”, ultimo singolo che ha anticipato l’uscita di questo primo lavoro discografico: Luci Spente; Colore; Baltimora; Marecittà; McDonald’s; Altro; Fumo

Baltimora presta la voce per il cartoons “Red”

Ma le novità fuori e dentro la musica non finiscono qui! L’artista infatti interpreta un cameo nella versione italiana del nuovo film Disney e Pixar “Red”, in streaming su Disney+ da venerdì 11 marzo: Baltimora ha prestato la voce nei dialoghi del personaggio di Tae Young, componente dei 4*Town, la prima boy band di Pixar per cui la protagonista Mei e le sue amiche condividono una vera e propria ossessione. 

“Baltimora Live Tour 2022”

Baltimora è inoltre pronto a esibirsi live con il il suo primo tour, in partenza a maggio 2022. Questo il calendario aggiornato dei tre appuntamenti confermati finora: il 10 maggio a Roma al Largo Venue, il 13 maggio al Mamamia di Senigallia e il 15 maggio a Milano presso la Santeria Toscana. Biglietti e info disponibili su www.vivoconcerti.com.  

Baltimora ph Michele Formica
Baltimora ph Michele Formica

Chi è Baltimora

Edoardo Spinsante, in arte Baltimora, nato nel 2001, nasce e cresce ad Ancona, prima di trasferirsi a Milano per dedicarsi agli studi di Produzione Audio e alla sua musica. Edoardo scrive, arrangia e produce i suoi brani da anni ma li ha sempre tenuti per sé fino a quando entra in contatto con Pezzi Dischi. Grazie a loro decide di mettersi in gioco e iniziare il percorso davanti ai 4 giudici della quindicesima edizione di X Factor, dove, oltre alle cover, ha presentato i due inediti “Altro” e  “Baltimora”, che sono diventati i singoli che lo hanno portato alla vittoria al forum di Assago. L’ultimo singolo “Colore” ha anticipato l’EP d’esordio “Marecittà”. 

https://www.instagram.com/baltimoraa/  




Giovanni Neve presenta “Premi Play”, un inno all’amore / INTERVISTA VIDEO

di Stefano Fabrizi

Giovanni Neve, pseudonimo di Giovanni Morbidoni, classe 1997 presenta “Premi Play” . Nato e cresciuto a Civitanova Marche, da sempre la passione per la musica e per la letteratura lo spingono a prendere in mano una chitarra e ad imparare a suonarla. La sua musica viaggia tra il pop, l’indie e la musica d’autore. Talvolta ricerca l’essenziale attraverso un pianoforte, ma non può fare a meno di ricorrere anche a suoni elettronici creando così atmosfere particolarmente coinvolgenti e cariche di energia.

Un po’ di storia

Dopo aver debuttato nel 2021 con i singoli “Camini”, “Astronavi da crociera” e “Te quiero mama” prodotti da Taketo Gohara e Fabio De Sanctis, seguiti dall’ultimo estratto “Timbrami le labbra”, nell’estate del 2021 Neve ha l’occasione di ampliare il suo pubblico aprendo alcuni concerti sold out degli Psicologi, dando prova sin da subito delle sue capacità sui palchi dei principali festival estivi. Fin dalle prime uscite, Giovanni Neve ha ottenuto ottimi riscontri: i suoi brani sono infatti entrati nella Classifica ‘Radio Airplay Absolute Beginners’ stilata da Rockol relativa agli emergenti più passati dalle radio italiane e in quella di ‘Radio Airplay Emergenti’ e ‘Radio Airplay Indipendenti Italiani’ relativa ai singoli pubblicati da etichette indipendenti più passati dalle radio.

Link al videoclip del brano “Camini”: https://www.youtube.com/watch?v=b2msrBMVDOA  

Link al videoclip del brano “Astronavi da crociera”: https://www.youtube.com/watch?v=kqaWyzcRjZs

Giovanni Neve ph Umbertina Meschini
Giovanni Neve ph Umbertina Meschini

Perché Neve

“È la traduzione letteraria – racconta Giovanni –  di un personaggio di una saga fantasy:  rappresenta l’uomo leale. Ed è a questo ideale che mi ispiro e che cerco di essere nella vita reale. Da piccolo avevo due passioni: il calcio e la musica. Il primo l’ho praticato per un bel periodo e con risultati più che discreti che mi hanno portato a militare nelle Fermana, ma poi un brutto incidente mi ha bloccato la carriera. Così si è rifatta avanti quella passione che nel frattempo avevo continuato a coltivare”.

Giovanni Neve ph Umbertina Meschini

Giovanni Neve ph Umbertina Meschini

La passione per la musica

“Fin da piccolo partecipavo alle recite e ai musical che si facevano ai tempi della scuola e dell’oratorio, ma era solo una passione senza un disegno finale. Poi, nello stesso periodo che ho avuto l’incidente che mi ha bloccato la carriera calcistica, sono stato lasciato dalla mia fidanzata. È stato un colpo durissimo. E solo grazie alla musica ne sono venuto fuori: ho messo nei testi e nella musica quello che provavo. E sempre in quel periodo ho incontrato Fabio De Santis, anche lui di Civitanova, con il quale ho iniziato a collaborare e che è diventato il mio produttore. Ho debuttato nel 2021 con i singoli “Camini”, “Astronavi da crociera” e “Te quiero mama” (prodotti da Taketo Gohara e Fabio De Sanctis, ndr), seguiti dall’ultimo estratto “Timbrami le labbra”: episodi che hanno anticipato “Premi Play”, il mio disco d’esordio uscito il 25 febbraio”.

“Premi Play”

In costante ricerca dell’essenziale, la musica di Giovanni Neve è un chiaro manifesto di semplicità. “Premi Play” è un lavoro dal gusto allegro e con sfumature tropicali, ma anche malinconico e vicino alla musica d’autore più recente, arricchito di venature electro pop e atmosfere cariche di energia. Con la sua voce chiara e limpida che resta impressa all’ascolto, Giovanni Neve ci regala undici brani che incarnano a pieno la sequenza fotografica della vita.  L’album si trova su tutte le piattaforme online.

Tracklist “Premi Play”

  1. Premi play; 02. Camini; 03. Tra Le Dune; 04. Oceania; 05. Astronavi Da Crociera; 06. Timbrami Le Labbra; 07. Latte e Gocciole; 08. Dormi Da Me Sul Mare; 09. Maledette Frasi Mai Dette; 10. Te Quiero Mama; 11. I Tuoi Jeans

Giovanni Neve

Il futuro è live

Se le condizioni lo permetteranno Giovanni Neve per questa estate ha in programma una serie di concerti live. E l’amore? Dopo l’uscita di “Premi Play”, una vera dichiarazione alla ragazza che lo aveva lasciato, la ragazza è… ritornata. L’amore ha trionfato!




“Numeri Primi”, l’album di esordio di HU in uscita l’11 marzo

HU, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo insieme a Highsnob con il brano “Abbi cura di te”  annuncia il suo album d’esordio: “Numeri Primi” in uscita l’11 marzo: 11 brani per un viaggio nei sentimenti alla scoperta della propria unicità e di nuove emozioni.


HU, vero nome Federica Ferracuti, classe ’94 di Fermo, nelle Marche, ha partecipato al recente Festival di Sanremo in gara con Highsnob con il brano “Abbi cura di te”. È tra le pochissime donne nel mondo della musica che canta, scrive, suona e produce le sue canzoni e il suo mondo musicale è davvero sconfinato.


Il suo album d’esordio, annunciato con un trailer sui social https://www.instagram.com/tv/CaRvOeWj09L/?utm_source=ig_web_copy_link, esce l’11 marzo (già disponibile in preorder : https://wmi.lnk.to/numeriprimi) e si intitola “Numeri Primi”, 11 tracce capaci di unire l’elettronica da clubbing ad un testo profondo, una scrittura semplice con suoni ricercati.Un progetto innovativo per un viaggio nei sentimenti, un viaggio metaforico e musicale alla scoperta della propria unicità e di nuove emozioni.


11 marzo, 11 tracce: 11 come nei due numeri primi vicini e due linee parallele, irripetibili/ indivisibili, unici come ogni individuo.


Oltre ad Highsnob nel pezzo presentato al Festival, nell’album è presente anche Francesca Michielin con la quale ha scritto il brano “Guai”.


Questa la tracklist di Numeri Primi: 1 Numeri Primi; 2 Avec Moi; 3 Abbi Cura Di Te con Highsnob; 4 Prima Di Sparire; 5 Millemila; 6 Guai Feat Francesca Michielin; 7 Moma; 8 Ti Auguro La Vita; 9 Mamma; 10 Temporale; 11 La Versione Migliore Di Noi


HU

HU, Federica Ferracuti (classe ‘94), è una cantante, producer e polistrumentista Italiana. Inizia a studiare musica all’età di 12 anni, partendo dagli studi di chitarra jazz e dalle tecniche di improvvisazione. Negli anni approccia allo studio del pianoforte, del basso e del violoncello per poi abbracciare il mondo della musica elettronica e della produzione. A seguito di esperienze come turnista e diversi concerti in giro per l’Italia, nel 2016 dà il via al suo progetto artistico HU. Nel corso degli ultimi due anni firma diversi lavori pubblicitari tra cui la campagna Lamborghini #Real Lovers, Chiara Ferragni Summer Campagin, “Anotherness” per Malloni e il Night Trailer Generator per Jagermeister.

Nel 2018 viene selezionata tra i 10 finalisti dello JAGER MUSIC LAB che le permette di volare a Berlino vincendo due menzioni speciali. Nell’estate del 2020 esce “NEON” il singolo che apre il nuovo percorso musicale di HU che, nel settembre dello stesso anno entra a far parte di Warner Music Italy e partecipa all’edizione di AmaSanremo del 2021 con il brano “OCCHI NIAGARA”. Nel maggio del 2021 esce “END”, il singolo che apre una lunga estate di concerti che la portano a calcare alcuni tra i palchi più grandi d’Italia, sia come artista, sia come Polistrumentista nel Fortuna Tour di Emma Marrone.  Nell’autunno del 2021 entra a far parte della famiglia di SPOTIFY e viene selezionata tra gli artisti RADAR. Nello stesso periodo esce con “MILLEMILA”, il suo ultimo scritto co prodotto con Tom Beaver. A febbraio partecipa al Festival di Sanremo.

Instagram: https://instagram.com/hu.is.who?utm_medium=copy_link 




“Premi Play” è il disco di esordio del marchigiano Giovanni Neve in uscita su tutti gli store digitali il 25 febbraio

Esce il 25 febbraio “Premi Play”, il disco d’esordio di Giovanni Neve, pseudonimo di Giovanni Morbidoni, di Civitanova Marche, classe 1997, tra i giovani talenti del nuovo pop italiano.

In costante ricerca dell’essenziale, la musica di Giovanni Neve è un chiaro manifesto di semplicità. “Premi Play” è un lavoro dal gusto allegro e con sfumature tropicali, ma anche malinconico e vicino alla musica d’autore più recente, arricchito di venature electro pop e atmosfere cariche di energia. Con la sua voce chiara e limpida che resta impressa all’ascolto, Giovanni Neve ci regala undici brani che incarnano a pieno la sequenza fotografica della vita. 

Giovanni Neve ph Umbertina Meschini
Giovanni Neve ph Umbertina Meschini

Dopo aver debuttato nel 2021 con i singoli “Camini”, “Astronavi da crociera” e “Te quiero mama” prodotti da Taketo Gohara e Fabio De Sanctis, seguiti dall’ultimo estratto “Timbrami le labbra”, nell’estate del 2021 Neve ha l’occasione di ampliare il suo pubblico aprendo alcuni concerti sold out degli Psicologi, dando prova sin da subito delle sue capacità sui palchi dei principali festival estivi. Fin dalle prime uscite, Giovanni Neve ha ottenuto ottimi riscontri: i suoi brani sono infatti entrati nella Classifica ‘Radio Airplay Absolute Beginners’ stilata da Rockol relativa agli emergenti più passati dalle radio italiane e in quella di ‘Radio Airplay Emergenti’ e ‘Radio Airplay Indipendenti Italiani’ relativa ai singoli pubblicati da etichette indipendenti più passati dalle radio.

Giovanni Neve ph Umbertina Meschini

Giovanni Neve parla del disco “Premi Play”

“Premi Play” è il titolo di un progetto nato nel 2019 che raccoglie però un pezzo di vita che viene prima. Quando un’esperienza di vita forte invade completamente la sfera emotiva di un giovane innamorato e si incontra con la musica, si crea inevitabilmente qualcosa di bello. Nell’album tutto parla di amore perché l’amore parla di tutto. “Premi play su questo amore, facci quello che ti pare, facci quello che ti va.”

TRACKLIST “PREMI PLAY”

  1. Premi play
  2. Camini
  3. Tra Le Dune
  4. Oceania
  5. Astronavi Da Crociera
  6. Timbrami Le Labbra
  7. Latte e Gocciole
  8. Dormi Da Me Sul Mare
  9. Maledette Frasi Mai Dette
  10. Te Quiero Mama
  11. I Tuoi Jeans

Link al videoclip del brano “Camini”: https://www.youtube.com/watch?v=b2msrBMVDOA   

Link al videoclip del brano “Astronavi da crociera”: https://www.youtube.com/watch?v=kqaWyzcRjZs

CREDITI ALBUM

Testi e Musica: Giovanni Morbidoni e Fabio De Sanctis

Produzione: Fabio De Sanctis, Taketo Gohara e Giovanni Morbidoni

Mix & Master: Giovanni Versari e Francesco Marzona

Strumentisti: Fabio De Sanctis, Giovanni Morbidoni, Niccolò Fornabaio, Alessandro Stefana e Mirko Matera

Foto: Umbertina Meschini

Grafica: Enrico Faloppa

Label e Management: Gianluca Bonanno e Vincenzo Berti per Ventidieci

Distribuzione: Artist First

Ufficio Stampa e Promozione: Big Time

Giovanni Neve ph Umbertina Meschini

Giovanni Neve ph Umbertina Meschini

Chi è Giovanni Neve

Giovanni Neve, pseudonimo di Giovanni Morbidoni è un giovane cantautore italiano, classe 1997. Nato e cresciuto a Civitanova Marche, da sempre la passione per la musica e per la letteratura lo spingono a prendere in mano una chitarra e ad imparare a suonarla.

La sua musica viaggia tra il Pop, l’Indie e la musica d’autore. Talvolta ricerca l’essenziale attraverso un pianoforte, ma non può fare a meno di ricorrere anche a suoni elettronici creando così atmosfere particolarmente coinvolgenti e cariche di energia.

Debutta nel 2021 con i singoli “Camini”, “Astronavi da crociera” e “Te quiero mama”, prodotti da Taketo Gohara e Fabio De Sanctis, seguiti dall’ultimo estratto “Timbrami le labbra”: episodi che anticipano “Premi Play”, il suo disco d’esordio in uscita il 25 febbraio 2022.

CANALI SOCIAL GIOVANNI NEVE

INSTAGRAM: https://www.instagram.com/giovi.neve/?hl=it  
FACEBOOK: www.facebook.com/giovannineveofficial/




Tra gli incontri straordinari di Paolo Pirani un prete d’assalto, don Peppe

di Paolo Pirani

Questo è uno degli “incontri” che amo definire a intermittenza, nel senso che si realizzano a più riprese, in o per circostanze diverse della mia vita, condividendo progettualità che hanno coinvolto luoghi e comunità differenti, ma con lo stesso sprint, ideazione e determinazione di sempre.

Succede a volte nella vita di ciascuno di noi di incontrare persone, frequentarle per un tratto più o meno lungo, per poi incontrarle nuovamente, anche in maniera inaspettata, non prevista né tantomeno prevedibile. E’ questo aspetto dell’infinita casistica con la quale si intersecano i destini (incrociati, avrebbe detto Calvino) di ciascun di noi che mi intriga non poco. Che mi conquista alla dottrina probabilistica, ma molto più semplicemente e umanamente mi àncora al reale, inesorabile, onesto fluire del tempo.

E, ancora una volta, come sempre più spesso mi accade, apro un cassetto della memoria, vi estraggo gli appunti di viaggio e ricostruisco un percorso condiviso.

Lungo una vita.  

Un prete… d’assalto: Giuseppe Bartera (don Peppe)

Giuseppe Bartera (don Peppe)
Giuseppe Bartera (don Peppe)

Un pupazzo da prendere a calci

Poco più che adolescenti, mia sorella ed io dormivamo ancora nella stessa camera, un po’ liberty (carta a fiori e letti in ferro bianco pittati, tende merlettate e accoppiata brocca – catino in ceramica d’antan), però accogliente, ricca fra l’altro di peluches di ogni tipo, raffiguranti soprattutto animali, cani e orsi su gli altri.

Credo fosse in occasione di una influenza di mia sorella che, per rallegrarla qualche attimo, ci ritrovammo con don Peppe a scherzare proprio sull’allestimento “cameresco”, palleggiandoci tranquillamente, a turno, i vari orsetti e tigrotti.

Qui c’è il fermo immagine della memoria: Peppe afferra un pupazzo dicendomi di guardare attentamente. Sta per affibbiargli un calcio potentissimo quando compare mia madre che se ne esce con un’esclamazione di riprovevole, divertito stupore. Qualcosa come: “ … ma che maniera, ragazzi; don Giuseppe, pure lei !!!”.

Fosse stata una figurina Panini avrebbe fatto fortuna, data la posa davvero plastica nella quale il don venne stoppato: pupazzo facente funzione di pallone saldamente in mano e portato in avanti a mò di rinvio da portiere, gamba sinistra leggermente flessa con piede ben piantato a terra, gamba destra all’indietro, caricata a molla pronta per colpire, faccia sorpresa all’indirizzo dell’interlocutore materno. Qualche secondo di surplace: leggenda.

Papa Francesco e don Peppe

Papa Francesco e don Peppe

Ricordi di campeggi, prime teatrali e fughe notturne

Il fatto era che rispetto alla nostra manciata d’anni, quelli di Peppe non erano molti di più, giovane prete catapultato a Ostra da Senigallia (e a Senigallia sarebbe tornato dopo una lunga militanza in altri comuni dell’hinterland, per poi rientrare nella natìa Corinaldo).

Insieme a lui ho condiviso anni intensi e centrali della mia prima formazione, con un gruppo di persone tra cui non posso non ricordare Simona Romagnoli che cedette giovanissima ad un male inesorabile, con le quali realizzai il mio primo campeggio settembrino sui Sibillini (ove conobbi la mia futura compagna), ed il mio primo spettacolo che titolava programmaticamente: “Il Regno viene, tu seguimi”. Prima del grande balzo da medicina al Dams – Discipline di arte, musica e spettacolo di Bologna, scuola sorta dal magma socio – culturale del ’68, unica allora in Italia esclusivamente dedicata allo spettacolo, con un gruppo di insegnanti fantastici, da Eco a Squarzina, da Leydi a Tian, da Trezzini a Zannier, da Signorelli a Casini Ropa, solo per citarne alcuni, facendo torto a tutti gli altri, critici, semiologi, registi, uomini e donne di cultura che intrecciarono le loro vite con quelle di giovani studenti di ogni dove, italiani e stranieri.

Fughe, più che notturne, tardopomeridiane (le discoteche chiudevano i battenti per l’ora di cena), con la sua mitica 650 Fiat color senape, a farsi pizza e birra a 900 lire in un locale di Serra centro che non c’è più, dopo discussioni e progetti, speranze e abbandoni.

6 marzo 2011, il ricordo della prima corriera per la tratta Corinaldo - Senigallia

6 marzo 2011, il ricordo della prima corriera per la tratta Corinaldo – Senigallia
Giuseppe Bartera nelle vesti di calciatore

Giuseppe Bartera nelle vesti di calciatore

Strade che si dividono per poi incrociarsi di nuovo

Poi le nostre strade si sono divise, per scelta ma anche per caso, lui a dirigere, infine, la  parrocchia del Portone a Senigallia, io qua e là in giro, dopo l’anno del militare, a fare esperienza di teatro militante e poi addetto culturale del Comune di Corinaldo.

E qui l’ho incontrato nuovamente, come un cerchio che si chiude, chiamandolo letteralmente alla ribalta, nel riaperto teatro Goldoni, in occasione di una iniziativa alla quale presenziava e che stavo conducendo come mi è capitato spesso, spigolatura del lavoro che facevo.

Salutandolo, m’è venuto spontaneo dire che in effetti ci si può separare e ritrovare, per un battito di ciglia o per quarant’anni, come nel nostro caso (pur avendomi sposato, celebrato il 25°, conosciuto la figliolanza e risiedendo ad appena 16 chilometri di distanza, da un lato e dall’altro del fossato della memoria sempre in piena); ma se c’è stato un rapporto profondo e bello, in questo e in casi del genere, quaranta o cento anni dopo, è come riprendere il filo di un discorso interrotto la sera prima.

i 50 anni di sacerdozio di don Giuseppe Bartera

i 50 anni di sacerdozio di don Giuseppe Bartera

Un fratello maggiore

Di questo l’ho ringraziato e lo ringrazio; gli sono riconoscente, come a un fratello maggiore, per quello che è stato e per quello che è. E perché sono convinto che sia una delle lezioni più importanti che ho tratto dalla nostra frequentazione, percorrendo strade talvolta parallele, tal’altra intersecantesi.

Come la trama di un disegno che si compone in qualche maniera anche a nostra insaputa.

Ma mai per caso.




Gli incontri straordinari di Paolo Pirani: mio padre, la Marina e i francobolli

di Paolo Pirani

Questo è un “incontro” del tutto particolare, come potrebbe essere altrimenti ?. Quelli del tipo non certo occasionale, fulminei, ma che durano l’arco di una vita. E proseguono oltre i confini convenzionali del tempo e dello spazio, forse in una dimensione altra ma non tanto lontana da noi quanto piuttosto parallela, come una sorta di presenza in assenza, una mano amica poggiata appena sulla tua spalla, magari uno spirito guida, un angelo chissà !?. 

Suggestione o flusso vitale che non si distrugge

O forse tutto questo altro non è che una suggestione, benefica quanto si vuole, ma illusoria; d’altra parte, secondo il principio che l’energia non si distrugge, come principio fondante l’universo mondo e tutte le sue creature, da qualche parte andrà pure accumulandosi o ridistribuendosi o (perché no) trasformandosi.

Insomma, immersi come siamo in un flusso vitale ininterrotto, dal primo vagito all’ultimo respiro di questo ambiente che ci accoglie con immutata indifferenza, a cui noi diamo consistenza e significato, memoria e prospettiva, percorriamo strade talvolta note tal’altra ignote, ma spesso se non sempre affiancate, probabilmente a nostra insaputa.

Lo spazio-tempo tra attimi fuggenti

Il qui e adesso, l’ora per allora, il futuro (anch’esso) anteriore, come se tutto dipendesse da un passato più o meno glorioso, che ci attraversa inevitabilmente come una lancia di luce più o meno luminosa, tutto questo è un equilibrio psico-fisico che viviamo ogni nuovo giorno come un attimo contrastato, speranzoso, fuggente.

Nell’eterno volgersi dei tempi, sulla cresta dell’onda lunga del ricordo, con la vaghezza di ciò che è stato e la certezza, talvolta, dolorosa, di ciò che avrebbe potuto essere.

Mio padre, vita mia – Ostra

Ha fatto il militare in marina, anzi nella Regia Marina, come si diceva allora, prima dell’avvento della Repubblica per referendum. L’ha fatto per sei anni, dal 1939 al 1945. Gli è toccata la seconda Guerra Mondiale, tutta. E’ partito volontario dopo il primo anno di magistrali frequentato senza troppa convinzione.

Gli incontri straordinari di Paolo Pirani: mio padre, la Marina e i francobolli
Paolo Pirani: mio padre
Paolo Pirani: mio padre

La Marina, tra speranze e delusioni

E’ partito credendo di “far soldi” in marina, chissà, o comunque di farli più facilmente di quanto avrebbe potuto insegnando a scuola.

E’ partito pieno di speranze ed è ritornato carico di delusioni, ma con un’età nella quale puoi ancora permetterti di conservare qualche illusione.

Nonostante questo, però, mi sembra impossibile che si sia fatto portare via sei anni di vita, vissuta pericolosamente (si direbbe), senza riportare guasti nel corpo e nell’anima. In realtà, ancora oggi, talvolta di notte trema ed emette un grido come un lamento, reiterato su tonalità acute.






Il ricordo del bombardamento di Messina

Dice che rivede alcune sequenze, terribili, del suo personalissimo film d’avventura: il bombardamento, si disse per errore, dell’aviazione italiana alla nostra flotta nello stretto di Messina.

Molti marinai morirono, anche perché si gettavano in acqua e furono preda della nafta che bruciava, fuoriuscita dai serbatoi e dai motori degli scafi.

Quella valigia che si rompe prima di arrivare a casa

Lo rivedo poi tornare a casa, con tutte le sue ambiziose incoscienze racchiuse in una valigia di cartone contenente arance siciliane, ma forse acquistate a Senigallia, nei pressi della stazione ferroviaria.

E la valigia si rompe, a pochi passi da casa, o per meglio dire si disfano le corde evidentemente già usurate al momento di essere utilizzate per legare quella valigia piena di arance profumate.

Nemmeno quelle è riuscito a portare a casa.

Paolo Pirani e il padre l'abbraccio ... del mare
Paolo Pirani e il padre la mitica Vespa 50 cc

1939 – 1945

Sei anni di giovinezza, forse gli anni centrali di una giovane esistenza, quelli migliori. I migliori anni della nostra vita, è stato detto e cantato, anche se gli anni migliori della nostra vita forse sono quelli che noi stessi decidiamo che tali siano.

Mio padre, mio padre che ai campi estivi nel periodo prebellico fingeva di essere un guerriero con fare baldanzoso e irriverente che è proprio dei giovani di oggi e di ieri.

Poi il militare l’ha fatto davvero, e il berretto della divisa non l’ha portato più sulle ventitre; non più sigaretta in bocca, pendula; la postura in bilico tra il Bogart di Casablanca e il J.Dean di Gioventù bruciata, non più.

In giro per il Mediterraneo

Mio padre, che si è girato il Mediterraneo in nave senza che si trattasse di un’amabile crociera, sempre sotto l’alta protettrice di un gigantesco commilitone di Treviso ma di stanza presso la base operativa di Ancona, che si faceva paracadutare in ardimentose imprese oltre le linee nemiche, come sabotatore e spia, con il quale se ne andava in libera uscita, intrecciandosi così l’esile vicenda umana di due cuori in fuga, per qualche momento, dall’orrore che quotidianamente li avvolgeva.

Paolo Pirani e il padre scene da un matrimonio

I due “matrimoni”

Mio padre, mio padre sposato due volte, la prima con (la) Marina, quella “regia”, appunto, che gli ha riservato un misto di esaltazione e rassegnazione, con qualche ora di annientamento dei sensi quasi belluino; la seconda volta, quella ufficiale, con mia madre, dieci anni più giovane di lui, nata e vissuta nella sua stessa borgata.

La prima donna, quella ufficiosa, non l’ha più frequentata (a parte un richiamo con me piccolissimo tra Chiavari, Rapallo e Portofino), forse ha deciso di non frequentarla più, a stento ne parlava. Ma io credo che sia vissuto sempre con la struggente nostalgia, nonostante tutto, di rivedere i luoghi della sua epopea guerresca e giovanile, qualche borgo o isola del Peloponneso, nel Mediterraneo orientale.

Paolo Pirani: mio padre

L’ufficio e la passione per i francobolli

Poi è stato assunto in comune, ad Ostra, ufficio anagrafe e stato civile, per oltre trent’anni.

Già pensionato, ha diretto una casa di accoglienza per minorenni in difficoltà, struttura trasformata successivamente in albergo – ristorante e infine in casa di riposo privata.

Collezionava francobolli. Una volta mi ha detto che non avrebbe mai pensato di raggiungere l’età di 85 anni.

Ha detto anche che scriverà alle famiglie dei fratelli per parlargli della tomba di famiglia, per aprirla, sistemarla e vedere quanto posto c’è per i futuri ospiti. Ridacchiava e m’ha chiesto scusa di parlarmi in quel modo, di domenica mattina. Ma del resto la ruota è in moto, ha aggiunto con fare allusivo, un po’ sottotono, come ripiegando su se stesso.

La vita comincia ogni giorno

Leggeva Il Giornale, ma quando eravamo insieme comprava Il Messaggero.

Allora, considerando che è stato  un vecchio e acceso socialista, “nenniano” per la precisione, e che per fare campagna elettorale finì nottetempo dentro un fosso con la vespa, una volta gli ho chiesto spiegazione: “ …  con tutto quello che hai passato, non te lo ricordi più ?”.

“Certo che me lo ricordo, – m’ha risposto sereno e quasi assente contro lo schienale della sedia: – ma ero giovane. E la vita cominciava ogni giorno”.

M’ha tenuto in braccio mille volte e fatto mille carezze. Se n’è andato in tre giorni, attaccato a tanti fili tra cui quello della speranza: l’ultimo ad essere staccato. Era l’11 febbraio 2008, appena ieri.




Tutto quello che c’è da sapere su Federico Zampaglione

Federico Zampaglione nasce a Roma il 29 giugno del 1968. È, ad oggi, uno dei cantautori italiani più apprezzati e ascoltati sulle piattaforme digitali oltre ad essere seguito con passione dal pubblico anche nei live. 

Nel 1989 fonda il gruppo Tiromancino con cui durante gli anni ’90 pubblica quattro album: Tiromancyno (1992), Insisto (1994), Alone alieno (1995) e Rosa spinto (1997).

Dischi improntati alla commistione tra forma, canzone e ricerca di sonorità non convenzionali. 

Nel marzo 2000 i Tiromancino debuttano in Virgin Records con il loro quinto album, La descrizione di un attimo (album certificato Platino), che grazie a un inarrestabile passa-parola tra appassionati e addetti ai lavori e a un’intensa attività live fa crescere in maniera esponenziale il seguito di pubblico e il consenso della critica. 

Da Strade, il singolo presentato a Sanremo 2000 e premiato con il secondo posto nella sezione “Nuove Proposte”, a La descrizione di un attimo (brano certificato platino), affascinante fusione di melodia, ritmo e intensità lirica, fino all’exploit di Due destini, brano poi inserito nella colonna sonora del film di Ferzan Ozpetek, Le fate ignoranti, i Tiromancino vedono concretizzarsi molti dei loro obiettivi, sia sul piano commerciale sia su quello artistico. Ottengono riconoscimenti importanti, come l’invito dei Morcheeba a suonare in apertura del loro tour in Spagna e Portogallo e conquistano premi di rilievo, tra cui quello come miglior gruppo agli Italian Music Awards; i loro video si avvalgono del contributo di ospiti d’eccezione (Valerio Mastandrea, Paola Cortellesi e lo stesso Ozpetek) e vengono premiati per l’inventiva e la qualità.

Nell’ottobre 2002 Tiromancino (ora intorno al nucleo Federico Zampaglione, Andrea Pesce, Luigi Pulcinelli) dà vita ad un nuovo lavoro, In continuo movimento (certificato Doppio Platino).

Nel sesto album il gruppo ricerca ancora la fusione tra strumentazione tradizionale acustica e sonorità elettroniche, dando maggiore risalto alle chitarre e riservando un impegno particolare alla sperimentazione, che spazia da ritmiche “electro” a sonorità più psichedeliche. In continuo movimento è preceduto dal singolo, certificato oro, Per me è importante, che conquista il primo posto in classifica e si attesta per tutto l’inverno 2002 tra i singoli di maggiore successo, grazie anche a un video innovativo che ne sottolinea l’atmosfera intimista e la delicatezza del testo. L’album non tarda a rivelare tutta la sua ricchezza d’idee e suggestioni e raggiunge i vertici delle classifiche di vendita, fino alla certificazione del doppio disco di platino. 

Dopo 2 anni di silenzio, nell’ottobre 2004 i Tiromancino pubblicano Illusioni Parallele (disco di Platino). Le 12 canzoni sono prodotte da Federico Zampaglione, Andrea Pesce e Luigi Pulcinelli, che si sono avvalsi della collaborazione preziosa di Lorenzo Amurri. Tiromancino entra quindi in una nuova fase, in un nuovo territorio, facendo tesoro e portando saldamente con sé tutto quanto costituisce il migliore e più riuscito bagaglio artistico acquisito negli anni.

Il concetto su cui ruota l’album sono le illusioni inserite nella realtà di tutti i giorni. I testi evidenziano un immaginario più ampio, una ricerca non solo rivolta verso l’interiorità ma pure verso l’esterno, verso quello che avviene intorno a noi. Fra le canzoni a tal proposito più esemplificative ci sono i singoli Amore impossibileImparare dal vento, e L’autostrada.

Il 2005 segna i dieci anni del gruppo, e i Tiromancino pubblicano una raccolta 95-05 che ripercorre la loro musica più rappresentativa. Nella raccolta ci sono alcuni inediti e vecchi brani risuonati e riarrangianti con la nuova formazione. Il primo singolo è Un tempo piccolo, brano registrato da Franco Califano nel 2004 per il suo album Non escludo il ritorno, qui ripreso e riarrangiato (con leggere modifiche al testo) dai Tiromancino. Il singolo viene subito apprezzato anche per il video, che vede lo stesso Federico Zampaglione sceneggiatore e regista e che vince il primo premio Cinecittà e Cinefestival di Ravello come Migliore videoclip italiano. La pubblicazione di questi brani è stata accolta con grande favore e le vendite hanno riportato i Tiromancino ancora una volta al doppio disco di Platino.

Federico appena concluso l’album 95-05 si impegna in un nuovo progetto; concepisce infatti l’idea di un film, Nero bifamiliare, una commedia nera, ambientata ai nostri giorni, che mette a nudo problemi e difficoltà della convivenza con altre culture e, soprattutto, segnala il rischio di una paranoia montante di fronte a ciò che turba la nostra quotidianità. Dopo due anni di lavoro l’idea si concretizza, e nel 2007 diventa realtà. Naturalmente Federico non ha solo curato la sceneggiatura (insieme a Rudolph Gentile) e la regia, ma anche la soundtrack, contenuta in un CD che presenta nove brani inediti, tra cui L’alba di domani che dà il titolo all’album e manda un messaggio di speranza e di apertura al nuovo.

Il film, una delle opere prime che ha incassato di più con oltre un milione e mezzo di euro di incasso, si rivela un esordio apprezzato da critica e pubblico, e ottiene moltissimi premi e un ottimo risultato al box-office, nonché importanti attestati di stima da parte di veri e propri maestri del cinema italiano e internazionale, quali Monicelli, Moretti, Verdone, Bava, Argento e Paull Haggis, il mitico regista e sceneggiatore di Crash. Si aprono a sorpresa a Federico le porte per una seconda attività artistica alla regia.

L’alba di domani, original soundtrack del film, è il primo disco prodotto dalla Deriva Production, etichetta discografica di Federico Zampaglione, che conquista il risultato di essere tra le colonne sonore italiane più vendute degli ultimi anni (certificata ORO), grazie a singoli di successo come L’alba di domaniAngoli di cielo e Un altro mare.

L’estate 2007 vede i Tiromancino impegnati sui palchi di tutta Italia in un lunghissimo tour. A inizio 2008 esce il doppio album live Il suono dei chilometri (disco d’oro) anche questo su etichetta Deriva Production. Il disco, registrato durante il tour 2007, oltre i più grandi successi dei Tiromancino reinterpretati in chiave live, contiene due inediti, Quasi 40 e Il Rubacuori, quest’ultimo presentato al Festival di Sanremo 2008.  Il Rubacuori è un pezzo che ha suscitato molto clamore e polemiche per il contenuto del testo, incentrato sulla piaga sociale dei licenziamenti di massa. Il ricavato delle vendite on-line della canzone viene devoluto a sostegno degli operai della Thyssen.

In primavera esce il secondo singolo Quasi 40, una canzone autobiografica con una sonorità più rock. Il brano e il video, diretto da Federico, conquistano velocemente il pubblico, sottolineando la capacità comunicativa e il continuo rinnovamento e sperimentazione dei Tiromancino.

Nel 2009 Federico collabora con il gruppo The Alvarius, composto da Francesco Zampaglione e Andrea Moscianese, nella creazione della colonna sonora originale del film Shadow scritto e diretto dallo stesso Federico. Il film è stato un grandissimo successo a livello mondiale confermandosi come l’horror italiano più venduto all’estero degli ultimi 10 anni con oltre 60 paesi venduti ad oggi tra cui America, Canada, Inghilterra, Irlanda, Germania, Giappone, Medio Oriente, Russia e tantissimi altri. Nel 2012 scrive e dirige il suo terzo film, Tulpa – perdizioni mortali. Lo stesso anno collabora con Fabri Fibra per il singolo Incomprensioni dell’album Chi vuole essere Fabri Fibra?.

Nel 2010 i Tiromancino tornano con un nuovo album di inediti dal titolo L’essenziale. Il disco è stato registrato tra Roma e Los Angeles, prodotto da Saverio Principini e Federico Zampaglione, mixato ai mitici studi Henson con l’utilizzo di grandi musicisti statunitensi. Il suono risulta più ampio e compatto e i testi, scritti a quattro mani con Domenico Zampaglione padre di Federico, sono decisamente il giusto mix tra poesia e analisi della realtà.

Nel 2011 scrive musica e testi del singolo Poi inventi il mondo tratto dall’album RossoNoemi di Noemi, con la quale duetterà anche nel tour di L’essenziale, mentre nel 2014 scrive il singolo Sotto una buona stella per Michele Bravi.

Lo stesso anno esce Indagine su un sentimento, disco scritto insieme Francesco Zampaglione. I due singoli, Liberi e Immagini che lasciano il segno (il cui video è stato diretto dallo stesso Zampaglione) conquistano il disco d’oro.

Nel 2015 collabora con Eros Ramazzotti, scrivendo insieme a lui quattro testi per l’album Perfetto dello stesso Ramazzotti: Sei un pensiero speciale, Tu gelosia, L’amore è un modo di vivere e Un’altra estate. Lo stesso anno dirige due videoclip: Ci stai di Biagio Antonacci, che vince il premio Roma Videoclip come miglior video e miglior regia, e I nani di Richard Benson. 

Il 4 marzo 2016 esce il nuovo singolo Piccoli miracoli brano (il cui video vede alla regia lo stesso Federico) che raggiunge la prima posizione dell’airplay radio e  che anticipa il nuovo lavoro in studio Nel respiro del mondo pubblicato l’8 aprile 2016. Nel 2016 scrive il brano Ne tuo disordine per l’album Vivere a colori di Alessandro Amoroso. 

Nel 2017 pubblica per Mondadori il suo primo romanzo scritto insieme a Giacomo Gensini, Dove tutto è a metà, da cui verrà tratto il suo ultimo film drammatico Morrison, la cui sceneggiatura è stata adattata insieme a Gensini. 

A settembre 2018 i Tiromancino tornano con Fino a qui, nuovo progetto discografico composto da 4 brani inediti e 12 tra le canzoni più significative della band risuonate, riarrangiate e reinterpretate da Federico Zampaglione insieme a grandi nomi del panorama musicale italiano. Il disco – certificato ORO – è stato anticipato dalla nuova versione di Due Destini realizzata insieme ad Alessandra Amoroso e dall’inedito Noi Casomai”, il cui video è stato presentato in anteprima alla 75ª Mostra del Cinema di Venezia, all’interno delle Giornate degli autori.

Nel 2019 duetta con Tiziano Ferro in una nuova versione del brano Per me è importante, anche questo contenuto nella raccolta Fino a qui

A giugno del 2019, dopo aver rifirmato con Virgin Records pubblica l’inedito Vento del Sud, brano tra i più programmati dalle radio di quella estate. Lo stesso successo radiofonico toccherà poi all’inedito Finché ti va pubblicato a settembre 2020 e arrivato nella top10 di Earone e al successivo Cerotti, brano pubblicato a gennaio del 2021 e scritto con Gazzelle e che farà parte della colonna sonora del film MORRISON, nei cinema dal 20 maggio 2021.

In occasione dell’uscita nelle sale viene pubblicato anche Er Musicista, inedito inserito nella colonna sonora e scritto e cantato da Federico Zampaglione e Franco126.

MORRISON è l’ultimo film scritto e diretto da Federico Zampaglione. Il lungometraggio (distribuito da Vision Distribution), girato durante la pandemia, ha segnato la riapertura di molte sale cinematografiche chiuse a causa del Covid e dopo l’uscita nei cinema è arrivato in autunno anche sulle piattaforme digitali. La pellicola è stata ben accolta da pubblico e critica regalando a Zampaglione e al cast del film grandi soddisfazioni (il giovane protagonista maschile, Lorenzo Zurzolo ha ottenuto per il suo ruolo il Nastro d’Argento come personaggio dell’anno e il Premio Kibeo al Festival Del Cinema di Venezia 2021).

Federico Zampaglione biografia dati
premi tiromancino
premi e nomination Tiromancino




Maurizio Battista saluta Marcheinfinite

Maurizio Battista lo seguo ormai da anni e quando è nella Marche cerco sempre di andarlo a trovare. L’ho incontrato al Teatro La Fenice di Senigallia con il nuovo spettacolo Tutti contro tutti. Al termine il suo saluto a Marcheinfinite.




Gli incontri straordinari di Paolo Pirani: zia Lina e Valeria Moriconi

di Paolo Pirani

Lei, che mi presentò all’immensa Valeria Moriconi, con la quale ho trascorso attimi e avuto collaborazioni indimenticabili presso il Centro Studi teatrali Enriquez di Sirolo, intitolato al grande amore della sua vita, compagno e sodale nella fantastica avventura sentimentale e professionale di una delle più grandi interpreti della drammaturgia mondiale di ogni tempo.  

Un grazie a lei

Lei, che come tante e tanti personaggi (ma prima ancora persone) che ho avuto la fortuna di intercettare lungo il cammino sin qui percorso, e che non tramontano col declinare del sole o, come si dice dei sogni, all’alba, ma risorgono ogni giorno all’orizzonte della mia memoria; e mi invitano al ricordo (non al rimpianto), alla confidenza (non al protagonismo), ce n’è sin troppo sotto ogni riflettore approntato con cinico occhio indagatore anche sul palcoscenico più improbabile.

L’incontro straordinario e irripetibile

Lei, che come ogni altro compagno di viaggio, ha rappresentato un incontro straordinario, perché originale dunque irripetibile, più o meno occasionale sia stato, chiede solo di prendere voce pur nella mediazione della mia narrazione. Perché è la bellezza che unisce le persone: forse salverà questo nostro malandato pianeta, dando senso all’oggi e speranza al futuro.   E questa è il “racconto di un incontro” con una persona per altri versi “anonima” ma unica nel suo genere, nella sua vicenda di vita, nelle sue passioni, nei suoi dolori, nelle sue speranze. Semplicemente, luminosa e incorrotta “storia di un’anima”.

zia Lina
zia Lina

Zia Lina

La chiamavo zia Lina ma era una specie di parente acquisita, non saprei dire però per via di quale ramo della famiglia.  Abitava a Jesi in via Costa Baldassini, 10, prossima alla chiesa di San Pietro, pieno Centro Storico, come i quartieri popolari delle grandi città che conosciamo o per averli visti di persona o attraverso tanta cinematografia nostrana, dal Neorealismo di Rossellini passando per la sceneggiata napoletana fino al Raccordo della “Grande Bellezza”.  Con i luoghi, le persone, le consuetudini, le storie, in una parola le atmosfere comuni a tutti i quartieri popolari delle città, ma anche delle borgate o dei centri storici, appunto, dei paesi di Provincia. 

Costa Balassina, 10 Jesi

Costa Balassina, 10 Jesi

In quel palazzone nel centro di Jesi

Occupava un appartamento, quasi un attico, di un palazzone tardo ‘700, con le stanze in fila, che le attraversi tutte se devi andare dalla cucina alla camera da letto.  Sono stato da lei per alcuni giorni quando consultavo il fondo antico della biblioteca Planettiana per la mia tesi sui “quaresimalisti” barocchi a fronte dei giullari e comici dell’Arte, e anche perché le ho pitturato le persiane, verdi, delle enormi finestre. Bassina, dai tratti minuti, non pingue ma certamente in carne, dall’aspetto dolce e fiero allo stesso tempo (come lei stessa rivendicava), gli occhi sorridenti, solo talvolta assenti, forzatamente, a causa di una sindrome depressiva che l’ha inseguita per tutta la vita, squassandola senza mai conquistarla definitivamente, anche se è stata sottoposta a sciagurati trattamenti “lenitivi” o “contenitivi” per periodi fortunatamente limitati ancorché reiterati.

Una vita iniziata con l’abbandono

A questa condizione, retaggio di una vita mai facile, ha però reagito con determinazione e mille interessi diversi. Deposta in fasce sulla ruota di un convento di suore, adottata da una madre che, senza saper leggere (sciogliendo uno dopo l’altro i nodi fatti su un grande fazzoletto per ogni stazione ferroviaria superata),  rincorse il figlio a Parigi che, fuggito di casa la sera prima, partecipava ad una gara di tango, sottoposta alle particolari attenzioni di quello “zio – ballerino” che la esibiva come un trofeo d’estate a Caracalla, conosceva tuttavia, proprio per questo, le arie delle principali opere del repertorio nazionale, avventurandosi di quando in quando anche in qualche duetto nel quale interpretava lei e lui con esilaranti cambi di voce e di espressione. 

Valeria Moriconi

Valeria Moriconi

E Valeria Moriconi mi prese sottobraccio

Da Roma si trasferì a Jesi durante il Ventennio, a causa della fede repubblicana della famiglia che lì gestiva un baracchino di frutta e verdura, ripetutamente distrutto dalle squadracce fasciste. Lei stessa, fervente repubblicana, era solita frequentare la sezione jesina di quel partito. E devo a lei se Valeria Moriconi, repubblicana e jesina a sua volta, mi prese una sera sottobraccio perché intendevo conoscerla e invitarla come ospite d’onore alla cerimonia finale della Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola di Serra San Quirico che ho seguito per un quinquennio. Me la presentò mia zia. 

La storia d’amore

Ma il centro di tutto, nel bene (di cui avrebbe potuto finalmente beneficiare) e nel male (che le inflissero ottusamente i famigli residui), altra concausa dei suoi successivi, debilitanti malesseri psichici, fu una grande storia d’amore che la travolse con la furia distruttrice di uno tsunami. Conobbe un liutaio, costruiva violini per musicisti famosi. Lei se ne invaghì, lui suonò per lei straordinari assolo. Si frequentarono, semiclandestinamente, data l’avversione inscenata dallo zio – tutore e padrone per quella relazione infine scoperta, per una forma di gelosia genitoriale, possessiva, quasi patologica. Per questo, insieme al difficile periodo in termini sociali ed artistici che spinse persino il grande Toscanini a lasciare l’Italia, lui decise di partire e le chiese di accompagnarlo in quell’avventura, insomma di fuggire insieme in America. Le cose sembravano destinate ad esiti positivi quando lo zio la costrinse in malo modo in casa.

In quel violino la dedica

Lei si disperò. Lui l’attese invano, senza avere notizie. Così decise di partire ugualmente, con il cuore spezzato e il visto per l’espatrio sul passaporto che non avrebbe più potuto rinnovare. Però volle lasciarle un violino con dentro inciso il suo nome ed un’appassionata dichiarazione d’amore. Non si rividero più. Il violino sparì senza che lei potesse leggere il messaggio che conteneva. Lo zio continuò a portarla all’opera, al Pergolesi, ma sempre più raramente. Lei cantò ancora e ancora le arie di Turandot e Bohème con la mano sul cuore e lo sguardo assente. 




Incontri speciali. La Giornata della Memoria, Paolo Pirani e Vinnico Bracci: una storia, tante storie

di Paolo Pirani

Quando il protagonista dell’Incontro è una persona qualunque ma non per questo insignificante, tutt’altro, anzi unica e irripetibile alla stregua di un Pavarotti del bel canto o una Fracci della danza.

Le mura di Corinaldo
Le mura di Corinaldo

Quei numeri tatuati per sempre sul braccio di Vinnico

Unica e irripetibile come persona, dunque personaggio sul palcoscenico della vita, che è la vita. Insieme di  infinite emozioni, sensazioni, parole, pensieri, speranze: elementi del tutto originali perché appartenenti a quel corredo cromosonico e a nessun altro. Uguale solo a se stesso, a quell’intrico di vicende umane che formano e condizionano, carattere e prospettive, certamente il tratto di vita più o meno lungo percorso con altri “numeri unici”. Dove per numeri, purtroppo in questo caso, si intendono quelli tatuati sul braccio (ma anche nell’anima) di quanti hanno avuto la disavventura di fare esperienza diretta dei campi di sterminio nazisti della seconda guerra mondiale. E da quella sventura sono tuttavia riusciti a salvarsi e trarre insegnamenti che non poche e luminose volte hanno preso la forma di testimonianze orali e scritte. Così è stato per Vinnico Bracci, altra anima eletta della terra di Corinaldo, riuscito miracolosamente a respirare di nuovo aria di libertà dopo l’inferno del “lager”.

Il lager di Kustrin – Prussia orientale

Una storia da raccontare per non dimenticare

Proponendosi in punta di piedi, in maniera schiva ma puntuale, a chi avesse voluto ascoltarlo, cominciando dai ragazzi, dai più giovani: lui, che giovane non è mai stato (come recita il primo volume della serie di opere edite nel corso degli anni). Opere che evidenziano il carattere meditativo ma non soccombente, la freschezza di un dire asciutto, senza concessioni a fronzoluta retorica del tutto inappropriata in simili contesti. E svetta nell’empireo dei giusti il candore di un cuore appassionato e mai rancoroso, nonostante abbia avvertito approssimarsi più di una volta l’alito mortifero del “drago”. Questa è in estrema sintesi la sua storia, come anche e sempre la storia di un incontro che mi ha toccato profondamente. E che mi piace riferire, in questo non casuale 27 gennaio.  

contadino

Figlio di contadini, a vent’anni sul fronte slavo nel ‘43

Figlio di contadini, impegnato nei campi in aiuto del padre per pagare l’acquisto del podere, mentre lui voleva seguire un corso in agronomia per corrispondenza, viene chiamato alle armi, dunque in guerra, a vent’anni, nel gennaio del 1943. Destinato al fronte slavo, capitola quasi subito alle soverchianti e meglio equipaggiate truppe tedesche dopo l’8 settembre di quello stesso anno, ed avviato al campo di lavoro di Kustrin (Prussia orientale), anticamera dell’inferno di Dakau.

Si ammala di TBC, lo danno per morto. Come tale i nazisti lo consegnano alla Croce Rossa che lo rimpatria, assieme a molti altri nelle sue stesse condizioni di salute, con un treno speciale, che di “speciale”, rispetto a quello “bestiale” che lo condusse in Germania, aveva solo la direzione opposta. Mi parlava di questo, Vinnico: materia del primo volume che diede alle stampe nel 1992. E che, con pudore e fierezza, volle consegnarmi in anteprima.






Le visite in ufficio e il desiderio di un parere sui suoi scritti

i veniva a trovare in ufficio con una qual certa frequenza, solitamente il mercoledì mattina, giornata di mercato a Corinaldo. Mi aggiornava sui tempi di stampa del nuovo libro che aveva scritto, lavorandoci in genere all’alba, sorseggiando a pieni occhi, sia d’estate che d’inverno, quell’aria di casa che gli era mancata, mi raccontava, per ventotto mesi.

Desiderava che lo leggessi, ovviamente, che esprimessi un giudizio e che, magari, lo presentassi, perlomeno una volta.

E, come in altre occasioni di visita, ma questa volta con intenerita solennità, volle offrirmi un caffè. Lui prese invece un succo di frutta (raramente sorseggiava un gingerino).

L'entrata di Auschwitz

L’entrata di Auschwitz

Un uomo a cui è stata rubata la giovinezza

Mi hanno sempre colpito i suoi modi garbati, deferenti ma non stucchevoli o intriganti. Piuttosto franchi, diretti, pieni di un calore vero, non mediato da pretese o attese. Proprio di chi è stato costretto per lungo tempo nella morsa del freddo fisico e spirituale, lontano dalla vita, credendo anzi più di una volta di averla perduta, a vent’anni. Mai un rimpianto, né accenni a facili sentimentalismi, all’apparenza, se non quando ricordava i compagni lasciati lungo la strada della sofferenza, nel vortice della guerra che infuriava all’esterno e all’interno dei sanatori frequentati. Amici, colleghi, semisconosciuti sodali di una storia che sembrava senza sbocchi: uomini, mai stati giovani, come lui.

Mi colpisce, e commuove ogni volta, invece, ripensare alla sua vita come un vicenda giocata tra due parentesi pressoché identiche. Lui, che ha avuto una moglie e una figlia; che ha dato del tu alla vita e alla morte con identica partecipazione emotiva.

Non me ne vorrà Vinnico se la ricostruzione, pur riferendo fatti accertati, soggiace forse ad un moto di istintivo, affettuoso trasporto che mi lega ad una persona bella d’animo e coraggiosa qual’egli è stato; sentimento che mi porta a ricucire i brandelli di una storia che m’ha sfiorato appena, ma che, pure, ho la presunzione di narrare come l’aedo con epopee solo tramandate.

Il viaggio verso la morte, poi la vita

Dato per spacciato dai medici, tanto repubblichini quanto repubblicani, in preda a dolori lancinanti e febbri che gli ottenebrano la mente, costringendolo ad uno stato di perenne semincoscienza, Vinnico viaggia sul treno della C.R.I. verso l’Italia. Varcato il confine della madrepatria, ha un momento di lucidità, l’unico dopo tanti giorni.

Ma più che sufficiente perché nelle brume della malattia riesca a mettere a fuoco il viso di una donna, due occhi che gli sorridono e gli accarezzano la fronte madida di sudore. Poi sviene, nuovamente, soccombendo ai brividi che lo scuotono continuamente.

Però, per quella strana alchimìa del destino che tratteggia la sorte di ciascuno di noi, quasi per miracolo si riprende. Torna a sperare, a respirare a pieni polmoni pur sempre sotto cure ferree, lunghe e sfiancanti. Ma vive. Condivide la straripante euforia della fine della guerra, conosce l’amore, riacquista la dignità che il lager gli aveva sottratto.

Il ritorno a casa

Torna a casa. Lavora. Si sposa. Ricorda, incontra, testimonia senza abbandoni lacrimevoli. Vorrebbe parlare con i giovani – mi dice – lasciar loro un insieme di verità e speranza. Non accusa mai ma sa, e denuncia senza accanimento, da quale parte stava e sta il male.

La donna della sua vita, già staffetta partigiana, gli è accanto, da sempre, con discrezione e convinzione.

Ma, progressivamente, perde la vista. Vinnico sa, ma non cede allo sconforto, sperimentato com’è alla durezza del lager.

Una veduta delle mura di Corinaldo

Il terribile giorno di una finestra e del vuoto

Poi, un giorno, uno qualunque si direbbe, oppure unico come unico è ogni giorno della nostra esistenza, dopo pranzo, lei lo guarda con intensità inusuale.

Ripiega il tovagliolo. Toglie gli occhiali e li ripone con cura sul tavolo.

Si alza mentre lui la segue con sguardo muto, tra l’incuriosito e il perplesso.

Lei è (appare) serena , ma determinata.

Apre la finestra della cucina e si getta nel vuoto.

La distanza da terra non è enorme ma sufficiente per ammazzarsi.

Lui, adesso spaventato, esce di casa affrettandosi come può, la raggiunge. Chiede aiuto.

Si inginocchia a lei di lato. Le solleva amorevolmente la testa.

Lei apre per un attimo gli occhi. Per l’ultima volta vede l’uomo della sua vita. Gli sorride e se ne va.

Due occhi, altri due occhi di donna, hanno forato la velatura della morte, fissando Vinnico come quando lo fissarono al rientro in Italia, nel suo letto di dolore.

Due parentesi, attimi fugaci e unici, irripetibili, inequivocabili.

Due parentesi è in mezzo una storia.

La vita e la morte.

Forse, l’eternità.




SANREMO 2022. Hu, Federica Ferracuti: destinazione Festival / VIDEO INTERVISTA

di Stefano Fabrizi

Destinazione Sanremo, e ne è felicissima. Federica Ferracuti, nata l’11 aprile del 1994 a Fermo, ha già pronti i bagagli per trasferirsi per una decina di giorni nella città dei fiori e del Festival. E’ nella lista dei 25 big che parteciperanno alla edizione numero 72. Entusiasmo e incredulità. Una bella sensazione che riesce a trasmettere a chi l’ascolta. E poco prima che partisse da Milano, dove da tempo vive, l’ho chiamata per una intervista-video. Una prima conoscenza per entrambi. Ed io ne sono rimasto colpito per la sua spontaneità e trasparenza nei sentimenti, una rarità.

La passione della musica fin da piccola

“Già a 12 anni mi ero appassionata alla musica. Scrivevo poesie e volevo musicarle. Così ho iniziato con un pianoforte. Poi mi sono appassionata alla chitarra jazz che ho studiato per 12 anni. E, infine, ho voluto sperimentare anche il violoncello. Strumenti diversi tra loro, ma volevo capire quale era il più congeniale per me, quello che mi aiutava meglio a esprimermi. Nel tempo, appena ho iniziato a guadagnare qualche soldo, li spendevo per comprare strumenti, ne ho riempito casa. Dopo il Liceo Classico, volevo fare l’ingegnere aerospaziale. Intanto, ho iniziato a far parte di diverse band con le quali suonavo girando un po’ tutte le Marche. Questa esperienza mi ha fatto capire che il mio sogno era la musica e la composizione. Non avevo soldi, conoscenze ed esperienza: avevo solo le mie canzoni. Ho studiato tanto. Mi sono laureata al Conservatorio di Pesaro in composizione elettronica: tutto con tanti sacrifici, altrettanta determinazione”.

Hu, Federica Ferracuti su Instagram
Hu, Federica Ferracuti su Instagram

Da Fermo a Milano

“Per inseguire il mio sogno mi sono trasferita a Milano dove ci sono le opportunità di conoscere e farsi conoscere. Per mantenermi ho fatto mille lavori. Però, ho avuto anche le mie prime opportunità. (mi viene in mente la canzone di Alberto Fortis Milano e Vincenzo, ndr). Oggi posso dire che ho sempre lavorato sodo, non mi sono mai fatto illusioni, ma la speranza che i sacrifici prima o poi mi avrebbero portato dei frutti ce l’ho sempre avuta. E a ripensarci ora mi rendo conto che ho fatto già tante cose. Sono molto consapevole musicalmente e poco consapevole a livello emotivo. E ora c’è la grande occasione. Chissà, forse un giusto allineamento dei pianeti”.

Highsnob e Hu

Highsnob e Hu

 Il sogno chiamato Sanremo

“Ora questa opportunità, un sogno che si realizza sfumato l’anno scorso con la partecipazione ad AmaSanremo con occhi di Niagara. C’è chi odia Sanremo, ma io credo che poi tutti sognano una ribalta come il palco dell’Ariston. Un momento che riunisce l’Italia da 72 anni e che da una grande visibilità.  Comunque vada hai la possibilità di farti conoscere e di raccontare le tue storie. E ci sono arrivata senza compromessi, è una grande soddisfazione. Eppoi, ci vado anche per divertirmi”.

Federica Ferracuti, Hu

Da Federica a Hu

“Sono da sempre affascinata al modo degli antichi egizi e leggendo la loro storia ho scoperto che Hu è una divinità che personifica il verbo, il creatore, cioè la forza motrice che sta dietro alla creazione. E in qualche modo ha una assonanza con l’inglese who, chi. Una folgorazione. E sono diventata Hu”.

Highsnob e Hu

Highsnob e Hu

Musica, ma anche tutta l’arte

“Nel mio futuro non mi vedo chiusa nella sola musica. Sono attratta anche da altre forme di espressione artistica, come le istallazioni. Sono curiosa e penso che mi cimenterò presto con altri linguaggi artistici. In generale, mi sono sempre ripromessa di voler lanciare dei messaggi e farmi scoprire solo da chi mi ascolta”.

A Sanremo insieme ai grandi

“Quello che mi fa piacere è salire sullo stesso palco di artisti già affermati come Emma. Sono stata una sua turnista ed ora sono al suo fianco. Ne sono molto felice, lei per me è stato sempre un importante punto di riferimento.

Highsnob e Hu

Highsnob e Hu

Hu, Highsnob e l’album

“Ci siamo trovati con Mike (Michele Matera, Highsnob, ndr) a condividere questo percorso e il suo brano “Abbi cura di te”. Una amicizia e una collaborazione importante. Lui ha il suo percorso, io il mio. Non so se ci saranno altre opportunità, ma io credo di sì. Per ora sono concentrata anche sull’uscita del mio album subito dopo Sanremo”.

Gli spot pubblicitari

“Tra i miei passati lavori ci sono le musiche per importanti campagne pubblicitarie come la Lamborghini, Chiara Ferragni Malloni, Jagermeister. Un campo che conto di riprendere. Anzi, mi piacerebbe cimentarmi in una colonna sonora di un film. L’ispirazione? Da tutto ciò che mi circonda e che vivo quotidianamente. Chissà? Per ora Sanremo”.

E le Marche saranno sicuramente pronte a sostenerla.

Sanremo logo 2




Massimo Zenobi, da Tolentino a Roma e ritorno: la passione per il teatro e il programma 2022 del Politeama

di Stefano Fabrizi

Massimo Zenobi, uno di quelli che è un piacere avere come amico. Ci conosciamo ormai da tempo e la stima prima professionale poi personale è cresciuta negli anni. L’ho ricercato per farci raccontare in prima persona con una intervista-video il cartellone del Politeama di Tolentino di cui è direttore artistico, ma poi, quando si parla con un amico gli argomenti si dilatano a iniziare dalla sua passione per il teatro.

E all’inizio fu la Compagnia della Rancia

“I primi passi li ho fatti come attore. Eravamo alcuni amici e mettemmo in scena, in un piccolo teatro parrocchiale, Arlecchino innamorato: era il 25 dicembre 1983. All’epoca c’erano Cesare Bocci, Bruno Borraccini, Gabriela Eleonori ed altri. Saverio Marconi già era alla regia,  ruolo che mantenne  quando poi ci strutturammo come Compagnia della Rancia. Io nel frattempo studiavo marketing aziendale nello spettacolo. Quindi dismisi le vesti dell’attore per mettermi dietro le quinte e curare la parte amministrativa della compagnia: era un modo per unire le mie due passioni. Nel tempo, sotto la guida di Marconi, la Compagnia è cresciuta diventando un punto di riferimento per il musical in Italia. Dal primo titolo nel 1988 (La piccola bottega degli orrori)  A Chorus Line nel 1990. Poi un trionfo dietro l’altro tipo Grease, Dance!, Pinocchio, Cercasi Cenerentola, Sette spose per sette fratelli, Frankenstein Junior, High School Musical fino a Happy Days. Insomma una bel carnet di spettacoli, tutti di successo”.

Saverio Marconi
Saverio Marconi

Da Tolentino al Teatro Sistina di Roma

“Nel frattempo ho conosciuto Massimo Romeo Piparo, direttore artistico del Teatro Sistina e fondatore della Peeparrow nata nel 2011 e che dal 2013 gestisce il Sistina di Roma. Così dopo l’esperienza con la Compagnia della Rancia ho iniziato a collaborare  con Piparo e la sua società che attualmente è la più prolifica in Italia. In questa avventura mi sono gettato con l’entusiasmo di sempre. Tra i primissimi successi nel 1994 Jesus Christ Superstar con  Carl Anderson (Giuda) e Amii Stewart (Maddalena). Sono susseguite diverse rivisitazioni. Nel 2014 Massimo Romeo Piparo dirige una versione “evento” di Jesus Christ Superstar con  Ted Neeley, il Gesù della versione cinematografica.  Ma la produzione è decisamente vasta e anche qui mi limito a ricordare  “We will rock you”, “The Full Monty” , “School of Rock”, Evita, Billy Elliot, Sette spose per sette fratelli, “La Febbre del Sabato Sera”   fino ad arrivare a “Belle Ripene“. Altro musical che in questi giorni è stato riallestito ed è in programmazione al Sistina è  “Mamma Mia”. Insomma, tante soddisfazione. Poi il Sistina è un teatro che rappresenta il teatro nel mondo grazie ai lavori di Garinei-Giovannini”.

Massimo Romeo Piparo ph Iwan Palombi

Massimo Romeo Piparo ph Iwan Palombi
Ted Neeley in Jesus Christ Superstar

Ted Neeley in Jesus Christ Superstar

L’interno del teatro Sistina di Roma

Il ritorno a Tolentino con il Politeama

“Quando Franco Moschini mi ha chiesto di dargli una mano per la riapertura del Politeama di Tolentino, non ho potuto dirgli di no: perché impegnarmi per la mia città è sempre un onore e affiancare un uomo lungimirante (ricordo la Poltrona Frau) e mecenate mi ha riempito d’orgoglio. La struttura del Politeama Piceno è nata nel 1926 e tra i soci fondatori c’era Nazareno Gabrielli. È stato tra i primi cinematografi d’Italia. Tra alti e bassi, si è arrivati al 2014 dove la Fondazione Franco Moschini per la rinascita del Politeama ha chiamato a rivedere la struttura l’archistar Michele De Lucchi. Il 18 maggio 2017, dopo 26 anni di inattività, si è tornati a creare e condividere esperienze: danza, teatro, cinema, musica, spettacoli, momenti culturali e formativi. Il locale dove vanno in scena la pièce è stato ridotta a 170 posti, perché per Tolentino il teatro è e rimane il Vaccaj. Ora mi divido tra il Sistina e il Politeama”.












La stagione del Politeama

“Leggerezza. È questa la linea che abbiamo seguito per formare il cartellone della seconda parte della stagione del Politeama. Partiamo il 27 con Dario Cassini che per 4 appuntamenti porterà in scena i suoi allievi dell’Accademia 56 di Ancona e un ospite speciale: Gianluca Impastato (27/01), Claudio Batta (27/02). Gabriele Cirilli (12/3), Dado (10/4). Sarà uno specie di Zeling: il divertimento è assicurato. Poi ci sarà il nostro Master Piano Festival. Si inizia con una grande pianista tolentinate, ma che ormai vive in Germania: Ottavia Maria Maceratini (20/2). Segue Sara Costa (6/3) e il Trio Albatros Ensemble (8/5). Appuntamento da non perdere da musica e ricordi con Fabio Frizzi (fratello dell’indimenticato Fabrizio) che proporrà la sua musica tratta da molte e importanti colonne sonore di film (ricordiamo Febbre da cavallo) e tante aneddoti legate ai backstage. Chiude la stagione l’incontro con un monumento del teatro nazionale: Orso Maria Guerrini che accompagnato al piano da Cinzia Pennesi proporrà un estratto della Signora delle camelie. Credo che la leggerezza non manchi e in questo periodo ne abbiamo proprio bisogno”. 

Il Politeama di Tolentino prosegue la programmazione con 4 show, 3 concerti e un Racconti d’attore. Tutto il cartellone

Dario Cassini

Dario Cassini
Presentazione stagione Politeama di Tolentino 2021

Presentazione stagione Politeama di Tolentino 2021



“Christopher Broadbent – rimasto nell’ombra”, in onda su La7, Martedì 25 gennaio

ArtBox, programma dedicato all’arte della seconda serata di LA7 parla di “Christopher Broadbent”.


Il 25 gennaio il programma ArtBox di La7 presenterà “Christopher Broadbent – rimasto nell’ombra”, mostra realizzata dal Comune di Senigallia con il contributo della Regione Marche ed in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Jesi. Mostrando ogni settimana nuove mostre, interviste e siti di importanza ed aggregazione culturale, Artbox rappresenta un punto cardine nella distribuzione e nell’avvicinamento del pubblico al contesto artistico, mettendo in onda eventi culturali unici in Italia e a livello internazionale.

La puntata sarà poi riproposta giovedì 27 gennaio in seconda serata e sabato 29 gennaio alle ore 10.25. Inoltre, sarà possibile rivederla sul servizio streaming di LA7.

E, a proposito di arte, a Palazzo del Duca, a due passi da Palazzetto Baviera, è ancora possibile immergersi nel mondo di Julia Margaret Cameron, visitando la mostra “Julia Margaret Cameron – uno sguardo fuori fuoco” a cura di Mario Trevisan e Massimo Minini.

In mostra è presente un nucleo di 26 scatti provenienti dalla collezione del gallerista Massimo Minini, il più consistente ad oggi esistente in Italia. Il percorso si sviluppa secondo una narrazione che vuole raccontare l’esperienza fotografica della Cameron che con estrema sperimentazione si articola tra ritratti borghesi, ispirazioni preraffaellite, e la rappresentazione di scene letterarie. Palazzo del Duca e Palazzetto Baviera sono aperti dal giovedì alla domenica, dalle 15.00 alle 20.00.