Massimo Zenobi, da Tolentino a Roma e ritorno: la passione per il teatro e il programma 2022 del Politeama
di Stefano Fabrizi
Massimo Zenobi, uno di quelli che è un piacere avere come amico. Ci conosciamo ormai da tempo e la stima prima professionale poi personale è cresciuta negli anni. L’ho ricercato per farci raccontare in prima persona con una intervista-video il cartellone del Politeama di Tolentino di cui è direttore artistico, ma poi, quando si parla con un amico gli argomenti si dilatano a iniziare dalla sua passione per il teatro.
E all’inizio fu la Compagnia della Rancia
“I primi passi li ho fatti come attore. Eravamo alcuni amici e mettemmo in scena, in un piccolo teatro parrocchiale, Arlecchino innamorato: era il 25 dicembre 1983. All’epoca c’erano Cesare Bocci, Bruno Borraccini, Gabriela Eleonori ed altri. Saverio Marconi già era alla regia, ruolo che mantenne quando poi ci strutturammo come Compagnia della Rancia. Io nel frattempo studiavo marketing aziendale nello spettacolo. Quindi dismisi le vesti dell’attore per mettermi dietro le quinte e curare la parte amministrativa della compagnia: era un modo per unire le mie due passioni. Nel tempo, sotto la guida di Marconi, la Compagnia è cresciuta diventando un punto di riferimento per il musical in Italia. Dal primo titolo nel 1988 (La piccola bottega degli orrori) A Chorus Line nel 1990. Poi un trionfo dietro l’altro tipo Grease, Dance!, Pinocchio, Cercasi Cenerentola, Sette spose per sette fratelli, Frankenstein Junior, High School Musical fino a Happy Days. Insomma una bel carnet di spettacoli, tutti di successo”.
Saverio Marconi
Da Tolentino al Teatro Sistina di Roma
“Nel frattempo ho conosciuto Massimo Romeo Piparo, direttore artistico del Teatro Sistina e fondatore della Peeparrow nata nel 2011 e che dal 2013 gestisce il Sistina di Roma. Così dopo l’esperienza con la Compagnia della Rancia ho iniziato a collaborare con Piparo e la sua società che attualmente è la più prolifica in Italia. In questa avventura mi sono gettato con l’entusiasmo di sempre. Tra i primissimi successi nel 1994 Jesus Christ Superstar con Carl Anderson (Giuda) e Amii Stewart (Maddalena). Sono susseguite diverse rivisitazioni. Nel 2014 Massimo Romeo Piparo dirige una versione “evento” di Jesus Christ Superstar con Ted Neeley, il Gesù della versione cinematografica. Ma la produzione è decisamente vasta e anche qui mi limito a ricordare “We will rock you”, “The Full Monty” , “School of Rock”, Evita, Billy Elliot, Sette spose per sette fratelli, “La Febbre del Sabato Sera” fino ad arrivare a “Belle Ripene“. Altro musical che in questi giorni è stato riallestito ed è in programmazione al Sistina è “Mamma Mia”. Insomma, tante soddisfazione. Poi il Sistina è un teatro che rappresenta il teatro nel mondo grazie ai lavori di Garinei-Giovannini”.
Massimo Romeo Piparo ph Iwan PalombiTed Neeley in Jesus Christ SuperstarL’interno del teatro Sistina di Roma
Il ritorno a Tolentino con il Politeama
“Quando Franco Moschini mi ha chiesto di dargli una mano per la riapertura del Politeama di Tolentino, non ho potuto dirgli di no: perché impegnarmi per la mia città è sempre un onore e affiancare un uomo lungimirante (ricordo la Poltrona Frau) e mecenate mi ha riempito d’orgoglio. La struttura del Politeama Piceno è nata nel 1926 e tra i soci fondatori c’era Nazareno Gabrielli. È stato tra i primi cinematografi d’Italia. Tra alti e bassi, si è arrivati al 2014 dove la Fondazione Franco Moschini per la rinascita del Politeama ha chiamato a rivedere la struttura l’archistar Michele De Lucchi. Il 18 maggio 2017, dopo 26 anni di inattività, si è tornati a creare e condividere esperienze: danza, teatro, cinema, musica, spettacoli, momenti culturali e formativi. Il locale dove vanno in scena la pièce è stato ridotta a 170 posti, perché per Tolentino il teatro è e rimane il Vaccaj. Ora mi divido tra il Sistina e il Politeama”.
La stagione del Politeama
“Leggerezza. È questa la linea che abbiamo seguito per formare il cartellone della seconda parte della stagione del Politeama. Partiamo il 27 con Dario Cassini che per 4 appuntamenti porterà in scena i suoi allievi dell’Accademia 56 di Ancona e un ospite speciale: Gianluca Impastato (27/01), Claudio Batta (27/02). Gabriele Cirilli (12/3), Dado (10/4). Sarà uno specie di Zeling: il divertimento è assicurato. Poi ci sarà il nostro Master Piano Festival. Si inizia con una grande pianista tolentinate, ma che ormai vive in Germania: Ottavia Maria Maceratini (20/2). Segue Sara Costa (6/3) e il Trio Albatros Ensemble (8/5). Appuntamento da non perdere da musica e ricordi con Fabio Frizzi (fratello dell’indimenticato Fabrizio) che proporrà la sua musica tratta da molte e importanti colonne sonore di film (ricordiamo Febbre da cavallo) e tante aneddoti legate ai backstage. Chiude la stagione l’incontro con un monumento del teatro nazionale: Orso Maria Guerrini che accompagnato al piano da Cinzia Pennesi proporrà un estratto della Signora delle camelie. Credo che la leggerezza non manchi e in questo periodo ne abbiamo proprio bisogno”.
Dario CassiniPresentazione stagione Politeama di Tolentino 2021
“Christopher Broadbent – rimasto nell’ombra”, in onda su La7, Martedì 25 gennaio
ArtBox, programma dedicato all’arte della seconda serata di LA7 parla di “Christopher Broadbent”.
Il 25 gennaio il programma ArtBox di La7 presenterà “Christopher Broadbent – rimasto nell’ombra”, mostra realizzata dal Comune di Senigallia con il contributo della Regione Marche ed in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Jesi. Mostrando ogni settimana nuove mostre, interviste e siti di importanza ed aggregazione culturale, Artbox rappresenta un punto cardine nella distribuzione e nell’avvicinamento del pubblico al contesto artistico, mettendo in onda eventi culturali unici in Italia e a livello internazionale.
La puntata sarà poi riproposta giovedì 27 gennaio in seconda serata e sabato 29 gennaio alle ore 10.25. Inoltre, sarà possibile rivederla sul servizio streaming di LA7.
E, a proposito di arte, a Palazzo del Duca, a due passi da Palazzetto Baviera, è ancora possibile immergersi nel mondo di Julia Margaret Cameron, visitando la mostra “Julia Margaret Cameron – uno sguardo fuori fuoco” a cura di Mario Trevisan e Massimo Minini.
In mostra è presente un nucleo di 26 scatti provenienti dalla collezione del gallerista Massimo Minini, il più consistente ad oggi esistente in Italia. Il percorso si sviluppa secondo una narrazione che vuole raccontare l’esperienza fotografica della Cameron che con estrema sperimentazione si articola tra ritratti borghesi, ispirazioni preraffaellite, e la rappresentazione di scene letterarie. Palazzo del Duca e Palazzetto Baviera sono aperti dal giovedì alla domenica, dalle 15.00 alle 20.00.
Il prestigioso Premio Segovia al musicista marchigiano Maestro Massimo Agostinelli
Il giorno 29 dicembre presso la città di Bergamo il Maestro Agostinelli, noto musicista marchigiano apprezzato nel campo della chitarra colta e della ricerca musicologica, ha ricevuto l’ambito premio Segovia Day 2021 a ricordo del concerto di Andres Segovia dato a Bergamo il 29 dicembre 1926 e dedicato ad una personalità della chitarra e della musica italiana con la seguente motivazione: “Per la promozione della poetica e cultura chitarristica attraverso il concertismo, l’editoria musicale, la composizione, la ricerca musicologica e la produzione di festival musicali internazionali”.
Il premio è stato conferito dall’Associazione Bergamo Chitarra – Centro Studi e Ricerche “La Chitarra” – Archivio Chitarristico Italiano con il patrocinio del Comune di Bergamo in collaborazione con il Centro Culturale alle Grazie, il Coordinamento Concerti e Conferenze Musicali in Italia e l’Estudiantina Bergamasca.
Direttore e Curatore Artistico Maestro Giacomo Parimbelli.
MASSIMO AGOSTINELLI, Chitarrista classico
Massimo Agostinelli, concertista di chitarra di Ancona, è considerato uno dei principali esperti del repertorio dell’Ottocento per chitarra. Da anni sviluppa il suo interesse per la valorizzazione di autori e opere del XIX secolo, portando alla luce nuove composizioni, attraverso una ricerca presso ogni biblioteca del mondo. Dalle sue riscoperte e dalla documentazione raccolta sono uscite importanti revisioni editoriali, esecuzioni in prima assoluta e realizzazioni discografiche.
Il suo temperamento musicale lo ha sempre portato ad essere un esecutore di indubbia coerenza formale e stilistica, mantenendo sempre il dovuto rispetto storico-culturale del repertorio proposto. Il suo modo di suonare lo identifica come un musicista dalla ricca vena espressiva, dotato di una spiccata visione romantica e di un misurato senso interpretativo, con una finezza esecutiva e dolcezza di suono dai caratteri inconfondibili.
Ad oggi Massimo Agostinelli ha al suo attivo circa mille concerti solistici e cameristici nelle principali città italiane ed europee, ospite di prestigiosi enti ed associazioni musicali, quindici realizzazioni discografiche in prima mondiale, per chitarra sola, di opere di Matiegka, Sola, Monzino, Paganini, Giuliani, Molitor e Mertz, per le etichette AgoràMusica, Urania e Veermer di Milano, Master Studio di Sarnano, e Inedita di Roma, circa cento revisioni musicali per le edizioni Berben di Ancona e Philomele di Ginevra, e oltre trecento video del repertorio chitarristico.
Una gigantografia in piazza Kursaal per ricordare la nascita del poeta Franco Loi, cittadino onorario di Grottammare, scomparso nel 2021
Nell’anniversario della nascita di Franco Loi, avvenuta il 21 gennaio 1930, l’Associazione Pelasgo 968 di Grottammare, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, ha affisso una gigantografia sulla facciata della palazzina Kursaal, in memoria di uno dei più grandi poeti italiani, cittadino onorario di Grottammare dal luglio 2019. La gigantografia rimarrà esposta per una settimana.
Presidente del Premio letterario nazionale Città di Grottammare fino alla sua scomparsa (il 4 gennaio 2021), a Loi è intitolata la prossima edizione del concorso organizzato dalla Pelasgo 968, il cui bando scadrà il 31 gennaio. La profonda amicizia e la grande stima che si erano instaurate tra il direttivo dell’associazione e il poeta si esprimevano anche con frequenti visite dei vertici della Pelasgo 968, il presidente Gian Mario Cherubini, il vice Giuseppe Gabrielli segretario del premio e numerosi poeti, proprio nell’abitazione milanese di Loi, condivisa con la figlia Francesca, che lo scorso anno ha partecipato in sua vece alla cerimonia di premiazione della 12^ edizione del concorso letterario, tenutasi sempre al Kursaal. Tutti i membri dell’associazione lo ricordano con grande affetto, così come il sindaco Enrico Piergallini.
“La memoria di Franco è impressa come un sigillo nel cuore di Grottammare. Gli amici dell’associazione Pelasgo hanno portato in dono alla città questo sodalizio prezioso di affetto con uno dei poeti italiani più importanti del secondo dopoguerra, culminato nel conferimento della cittadinanza onoraria, in un caldo pomeriggio d’estate che resterà per molto tempo nel nostro ricordo e nella storia culturale di Grottammare. In una memorabile poesia sulla morte di una persona cara, scritta negli anni Ottanta, Franco suggeriva di fare come le stelle ‘far luce far luce far luce, e poi spegnersi insieme’. La luce che Franco ha sprigionato in tutti questi anni con i suoi versi e il suo esempio ci illuminerà ancora per molto tempo la strada giusta da percorrere”
Gli incontri straordinari di Paolo Pirani: Marco Grandi, ha amato Corinaldo e le Marche come pochi
di Paolo Pirani
Marco Grandi è stata una delle prime persone che ho “incontrato” e conosciuto arrivando a Corinaldo quasi quarant’anni fa, e da allora ne è scaturita una frequentazione a livello amichevole e lavorativo (organizzativo, per la verità) che si è conclusa in maniera incolpevole, improvvisa e dolorosa in una fredda e nebbiosa sera del 24 gennaio 2019 (giusto tre anni fa), a causa di un terribile frontale lungo quella strada amica, percorsa mille volte in direzione Senigallia, rivelatasi tuttavia matrigna in quell’occasione.
Corinaldo e le Marche nel cuore
Ha amato Corinaldo e le Marche come fosse figlio di questa terra, al punto da prenderci addirittura la residenza, organizzando per oltre tre decenni eventi culturali, soprattutto a carattere storico e musicale, con grandi firme del panorama operistico, artistico e universitario nazionale (dai prof. Principe e Landini, agli storici Perfetti e Piccinini, all’arch. Mariano e allo storico Zampetti), ed il sostegno di Comuni, Regione e Provincia di Ancona, sponsor prestigiosi.
Una persona carica di umanità
Ho così avuto modo di apprezzarne l’umanità, la gentilezza, la generosità; e poi l’attaccamento tanto per la sua terra d’origine e professione, tra Roma e Genova, come per quella d’adozione, alla quale ha dedicato energie ed economie profonde, finanziando dal 1987 un premio di merito scolastico per studenti corinaldesi delle medie inferiori e superiori, nonché un fitto calendario di eventi estivi promosso sotto l’egida del Centro Studi Domenico Grandi e intitolato programmaticamente March’Ingegno.
Che esperienza, io regista
Grazie a lui ho avuto l’opportunità di sperimentarmi nella regia dell’opera buffa del ‘700, da Mozart (L’oca del Cairo) a Salieri, da Cimarosa a G.B.Pergolesi (La serva padrona) per un triennio, dal 1989 al 1992.
Ed è così che, dovendo provvedere come sempre all’organizzazione della cerimonia di consegna del premio di merito, la prima volta senza di lui, m’è venuto spontaneo ricordarlo in una forma colloquiale, familiare, quasi intima. Come fosse presente, comunque. Dato che le persone, come le cose “belle”, sono e restano con noi oltre lo spazio-tempo convenzionale.
Caro Marco, ti scrivo: Ti ricordi?
Sono arrivato a Corinaldo il 4 agosto 1984, in occasione del 40° del Battaglione S. Marco (dieci anni dopo avrei scritto la delibera con la quale gli si assegnava la “cittadinanza onoraria”), e l’allora sindaco Ciceroni, che mi accolse con l’amichevole cordialità che lo contraddistingue, mi invitò a prendere con lui un caffè al Bar Centrale. Qui ho incontrato altre due persone, nell’ordine, tu ed Ennio Lenci. Fabio mi presentò in entrambe le occasioni come il nuovo Addetto Culturale del Comune, tu hai detto che saresti passato nei giorni seguenti in ufficio insieme ad Ennio, ché ti frullava in testa un’idea.
La cabala
Quando sei passato e siamo entrati in confidenza mi hai detto che avevo la “cabala” del 4; io preferisco quella del 2 e dei suoi multipli, ma il risultato non cambia. Mi sono sposato nel’88, ad agosto, che è l’ottavo mese dell’anno, ho due figli, ho debuttato a teatro nell’84, il 22 dicembre, e poi che altro ? … ah, sì, mi sono laureato l’8 marzo al D.A.M.S. (quattro anni di corso), a Bologna, dove abitavo in via Sant’Isaia, al civico 108 (al 104 c’era il Roncati, l’ospedale psichiatrico, reparto aperto).
Ti sei presentato con un foglietto nel quale c’era qualche programmatico appunto, scarno ma chiaro, che si riferiva a quello che nel giro di poco più di due anni sarebbe diventato il C.S.D.G.
Il Centro Studi Domenico Grandi
1.- il Centro si propone di contribuire alla valorizzazione del patrimonio culturale delle Marche ed al recupero della sua memoria storica nella continuità delle tradizioni della comunità regionale;
2.- a tal fine il Centro promuove la ricerca, organizza convegni e rappresentazioni, pubblica atti e documenti;
3.- nell’ambito del Centro operano quattro Commissioni Scientifiche: architettura ed urbanistica, storia, musica, storia dell’arte.
E nacque “March’Ingegno”
L’attività del Centro, te Presidente, l’abbiamo chiamata “March’Ingegno”, l’ingegno marchigiano che è stato una sorta di stella Polare nel tuo trentennale impegno di promotore e sostenitore della marchigianità nell’architettura, nella storia, nella musica e nell’arte, ma anche in quanto tali, sempre tuttavia filtrate da questa Terra di Marca, con Corinaldo centro irradiatore di aggregazione, formazione, tradizione anche enogastronomica (il convegno sul mais, fra l’altro nel ’92); anche, recentemente, in quanto Presidente regionale dell’Istituto Nazionale dei Castelli.
Osare l’inosabile
In questa Terra ti sei addirittura stabilito, questa gente ti è diventata nota e amata. In un altro dei nostri frequenti incontri, hai osservato che, tra tante immagini e citazioni, ho affisso alla porta dell’ufficio la scritta “Oltre”, concordando che possa essere un monito ad osare l’inosabile ma anche un invito a superare il contingente senza mai retrocedere per codardia.
Il Premio di merito scolastico “Gen D.G.”
Poi è arrivato il Premio di merito scolastico “Gen D.G.”, quello che si consegna anche quest’anno, ininterrottamente dal 1987/1988, ai migliori studenti corinaldesi frequentanti la scuola secondaria di primo e di secondo grado: centinaia sono stati i ragazzi che ne hanno beneficiato.
Ciao, Marco
A proposito, credo proprio che adesso dovrò salutarti, perché “abbiamo fatto sala”, e le persone sono oramai entrate. Anzi, se mi autorizzi direi che la cerimonia può cominciare. Così, semplicemente, ma con il trasporto di sempre.
Ciao Marco, ciao amico
(Era il 29 settembre 2019 e alla Cerimonia di consegna del Premio di merito scolastico Gen. Domenico Grandi al Teatro comunale C. Goldoni, tu mancavi)
La pittura di Carlo Iacomucci e la musica di Roberto Cavallo: quando l’arte diventa poesia
di Patrizia Minnozzi
Nell’era digitale, le piattaforme multimediali di YouTube e Instagram, si prestano molto bene a fare da palcoscenico ad una originale performance artistica a quattro mani, frutto dell’incontro tra l’arte del Maestro Carlo Iacomucci, urbinate di nascita e maceratese d’adozione, e la musica del percussionista Roberto Cavallo di Varese e permettono una fruizione piacevole e fluida di un bellissimo progetto di “Composizioni multimediali”, con grande godimento per gli occhi e per l’anima.
Cogliendo lo spunto da pitture e disegni dell’incisore urbinate, Cavallo crea, come in un magico momento, brani musicali in cui i colori delle tele e i colori delle note si fondono, in un palcoscenico cromatico, come espressione tangibile di un inno alla vita e alla rinascita, deliziando la vista e lo spirito, quasi a rappresentare un messaggio di speranza per il futuro.
In questo breve slide, il musicista Cavallo parla ai nostri principali desideri e sentimenti e, scegliendo con molta cura le sonorità più adatte, riesce a comunicare allo spettatore una serie di sensazioni che ben si amalgamano e si compenetrano con le coloratissime immagini dell’artista Iacomucci. Praticamente, il colore di Iacomucci suscita e porta in superficie suggestioni che, molto abilmente, Cavallo traduce in toni e vibrazioni sonore, creando un perfetto connubio artistico. Attraverso l’armonia, il ritmo e la melodia, Cavallo alterna, nel contesto dello slide, brani ora carezzevoli, dolci, ritmati, a note gioiose, allegre o solenni, imprimendo velocità, intensità, volume e tonalità differenti, al fine di suscitare nell’ascoltatore emozioni di varia natura.
Le composizioni dei due artisti, musicale l’una e pittorica l’altra, coinvolgono lo spettatore sia sul piano sensoriale che emozionale, risultando toccanti, cromatiche e suggestive. Si potrebbe quasi dire che Iacomucci e Cavallo, nell’eseguire le loro creazioni, si divertano giocando al gioco della vita, in cui gli oggetti sono sottoposti a metamorfosi e a mutazioni, dimostrando che l’arte è un poetico mestiere e che si dovrebbe sempre fare riferimento alla realtà che è intorno a noi.
Colori e musica sono due elementi artistici di cui il mondo ha bisogno e, ancora una volta, l’arte costituisce la dimostrazione tangibile di essere un’arma molto potente e di rappresentare un momento positivo per creare uno spunto di riflessione e approfondimento di temi umani e psicologici. In definitiva, il messaggio di Iacomucci e Cavallo vuole essere semplicemente un invito a cercare la luce in fondo ad ognuno di noi, per poter arrivare, un giorno, alla salvezza materiale e spirituale della condizione umana.
Bio di Carlo Iacomucci
Carlo Iacomucci, artista tra i più rappresentativi delle Marche, maceratese d’adozione, è nato ad Urbino nel 1949, dove ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte, meglio noto come Scuola del Libro. Una Scuola di grande tradizione e prestigio, che porta avanti, in modo personalizzato, da tantissimi anni.
Il maestro Carlo Iacomucci, illustre incisore e pittore, è uno degli otto “Marchigiani dell’anno” 2014 e nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera ha ottenuto tantissimi riconoscimenti- nazionali, internazionali, fra i quali: nel 2011 gli è stata conferita l’onorificenza di Cavaliere, nel 2017 quella di Ufficiale e nel 2021 quella di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con decreto del Presidente della Repubblica per motivi artistici e culturali. Nel 1999 è uno dei fondatori assieme a don Ezio Feduzi della Galleria d’Arte Contemporanea della Fondazione “Il Pellicano” dei Trasanni di Urbino. Professore di discipline pittoriche e di Educazione delle Arti Visive dal 1973 al 2008 all’Accademia di Belle Arte di Lecce poi al Liceo Artistico di Varese e di Macerata. Ha partecipato a tante mostre importanti, da ricordare: la 54^Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia- Padiglione Italia per Regioni, a cura di Vittorio Sgarbi e alla Biennale Arte Contemporanea “Premio Marche 2018”, Forte Malatesta di Ascoli Piceno. Nel febbraio 2020 riceve il Premio Pegaso come miglior disegno al concorso Pegaso promosso dall’Istituto Superiore della Sanita. 2021 mostra personale “The Resilience Of Art – Il viaggio di Carlo Iacomucci fra pittura e incisione” a cura di Gabriele Bevilacqua e ODG , Sale Museali di Palazzo Bisaccioni , Jesi.
Per info: carloiacomucci@libero.it – tel. 320.0361833.
da Al.Pa.Ca. arte
Lucia Mascino racconta a cuore aperto Smarrimento e se stessa / VIDEOINTERVISTA
di Stefano Fabrizi
La ripartenza del tour che porterà in mezza Italia Smarrimento ci ha regalato una bella chiacchierata con Lucia Mascino. L’occasione il ri-debutto l’11 gennaio 2022 al Teatro Ferronia di San Severino della splendida pièce firmata da Lucia Calamaro e “vestita” su misura per l’attrice anconetana. Lei, Lucia Mascino, è un fiume in piena: ci tiene a raccontare tutto, poi si rende conto che dilaga, si trattiene, per poi rompere di nuovo gli argini. Ma il suo rompere gli argini è un portare lima nei terreni, fertilizzarli con del buon humus pieno di contagiosa vitalità, voglia di fare e di esserci. È per questo che abbiamo frammentato l’intervista in sei step così da poter godere di volta in volta dei vari passaggi. E mentre parliamo sotto gli occhi il copione.
La Ripartenza
La parola Smarrimento non vuole in questo contesto avere una accezione negativa, ma lo stimolo a trovare una nuova strada. Imbattersi in uno ostacolo, non vuol dire fermarsi, ma mettere un punto per poi poter ricominciare con un maggiore slancio. Io nello spettacolo sono l’alter ego di Anna e Paolo, ma soprattutto di Lucia Calamaro. Con lei è un mettersi sempre in discussione, è prendere un paracadute all’ultimo secondo e lanciarsi. Un provare una situazione e cambiarla un attimo dopo.
https://youtu.be/0gfx2FfaIIY
Il tour, dopo San Severino
Napoli, Roma e Milano
Il debutto di Smarrimenti è stato nel 2019 allo Sperimentale di Ancona. Un tuffo al cuore: in sala parenti e amici. E’ stato bellissimo. Poi, il blocco per il Covid. Ora la ripartenza a San Severino dove ho avuto una accoglienza a dir poco commovente. Il tour poi mi porterà a Napoli, una città dove il teatro è già nei vicoli, a Roma e Milano, dove andare a teatro è una consuetudine. E via via le altre città. Ho già il cuore in gola.
https://youtu.be/fJUHUWZRe_M
Lo slancio
giovanile
Io con la spocchia? Non è da me. Oltremodo, sento che ho ancora molto da apprendere. E quindi affronto tutte le esperienze, la vita stessa, con lo slancio che avevo a 15 anni e spero di non perderlo mai. Mi ritrovo spesso a parlare da sola. Credo che sia una forma terapeutica per confrontarsi. E con me funziona.
https://youtu.be/xym0ZpyOKiQ
Pirandello e
Lucia Calamaro
Smarrimento come Sei personaggi in cerca d’autore? Invertendo i finali, e perché no? Con Lucia Calamaro difatti nella prima stesura il finale non era quello che ora rappresentiamo. Lucia ha la forza di cambiare, anche all’ultimo momento. L’ho conosciuta nel 2016 per una parte che mi voleva dare e che non ho potuto accettare. Abbiamo iniziato a frequentarci fuori dal contesto lavorativo, e questo ci ha agevolato a essere noi stesse. Poi, 2017 abbiamo iniziato, nel salotto della mia casa romana, ha provare il testo di Smarrimento. Ed ora eccoci qua.
https://youtu.be/vA91HsAjssw
Il rapporto tra regista e attore
regista e attore
Comunque, tengo a precisare, se oltre all’amicizia si istaura un rapporto di lavoro, l’amicizia deve rimanere fuori dal palco. Lo spettacolo deve avere dei ruoli gerarchici. Così è con Lucia Calamaro, così è stato con Filippo Timi con il quale abbiamo portato in scena Promenade de santè con la regia di Giuseppe Piccioni. Anche questa commedia è stata una produzione di Marche Teatro. Un bell’onore avere tanta fiducia a casa propria.
https://youtu.be/PKaDjYCyvfM
Il teatro, la musica, la tv, il cinema
e il cassetto da aprire
Teatro: dopo Promenade de Santè ora Smarrimento. Musica: da piccola ho studiato prima violino e poi flauto traverso, ma senza grandi successi, per quanto riguarda la voce… canticchio, sono intonata, ma musical non ne vedo in arrivo. Televisione: sto girando “La vita non è un gioco da ragazzi”, una serie Rai dove interpreto una candidata sindaca di Bologna; è una fiction molto interessante dove appunto i ragazzi sono i protagonisti. Il cinema: ho appena finito di girare “Bang Bang Baby”, una serie che uscirà su Amazon in primavera; sarà un evento modiale che ancora non ho potuto vedere. Il cassetto da aprire: sto aspettando “quel” regista che mi chiami per “quella” parte a cui tengo moltissimo. Chiaro, no?
Guarda Chi C’è: tra cultura e giornalismo con Stefano Fabrizi su TVRS (canale 11) domenica 2 gennaio alle ore 20,25
La passione per il mestiere del giornalista e il profondo interesse per la musica e gli spettacoli sono due delle principali caratteristiche del nuovo protagonista di Guarda Chi C’è, ospite della prima puntata del nuovo anno.
L’intervista di Paolo Notari di domenica 2 gennaio 2022 è, infatti, dedicata al giornalista Stefano Fabrizi, neo pensionato, in forza dal 1976 al quotidiano marchigiano Corriere Adriatico, ex sindaco di Corinaldo e padre di quattro figlie. Legato al celebre giornalista Pino Scaccia, inviato di guerra, Fabrizi ha ‘girato’ tutti i settori giornalistici: dallo sport alla cronaca nera, dalla cronaca bianca agli spettacoli e alla cultura.
Ha fondato una testata online Marcheinfinite.com che si occupa di spettacoli, cultura, eventi e recensioni e ricopre, nello stesso tempo, il ruolo di segretario dell’ordine dei giornalisti della regione Marche. Passione e dedizione per il mestiere del giornalista sono fondamentali e Fabrizi ripercorre le origini della professione con l’avvento di Internet, fino ai nostri giorni dove assistiamo al proliferare delle fake news.
L’intervista di Guarda Chi C’è, condotta da Paolo Notari, andrà in onda domenica 2 gennaio 2022 alle ore 20.25 (repliche lunedì alle ore 14 e venerdì alle 23.55) sull’emittente regionale TVRS, al canale 11 del digitale terrestre.
Alcuni momenti della registrazione
Per seguire tutti gli appuntamenti di Guarda Chi C’è, programma realizzato dall’agenzia Zarri Comunicazione di Fano, è possibile visitare il sito internet guardachice.tv, dove sono presenti tutte le interviste, e i profili social Facebook, Twitter, Instagram e il canale Youtube, sui quali è possibile avere notizie e anticipazioni sul programma.
Il direttore dell’Amat Gilberto Santini e la sua vita per il teatro / VIDEO INTERVISTA
di Stefano Fabrizi
Incontrare Gilberto Santini è come rivedere un “vecchio” amico con il quale puoi parlare di tutto. E fare anche delle confidenze. Ma in questa occasione “pubblica” ci siamo limitati ad un ambito artistico-lavorativo, ma con la fantasia che spesso debordava per altri lidi. E con Gilberto è così, la sua cultura gli permette di essere a suo agio, ma anche di mettere nella stessa condizione l’interlocutore, senza mai fare la parte del saccente.
L’Amat, una storia lunga 45 anni
Prima di dare la parola a Santini facciamo un po’ di storia: l’Amat nasce il 5 ottobre 1976. All’inizio si chiamava AMELAC (Associazione Marchigiana Enti Locali Attività Culturali) e il 23 giugno 1984 ha acquisito l’attuale fisionomia e denominazione di AMAT (Associazione Marchigiana Attività Teatrali) dopo aver concentrato sul teatro e, più in generale, sullo spettacolo dal vivo l’ambito di intervento e in concomitanza all’estensione delle attività a tutto il territorio regionale. Dal 1979 l’AMAT è stata riconosciuta e finanziata dal Ministero del Turismo e Spettacolo e successivamente ha incluso l’Ente fra gli organismi di distribuzione, promozione e formazione del pubblico per la prosa e la danza. Gilberto Santini festeggia quest’anno i 26 anni di “vita vissuta” all’interno dell’Amat in perfetta simbiosi.
“L’Amat, tengo a precisare, non è un semplice programmatore di spettacoli, ma è molto di più. Prima che inizi la stagione ci sediamo ad un tavolino con sindaci e assessori (i Comuni che hanno teatri fanno parte del circuito, ndr) e decidiamo insieme cosa vogliono gli amministratori per il loro territorio: c’è chi vuole degli spettacoli divertenti, che predilige la prosa seria, chi ha problemi di budget (in realtà un po’ tutti) e chi vuole delle esclusive. Su queste basi si programmano le varie stagioni cercando di operare anche delle scelte di contenimento dei costi facendo circuitare alcuni spettacoli. Questa per me è la parte meno creativa e più burocratica, ma di necessità occorre spesso farne virtù. Fortunatamente sono circondato da validi professionisti che fanno squadra”.
Un lavoro che in 26 anni è molto cambiato
“Il mio lavoro in questi 26 anni è purtroppo cambiato molto. Infatti sto cercando in tutti i modi di farlo tornare un po’ nella fisionomia di quello che era. Nel senso che la cosa bella di questo lavoro sono i suoi contenuti, mentre ora ha preso il sopravvento la parte burocratica. Fortuna che ci sono delle situazioni che si riescono ancora a creare, come la stretta collaborazione con Marche Teatro che ci ha portato a presentare un giovane e talentuosissimo artista. Con Velia Papa (direttore di Marche Teatro e Fondazione del Teatro delle Muse, ndr) c’è una grande collaborazione e intesa. E i buoni frutti stanno nascendo. E, io, anche se sono cambiato fisicamente, ho lo stesso sguardo di quando avevo vent’anni e avevo capelli lunghissimi. La stessa fame di vita, di conoscere che non mi ha mai abbandonato. Sono riuscito a non farmi troppo cinico e soprattutto a non farmi inasprire: ho sempre cercato di proteggere il mio cuore. E nel tempo, ho anche avuto la soddisfazione di aver posto la fiducia in alcune persone che sono cresciute e che hanno intrapreso un percorso artistico autonomo”.
Gilberto Santini, una vita per il teatro
Nato a Cento nel 1969, ma da sempre marchigiano, Gilberto Santini, ha seguito fin da ragazzino il suo istinto e passione verso il teatro. “A 14 anni un amico mi regalò un biglietto per Medea con la Melato a Jesi. Un colpo di fulmine che mi portò verso Polverigi e Inteatro da Roberto Cimetta e Velia Papa. Mi sono cimentato anche nella recitazione, ma era un campo che non sentivo mio. Nel frattempo mi sono laureato a pieni voti in Letteratura Teatrale all’Università di Urbino e specializzato in Management dello Spettacolo alla Bocconi di Milano. Ho insegnato per dodici anni Storia del Teatro e dello Spettacolo all’ateneo urbinate ed ora proseguo sulla strada della docenza avendo accettato la proposta di Marco Cangiotti, Direttore della scuola di Alti studi religiosi di Urbino: da 5 anni sono titolare della cattedra di Letteratura religiosa comparata, che mi ha permesso di fare, tra gli altri, un corso sul Vangelo secondo Shakespeare e un altro su San Paolo di Pasolini”. Inoltre, Santini ha scritto diversi libri e fa parte di diverse giurie di prestigiosi premi. “A 26 anni – racconta con orgoglio il nostro – l’assessore di Urbino Silvia Cuppini mi chiese di fare il direttore artistico del teatro Sanzio. Adoro le sfide, quanto la curiosità”.
Chi è Dio?
E parlando di Dio e paternità, Santini sposa una tesi: “Dio è il padre che gode quando il proprio figlio si emancipa e diventa un uomo libero”. E aggiunge: “Vivo la paternità attraverso la responsabilità che è cresciuta in questi anni nei confronti dei progetti che coltivo”.
Civitanova Danza, la punta di diamante
E parlando di paternità e sfide non si può non parlare di Civitanova Danza. “E’ un progetto che mi sta molto a cuore – confessa Santini – perché è diventato ormai un nostro fiore all’occhiello e come una punta di diamante incide su altri progetti e lì fa venir fuori. Ora, per esempio, mi trovo a Napoli per vedere alcune compagnie e le loro proposte. Ieri, parlavo con Federico Olivieri e Paola Vismara della Scuola di ballo della Scala. E poi con Jacopo Godani (direttore della Dresden Frankfurt Dance Company, ndr) …insomma, non ci si ferma mai”.
“E’ la prima volta che il premio per eccellenza del teatro italiano viene dato a un circuito – spiega il direttore dell’Amat – E le origini di questo riconoscimento nascono durante il lockdown. Mi trovavo con le mani in mano davanti alla finestra e pensavo che non potevamo soccombere al virus anche “emotivamente”. Era come due amanti, il pubblico e l’artista, venissero costretti a non vedersi più. E allora ho chiesto al nostro tecnico se era possibile realizzare delle performance attraverso streaming e utilizzando diverse piattaforme social. Poi, ho contattato diversi artisti, tra le prime Federica Fracassi, che hanno aderito subito all’idea. E siamo partiti con risultati di ascolti e partecipazioni insperati. Ecco il premio Ubu ha riconosciuto questa iniziativa”.
Le ultime considerazioni: quanto è difficile la ripartenza e quale spettacolo manca al taccuino
Gilberto Santini: “Parlerei di partenza. Ogni nuova sfida è una partenza. E noi non ci arrediamo di sicuro. E per quello che riguarda lo spettacolo che vorrei portare è sicuramente Kontakthof di Pina Bausch. E ci riuscirò”.
Velia Papa: Il teatro è la mia vita, la mia passione / VIDEO INTERVISTA
di Stefano Fabrizi
Quando vai al Teatro delle Muse di Ancona Velia Papa è tra le persone che più facilmente incontri, insieme alla “sua ombra” Beatrice Giongo (molto più che un ufficio stampa): entrambe gentili e premurose. E con Velia una lunga chiacchierata in video che doveva servire per fare il punto dell’arte sul cartellone delle Muse, ma che poi si è rivelata un colloquio ad ampio raggio basato su una passione viscerale e totalitaria: il teatro e tutte le arti ad esso collegato.
https://youtu.be/cV2bIp7ZTX4
Una vita legata al teatro
A leggere il curriculum di Velia Papa ci si perde, ma c’è una costanza: il teatro. Laureata in sociologia a Urbino, la nostra protagonista è direttore di Marche Teatro e della Fondazione Muse di Ancona. Diverse le docenze tra le quali alle Università di Urbino, Perugia, Bologna, Politecnica delle Marche e Barcellona. Consulente del Ministero dei Beni Culturale e dei Comuni di Senigallia e Ancona. Inoltre, la sua attività l’ha vista creare importanti realtà come l’associazione internazionale IETM (Informal European Theatre Meeting), il Fondo di Mobilità Roberto Cimetta, la DBM Danse Bassin Mediterranée e l’ IRIS, associazione sud europea per la creazione contemporanea, solo per citarni alcuni. E tanti gli spettacoli realizzati.
Inteatro di Polverigi
Come non partire da Inteatro di Polverigi, dove a Villa Nappi sono passati i migliori performer e le migliori compagnie internazionali alle loro prima uscite. Una fucina di idee aperta al pubblico, un punto di riferimento per il panorama teatrale europeo. Una esperienza formativa senza pari, specialmente se la collochiamo in un piccolo contesto di una piccola regione. E questa costatazione non è per il luogo in sé, ma è per la carenza cronica di fondi, elemento che verrà fuori in diverse occasioni nel corso di questa chiacchierata. Nato nel 1977 come Festival Internazionale di Polverigi Inteatro è la punta di diamante dell’attività estiva di Marche Teatro che ha federato più organismi teatrali della Regione Marche. Alla storica manifestazione, negli anni, sono stati ospitati più di 8.000 artisti provenienti da tutti i paesi del mondo.
Il teatro, una passione fin da bambina
Velia Papa confessa che si è occupata da sempre di teatro, fin da piccola, e nel tempo ha accumulato una esperienza invidiabile. Per lei il concetto di rappresentazione non si limita alla recitazione di un testo, ma viene ampliato a tutte le arti performative dalla danza al circo contemporaneo all’opera lirica. Da qui la necessità di creare contenitori per dare modo ai giovani di fare laboratori formativi e così sviluppare nuove idee. Una casa che permetta di superare le barriere dei confini nazionali. Un progetto che funziona, ma che deve essere alimentato. E non solo di tanta buona volontà.
Il Teatro delle Muse
“Mi occupo del Massimo dorico – dice Valia Papa – e di tutti i teatri che sono ad Ancona sia a livello di programmazione che di produzione. Noi siamo un ente di produzione che è finanziato dal Ministero come Teatro di rilevante interesse culturale, in Italia ce ne sono solo 19 con questa dicitura. In questo momento abbiamo tre compagnie che girano in tutta la penisola. Inoltre, c’è la gestione del Teatro delle Muse, un complesso enorme che non riguarda solo i 1.245 posti della sala principale. Ma ci sono altre location a partire dal Ridotto che utilizziamo per rappresentazioni “minori” o per il Cinemuse, o altre sale dove abbiamo realizzato delle situazioni particolari di grande spessore artistico. Il valorizzare questi luoghi vuol dire dare vita a una struttura che ha dei costi che così vengo ammortizzati. Il Cinemuse, per esempio, è stata una mia iniziativa che ha visto la proiezioni anche di importanti anteprime. Oppure la prima nazionale nel 2018 di Food di Luca Silvestrini e Orlando Gough rappresentato al Salone delle Feste del teatro. Infine, abbiamo ospitato anche importanti mostre. Insomma, abbiamo situazioni che vanno dai 1.245 ai 50 posti. E sono aperte a tutte le arti”.
Velia Papa e Luca Silvestrini
Il piccolo principe, che emozione con Luca Silvestrini
Inevitabile l’aggancio con The little prince – Il piccolo principe che è stato in scena alle Muse l’11 e il 12 dicembre: un capolavoro tra danza e teatro firmato da Luca Silvestrini. “Quello che abbiamo portato ad Ancona – afferma Papa – è uno spettacolo che tiene botteghino a Londra da quattro anni e solo la conoscenza personale di Silvestrini ha permesso queste due date italiane, uniche per il momento. L’artista è di Jesi, ma vive da sempre a Londra dove ha fondato una compagnia, Protein, riconosciuta dal governo britannico per la rilevanza artistica e sociale. E lui, Luca, è veramente una persona speciale. E quando gli ho proposto queste due date ad Ancona ha accettato pur nella consapevolezza di dover abbassare i cachet dell’intera compagnia, ma anche questo vuol dire essere sopra la media di quanto si muove nel nostro territorio “artistico”. Ed è un bene”.
Velia Papa e Carlo Cecchi
Lo spettacolo più bello
Qual è lo spettacolo più che bello che ha visto?, chiediamo come ultima domanda. Velia sgrana gli occhi. “Impossibile rispondere”, sentenzia. Poi, dopo una beve pausa il viso si illumina: “il più bello spettacolo è quello che non sono riuscita ancora a farvi vedere”.
Baltimora (Edoardo Spinsante), da Ancona al primo posto a X Factor 2021 / FOTOGALLERY
Edoardo Spinsante, in arte Baltimora, è il vincitore di X Factor 2021: viene da Ancona e ha 20 anni.
Chi è Baltimora
Nella vita studia e lavora come produttore musicale. Oltre a produrre la musica di altri artisti, scrive la sua da anni senza però averla mai resa pubblica ed è proprio da un suo testo intitolato “Baltimora” che proviene il suo nome d’arte.
Alcune immagini delle esibizioni di Baltimora a X Factor ph Bianca Burgo
Edoardo è uno studente giovanissimo un po’ nerd e dalla vocalità e dalla penna interessanti. Nella vita studia e lavora come produttore musicale. Oltre a produrre la musica di altri artisti, scrive la sua da anni senza però averla mai resa pubblica ed è proprio da un suo testo intitolato “Baltimora” che proviene il suo nome d’arte. Suona il pianoforte, la chitarra e da subito ha fatto capire di puntare molto sui testi e sulla forza della parola.
Altre immagini delle esibizioni di Baltimora a X Factor ph Bianca Burgo
La serata
La serata del 9 dicembre è stata una cavalcata inarrestabile per Baltimora che fa parte del roster di Hell Raton. Una serata dalle mille emozioni, una finale pirotecnica che ha visto riaccendere uno dei templi della musica come il Mediolanum Forum di Milano. Sul palco di X Factor 2021, i Måneskin hanno riportato a casa la loro travolgente energia con cui hanno aperto la serata esibendosi con la super hit mondiale “Beggin’”. E poi ancora i Coldplay, i super ospiti internazionali che hanno accesso il pubblico con i loro singoli dei record “Higher Power” e “My Universe”. A tenere le redini e a scandire i tempi della finalissima, un adrenalinico Ludovico Tersigni che ha fatto gli onori di casa nella sua prima finale di X Factor.
Alcuni momenti della serata finale di X Factor ph Jule Hering
La serata di BALTIMORA ha avuto inizio con una performance in duetto con Hell Raton con cui ha regalato al pubblico una performance davvero energetica che ha raccolto grande entusiasmo, in primis quello del giudice. Dopo aver superato la prima manche, BALTIMORA è tornato sul palco del Mediolanum Forum di Assago con i brani “Un uomo che ti ama” di Lucio Battisti, “Parole di burro” di Carmen Consoli e “Turning Tables” di Adele. Hell Raton ha presentato la performance dell’artista: “Un bravo manager è colui che sa perdere un artista, prima o poi deve lasciarlo andare, il problema è che con Edo non ce la faccio”. Subito dopo l’esibizione, la parola è passata ai quattro giudici, in primis a Manuel Agnelli che ha dichiarato: “Hai una naturale propensione per il pathos che reggi molto, molto bene”. Emma ha invece continuato: “Complimenti a BALTIMORA e a Manuelito per il lavoro che hanno fatto qui dentro dal primo giorno” In seguito, Mika ha sentenziato: “Adesso qui, per la prima volta nella tua vita hai potuto prendere il tuo spazio sul palco, apprezzo tantissimo questa metamorfosi”. Infine, Hell Raton ha chiuso il giro dei giudizi mostrando grande entusiasmo per l’artista del suo roster: “Sono felice, sono orgogliosissimo di te”.
Ancora immagini della serata finale di X Factor ph Jule Hering
BALTIMORA ha aperto la terza e ultima manche con l’inedito “Altro”, a presentarlo il suo giudice Hell Raton: “È arrivato il momento di volare”. Dopo la performance, Manuel Agnelli ha espresso un grande apprezzamento: “Confermo quello che ho detto, hai un talento particolare nell’utilizzare i suoni”. Emma ha proseguito: “Innanzitutto è una bellissima finale, Edo sai quello che penso di te e sono molto felice per te e che tu sia qui, in bocca lupo amico mio!”. La parola è poi andata a Mika: “Tu non sei mai stato così forte come in questa performance, BALTIMORA nonostante qualsiasi cosa possa accadere questa sera, tu stai prendendo forma come artista”. Infine, Hell Raton ha mostrato tutta la sua emozione: “Rischio di piangere stasera”.
Ancora immagini della serata finale di X Factor ph Jule Hering
La vittoria
Ai microfoni di Sky TG24 intervistato da Federica Pirchio, BALTIMORA ha voluto ringraziare tutti coloro che lo hanno sostenuto e aiutato in questo suo meraviglioso percorso: “Voglio ringraziare quelli che mi sono stati vicino, in primis mia madre e mio padre che sempre con i piedi per terra hanno creduto in me, poi Manuelito, i giudici, Eliana (Guerra ndr), tutti quelli che hanno lavorato a X Factor, un grande grazie!”
Le info
Da venerdì 26 novembre è in radio e su tutte le piattaforme digitali “Baltimora”, il nuovo singolo di BALTIMORA, prodotto dallo stesso artista, da Sixpm e Jacopo Volpe e contenuto nell’album “X FACTOR MIXTAPE VOL. 2” disponibile su tutti i digital partner al link https://xfactormixtapevol2.lnk.to/Various. All’interno dell’album troviamo anche “Altro”, brano presentato dall’artista durante la prima puntata del Live di X Factor 2021 e prodotto dallo stesso Baltimora e da Sixpm, Jacopo Volpe ed Enrico Brun.
(fonte: tg24.sky.it)
Filippo Macchiarelli, il jazz nel sangue e due album da ascoltare: Il vento è fuori e Stànzia
di Stefano Fabrizi
La passione per la musica ce l’ha fin da ragazzino e già a 15 anni si esibiva sui palchi live. Marchigiano doc Filippo Macchiarelli ha frequentato un po’ tutti i generi musicali finché l’amore per il jazz lo ha completamente catturato. Lo abbiamo incontrato e qui la video-intervista.
https://youtu.be/ZFp3KTSX898
Filippo Macchiarelli
L’artista senigalliese proviene da un’eclettica formazione musicale: studi classici e jazzistici al conservatorio, allo stesso tempo aperti al funk, al blues, al rock e al pop. Bassista, contrabbassista, cantante e didatta, comincia ad esibirsi professionalmente dal vivo a 15 anni, maturando negli anni un carnet di collaborazioni con personalità di spicco nazionali ed internazionali quali: Paolo Damiani, Rosario Giuliani, Enrico Intra, Ascher Fisch, Dino Betti Van Der Noot, Flavio Boltro, François Corneloup, Nico Gori, Stefano Paolini, Massimo Morganti, Maurizio Rolli, Daniele Di Gregorio, Giovanni Allevi, Loretta Grace, Linda Valori, ecc. Già bassista dell’Orchestra Nazionale Jazz di Paolo Damiani, vincitore del Premio Abbado 2015 per la sezione jazz e di diversi concorsi nazionali (Fara in Jazz, Mediterraneo Jazz Festival, ecc.) è stato selezionato a livello nazionale dal MIDJ per una residenza d’artista italo-francese alla Casa del Jazz di Roma nel 2019 ed inoltre si è esibito in prestigiose rassegne e jazz club in Italia e all’estero.
Due album da ascoltare attentamente
Il 2021 per l’artista è stato un anno prolifico che lo ha visto uscire con due lavori: “Il vento è fuori” a maggio e “Stànzia” a novembre. Due album che pur avendo la stessa matrice, propongono sonorità e idee diverse. Alcuni brani sono da ascoltare in penombra con un buon calice di vino da assaporare lentamente.
“Il vento è fuori”
Con questo disco Filippo Macchiarelli debutta in veste di leader. L’album, articolato in otto tracce tutte composte ed arrangiate da Macchiarelli, testimonia il dilemma a volte lacerante della vita, mettendo in musica “emozioni troppo dense e complesse per essere spiegate a voce”, con la volontà di esorcizzare il dolore e allo stesso tempo di cantare le emozioni e la bellezza che la vita racchiude. Una dimensione autobiografica alla quale Filippo Macchiarelli dedica tempo e dedizione, orchestrando un disco nei minimi dettagli. In “Il vento è fuori” le doti come musicista eccezionale di Filippo Macchiarelli sono indiscutibili ma sempre e stabilmente al servizio della musica. Il disco ha previsto un’attenta scelta dei suoi compagni di viaggio, a partire dal talento percussionistico dell’americano Greg Hutchinson, motore propulsivo e partner ideale per sottolineare la strepitosa vena tecnica ed espressiva del leader al basso. La sezione fiati caratterizza il lavoro sia per la bontà delle fasi solistiche che per i brillanti arrangiamenti. Ogni composizione è un racconto, un momento della vita che si lega con un filo invisibile all’episodio successivo. Un disco magmatico, pregno di spunti di vario e forte interesse.
“Stànzia”
Il titolo descrive la condizione del nostro presente, dove nell’impossibilità di movimento e di costrizione in un luogo, come nel nostro caso in una stanza di casa con all’interno un pianoforte, un contrabbasso, appunti a matita, fotocopie e profumo di mobili antichi, si prova ad evadere e ad immaginare nuove dimensioni sonore solo grazie alla creatività, al pensiero e alla musica. La risposta all’imperativo fermati è semplicemente la riflessione e il confronto, cercando di ambire a qualcosa che porti all’esplorazione della dimensione umana più pura. Così come in una stanza due amici si ritrovano a suonare e a condividere passioni e dolori, momenti alti e momenti cupi, slanci creativi e momenti riflessivi, così “Stànzia” si prefigge di raccontare tutto questo. Il disco nato dall’unione musicale di Tommaso Sgammini (pianoforte) e Filippo Macchiarelli (contrabbasso). Un progetto che esplora a fondo la dimensione intima del duo, arricchita in alcuni momenti dalla preziosa collaborazione di Camilla Battaglia (voce). L’origine del titolo affonda nel significato del termine latino medievale “stantia”, che indica non solo un luogo di dimora ma anche lo stare fermo, il fermarsi e il sostare.
Tommaso Sgammini
L’artista, che ha collaborato in “Stànzia” nasce a Fano nel 1989. Sin da piccolo si dedica per gioco allo studio della musica e del pianoforte, che diventerà presto il suo strumento principale. Durante i suoi primi anni di studio si è interessato all’approfondimento del repertorio classico e contemporaneo, esplorando anche i territori e le sonorità della musica leggera, del rock, del blues, jazz, ecc., spaziando da organici ridotti fino alla big band. Ha tenuto concerti fin dall’età di sedici anni e ha partecipato a diversi seminari di alta formazione musicale in tutto il territorio italiano: Arcevia Jazz Feast (premio Raffaele Giusti come miglior musi-cista), Berklee at Umbria Jazz Clinics (vincitore di una borsa di studio per il prestigioso Berklee College of Music di Valencia) e Siena Jazz Clinics. Si è laureato in pianoforte classico presso il Conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro e in pianoforte jazz presso il conservatorio Francesco Venezze di Rovigo. Ha studiato musica jazz, armonia e composizione con Massimo Morganti, Ramberto Ciammarughi, Simone La Maida, Stefano Battaglia, Stefano Onorati, Roberto Gatto, Greg Osby e Kenny Werner e tanti altri. Si è esibito con artisti di fama internazionale come Paolo Fresu, Roberto Spadoni, Mats Holmquist, Fabrizio Bosso e molti altri.
LE INFO
“Il vento è fuori” è stato composto ed arrangiato da Filippo Macchiarelli. Registrato al Naive Studio, Fano, da Filippo Schiavini. Mixato e masterizzato da Carlo Cantini al Digitube Studio, Mantova. Foto: Piero Principi, Paolo Principi, Giacomo Coppola. Design: Michele Arcangeli, Stefania Bartolucci, Marina Barbensi. Prodotto da Filippo Macchiarelli per Abeatrecords.
“Stànzia” è stato registrato al Lunik Studio, Pesaro, da Fulvio Mennella. Mix e master di Giuseppe Zanca al Z Best music studio, Meldola. Graphic design di Giacomo Giovannetti. Prodotto da Tommaso Sgammini e Filippo Macchiarelli per Abeat Records. Il disco è nato dall’unione musicale di Tommaso Sgammini (pianoforte) e Filippo Macchiarelli (contrabbasso). Un progetto che esplora a fondo la dimensione intima del duo, arricchita in alcuni momenti dalla preziosa collaborazione di Camilla Battaglia (voce). L’origine del titolo affonda nel significato del termine latino medievale “stantia”, che indica non solo un luogo di dimora ma anche lo stare fermo, il fermarsi e il sostare.
L’omino misterioso, Luigi, la Maestrina dalla penna rossa, il Pazzo: Bologna, è il 1979 gli anni del DAMS (2)
di Paolo Pirani
Riprendiamo il filo del discorso e continuiamo a parlare degli incontri con personaggi meno noti al vasto pubblico ma pur sempre unici e di primissimo piano nel mio personale “inventario della memoria”; che hanno caratterizzato la mia giovanile frequentazione con la “dotta” Bologna del Dams (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), degli ultimi rigurgiti del ’68 con l’occupazione controversa e contrastata degli immobili popolari sfitti del centro, dell’immane tragedia a sfondo eversivo della Stazione ferroviaria, della Lectura Dantis di Carmelo Bene dalla Torre degli Asinelli in memoria di quegli 85 poveri “cristi”.
Le tracce indelebili di una vita
Personaggi che hanno lasciato una traccia indelebile, che rivivono in me a quarant’anni di distanza dal primo incontro, sotto la vivida luce del ricordo. Forse anche perché prima di essere “personaggi” sono “persone”. E, in quanto tali, universi unici ed irripetibili di sensazioni, emozioni, speranze a cui un poco appena ho dato e (ma) tanto di più ho ricevuto. Come sempre accade dall’incontro di due Anime. Racconto di un incontro in forma di soggetto cinematografico che prevede ora gli ultimi due ciak.
Bologna, via Sant’Isaia, tra il civico 108, casa mia, e il 104, l’ospedale psichiatrico Roncati
230813 – Inchiesta stato scuole istituti scolastici esterni bandiere tende condizioni facciata: Istituto Laura Bassi via Sant’ Isaia Foto Nucci_Benvenuti Scuola bandiera europea italiana tricolore
-3° ciak-. Esterno giorno
E c’era quella che tutti chiamavano “La maestrina dalla penna rossa”, definizione che faceva tanto Cuore ma che nulla si rivelò avere in comune con il personaggio di quel libro. Lei era una piccola signora, credo non sposata, bassina e pingue, non tuttavia in maniera spropositata. Se ne andava in giro, praticamente tra il Roncati e l’adiacente negozio di generi alimentari, quasi tutti i giorni con un cappottino verde acqua, guanti a rete, scarpe di pelle lucida ben curate e un cappellino alla Robin Hood con annessa penna, rossa, appunto. Si spacciava non so per chi e ordinava regolarmente cifre che nel corso del tempo sono andate via via lievitando di generi alimentari di prima ma anche di seconda e terza necessità, dicendo al negoziante di “segnare” su un libriccino nero che portava dentro alla borsetta finta pelle di coccodrillo. Le prime volte pare abbia pagato subito, in contanti; così il proprietario di quel piccolo ma ben fornito negozio nulla sospettò se non dopo ingenti quantità di pane, vino, saponette, cerotti, stringhe per le scarpe, deodoranti, pasta e di altri prodotti ordinati. E, soprattutto, avendo infine appreso qual’era la sua reale residenza.
Mi domando spesso che fine abbiano fatto quei poveri diavoli che hanno trafitto con la loro casuale puntualità la resistente membrana della mia memoria. Certo hanno rappresentato delle presenze che difficilmente cancellerò dall’album dei ricordi. Ricordi vividi di vita innocente e dannata ma lieve come l’impronta dell’attesa sulla steppa del desiderio. Quante volte “Luigi” ha gridato la sua rabbia incosciente all’aria, quante volte la “maestrina” ha impersonato la Sissi dei suoi sogni il cui potere si esercitava nell’ordinare caterve di shampoo, quante volte “Buona sera” mi ha sorpreso irridendomi per quel mio reale disorientamento ?. Dove saranno quei volti, quelle voci, quelle atmosfere, quelle schegge di inoffensiva pazzia che mi facevano sentire al sicuro nel mio bozzolo di apparente normalità, graffiata dai desideri, dalle aspettative, dai crucci più diversi, di un’età che vorresti aver superato di slancio e quando l’hai fatto ti accorgi che hai costruito tutto tu: l’attesa, l’ostacolo, il salto, l’arrivo. Ecco, appunto, l’arrivo nel luogo “ … dove il tempo ha triturato con ingannevole caparbietà ogni fallace illusione”.
Dove cercare se non in qualche cassetto della mia memoria, l’inascoltato benessere di quegli anni che l’onda potentissima e inarrestabile del tempo ha travolto insieme a “Luigi”, alla “maestrina” e a “Buona sera”?.
Al secondo anno di regia, l’assistente ci propone di seguire l’allestimento di Capitano Ulisse, di Savinio, che sta realizzando presso una grande sala attrezzata a teatro dell’ospedale psichiatrico di Imola. Era il periodo in cui si effettuavano quegli esperimenti, sulla scorta della legge Basaglia, cercando il recupero o almeno l’impiego dei malati mentali meno gravi. E’ stato un bell’incontro anche quello, formativo, che ricordo con gustoso divertimento, sebbene mi segnò di perplessità nell’immediato.
Poco prima di carnevale, giungo a Imola in treno, imbrunisce, l’inverno concede qualche rigagnolo di luce al giorno e non fa neppure tanto freddo. Scendo alla stazione e mi avvio nella direzione indicatami dal prof. Al cancello d’ingresso del manicomio suono il campanello e due infermieri, dalla portineria e vetri, mi fanno cenno all’unisono di chiedere informazioni a un altro infermiere intento a raccogliere foglie che in terra non vedo.
Eseguo. Lui, quello che ritenevo essere il terzo infermiere, mi fissa con due occhi di ghiaccio e mi dice secco: “Sali qui !”, afferrando una carriola da muratore ma capovolgendola sottosopra immediatamente dopo il perentorio invito.
Devo essere riuscito a fargli capire in qualche maniera che preferivo percorrere a piedi il vialetto che portava dietro a quell’edificio, e lui ha acconsentito, fingendo o palesando per davvero una indifferenza assoluta per avere espletato quello che per lui doveva essere, evidentemente, un rito irrinunciabile. L’ho ringraziato, giunto ad una porta di ferro dello stabile che conduceva al teatro, e lui se n’è andato rigirando la carriola. Sono entrato in teatro, i miei amici di corso erano quasi tutti arrivati, il prof. se la rideva di gusto: anche a lui, come pure a tutti loro, era toccato lo stesso trattamento.
E’ iniziata la lezione, anzi la prova; dodici erano tra attori e tecnici i “pazzi” coinvolti in quella “curiosa” avventura. Mentre il giorno tramontava arrossendo, in quell’assaggio di primavera, di impegno, aspettative … di consapevole incoscienza.
(fine seconda parte di due)
Andrea Petrucci, cantautore di Ascoli, presenta “In un istante”, quando parla il cuore
https://youtu.be/xBS7nBkLcCs
di Stefano Fabrizi
Andrea Petrucci, nato ad Ascoli nel 1981, professione cantautore. Una passione per la musica, la sua, scoperta da piccolissimo dopo aver visto, e ovviamente sentito, un concerto di Freddy Mercury che cantava con la soprano Montserrat Caballé. Queen, dunque, in tutte le declinazioni.
Le cover band
La passione si è affinata nel tempo facendo diventare la musica la compagna di vita. A 17 anni inizia ad esibirsi dal vivo come cantante di alcuni gruppi e in una cover band dei Litfiba e matura diverse esperienze sui palchi. Ben presto inizia anche a scrivere i propri brani e a partecipare ad importanti concorsi musicali nazionali e locali, facendo la conoscenza di Saturnino Celani, che diventa il suo mentore musicale. Nel 2006 decide di trasferirsi a Milano e inizia ad esibirsi con alcune band spaziando tra diversi generi musicali, dal pop rock al prog rock/metal al new metal.
E arriva il primo album
Nel 2010 Andrea pubblica il suo primo album “Andrea Petrucci” con l’etichetta discografica milanese Moletto di Giovanni Poggio, mentre nel 2013 rilascia il singolo “Questa notte un po’ di te” (Top Records/Dingo Music). L’anno successivo lavora ad un progetto discografico pop-dance-rock chiamato “Redpassion” e pubblica i singoli “Dance Honey” e “La Realtà Tra Noi”, oltre all’EP “Keep Dreaming” (Moltetto/ Edel). A seguito del sisma che ha colpito il Centro Italia nel 2016, Andrea incide il brano “Polvere e sassi nel cuore”, un inno alla rinascita e alla speranza, dedicato alle popolazioni colpite dal terremoto, con il quale si è esibito alla fiaccolata per le vittime del terremoto. Nel 2019 pubblica il singolo “Sant’Emidio”, in onore del Santo Patrono di Ascoli Piceno e Santo Protettore dai terremoti. A giugno dello scorso anno Andrea rilascia l’album “Il Coraggio è tra le Braccia di un Sogno” (distribuito da Pyrames International) da cui vengono estratti i singoli “Nel cielo tu”, “A spasso tra le stelle con te” e “Amore”.
Tra Allevi e Dardust
«Con Allevi, pur abitando a pochi metri di distanza, non ho avuto ancora avuto modo, di fare una conoscenza approfondita. Mentre a Dario Faini (Dardust) montavo il pianoforte sul palco quando faceva le prime esibizioni live. Ma non è mai scaturita una collaborazione».
I talent show
«Ho partecipato ad alcuni, ma senza alcuna fortuna. Credo di essere ormai fuori target d’età. Ma la cosa non mi ha mai scoraggiato. E sono andato avanti».
L’ultimo lavoro
Da venerdì 3 dicembre sarà in radio e disponibile in digitale “In un istante”. Racconta Andrea Petrucci: «In un istante è un brano molto intimo. Nell’agosto di quest’anno ho perso la mia compagna di soli 40 anni. Lei, ingegnere elettronico, professoressa di tecnologia, scienziato, ma anche poeta e musicista, ha scritto parte del brano, infatti, in origine era dedicato a me, al nostro incontro d’amore. Ho deciso così di renderle omaggio finendo ciò che aveva iniziato e dedicandolo a lei. L’ho terminato con le lacrime agli occhi».
La cover del disco
“In un istante”
“In un istante” è un brano dalle sonorità pop rock che racconta come spesso i sogni e i desideri debbano scontrarsi con una realtà che non rispecchia le aspettative. I protagonisti di questa storia in particolare sono due persone innamorate che progettano un futuro insieme, ma che devono arrendersi a un finale molto più ingiusto e alla loro vita che cambia “in un istante”. Il nuovo singolo del cantautore marchigiano è già disponibile in pre-order e pre-save (https://pirames.lnk.to/InUnIstante). Il brano sarà disponibile in digitale anche in versione unplugged.
Incontri: l’omino misterioso, Luigi, la Maestrina dalla penna rossa, il Pazzo. Bologna, è il 1979, gli anni del DAMS (1)
di Paolo Pirani
Questa volta non faccio un racconto unico, ma lo suddivido in due parti da due episodi anzi da due ciak per darvi modo di prendere respiro.
Incontri questa volta con personaggi meno noti al vasto pubblico ma pur sempre unici e di primissimo piano nel mio personale “inventario della memoria”; che hanno caratterizzato la mia giovanile frequentazione con la “dotta” Bologna del Dams (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), degli ultimi rigurgiti del ’68 con l’occupazione controversa e contrastata degli immobili popolari sfitti del centro, dell’immane tragedia a sfondo eversivo della Stazione ferroviaria, della Lectura Dantis di Carmelo Bene dalla Torre degli Asinelli in memoria di quegli 85 poveri “cristi”.
Il DAMS
Le tracce indelebili di una vita
Personaggi che hanno lasciato una traccia indelebile, che rivivono in me a quarant’anni di distanza dal primo incontro, sotto la vivida luce del ricordo. Forse anche perché prima di essere “personaggi” sono “persone”. E, in quanto tali, universi unici ed irripetibili di sensazioni, emozioni, speranze a cui un poco appena ho dato e (ma) tanto di più ho ricevuto. Come sempre accade dall’incontro di due Anime. Racconto di un incontro in forma di soggetto cinematografico che prevede: quattro ciak. Ora i primi due.
Bologna, via Sant’Isaia, tra il civico 108, casa mia, e il 104, l’ospedale psichiatrico Roncati
-1° ciak-. Esterno notte
Rientravo a casa molte volte a tarda sera, anche d’inverno, per il fatto che, soprattutto a partire dal secondo anno, frequentavo i cinema e i teatri dove potevamo avere accesso noi studenti con sconti inimmaginabili per la maggior parte del pubblico, proprio per il fatto essere del Dams. Era un accordo evidentemente sottoscritto tra le parti, ovvero tra la scuola, il Comune e i gestori di quei locali.
Prima della porta di casa c’era (e c’è tutt’ora) una finestra, di quelle basse, a pianterreno, con la grata per impedire l’accesso a ladri e malintenzionati, maggiormente necessaria in considerazione del fatto che era una delle finestre del reparto aperto dell’ospedale psichiatrico mio confinante.
Da dietro quella grata, nel buio più assoluto della stanza, con puntualità meticolosa e per me sempre sconvolgente, un anziano figuro, forse invecchiato più che realmente vecchio, mi salutava di scatto: “Buona sera !”.
I portici che percorrevo oramai a memoria erano scarsamente illuminati in quell’ultimo tratto di strada verso la circonvallazione interna, e tuttavia procedevo tranquillamente, preda dei pensieri più disparati, ma credo simili a quelli di un comune studente universitario. Ripensavo allo spettacolo o al film appena visto, riandavo alle lezioni del giorno passato, programmavo l’attività di quello successivo: laboratori, librerie, ancora teatro, tanto teatro e cinema, gli esami, l’appello più o meno imminente, casa mia, gli affetti, gli incontri. E così via. E’ stata per me una sorpresa sempre nuova, un soprassalto dopo l’altro, un incontro infinito quello con l’omino pressoché calvo, al di là della grata, con la finestra aperta sia d’estate che d’inverno, gli occhiali con le lenti come fondi di bottiglia, un sorriso tirato e compiaciuto sulla bocca, la barba ispida e vestito come non ho mai meglio notato, sporgendo lui solo con la testa.
Umberto Eco e Squarzina tra noi studenti durante un’occupazione
-2° ciak-. Esterno giorno
Di mattina, ancora presto, poco prima di alzarmi per l’inizio dei corsi, per almeno due anni consecutivi, ho avuto la stessa sveglia: si trattava di un uomo immagino sulla cinquantina, capelli corti e dritti, con indosso un impermeabile color panna tenuto legato in vita da un pezzo di corda, recante in mano una di quelle valigette di cartone dei nostri emigranti del secolo scorso, pantaloni alla caviglia, calzini bianchi e abbassati su scarpe di vernice beige morse dal tempo.
Si poneva diligentemente in attesa dell’autobus n.28 e quando lo vedeva avvicinarsi alla fermata che era proprio sotto la finestra della mia camera da letto, schizzava in mezzo alla strada come una molla, levava in alto il braccio sinistro con fare deciso, quasi imperioso, e gridava a squarciagola: “Luigi, Luigi, … Luigiiiiiii” che, evidentemente, era per lui una sorta di invito all’autista a farlo salire a bordo. L’autobus si fermava con regolarità e lui, che avevo ribattezzato “Luigi” non conoscedone il nome, con altrettanta precisione si ritirava in buon ordine sotto i portici indicando all’autista che poteva proseguire. Ignorando la situazione che veniva a crearsi, il risentimento dei passeggeri, lo sbigottimento di quanti erano in attesa di quello e degli altri bus cittadini, delle invettive degli autisti.
(fine prima parte – il 2 dicembre la seconda)
Paola Giorgi, una vita sul palcoscenico tra recitazione e produzione. Le ultime: Brancaleone e Aladin
di Stefano Fabrizi
Paola Giorgi la conosciamo come attrice. Il suo ultimo lavoro sul palcoscenico è nel cast di “Brancaleone. Viaggio di inizio millennio” con la regia di Paola Galassi e la direzione artistica di Giampiero Solari che ha debuttato a Fabriano e ha visto repliche a Osimo.
“La recitazione rimane sempre il mio primo amore – ci racconta Paola Giorgi – ma da tempo sono passata anche al dietro le quinte, cioè alla produzione”. Ricordiamo che Paola Giorgi è impegnata nell’Officine del Teatro Italiano, che dal 2019 ha una sede anche nelle Marche e nella Bottega Teatro Marche (fondata nel 2008 dall’indimenticato genio di Tommaso Paolucci, la cui direzione artistica è affidata ora alla stessa Paola. Una vita, la sua, dedicata completamente al teatro e su questa via intende proseguire senza tentennamenti. Il prossimo impegno è l’allestimento di un musical che vede la residenza a Fabriano per poi debuttare al Teatro Gentile il 25 novembre.
La presentazione del musical Aladin
“Si tratta – racconta Paola Giorgi – di una riscrittura di una delle più belle fiabe senza tempo per un musical comico e irriverente che gioca con l’equivoco che incanterà grandi e piccini in un’atmosfera spettacolare, piena di magia, avventura, risate e musiche strepitose, “Aladin, il Musical Geniale” di Maurizio Colombi con musiche originali e arrangiamenti musicali di Davide Magnabosco, Alex Procacci, Paolo Barillari, prodotto da Alessandro Longobardi per O.T.I. Officine del Teatro Italiano – che dal 2019 ha una sede anche nelle Marche – e Viola Produzioni, è atteso il 25 novembre al Teatro Gentile di Fabriano nell’ambito della stagione promossa dal Comune con l’Amat.
Aladin Jasmine con Giovanni Abbracciavento e Emanuela Rei
“Lo spettacolo – ci dice la Giorgi – arriva in scena al termine di una residenza di riallestimento in svolgimento in questi giorni in città realizzata nell’ambito del progetto Crossover finanziato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Marche che per l’anno 2021 ha deciso di rafforzare ulteriormente il proprio progetto di Residenze Artistiche, visti gli ottimi risultati ottenuti, consolidando sul territorio il modello residenziale quale pratica diffusa per la rivitalizzazione dei luoghi dello spettacolo, dedicando particolare attenzione ai territori colpiti dal sisma”.
L’intervista con Paola Giorgi
Ma altri particolari nell’intervista-video che abbiamo realizzato attraverso la piattaforma Zoom.
https://youtu.be/z6KDuO74EaU
Francesco Bozzi tra Fiorello e il commissario Saverio Mineo / VIDEO-INTERVISTA
di Stefano Fabrizi
Francesco “Ciccio” Bozzi a Senigallia. Occasione ghiotta per rincontrarlo dopo tanto tempo. E il gancio… sono due. Il secondo libro uscito a maggio 2021 sul suo personaggio, il commissario Saverio Mineo, e l’allestimento del nuovo tour di Fiorello che sta scrivendo con la squadra di sempre: Pierluigi “Pigi” Montebelli e Federico Taddia. Giovedì 18 novembre il debutto, poi altre due date al Teatro La Fenice (19 e 20). Lo spettacolo poi sarà a Civitanova Marche al Teatro Rossini (dal 1° al 4 dicembre) e poi al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno (dal’8 all’11 dicembre). Il tour è seguito dall’Amat.
Francesco Bozzi (autore televisivo, radiofonico e sceneggiatore) ci racconta: “Gli appuntamenti si annunciano imprevedibili, ma non posso dire di più. Non mancheranno alcuni effetti scenici… veramente speciali. Nello scrivere lo spettacolo, lo confesso, ci stiamo divertendo e Fiorello è caricatissimo. Il palco, il pubblico gli mancavan0 tanto… e anche a noi”.
Ma procediamo dall’inizio. Difatti, la nostra intervista parte proprio da libro “Il giallo del gallo” che fa seguito al romanzo d’esordio “L’assassino scrive 800A”. E come spesso avviene l’appetito vien mangiando, tant’è che è in gestazione un seguito della saga di Saverio Mineo che vedrà il commissario in missione nelle Marche e più precisamente nel Pesarese con una capatina a Piobbico. Le idee ci sono ora manca… la stesura. Una particolarità: a suggerire alcuni casi a Francesco è il fratello, commissario di Polizia che lavora proprio nelle Marche.
Ma qua interrompiamo la parte scritta per lasciare spazio all’intervista-video realizzata seduti al bar Saffi di Senigallia. Buon divertimento.
https://youtu.be/IzbPoMas9dk
Incontri (talvolta) brevi, ma (sempre) straordinari: Tonino Guerra, il poeta della Valmarecchia
di Paolo Pirani
L’ “incontro” con Tonino Guerra, forse il più grande sceneggiatore italiano del ‘900, scrittore e artista a tutto tondo, grande amico e collaboratore di Adrio Testaguzza e dei maggiori registi italiani e stranieri (da Fellini, Antonioni e Rosi a Wenders, Anghelopoulos e Tarkovskij), non poteva che seguire quello con il Maestro di Corinaldo. A cui devo la conoscenza, frequentazione e l’ipotesi di una co-sceneggiatura con il grande “creativo” che appena abbozzò nel corso di un pomeriggio di fine anno, mentre fuori nevicava e il paesaggio sembrava mutare aspetto al ritmo del suo racconto.
Ti devo parlare…
La mattina di uno degli ultimi giorni di dicembre del 2002, sono appena giunto in ufficio, quando il telefono squilla e ascolto una voce tanto gradita quanto inattesa. Il mio interlocutore dice con un fare per la verità abbastanza concitato: “Ciao, senti, devo parlarti con urgenza; ti aspetto subito a casa mia”. “Maestro –rispondo– faccio il possibile, ma da qui ci vogliono più di due ore per raggiungerla; pure partendo adesso non sarò da lei prima delle undici e trenta / mezzogiorno”. “Come ti pare ma fai presto, ciao”.
Il salame di Fràttula
Di fronte a un invito formulato in maniera così perentoria non ci sono margini di tentennamento, anche per il piacere comunque e sempre di un incontro con il ‘poeta della Valmarecchia’, come l’ho ribattezzato tra me e me. Chiamo Adrio e Manuele che lo conoscono da più tempo, anzi me l’hanno presentato proprio loro due e con loro ho condiviso i primi approcci con lui, per chiedergli di accompagnarmi; fortunatamente non hanno impegni pressanti e mi trasborderanno a destinazione. Tra una cosa e l’altra rischiamo di dimenticare di acquistare un salame di Fràttula, una produzione locale d.o.p., per il quale il Maestro impazzisce letteralmente.
La casa dei mandorli in fiore
Arrivati a destinazione, parcheggiamo l’auto nella piazzetta del centro e ci rechiamo immediatamente a casa sua, dove ci annunciamo tirando la catena di un campanaccio che sostituisce artisticamente e funzionalmente un più tradizionale (e, parrebbe, scontato) campanello elettrico.
Ma non sei Piovani????
Lui ci viene incontro costeggiando alcuni alberi di mandorlo che, a maggior ragione quand’è la stagione della fioritura, dunque in primavera, caratterizzano il viottolo che conduce all’ingresso della casa – museo, anche per questo ribattezzata ‘la casa dei mandorli in fiore’.
La gatta ha fatto i gattini
Ma, appena mi vede, esclama esterrefatto: “ … ah!, ma sei tu ? …”; “E certo Maestro che sono io, chi doveva essere ?, mi ha telefonato stamattina, no ? …”. “Si, si, scusami, è che io intendevo Piovani (io faccio Pirani di cognome), Nicola Piovani. Ho un progetto da sottoporgli, roba di manichini a pezzi e vecchi sotto la luna …, ve bè, ne parliamo insieme lo stesso. Dai, entrate”. Poi, con uno scatto giovanile, si gira verso di me e di slancio, come un ragazzino in attesa di un dono importante mi chiede: “Ce l’hai il salame ?”. “Certo che ce l’ho, lei ce l’ha il pane ?”. “Fresco e croccante, l’ha preso Dora un attimo fa”.
Entriamo in casa, piena di disegni, mobili, statue, foulard, lampade, ninnoli e gadget, tutte opere realizzate dal Maestro negli anni, vere e proprie opere d’arte che spesso finiscono in mostre organizzate dall’omonima associazione (oggi Fondazione) del luogo. E, in mezzo a quella congèrie di fantastici oggetti, si aggirano anche cani e tanti gatti, persino dentro il mobile che regge il televisore.
Una volta, in occasione di una visita precedente, mi ha sgridato mentre andavo a chiudere uno dei due sportelli di quel mobiletto rimasto semiaperto: “Fermo, che fai ?, c’è la gatta con i gattini; l’ha fatti stanotte …”.
Il salame, il lambrusco e…
Sono arrivate presto le due, mangiando insieme tutto il salame, affettato con cura e gusto da lui e da Adrio, con un pane davvero buono, profumato di forno a legna, accompagnato da un bicchiere di lambrusco secco (siamo invero oramai prossimi alla Romagna). Poi ci sediamo in salotto, e tra carte, colori, cani e gatti, comincia a parlare del progetto che ha in mente e che vorrebbe realizzare per il cinema. Ha già preso contatti con artisti russi (coreografo e ballerini), sta pensando a musiche appropriate che non può produrre il figlio Andrea, coinvolto in concomitanti progetti molto impegnativi, e dunque vorrebbe affidare al mio alterego Nicola Piovani, con cui, ovviamente, come potrei non sentirmi onorato di essere stato scambiato.
… e il racconto
Ha cominciato a parlare, ad esporre l’idea con la consueta fluidità e ricchezza di immagini, scendendo addirittura nei particolari, come in trance, descrivendo luoghi e personaggi. Mi sono accorto che, nel tepore che si sviluppava dal caminetto acceso, sorbendo un caffè lungo che la moglie aveva nel frattempo preparato, il tempo filava via come l’acqua da una di quelle fontanelle d’estate a getto continuo. Stava facendo buio e cominciava a nevicare, a fiocchi larghi ma con intensità crescente. Alla fine ci aveva proposto più di un soggetto, direi una sceneggiatura integrale, benché tutta orale. Avessi avuto un registratore o un quaderno d’appunti, sarebbe stato il massimo. Ricordo tanto di quello che è stato detto, però non tutto: peccato, ma qualcosa è rimasto e lo porterò sempre con me. Come del resto, e ancora per sempre, ricorderò quel momento, quasi irreale, intrigante, magico, certamente unico perché tale resterà nel tempo, anche se quello è stato una sorta di extra time, in uno spazio altro, simmetrico all’originale, parallelo eppure diverso. Mi rendevo conto di tutto ma vivevo un sogno ad occhi aperti, come davanti ad una sequenza di immagini potentemente evocate una dopo l’altra al nostro cospetto. O, più semplicemente, era come fossimo un ensemble accordato sul pentagramma di un sentimento universale: l’anima cosmica.
Il comiato
C’era un caldo uterino in quella casa, ancestrale; lui parlava, raccontava, interpretava e fuori nevicava, come in una sfera di vetro con paesaggio nordico capovolta. Poi, a un certo punto, il risveglio, quasi brutale, doloroso: “Maestro, dobbiamo andare, con la neve che si sarà accumulata per strada di ore ne impiegheremo almeno tre per casa. Ci dispiace.”
Raccogliamo le nostre cose, lui si mostra comprensivo e d’altra parte, come aggiunge, era arrivato alla fine del cosiddetto racconto sceneggiato. Ci abbracciamo con l’affetto di persone che sembrano conoscersi da una vita (magari di vite ne abbiamo già vissute, insieme, addirittura più di una, chissà). E ci scambiamo gli auguri di buon anno, mentre fuori è già tutto bianco, di un candore abbagliante, come tante lucciole d’inverno, dice lui, salutandoci con la mano che acchiappa qualcuna di quelle luci.
Era il 30 dicembre. Ho vissuto il capodanno più bello e indimenticabile della mia vita, pur non essendo il giorno fatidico. E l’ho trascorso dentro una bolla di emozione assieme ad alcuni degli amici più cari, ma soprattutto assieme a lui, Tonino Guerra.
Incontri (talvolta) brevi, ma (sempre) straordinari: Adrio Testaguzza, il poeta dell’immagine
di Paolo Pirani
Un altro incontro, casuale all’inizio poi trasformatosi nella frequentazione di una vita. L’umanità, la delicatezza di sentimento, l’intima sofferenza, gli slanci di generosità, l’amore per la propria terra e la professione del cineasta fin dal Pinocchio di Comencini nell’oramai lontano 1972, la solitudine e … un piatto di fantastici spaghetti alle vongole, questo era Adrio Testaguzza.
ADRIO: poeta dell’immagine – Corinaldo
Per lui mi sono inventato la definizione di “poeta dell’immagine”, e non è per piaggeria né, tantomeno, per amicizia (lo conosco da una vita).
E’ la verità, un po’ come quando per storia del cinema al Dams il prof. Antonio Costa ci parlava della camera stylo a proposito della Nouvelle vague dei francesi Truffaut, Godard, Malle, Rohmer, etc.: la macchina da presa doveva incidere sulla celluloide come l’inchiostro della penna sul foglio di carta, al pari forse di quanto il Neorealismo italiano aveva espresso nella sua breve ma intensa stagione del nostro secondo dopoguerra, con i vari Rossellini, De Sica, Lizzani e il primo Visconti, quando cioè la realtà graffiava la pellicola.
La realtà diventa poesia
Adrio è questo, è riuscito in questo e l’ha addirittura oltrepassato, non limitandosi a riproporre la realtà così com’è ma poetizzandola, pur senza stravolgerla, leggendola semmai con acutezza e amore, filtrata attraverso l’occhio della macchina da presa che ha rappresentato il prolungamento dei suoi occhi: quelli di un uomo appassionato della vita e del suo lavoro (vita e lavoro: gemelli omozigoti), come il più fervido degli amanti e, allo stesso tempo, quelli del fanciullino pascoliano, puri di sentimento e sgombri di malevolenza.
La sua lettura della realtà non è straniante in senso brechtiano e nemmeno documentale come un’inchiesta del nostro Beppe Ferrara, planandovi invece sopra con tenerezza, come “ … quella carezza della sera” che ogni madre dispensa al suo piccolo in procinto di abbandonarsi al viaggio onirico.
“A Pechino fa la neve”
E poi l’ho visto all’opera, Adrio, assieme al suo inseparabile direttore di fotografia, Emanuele Severi, anch’egli amico e collaboratore di una vita, in occasione di riprese per produzioni diverse, non ultima quella per me forse maggiormente significativa per “A Pechino fa la neve”, una cosa teatrale di Tonino Guerra (come precisa il sottotitolo dell’unica pièce da lui scritta per il teatro e mai concessa prima di allora per la messa in scena, della quale mi è stata concessa l’opportunità di firmare la regia): T.G., il maestro di tutti noi, uno dei pochi ai quali assegnare quel titolo con la EMME maiuscola, come un encomio antiretorico. Il monologo del secondo atto si dipana per quaranta minuti su un vortice di immagini, virate e a colori, che sembrano letteralmente risucchiare la scena e le parole degli attori in virtù della loro potenza espressiva e del montaggio creativo. Così Adrio debuttava anche in teatro.
Chi era Testaguzza
Corinaldese doc, dopo essersi formato alla Scuola Superiore di Giornalismo presso l’Università degli Studi di Urbino, si trasferisce a Roma dove si iscrive, primo “laico”, alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense e, nel 1969, pubblica un Saggio critico sull’opera letteraria di Carlo Levi.
A Roma frequenta gli ambienti cinematografici e letterari più vitali e produttivi dell’epoca, stringe proficui rapporti di collaborazione e di amicizia con Visconti, Rossellini, Lizzani, Comencini, Blasetti, Nelo Risi, Fabbri, Gatto, Antony Burges. Dal 1970 al 1973 lavora presso diversi uffici stampa, studi e documentazione nel settore grafico ed editoriale; nel 1977 è Direttore dei Programmi per l’emittente televisiva romana GBR.
Nel 1978 collabora alla realizzazione di due inchieste per la Seconda Rete Televisiva in otto puntate: “Viaggio nella Chiesa che cambia” ed “Evangelizzazione e Promozione umana”.
Nel 1981 “rientra” nelle Marche e collabora come programmista – regista con la Terza Rete Televisiva (sede regionale per le Marche). Fonda l’ATES Video Production con la quale, nel corso di un trentennio, realizza circa cento produzioni video, tra cui filmati industriali ed istituzionali per enti pubblici privati.
I suoi documentari sono andati in onda su: Rai 1, Rai 2, Rai 3, RaiSat, Marco Polo TV, RTV San Marino, Nuova Rete di Bologna, TV Centro Marche ed altre emittenti, locali e non. i spot pubblicitari e filmati industriali ed istituzionali.
Adrio Testaguzza, nella triplice veste di autore, regista e produttore, ha realizzato almeno trenta documentari su località nazionali e oltre sessanta sulle Marche, valorizzandone il territorio e creandone un’immagine vincente a livello nazionale ed internazionale.
Nel settore specifico della promozione turistica ha partecipato a festival internazionali del film turistico, ottenendo ovunque prestigiosi riconoscimenti; anche per questo è stato insignito dalla Regione Marche del Premio “I Protagonisti del Turismo Marchigiano” per il settore Comunicazione.
Tra gli infiniti premi conseguiti in Italia e all’Estero, emerge prepotentemente quello alla Carriera, al 45° International Tourfilm Festival di Lecce.
Mi sono accorto di essere partito col piede giusto, con fare per così dire evocativo, ancorché tutt’altro che melense o celebrativo, e di aver poi riassunto in pillole il curriculum del Nostro.
Non c’è contraddizione in questo, non è sterile esercizio di enfatizzazione. Sarebbe del tutto inutile, fuori luogo, inappropriato per Adrio e improprio per me stesso. Allora, che è stato ?. Non lo so: forse il tributo amichevole e grato alla genialità di un primus inter pares o la necessità di ammettere l’esistenza tra noi dell’ultimo highlander nel settore così poco frequentato, forse poco redditizio perché senza mercato, del documentario cinetelevisivo. Perché Adrio Testaguzza, suo malgrado, un gigante lo è stato per davvero: a suo modo, con la sua visione delle storie e delle cose di questo mondo, al di fuori degli schemi e dei giochi di potere, lasciando un’impronta indelebile nel panorama del documentarismo marchigiano.
Corinaldo, 2 luglio 2018 (revisionato il 15 marzo 2020)
CENNI BIOGRAFICI DI ADRIO TESTAGUZZA
A Roma frequenta gli ambienti cinematografici e letterari più vitali e produttivi dell’epoca, stringe proficui rapporti di collaborazione e di amicizia con Visconti, Rossellini, Lizzani, Comencini, Blasetti, Nelo Risi, Fabbri, Gatto, Antony Burges. Dal 1970 al 1973 lavora presso l’Ufficio Stampa, Studi, Documentazioni e Ricerche nel settore grafico (ufficio stampa e produzione) e editoriale (quotidiani e periodici). Nel 1977 è Direttore dei Programmi per l’emittente televisiva romana GBR. Nel 1978 collabora alla realizzazione di due inchieste per la Seconda Rete Televisiva in otto puntate: “Viaggio nella Chiesa che cambia” ed “Evangelizzazione e Promozione umana”. Nel 1981 “rientra” nelle Marche e collabora come programmista-regista con la Terza Rete Televisiva (sede regionale per le Marche) per alcuni programmi. Negli anni successivi ha realizzato e prodotto circa novanta produzioni video; è titolare dell’ATES Video Production.
FILMOGRAFIA
– Corinaldo antico colore del tempo – Le origini del fascismo nelle Marche – La rocca di Fossombrone – L’abbazia di Chiaravalle – Francesco nelle Marche (2 puntate per la terza rete della Rai; in occasione del VII centenario della nascita di S.Francesco d’Assisi) – Dalla foce alla sorgente: i fiumi raccontano (8 puntate per la terza rete della Rai) – Una speranza per Auro – Un vino, una Città – Un maestro d’oro – Musica in amicizia – Gaspare Spontini: la sua arte, la sua terra – Viaggio nella cooperazione – Ancona e la sua riviera – La droga e le Marche quale realtà – Le vele e i Sibillini – Loreto: Fede, Storia, Arte ( home-video tradotto in 10 lingue) – Loreto: finestra aperta sul mondo ( 2 puntate per il DSE della Rai) Tesori nascosti: – Architettura romanica nella valle del Fiastrone – 150 anni per crescere ancora – La terra del grande uovo – Storie della Sibilla e di un popolo fiero – Le città dalle mura rosate – Fertili terre nobili città – Corinaldo suggestioni nel tempo – Il Piceno forme colori emozioni – Montefortino un museo nella montagna – Gruppo Pieralisi – Spot Comunità Montana Alta Valmarecchia – Il Gotico nelle Marche – I Mosaici nascosti – In Provincia di Ancona – Progetti per il Futuro – Il magico cammino dell’acqua (CIIP Ascoli P.) – Vacanze al Villaggio Salinello – Braccio Fortebraccio da Montone (docu-fiction) – Gli 8+7 anni di Tonino Guerra – Arcevia una magica atmosfera nel tempo – La Famiglia Vitelli di Città di Castello (docu-fiction) – Il Ducato di Spoleto (docu-fiction) – Tonino Guerra – viaggio luminoso di una vita – Maria Goretti – un raggio di luce – Bartolomeo d’Alviano (docu-fiction) – Erasmo Stefano da Narni detto il Gattamelata (docu-fiction) – OMCE SPA (clip Istituzionale) – ASA Azienda Servizi Ambientali (clip Istituzionale)
– La terra racconta: rocce e fossili dell’Appennino Umbro-Marchigiano (2 puntate per il DSE della Rai) – Quando un paese si fa palcoscenico (per il DSE della Rai) – L’anima della terra – Dove ancora volano le aquile Tesori nascosti: – I Sibillini, la natura, l’uomo – Nella valle del piccolo mare (con la partecipazione di Tonino Guerra) – Città murate – Sentinum – I luoghi del silenzio. (coproduzione Rai DSE e Assessorato alla Cultura Regione Marche) – Corinaldo antico colore del tempo – Giovanni Maria Mastai Ferretti Pio IX – Arcevia rocca lungo la via – San Leo nido delle aquile – Senigallia il mare la terra – Lettere dal Deserto – Le Porte del Silenzio – (con la partecipazione di Tonino Guerra) – Il neoclassico nelle Marche al tempo di Leopardi – Questa terra è la mia terra – I misteriosi Bronzi Dorati – Le Marche della Storia – CD-Rom Corinaldo Città d’arte e di fede – Puglia Imperiale quattro passi nelle terre di Federico (con la partecipazione di Tonino Guerra) – Un Mondo nella memoria – viaggio nelle Marche rurali – Una terra da scoprire – Forum Sempronii – Terre Malatestiane (con la partecipazione di Tonino Guerra) – Associazione Promozione Turistica Sarnano – Seicento Inquieto – La Produzione dell’olio d’oliva nell’Italia Centrale – Un viaggio lungo una vita (mostra Tonino Guerra) – Il sentiero francescano della pace Assisi – Gubbio – La Verna – Le lucciole di Tonino Guerra – Pandolfi GROUP – I Da Varano di Camerino (docu-fiction) – Una Terra Senza Tempo – Marche Archeologiche – 100 Anni di solidarietà di cooperazione di sviluppo – I trinci di Foligno (docu-fiction) – I Conti di Marsciano (docu-fiction) – Una Terra di Mezzo – le eccellenze delle valli Misa e Nevola – Senigallia magiche atmosfere (promozionale)
I film-documentari sono andati in onda su: Rai 1, Rai 2, Rai 3, RaiSat, Marco Polo TV, RTV San Marino, Nuova Rete di Bologna, TV Centro Marche ed altre emittenti locali. Inoltre sono stati realizzati per Enti pubblici e privati spot pubblicitari e vari filmati industriali ed istituzionali.
Adrio Testaguzza, autore, regista e produttore, negli ultimi 30 anni ha realizzato circa 30 documentari su varie località nazionali e circa 60 documentari sulle Marche, valorizzandone il territorio e creando l’immagine visiva della Regione a livello nazionale ed internazionale. I suoi lavori sono stati trasmessi dalle tre reti Rai varie TV private e Satellitari. Nel settore specifico della promozione turistica ha partecipato a vari festival internazionali del film turistico, ottenendo prestigiosi riconoscimenti; per questo è stato insignito dalla Regione Marche Assessorato al Turismo del Premio “I Protagonisti del Turismo Marchigiano” per il settore Comunicazione; e due Premi alla Carriera, il primo al 45° International Tourfilm Festival di Lecce ed il secondo al “Premio due Valli”.
1986 Ancona e la sua Riviera
III° Biennale del Film Turistico di Montecatini Terme, realizzato per l’Ente Provinciale del Turismo di Ancona. Motivazione: “Per l’accurata panoramica nelle risorse turistiche-balneari della Riviera del Conero e per gli aspetti culturali e socio-economici della Provincia di Ancona”. – Premio Speciale della Giuria
1986 Loreto, fede storia arte
III° Biennale del Film Turistico di Montecatini Terme Segnalazione del Comitato Organizzativo
1989 Dove ancora volano le aquile “Airone d’oro” quale miglior film turistico nel mondo” (ex-aequo con Hong Kong)
VI° Festival Internazionale del Film Turistico di Montecatini Terme – Realizzato per la Comunità Montana del Catria e Nerone. Motivazione: “Con mano ferma, con duttile sensibilità, con equilibrio sapiente – sul filo di una intuizione poetica che da’ unità al vario e al molteplice – il film ci guida alla scoperta (tale è, a dire il vero, per la stragrande maggioranza del pubblico) dei tesori di natura ed arte raccolti nei paesi della Comunità Montana del Catria e Nerone, nelle Marche. Così facendo, il documentario ripropone in modo perentorio il valore di quell’Italia “minore”, la cui rivelazione, nel segno della conoscenza e rispetto, costituisce la sola alternativa ad un turismo troppo spesso degradato e banale”.
1989 Tesori nascosti: I Sibillini, la natura, l’uomo
VI° Festival Internazionale del Film Turistico di Montecatini Terme Premio Speciale Comitato d’onore – Realizzato per il Centro Beni Culturali – Regione Marche
1990 Dove ancora volano le aquile
IX° Internationales Tourismus Film festival – Festival der Festivals – Vienna. Mention of the Grand Prix for the best Tourisme film of the World.
1992 Corinaldo antico colore del tempo
IX° Festival Internazionale del Film Turistico di Montecatini Terme Premio speciale del Comitato d’onore
1995 Senigallia il mare la terra Premio Speciale concesso dallo Skal Club Lombardia e assegnato dalla giuria del corso di perfezionamento in Economia del Turismo dell’Università Bocconi di Milano
XX° Festival internazionale del Film Turistico di Milano Realizzato per l’Azienda di Promozione Turistica di Senigallia. Motivazione: “Per la felice aderenza artistica tra immagini evocanti le eccezionali e caratteristiche bellezze di una certa parte del territorio del Nostro Paese e le più consolidate tecniche della promozione turistica”
1996 Senigallia il mare la terra
X° Festival Internazionale del Film Turistico di Varese Premio Speciale della giuria I° Mediturfilm Festival di Ragusa – Targa d’onore
1998 Corinaldo Suggestioni nel tempo
XXIII° Festival del Film Turistico di Milano Premio Speciale della Giuria
1999 Le Porte del Silenzio con Tonino Guerra
XXIV° Festival del film turistico di Milano – Premio miglior film sezione turismo religioso. Motivazione: “La Giuria vuole innanzitutto affermare il suo apprezzamento per il contenuto e la grande valenza dei soggetti presentati nella sezione: le parole di Tonino Guerra e la bellezza delle immagini utilizzate donano al film – Le Porte del Silenzio – una serenità poetica che sembra appartenere a una preghiera.” – Premio SEA per il film più votato dal pubblico
1999 Le Porte del Silenzio – con Tonino Guerra
II° Premio Internazionale del Cinema Religioso – Religion Today the cinematic view – Trento – Premio di gradimento del pubblico
2000 Questa terra è la mia terra
XXV° Festival del film turistico di Milano Premio ENIT per il miglior film italiano – Motivazione: “Per un’attenta rilettura della complessa realtà della regione Marche”.
2000 Le Porte del Silenzio I Luoghi del Silenzio
VII° Festival Internazionale EcoTourIndFilm di Targoviste – Romania Premio miglior film Premio alla Regia
2001 Puglia Imperiale quattro passi nelle terre di Federico con Tonino Guerra
VIII° Festival Internazionale EcoTourIndFilm di Targoviste – Romania Grand Prix miglior film assoluto SWITF 2001 CRO – Festival Internazionale del Film Turistico di Spalato Premio Miglior Film Festival der Festival – Vienna Mention of the Grand Prix for the best tourisme film
2001 Adrio Testaguzza
Federazione Europea della Stampa Turistica – SPALATO Benemerito della Comunicazione Turistica
2002 I Mosaici Nascosti
8° Festival Internazionale del Film Archeologico di Bordeaux –Francia. Premio Speciale della Giuria – Motivazione: “Per la bellezza delle immagini, per la tecnica innovativa della realizzazione e per la sensibilità dimostrata nella salvaguardia del passato”.
2002 Puglia Imperiale quattro passi nelle terre di Federico con Tonino Guerra
10 MEFEST – Zlatibor 2002 “SILEVR PINE” FOR THE BEST TOURISTIC FILM
2003 Terre Malatestiane con Tonino Guerra
SWITF 2001 CRO – Festival Internazionale del Film Turistico di Spalato Premio Speciale della Giuria
2004 Una terra da scoprire
DOCUMENT.ART. 2004 – X° INTERNATIONAL FESTIVAL OF DOCUMENTARY FILM – BUCAREST ROMANIA Miglior Film categoria Storia e Archeologia
2005 Puglia Imperiale quattro passi nelle terre di Federico con Tonino Guerra
I° Edizione Premio Hermes – Premio Internazionale per la comunicazione turistica – Torre dell’Orso – Lecce II° Miglior Film e Miglior Soggetto
2007 Lettere da Deserto
I° Itinerarium Fidei – Festival Internazionale del Film Religioso – Lecce Premio Italia
2007 Le Porte del Silenzio – con Tonino Guerra
I° Itinerarium Fidei – Festival Internazionale del Film Religioso – Lecce Premio Italia
2007 Adrio Testaguzza
45° International Tourfilm Festival – Lecce Premio alla Carriera
2009 Adrio Testaguzza
“Premio Due Valli” Premio alla Carriera
Ludovico Scortichini, operatore turistico e cittadino del mondo
Ludovico Scortichini è nato a Treia e da anni risiede ad Ancona. Si è laureato in Economia e Commercio all’Università di Urbino con la tesi “La geoeconomia del Brasile nel contesto della valorizzazione turistica del territorio”. Un lavoro che già dava la misura del suo interesse verso i viaggi.
Tant’è che i suoi studi si sono perfezionati con corsi in economia e marketing turistico e museale e gestione tour operator. Inoltre, analisi e capacità di decidere, e-commerce, new marketing e marketing sulla new economy, nonché tecnica turistica nei corsi di direttore tecnico e agente di viaggio. Diverse e qualificanti le cariche assunte in diverse società.
Nel frattempo ha dato vita o ha partecipato come amministratore a diverse agenzie di viaggio tra le quali: Scortichini e Partners, Go Australia, Tour 2000 e Agenzia “Las Viaggi”. Agenzie che lo hanno portato a soddisfare anche la sua innata voglia di conoscere e viaggiare.
Ludovico Scortichini in Antartide nel 2008
Tra le sue esperienza la discesa in battello del Rio delle Amazzoni, l’attraversamento in parte del deserto del Tar in cammello, come membro del team La Venta, in collaborazione con National Geographic, ha mappato e monitorato una zona inesplorata della Birmania e Loas, come membro del team Guerba Expedition che ha attraversato il Sahara (dalla Tunisia al Benin) allo scopo di uno studio antropologico delle etnie, e ancora come membro di un mini-team (due persone) ha raggiunto le ultime etnie (Dani ) in Irian Jaya che praticano cannibalismo.
Ludovico Scortichini pronto a riprendere il viaggio
E proprio su questi suoi viaggi (documentati sempre con appunti, foto e video) che ha realizzato una serie di appuntamenti per Marcheinfinite.com (che usciranno con cadenza settimanale ogni domenica) dove racconterà in prima personale le sue esperienze di cittadino del mondo.