Camminata nei Musei: il 6  settembre appuntamento con U.S. Acli nel Forte Malatesta e al Museo dell’alto medioevo

“Camminata dei musei”: registrate oltre 6000 presenze in 145 eventi. Sabato 6 settembre è in programma ad Ascoli Piceno un nuovo evento gratuito del progetto “Camminata dei musei” promosso da Unione Sportiva Acli provinciale APS, sostenuto dal Comune di Ascoli Piceno e realizzato in collaborazione con Ascoli Musei.
La manifestazione prevede la visita guidata gratuita al Forte Malatesta e al Museo dell’alto medioevo, due luoghi simbolo della storia della città di Ascoli Piceno. La partenza avverrà alle ore 16 da Piazza Arringo, proprio davanti al municipio. Per partecipare alla manifestazione occorre effettuare la prenotazione esclusivamente tramite un messaggio al numero 3939365509 indicando il nome e cognome di chi sarà presente. È previsto un numero massimo di 35 partecipanti, le iscrizioni dovranno pervenire entro il 4 settembre.


Il progetto Camminata dei Musei nasce con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico e culturale locale, offrendo ai cittadini e ai visitatori un’occasione per riscoprire le radici del territorio e comprenderne l’evoluzione nel tempo. Visitare i musei, infatti, non è solo un’esperienza educativa, ma anche un modo per sostenere il turismo e l’economia locale.


Dal suo avvio, l’iniziativa ha coinvolto oltre 6.000 partecipanti in 145 eventi distribuiti su 11 edizioni. I musei visitati, grazie al supporto di enti pubblici e privati, si trovano in due regioni (Marche e Abruzzo) e cinque province (Ascoli Piceno, Ancona, Teramo, Fermo e Macerata). Quella del 6 settembre  è dunque una nuova occasione da non perdere per camminare nella storia e vivere la cultura in modo attivo e condiviso.




Dal 28 al 31 agosto al via la quinta edizione del Recanati Comics Festival

Tre mostre, due cataloghi, grandi ospiti – fra i quali lo scrittore Sandrone Dazieri, uno dei maestri del noir italiano – incontri, workshop e molte altre sorprese.
GIOVEDÌ 28 AGOSTO alle ore 18:00, presso lo Spazio Espositivo Rubber, a Recanati in via Roma n° 6, verrà inaugurata “Drôlerie”, mostra personale dell’artista Andrea Grieco.
Visitabile fino al 15 SETTEMBRE. Ingresso gratuito.


VENERDÌ 29 AGOSTO alle ore 18:30, nelle sale del MUSEO PINACOTECA CIVICA di VILLACOLLOREDO MELS a RECANATI, prenderà il via la grande mostra intitolata “Epica e Nuvole” antologica del fumettista Mauro Cicarè, dalle prime graffianti storie apparse su Frigidaire, Tempi Supplementari e L’Eternauta, alla maturità artistica de II Grifo e Heavy Metal U.S.A., fino alle epiche illustrazioni su II Caffè Illustrato legate ai grandi classici della narrativa e alle illustrazioni realizzate per i due libri dedicati alla storia e al mito dei nostri territori: Sibilla e La battaglia del Pian perduto, curati da Fabio Santilli. Un viaggio lungo oltre quarant’anni, attraverso l’Arte, la Letteratura, il Fumetto, la Bellezza.
Visitabile DAL 29 AGOSTO 2025 AL 11 GENNAIO 2026.


SABATO 30 AGOSTO alle ore 17:30, nella TORRE DEL BORGO, avrà inizio “La Contromostra” antologica del fumettista Roberto Battestini. Con una carriera che lo ha portato a scrivere e disegnare esplorando ogni genere, dal fumetto umoristico agli argomenti sacri, dalla cronaca nera all’autobiografia, l’autore presenta in questa mostra un excursus su tutta la sua produzione. Un’esperienza visiva ed emotiva che non lascerà indifferenti i visitatori, appassionati o meno di fumetto essi siano.
Visitabile DAL 29 AGOSTO 2025 AL 11 GENNAIO 2026.


SABATO 30 e DOMENICA 31 AGOSTO, all’interno della Corte di PALAZZO VENIERI, un fitto calendario di appuntamenti, tra anteprime esclusive, incontri, performances dal vivo, concerti, esposizioni, laboratori per bambini, info point e portfolio review e una coloratissima mostra mercato, alla presenza di decine di grandi autori, disegnatori ed editori pronti ad incontrare il Pubblico e disponibili per sketch e firmacopie. Completano il ricco programma alcuni appuntamenti itineranti, come l’incontro alla libreria Passpartout con l’autore Massimo Gianvito, moderato dal fumettista Alberto Lavoradori e il mirabolante selfie corner a tema “gattesco” ospitato nel Salone del Mutilato, all’interno dei Giardini Pubblici. Chiuderà la kermesse lo spettacolo musicale di Marino José Malagnino con la banda recanatese E Ciuette.

La manifestazione è organizzata dall’Associazione Culturale Arcadia, in collaborazione con la Cooperativa Sistema Museo e Recanati Musei e patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Recanati.

Per informazioni e orari:
https://www.facebook.com/AssCultArcadia
https://www.facebook.com/recanaticomicsfestival




Immagini di maternità, visitabile fino al 30 novembre la mostra al Museo Pontificio Santa Casa di Loreto

È aperta al pubblico presso il Museo Pontificio Santa Casa, la mostra “Immagini di Maternità – la bellezza della
vita che nasce”. Una mostra che si inserisce nel progetto “Pellegrini di speranza” promosso dalla Conferenza
Episcopale Marchigiana con il patrocinio della Regione Marche. 14 i musei diocesani coinvolti nella creazione di
una rete museale che permetterà al visitatore e al pellegrino di compiere un vero e proprio pellegrinaggio
giubilare nell’arte attraverso opere che ritraggono l’essenzialità della maternità di Maria.


“Sono lieto di ospitare questa mostra in questo luogo significativo, unico insieme con Nazareth, che per la presenza
della Santa Casa custodisce la memoria viva della maternità di Maria. Una memoria sentita dai pellegrini, motivo
di pellegrinaggio da centinaia d’anni di persone che vengono a chiedere il dono della vita, il dono dei figli e ad
affidare i propri figli e nipoti alla protezione materna di Maria. Da questa memoria viva è fiorita nei secoli
un’intensa produzione di opere d’arte: otto sono esposte in questa occasione e rappresentano un segno di
speranza, perché ognuna cattura un particolare aspetto della maternità di Maria” commenta S.E. Mons. Fabio
Dal Cin, Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto.


Il Museo Pontificio Santa Casa è inserito nel territorio della Prelatura lauretana e le otto opere esposte sono
cinque dipinti e tre statue lignee. “Il Museo Pontificio” ricorda il Dott. Vito Punzi, Direttore del Museo “è pontificio
perché il patrimonio che vi si conserva è vaticano, ma è anche diocesano perché Loreto ha la particolarità di essere
sia Diocesi che Delegazione Pontificia. Il museo è lieto di ospitare questa tipologia di mostra che, grazie alla
presenza della Santa Casa, lo rende un luogo Mariano per eccellenza; dedicare una mostra a Maria in questo sito
è assolutamente confacente. Diversi sono i motivi che ci rendono lieti di questa esposizione con opere già parte
delle collezioni museali. Il primo motivo è che due di queste opere, ′Madonna con Gesù bambino, San Giuseppe e
l’angelo di scuola baroccesca del XVI-XVII sec′ e ′Madonna di Loreto anonimo di inizio sec. XVII′, vengono
presentate per la prima volta a seguito di un intervento di restauro e sono frutto di recenti donazioni al Santuario.
Questo è un particolare importante, perché ci segnala che dopo oltre sette secoli di storia il Santuario continua a
ricevere ex voto e doni, frutti di una ancora radicata devozione verso Santa Casa. Il secondo elemento che voglio
rimarcare è che tutte queste opere, per quanto di alto valore storico-artistico, sono state ancora poco o per nulla
studiate. La mostra, alla cui curatela ha collaborato la giovane studiosa Camilla A. Daprati, è dunque anche un
invito allo studio, rivolto in particolare ai giovani, perché trovino il coraggio e scoprano il gusto della ricerca. Il
patrimonio storico-artistico che si conserva nel Museo Pontificio, così ricco e vario, attende la loro curiosità, la loro
voglia d’indagare”.


La mostra sarà visitabile fino al 30 novembre ogni giorno dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 con l’ingresso al Museo.




Urbino, Galleria Nazionale delle Marche: grande successo per Cantarini il Pesarese. La mostra-evento aperta anche a Ferragosto

Nel quadro della celebrazione degli artisti marchigiani, dopo il grande successo ottenuto nel 2024 con la mostra dedicata a Federico Barocci, prosegue con successo negli spazi al piano terra della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino la mostra monografica dal titolo Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma, che resterà aperta durante l’intero weekend di Ferragosto e chiuderà domenica 12 ottobre 2025.


Curata da Luigi Gallo (Direttore della Galleria Nazionale delle Marche), Anna Maria Ambrosini Massari (Docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Urbino) e Yuri Primarosa (Storico dell’arte), e organizzata in collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, l’esposizione testimonia l’estro pienamente moderno del giovane pittore attraverso una selezione di 56 dipinti.


Prima del suo genere a Urbino, città che il giovane Cantarini frequentò, la mostra è anche l’occasione per celebrare l’ingresso, nelle collezioni di Palazzo Ducale, delle opere del Pesarese che, dopo il deposito della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e  delle due grandi pale arrivate dalla Pinacoteca di Brera con il progetto 100 opere tornano a casa, presto si arricchirà di un ulteriore nucleo di opere, grazie all’accordo di comodato sottoscritto con Intesa Sanpaolo, comprendente anche cinque dipinti di Cantarini.


Visite guidate e orari più ampi

Per accontentare le richieste dei visitatori di Palazzo Ducale, ogni mercoledì alle ore 17 lo staff della Galleria Nazionale delle Marche offre la visita guidata alla mostra di Cantarini, inclusa nel prezzo del biglietto d’ingresso.

La visita è a cura dal personale dei Servizi Educativi e tecnico-scientifico del museo. Inoltre, quando il Direttore è disponibile, lui stesso accompagnerà i visitatori alla mostra.

Inoltre, fino al 15 settembre la mostra è visitabile anche il lunedì pomeriggio, quando la Galleria Nazionale delle Marche è aperta in via straordinaria dalle ore 15 alle ore 19 (ultimo ingresso alle ore 18); l’ingresso è consentito con biglietto ordinario, o abbonamento annuale, e include anche la visita alla mostradedicata a Simone Cantarini. Con l’occasione vasottolineato che al piano nobile di Palazzo Ducale di Urbino è tornato visibile l’Appartamento del Duca, comprendente vari ambienti, tra i quali il famoso Studiolo, completamente riallestito secondo l’idea di Federico da Montefeltro nel 1476, dopo sei mesi di delicati lavori di restauro.


Importante occasione

Nato a Pesaro nel 1612 e scomparso prematuramente nel 1648, in circostanze ancora misteriose,  Simone Cantarini  – il più grande pittore marchigiano del Seicento – sarà celebrato 28 anni dopo  la memorabile mostra organizzata a Bologna da Andrea Emiliani.

L’esposizione che si terrà negli spazi di Palazzo Ducale di Urbino intende presentare al pubblico una selezione altrettanto ricca di opere del Pesarese, il cui corpus pittorico – accresciutosi notevolmente – sarà per l’occasione ulteriormente incrementato da opere inedite provenienti da collezioni pubbliche e private.

Grazie a prestigiosi prestiti da musei italiani ed europei, importanti opere di Cantarini ospitate negli ambienti storici di Palazzo Ducale, recentemente riallestiti, saranno accostate per la prima volta a numerosi capolavori del pittore e di maestri a lui contemporanei, al fine di presentare al pubblico l’intera parabola artistica del pittore nel suo contesto.


Tracce storiche

Il 28 maggio del 1621 allo scoppiare della primavera, il corteo festoso che accompagnava la coppia ducale composta da Federico Ubaldo della Rovere e Claudia dei Medici, freschi sposi, attraversa gli archi trionfali effimeri eretti in Pian di Mercato, decorati dalle tele a monocromo di Claudio Ridolfi e Girolamo Cialdieri, conservate alla Galleria Nazionale delle Marche e presentate in apertura della mostra, raffiguranti “fatti diversi matrimoniali della Serenissima Casa d’Urbino” e otto figure allegoriche. Il popolo celebrava la continuità dinastica che avrebbe assicurato lunga vita al Ducato fondato da Federico da Montefeltro, raffinato enclave politico e culturale ormai accerchiato dallo Stato Pontificio.

Fu solo una speranza, terminata con la morte prematura di Federico Ubaldo il 29 giugno del 1623, cui segue la firma il 4 novembre del 1626 di un atto formale dove il vecchio Francesco Maria II rinunciava al potere e cedeva il ducato a Urbano VIII Barberini. Ritiratosi da tempo in una sorta di fuga mundi nel silenzio delle colline del Montefeltro a Casteldurante, nel palazzo eretto da Francesco di Giorgio che domina un’ansa del Metauro, l’ultimo duca aveva creato intorno a sé una corte aristocratica e coltissima, dove eccelsero personalità talentuose come Federico Barocci, traccia palpitante di un mondo cortese in disfacimento.

Negli ultimi penosi anni, depresso e senescente, il duca cedeva il governo dello stato fino alla sua morte avvenuta a Casteldurante il 28 aprile 1631. Finalmente Urbano VIII, il 12 maggio, proclamava l’annessione del Ducato allo Stato Pontificio, cambiando per sempre il destino di una terra che perdeva la sua indipendenza e da centro si faceva periferia, per citare le seminali indagini di Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg. La stessa Casteldurante cambiava nome in Urbania in omaggio a Papa Barberini. Urbino, Pesaro e le terre ducali sono ormai una patria perduta, origine ideale per gli artisti e intellettuali che prendono il via verso Roma e Bologna, dove si cristallizza il nuovo potere.

Eppure, la perdita di identità politica non corrisponde, almeno nei primi anni, alla fine di uno specifico linguaggio artistico manifestatosi nel Rinascimento con l’opera di Raffaello, Genga, Zuccari e Barocci: una tradizione figurativa complessa e variegata, aggiornata alle tendenze caravaggesche con l’esperienza più tarda di Guerrieri, che trova esiti pienamente autonomi nell’opera di Simone Cantarini, nato a Pesaro nel 1612 – lo stesso anno in cui scompare Barocci – e morto drammaticamente a soli 36 anni.


L’obiettivo della mostra

Il progetto espositivo si pone l’obiettivo di approfondire aspetti ancora poco noti della produzione artistica di Cantarini: la sua prima attività nella terra d’origine, i rapporti con la famiglia Barberini e in particolare con il cardinal legato Antonio Barberini junior, il funzionamento della sua bottega e, in filigrana, il suo rapporto con Guido Reni a Bologna, segnato dal litigio a seguito della Trasfigurazione di nostro Signore commissionata dai Barberini nel 1637 per la chiesa del Forte Urbano a Castelfranco.

Mentre il Montefeltro scompariva dall’orizzonte della storia sotto l’assalto dei Medici prima e di Urbano VIII Barberini dopo, il Pesarese metteva a punto un linguaggio straordinariamente innovativo, frutto della sua formazione marchigiana sotto il segno di Raffaello e Barocci, unita al modello reniano appreso a Bologna tra il 1630 circa e il 1639 e allo studio dell’antico al quale si era dedicato nel biennio romano inquadrato nell’equipe di casa Barberini (1640-1642).

La sua originale sintesi di classicismo e naturalismo, riconducibile al suo ritorno a Bologna a seguito della morte di Guido nel 1642 e alla disfatta dei Barberini segnata dalla guerra di Castro del 1641 e dalla morte del papa nel 1644, chiudeva un’epoca gloriosa, all’insegna di nuovi orizzonti. Il soggiorno romano si presentava infatti come una sorta di ritorno al grande stile dei bolognesi e tornato a Bologna, Simone si dedicò molto all’invenzione e all’elaborazione del progetto. Il suo linguaggio, che diventò vera e propria maniera, non guardava infatti soltanto ai modelli aulici dei campioni urbinati, ma si apriva a ventaglio a stimoli più aggiornati, provenienti da Roma e Bologna.


I temi dell’esposizione

L’esposizione ruoterà attorno ai seguenti nuclei tematici: il ritratto – per cui secondo Carlo Cesare Malvasia (1678) Cantarini era “provisto di una particolar dote” – (Autoritratto, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini; Ritratto di Guido Reni, Bologna, Pinacoteca Nazionale; Ritratto di Eleonora Albani Tomasi, Pesaro, Collezione Banca Intesa Sanpaolo; Ritratto di Antonio Barberini junior, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini), i temi profani (Allegoria della pittura, Repubblica di San Marino, Collezione Cassa di Risparmio; Ercole e Iole, Roma, Collezione privata; Giudizio di Paride, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, in deposito presso Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) e il rapporto di Cantarini con gli altri maestri del suo tempo, a partire appunto da quello col Reni, che verrà mostrato nel percorso espositivo attraverso il confronto con alcune delle produzioni che Simone emulò come il San Girolamo (Parigi, Galerie Canesso), il Davide e Golia (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche – donazione Volponi), il San Giuseppe (Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini) e il San Giovanni Battista (Londra, Dulwich Picture Gallery).


Accrescimento collezionistico

Tra i tanti motivi di questa mostra, vi è anche la necessità di palesare il sostanziale accrescimento collezionistico della Galleria Nazionale delle Marche, che solo da qualche anno vanta la presenza del Pesarese.

Infatti, diversamente da Barocci le cui opere, provenienti per lo più da chiese demanializzate, sono parte del primo nucleo collezionistico del museo, la pittura di Simone Cantarini è entrata a Palazzo Ducale grazie a tre recenti depositi di opere presso Palazzo Ducale.

Nel 2019, con un comodato rinnovato nel 2024, la preziosa raccolta della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, che insieme ad altre 140 opere ha portato quattro capolavori del Pesarese: le due delicate Madonne con Bambino, la Sacra Famiglia come Santissima Trinità ed il raffinato Giudizio di Paride.

Nel 2021, nell’ambito del progetto “100 opere tornano a casa” voluto dal Ministero della Cultura, sono giunte a Urbino, insieme ad altre tre di Barocci e Pomarancio, le due straordinarie pale d’altare raffiguranti i Santi Barbara e Terenzio e la Visione di Sant’Antonio, provenienti dai depositi della Pinacoteca di Brera, razziate dalle truppe napoleoniche sul territorio marchigiano.

Nel 2025 il nucleo di opere concesso in comodato da Intesa Sanpaolo alla Galleria Nazionale delle Marche e  comprendente anche 10 opere del paesaggista settecentesco De Marchis e una tavola del Bellinzoni, implementa in maniera sostanziale la raccolta cantariniana con ben cinque tele: due delicate Sacre Famiglie, la Sibilla che legge, l’Erminia tra i pastori e l’intenso Ritratto di Eleonora Albani. Le opere dialogano nelle sale della mostra con i prestiti giunti da ogni dove, restituendo alla Galleria Nazionale delle Marche la voce del maggior artista marchigiano del Seicento.


Una curiosità: le doppie versioni

Nella mostra una particolare attenzione verrà posta anche all’accostamento delle doppie versioni delle sue invenzioni più celebri.

Saranno infatti presenti quattro tele con San Girolamo (una proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna e le restanti da collezioni private italiane ed estere), due versioni di Loth e le figlie (collezione privata e Rivoli, Collezione Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte), San Giovanni Battista (Roma, Galleria Borghese e collezione privata), le variazioni sul tema della Sacra Famiglia (Roma, Galleria Colonna; Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini; Galleria Borghese e Madrid, Museo del Prado).

In mostra, inoltre, sarà messo a fuoco il contesto storico e culturale in cui l’artista visse prima e dopo il 1631, anno della devoluzione di Urbino allo Stato della Chiesa: esemplare a tal proposito è il San Giovanni Battista di Valentin de Boulogne (Apiro, collegiata di Sant’Urbano), commissionato da Giovan Giacomo Baldini, archiatra di papa Urbano VIII e appartenente alla cerchia intellettuale dei Barberini.


La presenza in mostra di quasi tutti i più significativi “quadri da stanza” di Cantarini – alcuni dei quali restaurati per l’occasione – costituirà un’opportunità difficilmente ripetibile per mostrare al pubblico l’attività dell’ultimo grande maestro del Montefeltro, ancora poco conosciuto fuori dal ristretto circuito degli storici dell’arte.

La mostra, infine, è arricchita dal catalogo scientifico edito da Officina Libraria che ospita saggi e schede delle opere in mostra trattati dai massimi studiosi dei temi affrontati.


INFO MOSTRA

Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma

a cura di Luigi Gallo, Anna Maria Ambrosini Massari e Yuri Primarosa

Fino al 12.10.2025

Orari: da MA a DO: dalle 8:30 alle 19:15 (chiusura biglietteria ore 18:15); LU chiuso

Ingresso: € 12 intero; € 2 ridotto

Catalogo edito da Officina Libraria

Galleria Nazionale delle Marche

Palazzo Ducale di Urbino

Piazza Rinascimento 13, 61029 Urbino (PU)

Telefono: 0722 2760

gan-mar@cultura.gov.it

www.GNDM.it




Venerdì 1° agosto si inaugura a Senigallia la mostra SCANNO a cura di Simona Guerra allo Spazio Piktart di Senigallia

Venerdì 1 agosto si inaugura a Senigallia la mostra SCANNO, a cura di Simona Guerra.  La mostra raccoglie opere realizzate da noti fotografi italiani che hanno reso celebre questo piccolo paese dell’Abruzzo.


Mario Giacomelli, Eriberto Guidi, Renzo Tortelli, Silvio Pellegrini, Alfredo Libero Ferretti, Domenico Taddioli, Mario Lasalandra ed altri racconteranno Scanno, considerato da sempre un luogo particolarmente interessante per i fotografi che già a partire dalla fine dell’800 lo raggiunsero da molte parti del mondo per raccontarne il fascino.


Il 1 agosto ricorre anche il centenario della nascita di Mario Giacomelli (1 agosto 1925 ) dunque non poteva esserci data migliore per inaugurare a Senigallia, patria del grande fotografo, questa mostra. Fu infatti proprio lo scatto intitolato Il bambino di Scanno realizzato nel 1957/59 a rendere celebre nel mondo Mario Giacomelli.


Gli autori in mostra circonderanno ed affiancheranno, affettuosamente, con le loro opere, quelle di Mario, mentre i visitatori potranno apprezzare i molti diversi stili e le interpretazioni di Scanno realizzate nel tempo e in diverse situazioni.

La mostra rimarrà aperta per tutto il mese di agosto e sarà visitabile gratuitamente con prenotazione obbligatoria inviando un messaggio sms o wapp al 338.8048294.


Alfredo Libero Ferretti, 1957

Alfredo Libero Ferretti (Roma 1919-2007)

Lavora a Roma sin da giovane presso lo studio di Elio Luxardo approfondendo la fotografia di ritratto. Insegnerà  Tecnica della fotografia all’Accademia di Belle arti di Roma fino al 1984 e successivamente all’Aquila. Collabora con diverse riviste italiane tra cui “Il mondo” di Mario Pannunzio e “Paese sera”. Grande sperimentatore delle tecniche e delle potenzialità del mezzo fotografico ha realizzato anche alcuni cortometraggi ricevendo premi e realizzando numerose mostre personali.


Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000)

è uno dei più grandi artisti della fotografia del Novecento. La sua opera è riconosciuta, esposta e pubblicata in oggi parte del mondo e innumerevoli sono i riconoscimenti ottenuti. 


Eriberto Guidi, primi anni ’60

Eriberto Guidi (Fermo 1930-2016)

è stato un fotografo fermano impegnato sui temi dell’uomo e della natura. La sua opera artistica, declinata verso il Racconto fotografico teorizzato dal suo maestro Luigi Crocenzi, è stata apprezzata in Italia sin dai primi anni ’60 ed esposta nei principali musei del mondo già alla fine dei ’50. 


Mario Lasalandra, anni ’60

Mario Lasalandra (Este, 1933)

E’ uno dei grandi fotografi visionari del nostro tempo. Dopo un inizio come pittore scopre la fotografia e da subito inizia ad utilizzarla per creare scenografie e situazioni surreali traducendole con uno stile personale e potente anche grazie all’uso del bozzetto e del disegno. E’ stato ideatore e direttore artistico per dieci anni del “Magico” a San Felice sul Panaro (Modena) dove è regista, scenografo e coreografo di tutto l’evento. Sue opere sono conservate nei più importanti musei del mondo. Attualmente è in corso una sua retrospettiva presso l’Ambasciata d’Italia in Georgia a Tblisi.


Silvio Pellegrini, fine anni ’50

Silvio Pellegrini (Senigallia 1930-1973)

Ha iniziato a fotografare assieme a Giuseppe Cavalli e agli altri amici dello storico Gruppo fotografico Misa, sin dal 1953. Più avanti sarà operatore cinematografico a Roma dove espone. Dopo un primo periodo di sperimentazione su vari soggetti tra cui il paesaggio e la natura morta, si concentra con sempre maggior impegno nella rappresentazione di persone che ritrae nei loro luoghi di lavoro o attraverso ricercati primi piani. 


Domenico Taddioli, 1967

Domenico Taddioli (Osimo 1930-2018)

Ha iniziato a fotografare grazie a Giuseppe Cavalli, sviluppando nel tempo una particolare passione per la figura ambientata e il reportage. Noti sono i suoi lavori sul sud Italia. E’ stato fondatore nel ’64 assieme ad altri amici dello storico Circolo Fotoamatori “Senza Testa”. 


Renzo Tortelli, 1957

Renzo Tortelli (Potenza Picena 1926 – Civitanova Marche 2019)

Di professione ottico ha lavorato per tutta la vita in questo ambito studiando a Cadore e Rovigo e diplomandosi presso l’Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri, Firenze. Sin dall’inizio degli  anni ’50 contribuisce con la sua produzione artistica e con una costante partecipazione al dibattito culturale a far conoscere, anche fuori dai confini nazionali, la sua arte fotografica.


SCANNO a cura di Simona Guerra

inaugurazione
venerdì 1 agosto 2025 ore 19,00

aperta fino al 31 agosto


Ingresso libero
solo su prenotazione con sms

wapp al 338.8048294


Spazio Piktart
Via Mamiani 14
Senigallia, regione Marche


Mostra in collaborazione con
Fondo Mario Giacomelli © Simone Giacomelli – Archivio Renzo Tortelli, Civitanova Marche – Archivio Eriberto Guidi, Fermo – Archivio Silvio Pellegrini, Senigallia




Parco archeologico di Urbs Salvia: il nuovo percorso di visita si inaugura giovedì 19 giugno

Si ampliano le aree visitabili del  Parco Archeologico di Urbs Salvia, a Urbisaglia, in provincia di Macerata. Con il titolo “All’incrocio tra passato e presente”, giovedì 19 giugno alle ore 17 è in programma la cerimonia di inaugurazione del nuovo percorso di visita nei quartieri delle strade basolate, che saranno aperti per la prima volta al pubblico.


Le ricerche, dirette congiuntamente da Sofia Cingolani, direttrice del Parco, funzionaria archeologa di Palazzo Ducale di Urbino-Direzione Regionale Musei Nazionali delle Marche, e da Roberto Perna, professore di Archeologia classica all’Università di Macerata e Direttore della missione archeologica Unimc, attiva a Urbs Salvia sin dal 1995, hanno portato a risultati di grande rilievo. È stato infatti possibile chiarire nuovi aspetti dell’organizzazione urbanistica della città e delle fasi edilizie degli edifici adiacenti al complesso del tempio-criptoportico che compongono i quartieri a sud-est del complesso stesso e con esse della vita e della storia di Urbs Salvia.


La conclusione dello scavo, il restauro delle strutture e un’accurata pulizia archeologica dell’area hanno permesso la progettazione di un percorso di visita, pensato per accompagnare i visitatori alla scoperta di un nuovo settore dell’abitato romano.


«L’iniziativa – afferma Luigi Gallo, Direttore di Palazzo Ducale di Urbino-Direzione Regionale Musei Nazionali delle Marche – nasce dalla collaborazione tra Palazzo Ducale di Urbino-Direzione Regionale Musei Nazionali delle Marche e l’Università di Macerata che, grazie anche a un finanziamento della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, ha potuto proseguire le indagini archeologiche in alcuni degli ambienti adiacenti alle strade basolate a sud-est del complesso Tempio-Criptoportico, nel cuore della colonia romana».


Secondo Sofia Cingolani «Questo intervento rappresenta un passo fondamentale nella restituzione alla fruizione pubblica di un settore urbano finora inedito, che consente di cogliere con maggiore chiarezza la complessità e la vitalità della città antica».


Dal canto suo Roberto Perna aggiunge che «Grazie alla prosecuzione delle indagini è stato possibile non solo ricostruire le fasi costruttive di questa parte della città, ma anche leggere in modo più puntuale i rapporti tra gli edifici e le infrastrutture stradali, elementi chiave per comprendere la forma, la funzione e l’evoluzione dello spazio urbano della colonia».


L’inaugurazione del nuovo percorso, alla presenza del direttore Gallo e di coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto, sarà anche l’occasione per condividere con il pubblico i risultati delle ricerche e concluse e di quelle ancora in corso nella stessa area, finalizzate ad ampliare progressivamente i percorsi di visita.


INFO

Parco archeologico Nazionale di Urbs Salvia – Strada provinciale 78, Urbisaglia (MC) – Ingresso: biglietteria dell’anfiteatro, intero 5 euro, ridotto 2 euro – Orari da GI a DO e festivi: ore 10-12.30 e 15-18 – drm-mar.urbisaglia@cultura.gov.it




Restauri, copie hi-tech, riallestimento: a Urbino lo Studiolo del Duca torna alle origini come l’aveva concepito Federico nel 1476

La chiusura era avvenuta lo scorso 4 novembre, poiché l’ambiente doveva essere interessato «da interventi di rifunzionalizzazione degli impianti che rispecchiano la nostra volontà di offrire un Palazzo Ducale sempre più accessibile, in grado di rispondere alle moderne esigenze della museografia e di emozionare il visitatore che arriva a Urbino» aveva detto il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo.


Lo Studiolo torna a essere visibile dopo una delicata, quanto impegnativa operazione comprendente interventi di restauro e un generale riallestimento dell’ambiente al fine di restituire l’aspetto omogeneo originario dell’opera, ricucendo il rapporto tra i ritratti degli uomini famosi che l’hanno sempre caratterizzato e le pareti lignee, eliminando le superfetazioni ottocentesche, riportando quanto più possibile i colori originali della stanza, che adesso si presenta in maniera diversa perché, insieme ai 14 ritratti di uomini famosi originali, da ora in poi ospita anche le riproduzioni hi-tech degli altri 14 che attualmente si trovano al Museo del Louvre. Infatti grazie a un partenariato con il museo parigino che ha messo a disposizione le fotografie in alta risoluzione delle opere mancanti, è stato possibile ricostruire l’aspetto originale dello Studiolo del Ducacosì come Federico da Montefeltro l’aveva concepito, prima degli interventi dei Barberini che ne asportarono alcune parti, alterando per sempre l’unitarietà quattrocentesca.


In soli sei mesi, quindi si è attuato il restauro e il completo riallestimento dello Studiolo così come la restituzione, più approfondita e veramente filologica, di uno dei complessi più importanti dell’architettura del Quattrocento.


A margine di tutto ciò, da sottolineare che con l’inaugurazione della grande mostra dedicata a Simone Cantarini – apertasi appena otto giorni fa come nuova tappa del cammino di riscoperta della grande arte marchigiana del Seicento – e con la riapertura dello Studiolo – con gli annessi elementi dei grandi comfort relativi all’appartamento del Duca – la Galleria Nazionale delle Marche mantiene ai massimi livelli l’offerta culturale di un’istituzione che nell’ultimo quadriennio ha visto raddoppiare i propri ingressi.


«Con il compimento dei lavori nell’appartamento del Duca – dice il Direttore Gallo – siamo al giro di boa dell’impegnativa campagna di adeguamento impiantistico, restauro e riallestimento del piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino. Non è solo questione di quantità, quanto – e soprattutto – di qualità: con questo lotto, si riconsegnano alla fruizione gli ambienti più significativi del palazzo mentre appaiono, ricollocate nel nuovo allestimento, la maggior parte delle opere iconiche della Galleria Nazionale delle Marche: i due Piero della Francesca, la Città Ideale, Giusto di Gand, Pedro Berruguete e Paolo Uccello. L’importanza, anche scientifica, scaturita dai saggi, dalle osservazioni e dagli studi condotti a margine dei lavori, ci suggerisce anche un’iniziativa di condivisione che, molto probabilmente, nei prossimi anni ci porterà a una mostra e a una pubblicazione sul palazzo».


Cenni storico-artistici sullo Studiolo

Si tratta di un luogo di studio e di meditazione individuale le cui radici secolari affondano nei monasteri medievali. Con la riscoperta del mondo classico greco e romano da parte degli umanisti, la realizzazione di questi spazi raccolti si caricò di ulteriori significati legati alla cura dello spirito nelle ore lasciate libere dal lavoro quotidiano.

Sulla porta d’accesso dal lato della sala delle Udienze si era introdotti allo Studiolo dal ritratto dinastico di Federico e del figlio Guidubaldo del pittore spagnolo Pedro Berruguete.

L’abile scorcio dal basso e lo straordinario realismo della pittura si fondono per dare vita alla figura pubblica del signore di Urbino, rappresentato intento nella lettura, ma vestito dell’armatura che lo aveva reso grande tra i signori d’Italia. Il pittore aveva messo bene in vista i prestigiosi riconoscimenti ricevuti nell’estate del 1474 da Ferdinando d’Aragona re di Napoli, e da Edoardo IV d’Inghilterra: il collare dell’ermellino e la giarrettiera, ripetuti anche nelle tarsie.

Tradizionalmente, la conclusione della decorazione dello Studiolo è fissata al 1476, data scritta nella fascia celebrativa al di sotto del soffitto. Questo e le tarsie furono realizzati a Firenze dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano, mentre i dipinti di 28 illustri personalità del mondo greco-romano e del medioevo, con significative presenze di personaggi contemporanei (l’amato maestro Vittorino da Feltre, l’amico Bessarione, papa Sisto IV), furono affidati, in Urbino, al fiammingo Giusto di Gand e poi completati dallo stesso Berruguete. La collocazione su due livelli separa gli uomini di chiesa in basso (con l’aggiunta dei poeti cristiani Dante e Petrarca), dai laici in alto. Di tutti loro Federico possedeva gli scritti nella sua biblioteca.

Più in basso, le tarsie, raffigurano scansie sui ripiani delle quali sono sparsi – in apparente disordine – armi, libri e pergamene, strumenti musicali e matematici, persino pedine degli scacchi, le Virtù teologali (Speranza, Fede e Carità) e Federico in persona. Sotto di esse, in una fascia divisa in riquadri, ci sono le imprese araldiche personali del Duca, che traducono in un sistema di simboli le sue qualità morali. A questo manifesto della cultura del signore di Urbino si unisce un gusto raffinato per il gioco arguto, che trasforma la realtà. Il realismo di stoffe e gioielli dipinti e l’illusione della prospettiva delle tarsie producono nell’osservatore l’immersione in uno spazio dove nulla è come sembra.

Nel 1631, con la morte di Francesco Maria II della Rovere, il ducato d’Urbino tornò alla Chiesa: fu allora che il cardinale Antonio Barberini, appassionato d’arte, si fece donare i dipinti dello Studiolo dallo zio papa Urbano VIII. Le grandi tavole furono strappate dalle pareti, segate in singoli riquadri e trasferite a Roma nella sua collezione; passarono quindi in quella di famiglia, dove rimasero fino al 1812.

Nel 1861, ben 14 ritratti furono acquistati da Napoleone III per il nascente Musée Napoleon, il futuro Louvre, dove attualmente si trovano. I ritratti rimasti in Italia furono acquistati dallo Stato nel 1934 e destinati alla Galleria Nazionale delle Marche.

Adesso i 14 ritratti mancanti tornano a Urbino in forma di copia identica all’originale, contribuendo a ricreare l’aspetto primitivo dello Studiolo.


Gli interventi conservativi nei secoli

La vicenda conservativa delle tarsie riporta minime modifiche ai suoi elementi, con pochi dati certi relativi alla risistemazione dello stanzino da parte del cardinal legato Pasquale Badia, di un intervento del novembre 1883, del successivo smontaggio da parte di Pasquale Rotondi, nel 1939, durante la messa in sicurezza dei beni storico-artistici dai danni della guerra, e del restauro del periodo 1969-72 eseguito a Bologna da Otello Caprara, l’ultimo in ordine di tempo prima dell’attuale. A oggi non sono note informazioni, memorie grafiche o documentarie sullo Studiolo che testimonino il suo stato nell’arco di tempo che va dal 1632 al 1852-53.

In relazione al soffitto si sa ancor meno: al di là di qualche ravvivamento della cromia degli intagli, tuttora molto visibile sull’intera superficie, l’unico restauro a oggi documentato è quello eseguito nel 1969-72 da Silvestro Castellani, il quale annotava che in precedenza esso non era mai stato oggetto di uno smontaggio.


L’attuale restauro

Nell’ambito dei lavori relativi al restauro complessivo di Palazzo Ducale di Urbino, una parte delle operazioni ha riguardato in particolare il piano nobile, dove numerosi erano stati gli interventi nel corso dell’Ottocento del Novecento.

A conferma del fatto che ogni restauro è prima di tutto un’opportunità di conoscenza, gli attuali interventi, fondati sulla ricerca storica attraverso anche l’analisi di documentazione d’archivio, hanno inteso riportare quanto più possibile gli spazi al loro aspetto originario. In tal senso il processo di restauro, curato dal direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo, in stretta collaborazione con il funzionario architetto Francesco Primari, lo storico dell’arte Giovanni Russo e la restauratrice Giulia Papini, ha prodotto un importantissimo accrescimento della conoscenza degli interventi subiti dal palazzo, indispensabile per la migliore tutela e valorizzazione del bene.

Più specificamente, l’intervento all’appartamento del Duca – sicuramente la parte più preziosa del palazzo -, ha riguardato lo Studiolo. Al fine di procedere all’ammodernamento degli impianti, per la prima volta lo storico ambiente è stato sottoposto a un intervento complessivo che si può così riassumere:

– smontaggio e rimontaggio di tarsie e porte, eseguito partendo dagli appunti di Pasquale Rotondi che smontò lo Studiolo per metterlo al sicuro durante la Seconda Guerra Mondiale;

– smontaggio e poi rimontaggio del soffitto ligneo, che in realtà è un controsoffitto decorato, che copre il vero soffitto costituito da un semplice tavolato;

– tutti i materiali lignei (soffitto, tarsie, Ritratti degli Uomini Illustri e porte dell’appartamento) sono stati sottoposti ad anossia, trattamento antiparassitario e poi restauro;

– realizzazione dei nuovi impianti (per questa operazione, nelle restanti sale, è stato necessario smontare porzioni di pavimento che poi sono state riposizionate);

– pulitura del pavimento in cotto (sembra che in origine, nel solo Studiolo, anche il pavimento fosse in legno) e degli elementi lapidei dell’intero appartamento;

– costruzione della nuova pannellatura nella parte alta, per ospitare riposizionare i Ritratti degli Uomini Illustri;

– posizionamento del nuovo sistema d’illuminazione nel vano della finestra dello Studiolo (effetto luce naturale) e del nuovo sistema di illuminazione (a soffitto) nelle altre sale;

– riposizionamento delle varie opere e degli arredi.

Come si può comprendere, si è trattato di un intervento sia di restauro, sia di riallestimento storico-critico dell’ambiente, estremamente complesso, che cambia completamente lo Studiolo non solo nella percezione, ma anche nella storia degli allestimenti e nella storia stessa di quell’ambiente.


Nuovo allestimento con due sorprese

Il nuovo allestimento dello Studiolo del Duca, uno dei luoghi di maggior suggestione del percorso museale della Galleria Nazionale delle Marche, ha fatto tesoro dei lunghi studi relativi alla sua primitiva realizzazione e alle vicende che ne hanno caratterizzato i quasi 550 anni di esistenza all’interno di una residenza sontuosa, fino all’attuale volontà di riportarne la lettura la più simile all’originale, anche se diversi elementi non sono più disponibili.

Infatti nello Studiolo si fondevano tarsie, pitture e intaglio ligneo, realizzati sia a Firenze, sia a Urbino, nella prima metà degli anni settanta del XV secolo. Quindi, la proposta di riallestimento ha dovuto tener conto della perdita parziale delle pitture causata dall’asportazione barberiniana del 1632 e delle modifiche che la stanza ha subito, specialmente nella parte superiore, dal 1632 alla fine degli anni settanta del secolo scorso.

In pratica si è immaginato uno spazio complesso che tenesse maggiormente conto delle strutture similari impiegate per la costruzione di polittici e di macchine d’altare ‘all’antica’, correnti nell’Italia del terzo quarto del Quattrocento. In quest’ottica si deve leggere anche la nuova proposta illuminotecnica, che ha l’obiettivo di restituire alla stanza un’atmosfera d’ambiente per valorizzarne tutte le componenti, con l’aggiunta di alcuni puntamenti localizzati.


Ma non basta.

Le ricerche condotte da Giovanni Russo, nel corso del restauro dello Studiolo, hanno permesso di restituire all’appartamento del Duca quelli che erano considerati all’epoca due grandi comfort: la latrina del Duca (spazio dedicato ai bisogni corporei che è stata riportata a una lettura completa) così come, nella camera da letto, è stato rimontato un fastosissimo lavabo che era stato smurato nel corso dell’Ottocento quando il palazzo divenne sede della Prefettura che poi, nel corso del Novecento, era stato rimontato in maniera non coerente: lo stesso Pasquale Rotondi non aveva compreso che certi elementi erratici in realtà erano parte di una sola grande struttura che è stata riconosciuta tramite documenti archivistici e, in particolare, alle accurate vedute di Romolo Liverani.

È stato quindi possibile ricomporre, nella posizione originaria nella camera da letto del Duca, questo fastoso elemento dell’arredo primitivo che contribuisce a restituire, insieme allo Studiolo, l’aspetto che aveva quella parte essenziale dell’appartamento all’interno del Palazzo Ducale.


INFO 
Galleria Nazionale delle Marche
Palazzo Ducale di Urbino
Piazza Rinascimento 13, 61029 Urbino (PU)
Telefono: 0722 2760
Orari: da MA a DO: dalle 8:30 alle 19:15 (chiusura biglietteria ore 18:15); LU chiuso
Ingresso: € 12 intero; € 2 ridotto
gan-mar@cultura.gov.it
www.GNDM.it




Collaborazione tra la Collezione Guggenheim e le Belle Arti di Urbino per il restauro di “Dinamismo di un cavallo in corsa + case”

Collaborazione tra la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e l’Accademia di Belle Arti di Urbino per riportare al suo aspetto originario “Dinamismo di un cavallo in corsa + case”, opera scultorea realizzata nel 1915 da Umberto Boccioni associando legno, cartone e metallo parzialmente dipinti in un uso futurista dei piani.

Quarant’anni dopo il restauro, la Peggy Guggenheim Collection, su iniziativa del suo conservatore Luciano Pensabene, ha deciso di riprendere il dialogo e lo studio del lavoro di Boccioni coinvolgendo la Scuola di Scultura dell’Accademia, che vanta un laboratorio 3D all’avanguardia, per eseguire una scansione e una riproduzione dell’opera con l’obiettivo di effettuare tutte le modifiche necessarie al fine di comprenderne e ristabilirne lo stato originario.

I risultati di questo lavoro saranno presentati venerdì 6 giugno alle ore 10.00 presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Urbino con una conferenza in cui sarà esposta la maquette dell’opera.

Interverranno la presidente dell’Accademia Maria Rosaria Valazzi, il direttore Luca Cesari, il conservatore della Peggy Guggenheim Collection Luciano Pensabene, il restauratore e docente dell’Accademia Stefano Lanuti, il presidente della Scuola di Scultura Giuseppe Mascia.

Durante il restauro del 1986, eseguito da Sergio Angelucci e Stefano Lanuti, e nelle successive manutenzioni, si sono evidenziate alcune incongruenze (ricavate da dettagli presenti sull’opera e da immagini e documenti di archivio), che lasciano pensare che originariamente l’aspetto fosse diverso da quello attuale. L’opera fu acquistata da Peggy Guggenheim nel 1958 dagli eredi Marinetti e da allora è esposta a Venezia.

Lo studio attuale, in primo luogo, ha lo scopo di comprendere meglio quale fosse lo stato in cui l’opera venne lasciata da Boccioni (compiuta o incompiuta che fosse), verificare gli interrogativi sorti durante il restauro e rispondere alle domande degli studiosi su come l’artista intendesse presentare l’opera, contemplando anche la possibilità di spostare alcuni elementi per riportarli nella loro posizione originaria.




Domenica 1° giugno 2025 riaprono ufficialmente al pubblico i Cantieri della Civiltà Marinara di Porto San Giorgio

Dopo un importante lavoro di rilancio e riorganizzazione, domenica 1° giugno 2025 riaprono ufficialmente al pubblico i Cantieri della Civiltà Marinara di Porto San Giorgio, uno dei luoghi più evocativi dedicati alla memoria e all’identità della marineria adriatica. A guidare questa nuova fase è Maggioli Cultura e Turismo, realtà specializzata nella valorizzazione del patrimonio culturale, parte del Gruppo Maggioli. I Cantieri, ospitati nel Palazzo Trevisani a Borgo Castello, quartiere storico della città, nascono dalla collaborazione tra il Comune di Porto San Giorgio e l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI), con l’allestimento di Open Lab Company e la curatela di Francesco De Melis.

Si tratta di un polo culturale immersivo unico, dedicato al Fortunale del 30 marzo 1935, la terribile tempesta che sconvolse la comunità sangiorgese e causò la morte di undici giovani marinai. Le voci dei sopravvissuti, registrate negli anni ‘70 dall’antropologo-cineasta Francesco De Melis risuonano ancora oggi grazie a un’installazione che restituisce al visitatore l’intensità emotiva di quella notte.

Per i mesi estivi, il museo sarà aperto con ingresso gratuito e in orario serale. La riapertura è affiancata da un progetto di valorizzazione e promozione con una proposta culturale ampia e partecipata che coinvolge didattica, eventi e visite guidate con esperti, per rendere il museo un luogo dinamico e attrattivo per residenti e turisti. Il progetto prevede: attività didattiche per scuole, laboratori per bambini e ragazzi, incontri con artigiani e carpentieri navali, rassegne cinematografiche, mostre, concerti, presentazione di libri, percorsi tematici e interattivi legati ai saperi marinari, alle costellazioni e alla navigazione, visite con esperti, storici e archeologi navali per la creazione di una rete di collaborazione con il territorio.

Tra i primi eventi in programma: visite guidate con il curatore Francesco De Melis e l’inserimento nel circuito dei percorsi con guida “Il mercoledì del turista” alla scoperta di Porto San Giorgio.

Per info su orari di visita e calendario annuale degli appuntamenti consultare il sito web: www.sangiorgioturismo.it/cantieri-della-civilta-marinara

Nel progetto si intende coinvolgere anche altri luoghi suggestivi di Porto San Giorgio, L’obiettivo è trasformare i Cantieri in un punto di riferimento per il turismo culturale delle Marche e dell’intero Adriatico centrale. Maggioli Cultura e Turismo è area specializzata del Gruppo Maggioli. Il suo obiettivo è portare innovazione nel settore culturale e turistico, rendendo territori, musei, beni culturali e città più accessibili grazie all’esperienza e un utilizzo creativo e intelligente del digitale. Maggioli Cultura e Turismo diventa per Porto San Giorgio e i Cantieri della Civiltà Marinara un partner fortemente motivato nello sviluppo di strumenti per la valorizzazione territoriale, turistica e culturale, con un’offerta integrata che unisce tradizione, digitale e partecipazione civica.

Un museo vivo, tra tecnologia e tradizione

Lo spazio dei Cantieri della Civiltà Marinara è diviso in tre sezioni: il Fortunale, il Porto dei Suoni e Onda volubile. Fulcro del percorso è l’installazione immersiva “Microcinema della Tempesta”, dedicata al Fortunale del 30 marzo 1935, in cui si ha la sensazione di venire risucchiati nel fragore dello spaventoso Fortunale. Le testimonianze orali sono al centro del film sperimentale che De Melis ha realizzato nel 2015, in occasione dell’ottantenario del Fortunale, per raccontare quella “fine del mondo”.
Il secondo ambiente è “Il Porto dei Suoni”, un’opera audio-visiva che racconta la sonorità dei porti pescherecci adriatici, girato a San Benedetto del Tronto dal curatore De Melis. Voci di carpentieri e marinai che durante il lavoro, in una sorta di “mixage all’aria aperta” di cui il vento è forse il principale “ingegnere del suono”, si miscelano e fondono con il resto dell’aura sonora.
Il terzo ambiente l“Onda Volubile” è l’installazione di una tradizionale vela al terzo con il “vento in poppa” e racconta in che modo sono cambiate negli anni le imbarcazioni e le relative vele.




Camminata dei musei a Ripatransone. Il 31 Maggio viaggio nel museo della civiltà contadina

Sabato 31 Maggio, a partire dalle 15,30 alle 18 circa, si svolgerà una visita guidata gratuita al borgo di Ripatransone.

L’iniziativa rientra del progetto “Camminata dei musei” realizzato per il terzo anno consecutivo da Bim Tronto (che sostiene l’iniziativa) e U.S. Acli Provinciale nelle strutture del Sistema Museale Piceno.

Dopo gli appuntamenti realizzati a San Benedetto del Tronto, Castorano, Cossignano e Ascoli Piceno, questa volta l’evento si svolgerà a Cossignano, grazie anche alla collaborazione della locale amministrazione comunale che ha concesso il patrocinio e sostenuto l’iniziativa.

Per la manifestazione è previsto anche il Servizio di interpretariato LIS, al fine di favorire la partecipazione di persone sorde, grazie anche al sostegno concesso dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo.

Il programma della manifestazione prevede una visita guidata gratuita al centro storico del borgo di Ripatransone, al Museo Archeologico e al Museo della Civiltà Contadina e Artigiana.

Il Museo Civico Archeologico “Don Cesare Cellini” è uno dei più ricchi, importanti e visitati della Regione Marche con centinaia di reperti esposti tra cui anche le monete.

Il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana del Medio Piceno documenta invece la tradizione rurale della Città di Ripatransone e le testimonianze della vita nei campi e del ruolo delle botteghe artigianali rispetto all’attività agricola.

La partecipazione è gratuita ma occorre prenotare, con un messaggio, al numero 3939365509 indicando nome e cognome di chi partecipa entro il 30 maggio. E’ prevista la partecipazione di un massimo di 50  persone.




Un laboratorio socio artistico in mostra a Senigallia. L’Atelier della Ceramica alla Sala Expo Ex Giardini della Rocca dal 28 maggio

Uno dei maggiori laboratori artistico sociali per ceramisti si trova a Senigallia. E insegna, da oltre trent’anni, a toccare la materia del reale senza scoraggiarsi, anche quando è difficile. L’universo creativo dell’Atelier della Ceramica è in mostra, a partire dal 28 maggio (Sala Expo Ex Giardini della Rocca)


Fragile ma resistente e in grado di rinascere sotto altre forme. La ceramica ci ricorda, metaforicamente, che nessun dolore è eterno ogni solitudine può essere sanata, annullata, farsi materia di vita nuova. L’arte del ceramista è la più vibrante e la più antica, particolarmente adatta ad offrire figura, dimensione, colore, anche ai cuori e alle psicologie più vulnerabili e in cerca di sé stessi. E a tutti loro, nel segno dell’inclusività, che si rivolge la mostra Amica Ceramica, che inaugurerà mercoledì 28 maggio presso la Sala Expo Ex Giardini della Rocca di Senigallia (dalle ore 18:00, con la partecipazione dello storico dell’arte Claudio Paolinelli. L’iniziativa è organizzata dall’Atelier della Ceramica, cuore nazionale e marchigiano di una prassi creativa originaria nella storia dell’ingegno umano, in collaborazione con l’Associazione gli amici dell’Unità Solidale e il patrocinio del Comune di Senigallia (orari di apertura: dal martedì al sabato 18:00-22:00; domenica 10:00-12:30). L’evento inaugurale introdurrà temi e sensibilità di un immaginario capace di comunicare con giovani e meno giovani di ogni estrazione sociale, donne e uomini in situazioni di difficoltà temporanea. Un laboratorio figurativo e solidale, quello dell’Atelier della Ceramica, che da oltre tre decenni trasmette un patrimonio di conoscenze legato ad una delle discipline più antiche riscoprendone i riflessi sociali e persino terapeutici. Formare è infatti dare significato a quel che si sente, offrire passione, partecipazione e coscienza al caos del mondo, intervenire sulla realtà. Apprendere come “sporcarsi davvero” le mani insieme. L’esposizione, che terminerà il prossimo 3 giugno, coinvolgerà le allieve e gli allievi del corso, e rappresenta un vero e proprio viaggio nell’universo colorato dell’Atelier.


Con un costante stimolo a non scoraggiarsi e a non abbattersi, uno sprone ad appropriarsi di nuove tecnologie, l’Atelier è diventato una vera scuola di coinvolgimento attivo, di concreto impegno artistico. “Infatti – ha spiegato- la responsabile Elvira Bruni Collina- pur tra molte difficoltà, che non ci hanno fermato neppure nel periodo dell’alluvione- riusciamo ancora ad offrire spazio alle creatività e alla poesia, anche per far conoscere l’affascinante arte della ceramica, nata insieme al mondo.”




Il futuro dei musei nelle comunità in rapida trasformazione, al via Grand Tour Musei 2025 nelle Marche dal 16 al 18 maggio

Inizia venerdì 16 maggio 2025 la XVII edizione di ‘Grand Tour Musei’, un viaggio alla scoperta del patrimonio storico culturale conservato negli istituti marchigiani che hanno aderito numerosi per ospitare iniziative coinvolgenti e donare opportunità di sviluppo al territorio. In programma sabato 17 maggio la Notte dei Musei e domenica 18 maggio la Giornata Internazionale dei musei dal titolo ‘Il futuro dei musei nelle comunità in rapida trasformazione’.

“Questa edizione offre uno spunto di riflessione sull’importanza dei musei come istituzioni educative dinamiche che promuovono l’apprendimento, la scoperta e la comprensione culturale, agevolando un approccio che mira al benessere complessivo della persona e della comunità locale – dichiara l’assessore alla Cultura Chiara Biondi – In un mondo sempre più caratterizzato da profonde trasformazioni sociali, tecnologiche e ambientali, i musei possono presentarsi come catalizzatori del cambiamento, promuovendo nuovi modelli di gestione, programmi innovativi e inedite professionalità al passo con i tempi e le nuove esigenze di fruizione da parte del pubblico. Si tratta di proporre una nuova visione di museo, da spazio di conservazione a luogo di crescita e di confronto”.

L’iniziativa, promossa dall’assessorato alla Cultura della Regione Marche e dalla Fondazione Marche Cultura, in collaborazione con il MiC – Ministero della Cultura Direzione Regionale Musei Marche e il Coordinamento Regionale Marche di ICOM Italia, è l’occasione per riflettere su come i musei possano svolgere una funzione fondamentale per lo sviluppo delle comunità e per consentire al pubblico, nel corso del fine settimana, di riappropriarsi degli spazi museali e condividere esperienze ed itinerari di visita, eventi e incontri culturali.

Sostiene Andrea Agostini, Presidente di Fondazione Marche Cultura: “In occasione della Notte dei Musei 2025, gli istituti museali marchigiani si presenteranno con una veste inedita e accattivante, in grado di stupire il pubblico più esigente coinvolgendolo con percorsi sensoriali e sperimentali. L’utilizzo di nuovi linguaggi e nuove modalità di fruizione ci invita a iflettere sul legame tra le strutture museali e i temi della sostenibilità e del benessere, una tematica che in tempi di cambiamenti climatici si rivela sempre più determinante”.

L’offerta culturale promossa dai 95 luoghi della cultura aderenti all’iniziativa, distribuiti in 72 comuni appartenenti alle 5 province marchigiane, prevede la realizzazione di 144 eventi, tra cui percorsi enogastronomici, visite guidate alla luce delle lanterne, concerti e danze, ‘escape room’ alla ricerca di storie locali, percorsi esperienziali, giochi didattici, iniziative destinate a riflettere su temi quali la biodiversità e la sostenibilità, mostre fotografiche, laboratori artigianali e scientifici, conferenze e dialoghi sull’arte, ballate e canti della tradizione, passeggiate nei borghi e in campagna, osservazioni del cielo alla scoperta di stelle e costellazioni.

L’intero calendario delle iniziative da venerdì 16 maggio a domenica 18 maggio è consultabile al link www.regione.marche.it/GrandTourMusei2025 e all’hashtag #GTM2025.

Dunque, sabato 17 maggio 2025, le Marche si preparano a vivere una serata magica all’insegna dell’arte e della cultura con l’attesissima “Notte Europea dei Musei”. L’evento, promosso a livello europeo, vedrà i musei e i luoghi della cultura marchigiani aprire le loro porte in orario serale, offrendo ai visitatori un’opportunità unica di scoprire o riscoprire il ricco patrimonio regionale sotto una luce suggestiva e spesso con iniziative speciali.

Dalle coste adriatiche ai borghi dell’entroterra, la regione si trasformerà in un palcoscenico diffuso di eventi. Il Polo Museale delle Marche ha già annunciato la sua adesione, promettendo aperture straordinarie e, si spera, eventi pensati ad hoc per l’occasione. Sarà un’opportunità imperdibile per ammirare capolavori dell’arte, reperti archeologici e testimonianze della storia locale in un’atmosfera diversa, più intima e coinvolgente.

Anche le singole realtà museali e i comuni si stanno mobilitando per offrire un programma variegato. Si prevedono visite guidate tematiche, performance artistiche, laboratori per bambini e adulti, concerti e degustazioni, trasformando la visita al museo in un’esperienza multisensoriale.

Cosa aspettarsi nella Notte dei Musei marchigiana?

  • Orari prolungati: Molti musei estenderanno l’orario di apertura fino a tarda sera, permettendo una fruizione più flessibile.
  • Tariffe agevolate o gratuità: In molti casi, l’ingresso serale sarà offerto a un costo ridotto o addirittura gratuito, rendendo l’arte accessibile a un pubblico ancora più ampio.
  • Eventi speciali: Concerti di musica classica o contemporanea tra le sale, rappresentazioni teatrali che prendono vita tra le opere esposte, performance di danza che dialogano con lo spazio museale, e laboratori creativi per coinvolgere attivamente i visitatori di tutte le età.
  • Visite guidate insolite: Percorsi tematici che svelano dettagli nascosti delle collezioni o che mettono in relazione le opere con aspetti particolari della storia e della cultura del territorio.
  • Aperture straordinarie di siti meno conosciuti: L’occasione potrebbe essere propizia per visitare anche piccoli musei o siti archeologici che magari durante il normale orario faticano ad attrarre un grande pubblico.

La “Notte Europea dei Musei” rappresenta un’occasione preziosa per valorizzare il patrimonio culturale delle Marche, stimolare la curiosità e l’amore per l’arte, e promuovere la socializzazione e la partecipazione attiva alla vita culturale della comunità.

Tenete d’occhio i siti web dei musei e degli enti locali per scoprire i programmi dettagliati della “Notte dei Musei” nelle diverse località delle Marche. Preparatevi a vivere un sabato sera indimenticabile, lasciandovi incantare dalla bellezza che la cultura marchigiana ha da offrire sotto il cielo stellato di maggio.




Galleria Nazionale delle Marche: Cantarini a Palazzo Ducale

Dopo il grande successo ottenuto nel 2024 con la mostra dedicata a Federico Barocci, la Galleria Nazionale delle Marche prosegue nella celebrazione degli artisti marchigiani.

Dal 22 maggio al 12 ottobre 2025 gli spazi di Palazzo Ducale di Urbino ospiteranno la mostra monografica Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma. Curata da Luigi Gallo (Direttore della Galleria Nazionale delle Marche), Anna Maria Ambrosini Massari (Docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Urbino) e Yuri Primarosa (Storico dell’arte), e organizzata in collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, l’esposizione testimonierà l’estro pienamente moderno del giovane pittore attraverso una selezione di 54 dipinti.

Sinergia tra gallerie

Obiettivo dichiarato dell’esposizione è l’analisi della sua pittura negli snodi significativi di una breve vita, mettendo in luce i temi e i modi del suo fare. Dalla ritrattistica alla pittura sacra, dai quadri di devozione alle composizioni filosofiche e profane: i dipinti provenienti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, offrono un’occasione preziosa per conoscere la straordinaria creatività del Pesarese. Il lavoro comune delle gallerie urbinate e romane dimostra come la sinergia fra istituzioni, nella rete ampia dei Musei Italiani, sia auspicabile per la conoscenza e la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio. L’esposizione giunge al termine di un’approfondita azione di studio condotta da una squadra composta da eminenti esponenti del mondo accademico e della conservazione. Ed è importante che il museo si affermi come luogo della ricerca scientifica: spazio vivo e vitale per creare infinite occasioni di conoscenza. Il restauro di numerose tele, sostenuto da Palazzo Ducale, dalle Gallerie Nazionali d’Arte Antica e da sponsors privati, ha permesso di conoscere meglio la tecnica di Cantarini, riscoprendo la freschezza della sua pennellata.

Accrescimento collezionistico

La mostra rende altresì merito del sostanziale accrescimento collezionistico della Galleria Nazionale delle Marche, che solo da qualche anno vanta la presenza del Pesarese. Infatti, diversamente da Barocci le cui opere, provenienti per lo più da chiese demanializzate, sono parte del primo nucleo collezionistico del museo, la pittura di Simone Cantarini è entrata a Palazzo Ducale grazie a tre recenti depositi.

Nel 2019, con un comodato rinnovato nel 2024, la preziosa raccolta della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, che insieme ad altre 140 opere ha portato 4 capolavori del Pesarese: le due delicate Madonne con Bambino, la Sacra Famiglia come Santissima Trinità, la cui particolare iconografia illustra le riflessioni di san Francesco di Sales sulle virtù di san Giuseppe, e il raffinato Giudizio di Paride, ispirato a una stampa di Marcantonio Raimondi da un disegno di Raffaello.

Nel 2021, nell’ambito del progetto “100 opere tornano a casa” voluto dal Ministero della Cultura, sono giunte a Urbino, insieme ad altre tre di Barocci e Pomarancio, le due straordinarie pale d’altare raffiguranti i Santi Barbara e Terenzio, realizzata intorno al 1630 per la chiesa pesarese di San Cassiano, dove Cantarini era stato battezzato nel 1612, e la Visione di Sant’Antonio, dipinta nel 1639 per la chiesa di san Francesco di Cagli vicina a certi esiti della pittura di Lanfranco, Cagnacci e Preti. Entrambe provenienti dai depositi della Pinacoteca di Brera, le due grandi composizioni erano state razziate dalle truppe napoleoniche sul territorio marchigiano nel 1811.

Quindi nel 2025 il fondo pittorico della Banca Intesa San Paolo, conservato nella sede di Pesaro, insieme ad altre 10 opere del paesaggista settecentesco De Marchis, implementa in maniera sostanziale la raccolta cantariniana con ben cinque tele: due delicate Sacre Famiglie, la Sibilla che legge, l’Erminia tra i pastori, con il sensibile paesaggio sullo sfondo, e l’intenso Ritratto di Eleonora Albani, capolavoro della ritrattistica europea del Seicento.

Il riallestimento di Palazzo Ducale

Le opere dialogano nelle sale della mostra con i prestiti giunti da ogni dove, restituendo alla Galleria Nazionale delle Marche la voce del maggior artista marchigiano del Seicento. A lungo termine, i depositi dei dipinti citati, insieme agli straordinari fondi concessi in comodato, incrementano sensibilmente le collezioni del museo motivando una riflessione costante sull’allestimento, in particolare del secondo piano di Palazzo Ducale, aperto al pubblico nel luglio 2022, dove trova spazio la storia dell’arte fra secondo Cinquecento e Settecento. Qui, dove precedentemente erano fruibili solo alcune sale, si è intrapreso un importante progetto di ristrutturazione che, oltre a triplicare lo spazio espositivo, ha comportato il riallestimento integrale degli spazi con un’attenta riprogettazione del sistema di illuminazione e un miglioramento del confort ambientale e dell’accessibilità. Tale lavoro, complesso e stratificato, accompagnato dal restauro delle pregiate superfici lapidee, prosegue alacremente al piano nobile di Palazzo Ducale grazie ai fondi PNRR allocati dal Ministero della Cultura, con la meraviglia degli spazi restaurati e lo Studiolo di Federico Da Montefeltro in apertura il prossimo 30 maggio.

La mostra è quindi l’espressione di un museo che cresce e che prosegue nella celebrazione degli artisti marchigiani, offrendo al pubblico l’emozionante pittura di Simone Cantarini in cui si cristallizza l’eredità di una regione unica per varietà e importanza del patrimonio culturale che siamo chiamati a trasmettere e a valorizzare.

INFO MOSTRA

Simone Cantarini (1612-1648).
Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma
a cura di Luigi Gallo, Anna Maria Ambrosini Massari e Yuri Primarosa
22.05.2025 – 12.10.2025
Inaugurazione: 22.05.2025 ore 11.00
Orari: da MA a DO: dalle 8:30 alle 19:15 (chiusura biglietteria ore 18:15); LU chiuso
Ingresso: € 12 intero; € 2 ridotto
Catalogo edito da Officina Libraria
Galleria Nazionale delle Marche
Palazzo Ducale di Urbino
Piazza Rinascimento 13, 61029 Urbino (PU)
Telefono: 0722 2760
gan-mar@cultura.gov.it
www.GNDM.it




Galleria Nazionale delle Marche: il 30 maggio riapre lo Studiolo. Come sarà il nuovo allestimento

L’attesa è ormai agli sgoccioli: il prossimo 30 maggio riaprirà lo Studiolo di Federico da Montefeltro, al Palazzo Ducale di Urbino. La chiusura era avvenuta lo scorso 4 novembre, poiché l’ambiente doveva essere interessato «da interventi di rifunzionalizzazione degli impianti che rispecchiano la nostra volontà di offrire un Palazzo Ducale sempre più accessibile, in grado di rispondere alle moderne esigenze della museografia e di emozionare il visitatore che arriva a Urbino» aveva detto il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo.

Venerdì 30 maggio alle ore 16:00 è prevista la presentazione del delicato, quanto complesso – ma a tratti spettacolare – intervento che si è svolto in questi mesi, seguita alle ore 17:00 dall’inaugurazione vera e propria. Entrambi i momenti si svolgeranno alla presenza, oltre che della Direzione museale e delle Autorità cittadine urbinati, del Direttore Generale dei Musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna.

«I finanziamenti del PNRR hanno permesso di affrontare il necessario rinnovo degli impianti del museo che erano obsoleti – afferma il Direttore Gallo – con l’occasione, visto anche il considerevole coinvolgimento della struttura, si è proceduto a un’operazione accurata di restauro e studio dell’edificio, nonché al completo riallestimento delle opere. Questa operazione sta coinvolgendo progressivamente tutti gli spazi: prima l’ala orientale, con l’Appartamento della Jole, poi quella occidentale, con le stanze dette “degli Ospiti” e ora l’Appartamento del Duca con il celebre Studiolo per poi terminare con i restanti ambienti. Un’azione complessa messa in atto per migliorare gli standard museali della Galleria Nazionale delle Marche e che, al contempo, cela un accurato lavoro di indagine, studio e restauro del palazzo e delle collezioni».

Cenni storico-artistici sullo Studiolo

Lo Studiolo è l’ambiente più intimo dell’appartamento di Federico da Montefeltro e allo stesso tempo quello più rappresentativo della sua figura pubblica del Duca. Si tratta di un luogo di studio e di meditazione individuale la cui tipologia ha le sue radici secolari nei monasteri medievali. Con la riscoperta del mondo classico greco e romano da parte degli umanisti, la realizzazione di questi spazi raccolti si caricò di ulteriori significati legati alla cura dello spirito nelle ore lasciate libere dal lavoro quotidiano.

Sulla porta d’accesso dal lato della Sala delle Udienze si era introdotti allo Studiolo dal ritratto dinastico di Federico e del figlio Guidubaldo del pittore spagnolo Pedro Berruguete.

L’abile scorcio dal basso e lo straordinario realismo della pittura si fondono per dare vita alla figura pubblica del signore di Urbino, raffigurato intento nella lettura ma vestito dell’armatura che lo aveva reso grande tra i signori d’Italia. Il pittore aveva messo bene in vista i prestigiosi riconoscimenti ricevuti nell’estate del 1474 da Ferdinando d’Aragona re di Napoli, e da Edoardo IV d’Inghilterra: il collare dell’ermellino e la giarrettiera, ripetuti anche nelle tarsie.

Tradizionalmente, la conclusione della decorazione dello Studiolo è fissata al 1476, data scritta nella fascia celebrativa al di sotto del soffitto. Questo e le tarsie furono realizzati a Firenze dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano, mentre i dipinti di 28 illustri personalità del mondo greco-romano e del medioevo, con significative presenze di personaggi contemporanei (l’amato maestro Vittorino da Feltre, l’amico Bessarione, papa Sisto IV), furono affidati, in Urbino, al fiammingo Giusto di Gand e poi completati dallo stesso Berruguete. La collocazione su due livelli separa gli uomini di chiesa in basso (con l’aggiunta dei poeti cristiani Dante e Petrarca), dai laici in alto. Di tutti loro Federico possedeva gli scritti nella sua biblioteca.

Più in basso, le tarsie, raffigurano scansie sui ripiani delle quali sono sparsi – in apparente disordine – armi, libri e pergamene, strumenti musicali e matematici, persino pedine degli scacchi, le Virtù teologali (Speranza, Fede e Carità) e Federico in persona. Sotto di esse, in una fascia divisa in riquadri, ci sono le imprese araldiche personali del Duca, che traducono in un sistema di simboli le sue qualità morali. A questo manifesto della cultura del signore di Urbino si unisce un gusto raffinato per il gioco arguto, che trasforma la realtà. Il realismo di stoffe e gioielli dipinti e l’illusione della prospettiva delle tarsie producono nell’osservatore l’immersione in uno spazio dove nulla è come sembra.

Nel 1631, con la morte di Francesco Maria II della Rovere, il ducato d’Urbino tornò alla Chiesa: fu allora che il cardinale Antonio Barberini, appassionato d’arte, si fece donare i dipinti dello Studiolo dallo zio papa Urbano VIII. Le grandi tavole furono strappate dalle pareti, segate in singoli riquadri e trasferite a Roma nella sua collezione; passarono quindi in quella di famiglia, dove rimasero fino al 1812.

Nel 1861, ben 14 ritratti furono acquistati da Napoleone III per il nascente Musée Napoleon, il futuro Louvre, dove attualmente si trovano. I ritratti rimasti in Italia furono acquistati dallo Stato nel 1934 e destinati alla Galleria Nazionale delle Marche.

Gli interventi conservativi nei secoli

La vicenda conservativa delle tarsie riporta minime modifiche ai suoi elementi, con pochi dati certi relativi alla risistemazione dello stanzino da parte del cardinal legato Pasquale Badia, di un intervento del novembre 1883, del successivo smontaggio da parte di Pasquale Rotondi, nel 1939, durante la messa in sicurezza dei beni storico-artistci dai danni della guerra, e del restauro del periodo 1969-72 eseguito a Bologna da Otello Caprara, l’ultimo in ordine di tempo prima dell’attuale. A oggi non sono note informazioni, memorie grafiche o documentarie sullo Studiolo che testimonino il suo stato nell’arco di tempo che va dal 1632 al 1852-53.

In relazione al soffitto si sa ancor meno: al di là di qualche ravvivamento della cromia degli intagli, tuttora molto visibile sull’intera superficie, l’unico restauro a oggi documentato è quello eseguito nel 1969-72 da Silvestro Castellani, il quale annotava che in precedenza esso non era mai stato oggetto di uno smontaggio.

L’ultimo restauro

Le tarsie dello Studiolo e il soffitto a cassettoni nei mesi scorsi sono stati smontati e ricoverati nei depositi temporanei del museo per consentire anche in quest’area del palazzo i lavori di adeguamento impiantistico elettrico e antincendio. Tutti i pannelli sono stati sottoposti a trattamento anossico in combinazione all’applicazione di prodotti antitarlo, al pari dei dipinti su tavola che saranno riallestiti nell’appartamento del Duca e delle porte intarsiate delle sale, così come sono stati trattati i dipinti dei quattordici Uomini illustri, oggetto di una revisione dello stato conservativo e di interventi di manutenzione. 

Il nuovo allestimento

Il nuovo allestimento dello Studiolo del Duca, uno dei luoghi di maggior suggestione del percorso museale della Galleria Nazionale delle Marche, farà tesoro dei lunghi studi relativi alla sua primitiva realizzazione e alle vicende che ne hanno caratterizzato i quasi 550 anni di esistenza all’interno di una residenza sontuosa, fino all’attuale volontà di riportarne la lettura la più simile all’originale, anche se diversi elementi non sono più disponibili.

Prima di tutto va considerato che nello Studiolo si fondevano tarsie, pitture e intaglio ligneo, realizzati sia a Firenze, sia a Urbino, nella prima metà degli anni settanta del XV secolo. Quindi, la proposta di riallestimento ha dovuto tener conto della perdita parziale delle pitture causata dall’asportazione barberininiana del 1632 e delle modifiche che la stanza ha subito, specialmente nella parte superiore, dal 1632 alla fine degli anni settanta del secolo scorso.

Dagli studi più recenti, e meno, si è quindi partiti per riconsiderare globalmente lo Studiolo: la sostanziale differenza, rispetto alla proposta di Rotondi, è che ora si rimanda ad una proposta ricostruttiva dell’insieme-studiolo verso un complesso misto di architettura e di pittura, in cui un ruolo non secondario doveva avere la carpenteria (per Rotondi solo pittorica) che connetteva lo spazio intarsiato con quello pittorico e col soffitto a cassettoni.

Per semplificare, si è immaginato uno spazio complesso che tenesse maggiormente in conto strutture similari impiegate per la costruzione di polittici e di macchine d’altare ‘all’antica’, correnti nell’Italia del terzo quarto del Quattrocento. In quest’ottica si deve leggere anche la nuova proposta illuminotecnica, che ha l’obiettivo di restituire alla stanza un’atmosfera d’ambiente per valorizzarne tutte le componenti, con l’aggiunta di alcuni puntamenti localizzati.




Il Museo Nori De’ Nobili di Trecastelli aperto per Pasqua e Pasquetta

In occasione delle festività pasquali, il Museo Nori De’ Nobili della Città di Trecastelli sarà aperto al pubblico domenica 20 e lunedì 21 aprile 2025, dalle ore 17 alle 19.30.


Un’opportunità speciale per residenti, turisti e appassionati d’arte di trascorrere due pomeriggi di festa all’insegna della bellezza e della cultura, riscoprendo il patrimonio artistico di Nori De’ Nobili, artista, intellettuale e donna profondamente legata al territorio. Negli stessi orari sarà possibile visitare anche la mostra “NOI e NORI”, curata da Simona Zava e allestita nelle sale del Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee. Il progetto è realizzato in collaborazione con la Fondazione Opera Pia Lavatori Mariani. Nata da un’idea di Agnese Rossini, educatrice di Polo9, e Laura Merli, della Fondazione Opera Pia Lavatori Mariani, l’esposizione racconta un “viaggio” emozionante ispirato a Nori De’ Nobili, che vede protagonisti alcuni ospiti della Fondazione, grazie a venti suggestive immagini  realizzate dai fotografi Patrizia Lo Conte e Alfonso Napolitano. L’iniziativa ha un profondo valore umano, sociale e artistico, ed è stata intrapresa con l’intento di  evidenziare che creatività e condivisione siano in grado di restituire ai Nonni della Casa di riposo nuove e coinvolgenti esperienze. L’ingresso e le visite – sia individuali che di gruppo – sono gratuiti, sia per la mostra che per il museo.


Per Informazioni: Ufficio Turistico_Museo Nori De’ Nobili –Villino Romualdo- Piazza Leopardi, 32 loc. Ripe – Trecastelli (Ancona); tel. 071. 7957851 – trecastelliufficioturistico@gmail.com – www.museonoridenobili.it

Da Museo Nori De’ Nobili




MÈTA – CORPORIS, opere di Carlo Iacomucci e Maria Grazia Focanti a Palazzo Bisaccioni di Jesi dal 17 aprile al 7 maggio 2025

MÈTA – CORPORIS, la mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e curata da Sara Tassi (Vicepresidente Fondazione CRJ), vuole offrire un ulteriore spazio di riflessione sull’arte contemporanea attraverso le opere di Carlo Iacomucci e Maria Grazia Focanti. 


Pur nella diversità stilistica ed espressiva della loro produzione, le anime pittoriche dei due artisti restituiscono una corrispondenza rispetto al tema del divenire della corporeità. Lo spazio fisico della mostra è definito e distinto in due ambienti separati ma contigui per enfatizzare e valorizzare l’identità pittorica di ognuno e stabilire un contrappunto artistico, una sinfonia in due tempi, una lirica a due strofe.


Figura distesa quasi rossa di Carlo Iacomucci

Il tema della mostra è racchiuso nello stesso titolo Mèta – corporis, che associa due termini di diversa natura ed etimologia: mètaderiva dal greco μετά che significa, tra le tante accezioni possibili, «oltre», mentre corporis, che deriva dal latino corpus, significa più intuitivamente «corpo». L’intera espressione è traducibile in diversi modi ma quella più identificativa è oltre i corpi, richiamando per assonanza e significato il terminemetamorfosi, topos della letteratura fin dall’antichità e ispirazione per l’arte di ogni tempo. 


Traslando il significato greco a quello di uso corrente, il percorso espositivo è di fatto diviso a metà, in un equilibrio spaziale dove ogni artista può esprimere la propria identità e creatività. Il corpo è soggetto dei dipinti in mostra, affiorando da una gestazione che tenta di fermare il divenire del gesto artistico in forma compiuta. 


L’approssimarsi della figura all’umano, il ricordo dell’elemento corporeo che diviene altro da sé e oltre sé stesso, rende l’opera dei due artisti particolarmente affascinante ed evocativa.  Le figure dipinte sono posizionate oltre i corpi perché l’apparire della forma si sgancia dalla mimesis per approdare in una nuova versione dell’umano, attraverso una metamorfosi artistica che permette ai corpi di esprimersi oltre il canone apparente. 

Confronto meraviglioso di Maria Grazia Focanti

La gestualità potente e saggia di Iacomucci si contrappone alla pausata e serena conduzione della Focanti. La mano decisa e graffiante di Iacomucci definisce il corpo femminile come la ricomposizione di un caos primordiale, il cui perno è il segno che, dopo aver definito il disegno sottostante alla pittura, decostruisce la figura, ribattezzando con il colore un nuovo cosmos metamorfizzato: è anatomia del negativo che opera coprendo il segno preparatorio, affinché affiori la natura materica del corpo-gestualità.

La visione pittorica di Focanti è l’apertura a un mondo onirico in cui il dato fenomenico si fonde con quello simbolico. L’approssimarsi delle forme e dei colori alla riconoscibilità della natura fa da contrasto ad elementi spuri che appaiono e sostano nella tela: in particolare il volto diventa sineddoche del corpo, una parte per il tutto, un profilo radicato nello spazio che lo circonda in una metamorfosi panteistica dell’umano. 

In occasione dell’evento verrà presentato il catalogo della mostra dove sono state inserite venti opere per ogni artista, le stesse allestite nell’esposizione. I testi in catalogo sono di Sara Tassi e di Patrizia Minnozzi. 


 L’inaugurazione si terrà giovedì 17 aprile alle ore 17,30 con presentazione degli artisti da parte della curatrice della mostra. L’esposizione sarà visibile al pubblico con ingresso libero, tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30, secondo gli orari di apertura di Palazzo Bisaccioni.


FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI JESI

PALAZZO BISACCIONI

Piazza Colocci, 4 – Jesi Tel. 0731/207523 www.fondazionecrj.it info@fondazionecrj.it




Antiquarium di Numana: ecco le aperture e le attività della primavera 2025

L’Antiquarium Statale di Numana comunica il programma delle aperture – ordinarie e straordinarie – in occasione delle prossime festività primaverili.

Domenica 20 aprile, giorno di Pasqua, l’Antiquarium sarà regolarmente aperto per l’intera giornata con orario 8.30 – 19.45.

Lunedì 21 aprile, giorno di Pasquetta, l’Antiquarium sarà straordinariamente aperto per l’intera giornata con orario 8.30 – 19.45.

Venerdì 25 aprile, Festa della Liberazione, con orario 8.30 –19.45, l’Antiquarium sarà straordinariamente aperto con ingresso gratuito.

Giovedì 1º maggio, Festa dei lavoratori, l’Antiquarium sarà straordinariamente aperto per l’intera giornata con orario 8.30 – 19.45, mentre il 4 maggio, prima domenica del mese, l’Antiquarium sarà regolarmente aperto per l’intera giornata con orario 8.30 – 19.45 e con ingresso gratuito.

Domenica 11 maggio, Festa della mamma, l’Antiquarium ospiterà una visita guidata, condotta da Giulia Sinopoli, dal titolo ” Viva la mamma! Maternità e potere di una Regina Picena”, alle ore 17.

Giovedì 15 maggio, alle ore 16, l’Antiquarium ospiterà l’incontro sulle cave romane del Conero con la direttrice Nicoletta Frapiccini, Filippo Invernizzi (Parco del Conero) e Giuseppe Crocetti (Unicam). L’evento in collaborazione con le UNITRE Numana-Sirolo e  Camerano.




Il 12 Aprile appuntamento con i ritratti della Pinacoteca di Ascoli Piceno

Sabato 12 aprile è in programma ad Ascoli Piceno un nuovo evento gratuito del progetto “Camminata dei musei” promosso da Unione Sportiva Acli provinciale APS, sostenuto dal Comune di Ascoli Piceno e realizzato in collaborazione con Ascoli Musei.

Il tema della manifestazione sarà “I ritratti nella Pinacoteca tra realtà e verosimiglianza”.

Si tratta di un percorso che, all’interno della Pinacoteca civica, metterà in evidenza alcune delle opere presenti nella struttura, in un percorso dedicato insomma ai ritratti.

Per partecipare alla manifestazione occorre effettuare la prenotazione esclusivamente tramite un messaggio al numero 3939365509 indicando il nome e cognome di chi sarà presente.

E’ previsto un numero massimo di 35 partecipanti, le iscrizioni dovranno pervenire entro il 9 aprile.

Al termine della visita ci sarà la degustazione dell’Infuso Crivelli’s Flavour grazie alla collaborazione di Ascoli Musei.

Il progetto “Camminata dei musei” è un vero e proprio percorso di conoscenza della storia e della cultura locale, permettendo di comprendere meglio le radici delle città e la loro evoluzione nel tempo.

Visitare i musei, inoltre, può contribuire a promuovere il turismo locale, sostenendo l’economica e la comunità cittadina.




Presentazione del volume “Donatello e il San Pietro martire a Fabriano” edito dalla Fondazione Marche Cultura il 4 aprile a Fabriano

“Donatello e Il San Pietro Martire a Fabriano: riflessioni dopo il restauro” questo il titolo del volume che verrà presentato in anteprima venerdì 4 aprile 2025 ore 17 nell’Oratorio della Carità di Fabriano in Via Cesare Battisti, 31, che raccoglie gli atti dell’importante Giornata di studi del 29 ottobre 2023 alla presenza dell’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, organizzata dalla Fondazione Marche Cultura e promossa dal Ministero della Cultura e Regione Marche.


Un’opera straordinaria al centro dell’evento: il San Pietro martire in legno dipinto, attribuito a Donatello, proveniente dalla chiesa di San Domenico di Fabriano e oggi custodito nella Pinacoteca civica “Bruno Molajoli”. Di proprietà del FEC – Fondo Edifici di Culto, la statua è stata oggetto di un complesso restauro durato quattro anni, eseguito a Firenze dalla restauratrice recanatese Anna Fulimeni, e ricollocata a Fabriano nel gennaio 2021.


La scultura, di sorprendente bellezza, unisce monumentalità e naturalismo, esaltati dalla policromia riemersa grazie al restauro.


Il volume, curato da Alfredo Bellandi, Giorgio Bonsanti e Giancarlo Gentilini, raccoglie i contributi dei relatori intervenuti nella giornata di studi e le più recenti riflessioni sull’attribuzione dell’opera a Donatello.

Garra, Agostini, Biondi, Sgarbi con l’Opera di Donatello in una foto del 29 ottobre 2023

Alla presentazione interverranno il Presidente della Fondazione Marche Cultura Andrea Agostini, il Sindaco di Fabriano Daniela Ghergo e l’Assessore alla Cultura della Regione Marche Chiara Biondi. Il contenuto del volume sarà illustrato da Raffaele Casciaro, dell’Università del Salento, e da Giorgio Bonsanti, già Professore Ordinario di Storia del Restauro all’Università di Firenze.


A seguire, è prevista una visita all’opera presso la Pinacoteca civica “Bruno Molajoli” di Fabriano, dove è conservata la statua del San Pietro martire restaurata.


Tra gli autori dei saggi contenuti nel volume, oltre ai curatori, figurano Fabio Marcelli e Alfredo Bellandi dell’Università di Perugia, la restauratrice Anna Fulimeni del Restauro Opere d’Arte  di Firenze, don Luciano Cinelli  della Curia Vescovile di Civita Castellana e Francesca Mannucci, Direttrice della Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli”.


L’opera, che raffigura San Pietro martire, celebre predicatore domenicano rappresentato con i segni del martirio, tra cui una roncola conficcata nel cranio, risale al periodo tra il 1435 e il 1440, nel contesto dellUmanesimo domenicano e della riforma dell’Ordine promossa nei conventi di Firenze, Roma e Fabriano.


A promuovere la commissione dell’opera, secondo gli studiosi, potrebbe essere stato proprio Costanzo da Fabriano, figura di spicco della riforma osservante nelle Marche e priore del convento domenicano di Fabriano nel 1442, in stretto rapporto con Sant’Antonino Pierozzi, arcivescovo di Firenze e promotore di grandi commissioni artistiche.


Grazie a questo importante recupero, il patrimonio artistico delle Marche si arricchisce di un’opera di eccezionale valore storico e artistico, l’unica attribuita al più celebre scultore del Quattrocento italiano Donatello.


Il volume “Donatello e il San Pietro martire a Fabriano. Riflessioni dopo il restauro”, edito da Fondazione Marche Cultura è promosso dal Ministero della Cultura e Regione Marche, con il patrocinio di FEC-Fondo Edifici di Culto, Città di Fabriano e Università degli studi di Perugia, in collaborazione con Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino.




Presentazione del volume “Donatello e il San Pietro martire a Fabriano: riflessioni dopo il restauro” il 4 aprile a Fabriano

Edito da Fondazione Marche Cultura contiene le ragioni dell’attribuzione a Donatello

“Donatello e Il San Pietro Martire a Fabriano: riflessioni dopo il restauro” questo il titolo del volume che verrà presentato in anteprima venerdì 4 aprile 2025 ore 17 all’Oratorio della Carità di Fabriano in Via Cesare Battisti, 31, che raccoglie gli atti dell’importante Giornata di studi del 29 ottobre 2023 alla presenza dell’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, organizzata dalla Fondazione Marche Cultura e promossa dal Ministero della Cultura e Regione Marche.

Un’opera straordinaria al centro dell’evento: il San Pietro martire in legno dipinto, attribuito a Donatello, proveniente dalla chiesa di San Domenico di Fabriano e oggi custodito nella Pinacoteca civica “Bruno Molajoli”. Di proprietà del FEC – Fondo Edifici di Culto, la statua è stata oggetto di un complesso restauro durato quattro anni, eseguito a Firenze dalla restauratrice recanatese Anna Fulimeni, e ricollocata a Fabriano nel gennaio 2021.

La scultura, di sorprendente bellezza, unisce monumentalità e naturalismo, esaltati dalla policromia riemersa grazie al restauro.

Il volume, curato da Alfredo Bellandi, Giorgio Bonsanti e Giancarlo Gentilini, raccoglie i contributi dei relatori intervenuti nella giornata di studi e le più recenti riflessioni sull’attribuzione dell’opera a Donatello.

Alla presentazione interverranno il Presidente della Fondazione Marche Cultura Andrea Agostini, il Sindaco di Fabriano Daniela Ghergo e l’Assessore alla Cultura della Regione Marche Chiara Biondi. Il contenuto del volume sarà illustrato da Raffaele Casciaro, dell’Università del Salento, e da Giorgio Bonsanti, già Professore Ordinario di Storia del Restauro all’Università di Firenze.

A seguire, è prevista una visita all’opera presso la Pinacoteca civica “Bruno Molajoli” di Fabriano, dove è conservata la statua del San Pietro martire restaurata.

Tra gli autori dei saggi contenuti nel volume, oltre ai curatori, figurano Fabio Marcelli eAlfredo Bellandi dell’Università di Perugia, la restauratrice Anna Fulimeni del Restauro Opere d’Arte  di Firenze, don Luciano Cinelli  della Curia Vescovile di Civita Castellana e Francesca Mannucci, Direttrice della Pinacoteca Civica “Bruno Molajoli”.

L’opera, che raffigura San Pietro martire, celebre predicatore domenicano rappresentato con i segni del martirio, tra cui una roncola conficcata nel cranio, risale al periodo tra il 1435 e il 1440nel contesto dellUmanesimo domenicano e della riforma dell’Ordine promossa nei conventi di Firenze, Roma e Fabriano.

A promuovere la commissione dell’opera, secondo gli studiosi, potrebbe essere stato proprio Costanzo da Fabriano, figura di spicco della riforma osservante nelle Marche e priore del convento domenicano di Fabriano nel 1442, in stretto rapporto con Sant’Antonino Pierozzi, arcivescovo di Firenze e promotore di grandi commissioni artistiche.

Grazie a questo importante recupero, il patrimonio artistico delle Marche si arricchisce di un’opera di eccezionale valore storico e artistico, l’unica attribuita al più celebre scultore del Quattrocento italiano Donatello.

Il volume “Donatello e il San Pietro martire a Fabriano. Riflessioni dopo il restauro”, edito da Fondazione Marche Cultura è promosso dal Ministero della Cultura e Regione Marche, con il patrocinio di FEC-Fondo Edifici di Culto, Città di Fabriano e Università degli studi di Perugia, in collaborazione con Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino.