Venerdì 1° agosto si inaugura a Senigallia la mostra SCANNO a cura di Simona Guerra allo Spazio Piktart di Senigallia

Venerdì 1 agosto si inaugura a Senigallia la mostra SCANNO, a cura di Simona Guerra.  La mostra raccoglie opere realizzate da noti fotografi italiani che hanno reso celebre questo piccolo paese dell’Abruzzo.


Mario Giacomelli, Eriberto Guidi, Renzo Tortelli, Silvio Pellegrini, Alfredo Libero Ferretti, Domenico Taddioli, Mario Lasalandra ed altri racconteranno Scanno, considerato da sempre un luogo particolarmente interessante per i fotografi che già a partire dalla fine dell’800 lo raggiunsero da molte parti del mondo per raccontarne il fascino.


Il 1 agosto ricorre anche il centenario della nascita di Mario Giacomelli (1 agosto 1925 ) dunque non poteva esserci data migliore per inaugurare a Senigallia, patria del grande fotografo, questa mostra. Fu infatti proprio lo scatto intitolato Il bambino di Scanno realizzato nel 1957/59 a rendere celebre nel mondo Mario Giacomelli.


Gli autori in mostra circonderanno ed affiancheranno, affettuosamente, con le loro opere, quelle di Mario, mentre i visitatori potranno apprezzare i molti diversi stili e le interpretazioni di Scanno realizzate nel tempo e in diverse situazioni.

La mostra rimarrà aperta per tutto il mese di agosto e sarà visitabile gratuitamente con prenotazione obbligatoria inviando un messaggio sms o wapp al 338.8048294.


Alfredo Libero Ferretti, 1957

Alfredo Libero Ferretti (Roma 1919-2007)

Lavora a Roma sin da giovane presso lo studio di Elio Luxardo approfondendo la fotografia di ritratto. Insegnerà  Tecnica della fotografia all’Accademia di Belle arti di Roma fino al 1984 e successivamente all’Aquila. Collabora con diverse riviste italiane tra cui “Il mondo” di Mario Pannunzio e “Paese sera”. Grande sperimentatore delle tecniche e delle potenzialità del mezzo fotografico ha realizzato anche alcuni cortometraggi ricevendo premi e realizzando numerose mostre personali.


Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000)

è uno dei più grandi artisti della fotografia del Novecento. La sua opera è riconosciuta, esposta e pubblicata in oggi parte del mondo e innumerevoli sono i riconoscimenti ottenuti. 


Eriberto Guidi, primi anni ’60

Eriberto Guidi (Fermo 1930-2016)

è stato un fotografo fermano impegnato sui temi dell’uomo e della natura. La sua opera artistica, declinata verso il Racconto fotografico teorizzato dal suo maestro Luigi Crocenzi, è stata apprezzata in Italia sin dai primi anni ’60 ed esposta nei principali musei del mondo già alla fine dei ’50. 


Mario Lasalandra, anni ’60

Mario Lasalandra (Este, 1933)

E’ uno dei grandi fotografi visionari del nostro tempo. Dopo un inizio come pittore scopre la fotografia e da subito inizia ad utilizzarla per creare scenografie e situazioni surreali traducendole con uno stile personale e potente anche grazie all’uso del bozzetto e del disegno. E’ stato ideatore e direttore artistico per dieci anni del “Magico” a San Felice sul Panaro (Modena) dove è regista, scenografo e coreografo di tutto l’evento. Sue opere sono conservate nei più importanti musei del mondo. Attualmente è in corso una sua retrospettiva presso l’Ambasciata d’Italia in Georgia a Tblisi.


Silvio Pellegrini, fine anni ’50

Silvio Pellegrini (Senigallia 1930-1973)

Ha iniziato a fotografare assieme a Giuseppe Cavalli e agli altri amici dello storico Gruppo fotografico Misa, sin dal 1953. Più avanti sarà operatore cinematografico a Roma dove espone. Dopo un primo periodo di sperimentazione su vari soggetti tra cui il paesaggio e la natura morta, si concentra con sempre maggior impegno nella rappresentazione di persone che ritrae nei loro luoghi di lavoro o attraverso ricercati primi piani. 


Domenico Taddioli, 1967

Domenico Taddioli (Osimo 1930-2018)

Ha iniziato a fotografare grazie a Giuseppe Cavalli, sviluppando nel tempo una particolare passione per la figura ambientata e il reportage. Noti sono i suoi lavori sul sud Italia. E’ stato fondatore nel ’64 assieme ad altri amici dello storico Circolo Fotoamatori “Senza Testa”. 


Renzo Tortelli, 1957

Renzo Tortelli (Potenza Picena 1926 – Civitanova Marche 2019)

Di professione ottico ha lavorato per tutta la vita in questo ambito studiando a Cadore e Rovigo e diplomandosi presso l’Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri, Firenze. Sin dall’inizio degli  anni ’50 contribuisce con la sua produzione artistica e con una costante partecipazione al dibattito culturale a far conoscere, anche fuori dai confini nazionali, la sua arte fotografica.


SCANNO a cura di Simona Guerra

inaugurazione
venerdì 1 agosto 2025 ore 19,00

aperta fino al 31 agosto


Ingresso libero
solo su prenotazione con sms

wapp al 338.8048294


Spazio Piktart
Via Mamiani 14
Senigallia, regione Marche


Mostra in collaborazione con
Fondo Mario Giacomelli © Simone Giacomelli – Archivio Renzo Tortelli, Civitanova Marche – Archivio Eriberto Guidi, Fermo – Archivio Silvio Pellegrini, Senigallia




A Palazzo Roveresco di Montebello dal 26 luglio al 6 settembre la mostra “L’anima del legno” di Herbert Golserdedicata a Lavinia Feltria della Rovere

Dal 26 luglio al 6 settembre 2025 le sale storiche del rinascimentale Palazzo Roveresco di Montebello, frazione di Orciano di Pesaro nel cuore delle Marche – già dimora di Lavinia Feltria della Rovere, tra le figure femminili più affascinanti del Rinascimento italiano – ospitano la mostra L’anima del legno di Herbert Golser, a cura di Riccardo Freddo e Luca Baroni.

Dopo la personale nella fortezza sotterranea della Rocca Paolina di Perugia, l’artista austriaco prosegue così in un altro luogo simbolo del patrimonio italiano la sua indagine sul rapporto tra forza e fragilità della materia, esplorando il processo di riconnessione tra l’uomo e la natura.

Al centro del suo lavoro, il sapiente utilizzo dell’energia custodita in un materiale organico, antico e solido come il legno, che Golser trasforma in arte viva, modellata nel tempo da aria, umidità e calore attraverso sculture lignee, incisioni minuziose e delicate.

Rami spezzati, tronchi abbandonati, scarti (vivi) vengono selezionati e trasformati dall’artista in opere. Nulla viene sprecato, tutto si rigenera. In questo gesto di restituzione alla materia, Golser abbraccia un’etica del fare profondamente contemporanea, in cui il legno si trasfigura in presenza viva, carica di memoria e possibilità.

A cura di Riccardo Freddo e Luca Baroni, “L’anima del legno” rappresenta il primo tassello di una visione curatoriale a lungo termine, volta a restituire al Palazzo Roveresco di Montebello un ruolo attivo nella produzione e promozione dell’arte contemporanea.

Ispirandosi allo spirito del cenacolo culturale promosso da Lavinia Feltria, il progetto ambisce a far dialogare artisti contemporanei provenienti da diversi contesti internazionali, in un luogo dove storia, ricerca e memoria condivisa si incontrano.

Figura colta e carismatica, Lavinia Feltria riuscì a ritagliarsi un ruolo di rilievo nel mecenatismo rinascimentale dominato dagli uomini.

Cresciuta alla corte di Urbino, parlava correntemente latino e francese e intratteneva scambi epistolari con intellettuali e artisti del suo tempo; ebbe a frequentare anche Torquato Tasso, che soggiornò alla corte roveresca e che compose alcune rime per omaggiare la nobildonna.

Inoltre si tramanda che fosse appassionata di botanica e che avesse fatto coltivare nei giardini del palazzo varietà rare di piante medicinali, seguendo i trattati erboristici dell’epoca.

Dopo la morte del marito, Lavinia visse ritirata a Montebello, circondata da un cenacolo di artisti, letterati e religiosi. Una cronaca d’epoca ricorda che nel suo studio personale conservasse una collezione di oggetti naturali e reliquie, tra cui un frammento ligneo di origine ignota che considerava “portatore di memoria”. Un dettaglio che trova oggi un’inaspettata risonanza nelle opere di Golser, per cui il legno non è solo materia plastica, ma archivio spirituale e sensibile.

Il lavoro di Golser ci ricorda che la materia non è mai muta. Il legno che lavora porta con sé una storia fatta di tempo, di strati, di silenzi. Le sue opere non si impongono, ma si offrono come presenze da ascoltare, capaci di costruire relazioni sottili tra spazio, memoria e visione. Con questa mostra, noi curatori vogliamo riprendere l’intuizione profonda di Lavinia Feltria della Rovere, che in queste stanze riuniva artisti e pensatori del suo tempo, dando loro uno spazio per creare e riflettere. Iniziamo da qui, da un grande artista internazionale come Golser, per aprire una nuova stagione di dialogo culturale dichiara Riccardo Freddo.

La mostra, patrocinata dalla Rete Museale Marche Nord, è visitabile sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00 e il resto dei giorni su prenotazione via mail all’indirizzo info@galleryrosenfeld.com o chiamando il +39 327 623 1403

Herbert Golser (Golling, 1960) vive e lavora in Bassa Austria. Specializzato nella scultura su legno e marmo, trasforma la materia con straordinaria finezza, spingendola verso forme di estrema leggerezza e trasparenza. Diplomato con lode all’Università di Arti Applicate di Vienna sotto la guida di Bruno Gironcoli, ha esposto in numerosi contesti internazionali, tra Austria, Italia, Svizzera e Ungheria. Le sue opere, sospese tra arcaico e contemporaneo, danno voce a una poetica silenziosa e profonda, capace di interrogare la materia nella sua essenza più pura.

Riccardo Freddo è curatore e specialista in arte contemporanea con una solida formazione internazionale. Laureato alla LUISS, ha studiato a Stanford e approfondito l’art investing con una tesi supervisionata dalla Columbia University. Ha lavorato per Paddle8, Christie’s e Sotheby’s tra New York, Londra e Los Angeles, e diretto una collezione privata a Parigi. Dopo un master in Marché de l’Art alla Sorbona, ha fondato nel 2023 The Place of Silence, residenza d’artista in Umbria. Attualmente è Institutional and Museum Liaison della Galleria Rosenfeld di Londra.




Le Marche celebrano Carlo Maratti: l’incisione come strumento di memoria e diffusione. Vernissage il 17 luglio (ore 19) alla Chiesa di San Francesco a Camerano

È stata presentata “Carlo Maratti e l’incisione”, una mostra documentaria e celebrativa che apre ufficialmente il programma di eventi promossi dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del IV Centenario della nascita di Carlo Maratti (Camerano, 1625 – Roma, 1713), pittore tra i più influenti del Seicento romano e figura centrale del classicismo post-berniniano. L’iniziativa, riconosciuta dal Ministero della Cultura e sostenuta dalla Regione Marche, insieme ai Comuni di Camerano, Ascoli Piceno e Ancona, si propone di mettere in luce un aspetto decisivo del successo dell’artista: il rapporto tra pittura, incisione e riproduzione grafica come strumenti di diffusione e consacrazione del linguaggio marattesco.


Nato a Camerano nel 1625, Carlo Maratti è una delle figure artistiche più rappresentative della cultura della regione Marche. Fin dalla prima giovinezza si distinse per il talento straordinario che lo condusse presto a Roma, dove si formò sotto Andrea Sacchi e divenne il più autorevole interprete del classicismo barocco nella seconda metà del Seicento. Nonostante la lunga carriera nella capitale, Maratti mantenne sempre un forte legame con la sua terra d’origine: tornò più volte a Camerano, intrattenne rapporti con committenti locali e fu sempre percepito come motivo di orgoglio identitario per la comunità marchigiana. In occasione del IV Centenario, la Regione Marche ha confermato il valore strategico del patrimonio marattesco, approvando una legge regionale n. 6 del 2025 che ha istituito un comitato operativo per promuovere iniziative culturali e formative sul territorio.


“Carlo Maratti e l’incisione” è parte integrante del programma ufficiale del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del IV Centenario della nascita dell’artista, istituito dal Ministero della Cultura e sostenuto dalla Regione Marche, dai Comuni di Camerano, Ascoli Piceno e Ancona, con il prestigioso patrocinio dell’Accademia Nazionale di San Luca, di cui Maratti fu membro eminente.


La mostra, ideata e curata da due tra i più autorevoli studiosi del barocco romano, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e Stefano Papetti, sarà inaugurata il 17 luglio 2025 alle ore 19.00 a Camerano, città natale del pittore, nella suggestiva cornice della Chiesa di San Francesco, dove resterà aperta fino al 14 settembre. Proseguirà poi ad Ascoli Piceno, nella sede della Pinacoteca Civica, dal 26 settembre al 23 novembre, per concludersi a Roma in una tappa che intende idealmente chiudere il cerchio della vita e della fortuna dell’artista, attivo nella capitale per oltre sessant’anni. Le celebrazioni del 400esimo anniversario della nascita di Carlo Maratti proseguiranno poi anche con altre iniziative nell’anno 2026 e 2027.


«Celebriamo un marchigiano illustre – ha dichiarato Chiara Biondi, assessore regionale alla Cultura  che ha contribuito a rendere grande la storia dell’arte italiana, Carlo Maratti detto il Maratta, in occasione della ricorrenza dei quattrocento anni dalla nascita a Camerano (Ancona). Pittore tra i più influenti del Seicento romano, geniale e innovativo, è tra le figure artistiche più rappresentative della cultura delle Marche, la sua terra d’origine con cui mantenne stretti legami. Qui realizzò diverse opere di grande rilievo, presenti oggi in chiese, palazzi e pinacoteche, che continuarono a ispirare generazioni di artisti successivi. Il suo stile elegante e raffinato, unito all’abilità nel rappresentare la spiritualità attraverso l’arte, contribuì a plasmare il gusto artistico dell’epoca barocca. Il valore strategico del patrimonio del ‘gran Maratti, figura iconica nota in tutta Europa, è stato riconosciuto dalla Regione Marche che ha approvato la legge ‘Celebrazione dei quattrocento anni dalla nascita del pittore marchigiano Carlo Maratti’. La legge prevede una programmazione per celebrare la ricorrenza e l’istituzione di un comitato organizzativo, in collaborazione con la città natale».


«Camerano è orgogliosa di restituire visibilità a uno dei suoi figli più illustri – ha dichiarato Oriano Mercante Sindaco di Camerano – il legame di Maratti con il nostro territorio è profondo e identitario, e questa mostra rappresenta un’occasione straordinaria per valorizzare non solo la figura dell’artista, ma anche il patrimonio culturale e turistico della nostra comunità».


«Celebrando Carlo Maratti, celebriamo non solo un artista straordinario, ma una visione del classicismo romano – ha dichiarato Claudio Strinati Presidente del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del IV Centenario della nascita di Carlo Maratti, storico dell’arte e Segretario Generale dell’Accademia Nazionale di San Luca – che ha avuto una risonanza europea. L’incisione fu per Maratti uno strumento di modernità: capì prima di altri che la diffusione delle immagini sarebbe stata la chiave per consolidare la memoria del proprio stile. Questa mostra, profondamente documentata e scientificamente rigorosa, offre una rara occasione per riflettere sull’importanza della riproduzione nell’affermazione dell’identità artistica».

Barbara Mori, Segretario Tesoriere del Comitato Nazionale e Consigliere di maggioranza del Comune di Camerano, conclude: «Abbiamo fortemente voluto che Camerano fosse la prima tappa di questo percorso espositivo, perché rappresenta le radici affettive e formative di Maratti. È un progetto che unisce rigore scientifico e orgoglio civico, e che dimostra come la cultura possa generare coesione, identità e sviluppo. Il lavoro del Comitato ha voluto valorizzare l’opera di un artista che fu ponte tra provincia e capitale, tra arte e memoria».


Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, curatrice della mostra, storica dell’arte e massima esperta di Carlo Maratti, evidenzia: «L’obiettivo della mostra è ricostruire, con metodo filologico, il ruolo dell’incisione nella strategia artistica e culturale di Maratti. Si tratta di un progetto che riunisce per la prima volta un corpus straordinario di opere, molte delle quali raramente esposte o inedite, restituendo la complessità di un artista che fu protagonista assoluto della Roma barocca, ma anche attento promotore della propria immagine nel contesto europeo».


«Maratti seppe coniugare la raffinatezza del segno alla forza del messaggio – ha sottolineato Stefano Papetti co-curatore della mostra, storico dell’arte e Curatore delle Collezioni Civiche di Ascoli Piceno – affidando alle stampe il compito di rendere perenne e accessibile la propria opera. Questa mostra consente di percorrere la sua biografia artistica attraverso l’incisione, che diventa qui non solo strumento di diffusione, ma elemento chiave per comprendere l’evoluzione del gusto e della committenza tra Seicento e Settecento».


«Alla luce del protocollo d’intesa che unisce le città di Ancona, Ascoli Piceno e Camerano per queste celebrazioni – ha dichiarato Marta Paraventi Assessore alla Cultura del Comune di Ancona – anche nel capoluogo verranno sviluppate iniziative e progetti collaterali nel corso del 2025. Per il 2026, invece, è prevista una grande mostra che proseguirà le celebrazioni del 400º anniversario della nascita di Carlo Maratti, le quali continueranno fino al 2027».

approfondimento e specifiche tecniche della mostra

Carlo Maratti, un artista europeo nell’Urbe barocca

La figura di Carlo Maratti emerge con forza nel panorama della pittura barocca del secondo Seicento come quella di un maestro di sobrietà e misura, interprete di un classicismo profondamente aggiornato, capace di dare risposta alle esigenze religiose e ideologiche della Controriforma, pur rimanendo fedele a un ideale di bellezza nobile e armoniosa. La sua carriera, lunghissima e prestigiosa, lo vide protagonista assoluto della scena artistica romana dopo la scomparsa di Pietro da Cortona (1669) e Gian Lorenzo Bernini (1680), assumendo progressivamente il ruolo di caposcuola della pittura romana in età tardo-barocca.

Conteso da papi, cardinali, ambasciatori, collezionisti, aristocratici e monarchi, Maratti seppe incarnare un linguaggio pittorico divenuto canone: fu il ritrattista ufficiale di pontefici e alti prelati, dipinse pale d’altare destinate alle maggiori chiese barocche di Roma, da Santa Maria sopra Minerva a Sant’Andrea al Quirinale, e i suoi dipinti vennero richiesti da Genova a Palermo, da Pescia a Vienna. In particolare, fu il pittore prescelto della potente famiglia Altieri, per la quale realizzò, tra le altre opere, la grande allegoria della Clemenza nel soffitto dell’omonima sala di Palazzo Altieri.

I suoi ritratti erano ambiti anche dai viaggiatori del Grand Tour: i cosiddetti “milordi” inglesi, durante la permanenza a Roma, si contendevano il privilegio di essere immortalati dal “gran Maratti”, come veniva soprannominato per la sua fama in tutta Europa.


L’incisione come mezzo di diffusione e consacrazione

L’aspetto centrale e innovativo messo in luce dalla mostra riguarda il rapporto fra produzione pittorica e circolazione delle immagini attraverso la stampa. Maratti fu infatti tra i primi pittori romani a valorizzare l’incisione come strumento di riproduzione e di divulgazione controllata del proprio repertorio figurativo. In vita, seguì e supervisionò la trasposizione calcografica di oltre 400 incisioni tratte da suoi disegni e dipinti, e realizzò anche un piccolo ma prezioso corpus di 13 incisioni originali, giovanili, tutte presenti nella mostra.

Queste incisioni, eseguite da celebri incisori come Robert van Audenaerde, Nicolas Dorigny, Jacob Frey, Pietro Aquila, Cesare Fantetti, garantirono al linguaggio marattesco un’ampia diffusione nelle corti europee, nelle accademie artistiche e nei circuiti collezionistici, ben prima dell’invenzione della fotografia. In molti casi, le incisioni venivano commissionate prima ancora che il dipinto originale fosse collocato nell’altare di destinazione, o spedito in sedi lontane, come accadde ad esempio per: la Morte di san Francesco Saverio, destinata alla chiesa del Gesù a Roma; il Transito di San Giuseppe, commissionato dall’imperatrice Eleonora d’Asburgo e oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna; la Madonna del Rosario per l’Oratorio di Santa Cita a Palermo.

Altre opere, chiuse in collezioni private, come quelle di Niccolò Maria Pallavicini, suo maggiore mecenate, videro nella stampa l’unico mezzo per diventare pubbliche.


La mostra come progetto culturale e scientifico

Questo progetto rappresenta un raro esempio di mostra monografica sull’opera incisoria di Maratti, costruita con metodo scientifico e filologico. L’iniziativa non si limita a una celebrazione retorica, ma si pone come strumento di ricerca, divulgazione e valorizzazione patrimoniale. Le opere esposte, molte delle quali inedite al grande pubblico, gettano nuova luce sulla funzione della stampa d’arte nel Seicento, intesa non solo come riproduzione ma come amplificazione simbolica del prestigio dell’artista.


Le opere in mostra: un percorso in quattro sezioni

La mostra propone 44 incisioni, accuratamente selezionate secondo criteri filologici e documentari, divise in quattro sezioni tematiche:

SEZIONE A – Incisioni originali di Carlo Maratti

Comprende le 10 incisioni autografe dell’artista, rare e preziose, tutte provenienti da Camerano.

SEZIONE B – Incisioni da pale famose di Maratti

Capolavori incisori derivati dalle sue grandi pale d’altare, realizzati dai più celebri calcografi europei. Documentano la funzione propagandistica dell’incisione nell’affermazione del “modello Maratti” in Europa.

SEZIONE C – Incisioni per frontespizi o illustrazioni librarie

Prove raffinate di come il disegno marattesco si prestasse a illustrare opere letterarie, teologiche e scientifiche, spesso legate a committenze accademiche o ecclesiastiche.

SEZIONE D – Soggetti legati all’Accademia dell’Arcadia

Maratti fu una figura chiave dell’ambiente intellettuale romano e dell’Accademia dell’Arcadia: questa sezione illustra soggetti tratti dalla storia antica e dalla mitologia, riletti in chiave morale e allegorica.


APPENDICE – ELENCO COMPLETO DELLE OPERE IN MOSTRA

Totale opere in mostra: 44 incisioni.
Provenienza: Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, Collezione del Comune di Camerano, Biblioteca Comunale “Romolo Spezioli” di Fermo.

SEZIONE A – Incisioni originali di Carlo Maratti

(Provenienza: Camerano)

Carlo Maratti, Madonna Assunta

Carlo Maratti, Annunciazione

Carlo Maratti, Sacra Famiglia e due angeli

Carlo Maratti, Madonna con il Bambino e san Giovannino

Carlo Maratti, Madonna con il Bambino e la Maddalena

Carlo Maratti, Sposalizio mistico di Santa Caterina

Carlo Maratti, Adorazione dei Magi

Carlo Maratti, Visitazione

Carlo Maratti, Nascita della Vergine

Carlo Maratti, Martirio di Sant’Andrea (da Domenichino)

SEZIONE B – Incisioni da pale famose di Maratti

(Provenienze: Fermo, Ascoli Piceno)

Nicolas Dorigny, Madonna con i Santi Ignazio e Carlo Borromeo
  (Roma, Chiesa Nuova – Fermo, FC s 1328)

Nicolas Dorigny, La Madonna appare a S. Stanislao Kostka
  (Roma, S. Andrea al Quirinale – Fermo, FC s 1331)

Robert van Audenaerde, Annunciazione
  (Roma, Quirinale – Fermo, FC s 1814 o 1831)

Robert van Audenaerde, Morte della Vergine
  (Roma, Villa Torlonia – Fermo, FC s 1815)

Pietro Aquila, San Pietro presenta alla Vergine i nuovi santi canonizzati
  (Roma, S. Maria sopra Minerva – Fermo, FC s 2243, 2244 o 2245)

Francesco Faraone Aquila, La Vergine presenta San Carlo a Cristo
  (Roma, Ss. Ambrogio e Carlo – Fermo, FC s 2962)

Jacob Frey, Morte di san Francesco Saverio
  (Roma, chiesa del Gesù – Fermo, FC s 2436)

Robert van Audenaerde, Martirio dei santi Biagio e Sebastiano
  (Genova, S. Maria in Carignano – Fermo, FC s 1812)

Robert van Audenaerde, San Filippo Neri in estasi
  (Pescia, San Domenico – Fermo, FC s 3406)

Robert van Audenaerde, Madonna del Rosario e Santi
  (Palermo, Oratorio di Santa Cita – Ascoli Piceno, inv. 11070)

Cesare Fantetti, Transito di San Giuseppe
  (Vienna, Kunsthistorisches Museum – Fermo, FC s 2359)

Jacob Frey, Martirio di Sant’Andrea
  (Fermo, FC s 2439 o 2440)

Jacob Frey, Immacolata
  (Fermo, FC s 2442)

Robert van Audenaerde, Sant’Antonio
  (Fermo, FC s 1825 o 1826)

Robert van Audenaerde, Pietà (da dipinto perduto)
  (Fermo, FC s 1823 o 1824)

Robert van Audenaerde, Allegoria di Inverno e Primavera (da dipinto perduto)
  (Fermo, FC s 817 o 1818)

SEZIONE C – Incisioni per frontespizi o illustrazioni di libri

(Provenienze: Fermo, Ascoli Piceno)

Guillaume Vallet, Fasti senesi
  (Fermo, FC s 1259)

Copia da Cornelis Bloemaert, Presentazione al Tempio
  (Ascoli Piceno, 6835)

Pietro Aquila, Annibale Carracci solleva la pittura
  (Fermo, FC s 2241)

Gian Giacomo Frezza, I quattro Evangelisti
  (Fermo, FC s 2454)

Farjat, Ritratto di Raffaello (edito da Jacob Frey)
  (Fermo, FC s 2804)

SEZIONE D – Incisioni di soggetti legati all’Accademia dell’Arcadia

(Provenienze: Fermo, Ascoli Piceno)

Jacob Frey, Cleopatra
  (Fermo, FC s 2434)

Jacob Frey, La vestale Tuccia
  (Fermo, FC s 2435)

Robert van Audenaerde, Betsabea
  (Ascoli Piceno, 1629)

Robert van Audenaerde, David
  (Fermo, FC s 1832)

Robert van Audenaerde, Isacco
  (Fermo, FC s 1819 o 1820)

Robert van Audenaerde, Rebecca
  (Fermo, FC s 1827)

Robert van Audenaerde, Maddalena
  (Fermo, FC s 1828)

Andrea Procaccini, Clelia attraversa il Tevere
  (Ascoli Piceno, inv. 11070)

Gerolamo Ferroni, Giuseppe e la moglie di Putifarre
  (Fermo, FC s 2378)

Gerolamo Ferroni, Giosuè
  (Fermo, FC s 2379)

Gerolamo Ferroni, Giuditta
  (Fermo, FC s 2380)

Gerolamo Ferroni, Miriam
  (Fermo, FC s 2381)




Inaugurata al Castello della Rancia di Tolentino la 33° edizione della Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte. Ecco tutti i premiati

Inaugurata al Castello della Rancia di Tolentino la mostra con una selezione delle opere partecipanti, oltre alle vincitrici, della 33° edizione della Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte. Due le esposizioni collaterali: una dedicata alle opere “storiche” di celebri artisti intitolata “Miumor Best. Una selezione dal Museo dell’Umorismo nell’Arte” allestita nelle sale dello storico maniero che si trasforma in capitale dell’umorismo mondiale. Inoltre a Palazzo Sangallo, centro città, da non perdere, la mostra “50 anni di Premio Mari. Caricature 1975 – 2025” che invece presenta le caricature vincitrici del Premio Mari. 


La giornata inaugurale, dopo l’inaugurazione delle mostre, ha richiamato il pubblico delle grandi occasioni per la cerimonia di premiazione a cui hanno presenziato alcuni degli artisti vincitori, oltre al Direttore artistico Enrico Maria Davoli. Applauditissimo lo spettacolo di Max Paiella, disegnatore, autore, cantante, attore, doppiatore, famoso per la sua partecipazione al programma radiofonico di Radio Rai “Il Ruggito del Coniglio” a cui è stato anche conferito il prestigioso premio “Accademia dell’Umorismo 2025” che in passato era stato conferito, tra gli altri, a Mordillo, Tullio Altan, Oreste del Buono, Emilio Giannelli, Jean Michel Folon, Michele Serra, Ronald Searle, Bruno Bozzetto, Pablo Echaurren, Ro Marcenaro, Arturo Brachetti, Luca Beatrice.


Una gaffe, un errore, un lapsus, un’azione maldestra. Ecco che un discorso, una situazione, un contesto diventano comici, a volte ridicoli o grotteschi, sempre esilaranti. La reazione di chi vi assiste, inevitabile e impietosa, è la risata, pura e sadica. Come l’umorismo.


E’ proprio “La comicità involontaria” il tema scelto per la 33ma Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, lo storico concorso a premi organizzato dal Comune di Tolentino che si articola in due sezioni, una dedicata all’arte umoristica sul tema dato, l’altro alla caricatura di personaggi illustri. Hanno partecipato 460 artisti contemporanei da tutto il mondo, di cui 377 maschi e 83 femmine, in rappresentanza di 59 nazioni, di tuti i continenti che hanno inviato 1.472 opere inedite.


Queste le nazioni e gli artisti partecipanti per ogni stato: Algeria 1; Angola 1; Arabia Saudita 1; Argentina 4; Armenia 1; Australia 1; Austria 11; Bangladesh 3; Belgio 16; Bielorussia 1; Brasile 2; Bulgaria 1; Canada 1; Cile 1; Cina 24; Colombia 4; Croazia 3; Cuba 3; Cypro 1; Ecuador 1; Egitto 3; Estonia 2; Francia 5; Germania 5; Giordania 1; Gran Bretagna 3; Grecia 3; India 10; Indonesia 9; Iran 51; Irlanda 2; Israele 4; Italia 140; Macedonia 1; Malesia 1; Marocco 2, Messico 3; Nicaragua 1; Norvegia 1, Olanda 1, Perù 6; Polonia 6; Portogallo 5, Repubblica Ceca 4, Romania 18; Russia 11; Serbia 16; Siria 1, Slovacchia 3; Slovenia 2; Spagna 18; Stati Uniti 4; Svezia 1; Svizzera 2; Turchia 19; Ucraina 10; Ungheria 2; Uruguai 2; Uzbekistan 1.


La Giuria della 33^ Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte –2025 era composta da:

Davoli Enrico Maria Direttore artistico della Biennale, Storico dell’arte, docente di Storia dell’Arte Contemporanea e di Storia del Design all’Accademia di Belle Arti di Bologna; Gualandri Andrea Educatore atelierista; Mccourt John Rettore dell’Università di Macerata (2022-2028), Professore ordinario di Letteratura inglese; Nannini Matteo Pittore, illustratore, fumettista; Pezone Ilaria Docente di “Linguaggi e tecniche dell’audiovisivo” presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, Regista, Montatrice, Operatrice Video; Semprini Roberto Designer, Architetto, Docente Universitario, Direttore Artistico; Tonelli Agnese Curatrice, Educatrice Museale, Esperta in Museologia.

Sono state 969 le opere partecipanti alla sezione “Premio Internazionale Città di Tolentino” dedicato all’arte umoristica sul tema “La Comicita’ Involontaria”. Sono state, invece, 503 le opere partecipanti alla sezione “Premio Luigi Mari” dedicato al ritratto caricaturale di personaggi illustri. A seguito di puntuale esame delle opere pervenute, secondo il metodo della collegialità e piena condivisione, la giuria ha assegnato i seguenti premi e ha deciso di conferire menzioni di merito.


SEZIONE “PREMIO INTERNAZIONALE CITTÀ DI TOLENTINO” DEDICATO ALL’ARTE UMORISTICA

1° Premio – Vincitore della Biennale 2025: KEYVAN VARESI (IRAN) con l’opera ‘MURDER AND JOKER’.

Motivazione:

“Per l’intonazione fresca e spontanea, nel solco della grande tradizione occidentale che identifica

nella figura del giullare il rovescio del potere e della sopraffazione”


2° Premio:

MARCO D’AGOSTINO (ITALIA) con l’opera ‘IL SORRISO DELLA BANANA’

Motivazione:

“Per l’abilità di riconvertire un luogo comune della comicità in un personaggio vivo e parlante,

intelligentemente autoreferenziale”


3° Premio:

OKTAY BINGOL (TURCHIA) con l’opera ‘BURKA PHOTO’

Motivazione:

“Per la sofisticata e dolente umanità, che nasce dall’accostamento di due dispositivi di segno

opposto e complementare: l’uno all’insegna dell’occultamento, l’altro della visione”.

Segnalazione per il significativo livello artistico e umoristico alle seguenti opere:

‘LIBERTINAGGI’ dell’artista WERTHER GERMONDARI (ITALIA)

‘S.T.’ dell’artista KONSTANTIN KAZANCHEV (UCRAINA)


“PREMIO LUIGI MARI” DEDICATO AL RITRATTO CARICATURALE DI PERSONAGGI ILLUSTRI

1° Premio ex-aequo:

MONICA RUIZ (SPAGNA)

con l’opera ‘BILLIE EILISH’

Motivazione:

“Per l’immediatezza e aggressività della resa grafico-pittorica, che conferisce inedite valenze a un

volto di volitiva, penetrante espressività”


1° Premio ex-aequo:

ZHU SHAOWEI (CINA)

con l’opera ‘JORGE LUIS BORGES’

Motivazione:

“Per l’originale soluzione tecnica, sapientemente adattata alla personalità complessa e

interrogativa del grande scrittore argentino”.


Segnalazione per il significativo livello artistico e umoristico alle seguenti opere:

‘ALBERTO SORDI’ dell’artista MARCO BERGAMI (ITALIA)

‘CHARLES MONROE SCHULTZ’ dell’artista JALIL SABERI (IRAN)


Si ricorda che sono due le esposizioni straordinarie allestite per Biumor 2025 oltre alla selezione di alcune opere partecipanti al concorso: “Miumor Best. Una selezione dal Museo dell’Umorismo nell’Arte” è una esposizione di opere datate tra XVIII e XX secolo, allestita nello storico Castello della Rancia. Il criterio di scelta ha voluto privilegiare l’offerta di curiosità e testimonianze riguardanti i più celebri personaggi attivi non solo nel mondo delle arti figurative, ma anche della letteratura, del giornalismo, del teatro, del cinema e dell’intrattenimento in genere, presenti nelle collezioni del Miumor. A loro volta, numerose opere hanno come soggetto personaggi celebri della storia recente e meno recente delle arti, del costume e dello spettacolo.


In memoria del fondatore nasce il Premio Luigi Mari che dal 1975, con una pausa dal 2005 al 2013, ha accompagnato la storia della Biennale dell’Umorismo e quest’anno, a cinquant’anni dalla sua istituzione, i venti vincitori sono in mostra l’uno vicino all’altro nella sala del Museo Internazionale dell’Umorismo che li ospita stabilmente, a Palazzo Sangallo, in centro città. Attraverso 50 anni di caricature possiamo ricostruire lo spirito dei tempi, riconoscere attori, artisti, politici o personaggi pubblici, valutarne la popolarità, capire i valori che incarnavano e cosa invece i caricaturisti volevano disvelare.


La 33° edizione della Biennale dell’Umorismo è organizzata dal Comune di Tolentino, Assessorato alla Cultura con il patrocinio di Regione Marche e Provincia di Macerata, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, sponsor tecnici Design Terrae e Poltrona Frau, sponsor Systematica.

La Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’arte rimarrà aperta fino al prossimo 6 gennaio 2026.

Orari apertura al pubblico:

Castello della Rancia: maggio/settembre, lunedì chiuso; dal martedì alla domenica dalle ore 10.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00; ottobre/aprile, lunedì chiuso; martedì e mercoledì dalle ore 14.30 alle ore 17.00 e dal giovedì alla domenica dalle ore dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle ore 17.00.


MIUMOR– Museo internazionale dell’Umorismo nell’Arte:

maggio/settembre, lunedì chiuso; martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 15.30 alle ore 19.00, venerdì, sabato e domenica dalle ore 10.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00; ottobre/aprile, lunedì chiuso; martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 15.00 alle ore 18.00 e venerdì, sabato e domenica dalle ore 10.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00.




Inaugurazione sabato 12 luglio alle 18 della 33° edizione della Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte di Tolentino in mostra al Castello della Rancia. Ospite Max Paiella

Il 12 luglio sarà inaugurata al Castello della Rancia la mostra con una selezione delle opere partecipanti, oltre alle vincitrici, della 33° edizione della Biennale. Due le esposizioni collaterali: una dedicata alle opere “storiche” di celebri artisti intitolata “Miumor Best. Una selezione dal Museo dell’Umorismo nell’Arte” allestita nelle sale dello storico maniero che si trasforma in capitale dell’umorismo mondiale. Inoltre a Palazzo Sangallo, centro città, da non perdere, la seconda mostra “50 anni di Premio Mari. Caricature 1975 – 2025” che invece presenta le caricature vincitrici del Premio Mari. 


Il programma prevede, nel pomeriggio, a partire dalle ore 18.00, l’inaugurazione delle esposizioni e alle ore 21.15, la serata delle premiazioni con lo spettacolo di Max Paiella, disegnatore, autore, cantante, attore, doppiatore, famoso per la sua partecipazione al programma radiofonico di Radio Rai “Il Ruggito del Coniglio”. Ingresso gratuito e servizio navetta gratuita da piazza della Libertà, area camper, al Castello della Rancia.


Questi gli orari delle navette: andata ore 17.30/18.30/19.30/20.30 partenza da piazza della Libertà; ore 17.45/18.45/19.45/20.45 area camper; arrivo al Castello della Rancia ore 18.00/19.00/20.00/21.00.

Ritorno ore 18.00/19.00/20.00/23.30 partenza dal Castello della Rancia; ore 18.15/19.15/20.15/23.45 area camper/arrivo a piazza della Libertà alle ore 18.30719.30720.30/24.00.


Una gaffe, un errore, un lapsus, un’azione maldestra. Ecco che un discorso, una situazione, un contesto diventano comici, a volte ridicoli o grotteschi, sempre esilaranti. La reazione di chi vi assiste, inevitabile e impietosa, è la risata, pura e sadica. Come l’umorismo.

E’ proprio “La comicità involontaria” il tema della 33ma Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, lo storico concorso a premi organizzato dal Comune di Tolentino.

Il concorso della Biennale si articola in due sezioni, una dedicata all’arte umoristica sul tema dato, l’altro alla caricatura di personaggi illustri. Hanno partecipato 460 artisti contemporanei da tutto il mondo in rappresentanza di 59 nazioni, di tuti i continenti che hanno inviato 1.472 opere inedite.


Come detto due esposizioni straordinarie oltre alla selezione di alcune opere partecipanti al concorso: “Miumor Best. Una selezione dal Museo dell’Umorismo nell’Arte” è una esposizione di opere datate tra XVIII e XX secolo. Il criterio di scelta ha voluto privilegiare l’offerta di curiosità e testimonianze riguardanti i più celebri personaggi attivi non solo nel mondo delle arti figurative, ma anche della letteratura, del giornalismo, del teatro, del cinema e dell’intrattenimento in genere, presenti nelle collezioni del Miumor. A loro volta, numerose opere hanno come soggetto personaggi celebri della storia recente e meno recente delle arti, del costume e dello spettacolo.


In memoria del fondatore scomparso nel 1974, nasce così il Premio Luigi Mari che dal 1975, con una pausa dal 2005 al 2013, ha accompagnato la storia della Biennale dell’Umorismo e quest’anno, a cinquant’anni dalla sua istituzione, i venti vincitori sono in mostra l’uno vicino all’altro nella sala del Museo Internazionale dell’Umorismo che li ospita stabilmente. Attraverso 50 anni di caricature possiamo ricostruire lo spirito dei tempi, riconoscere attori, artisti, politici o personaggi pubblici, valutarne la popolarità, capire i valori che incarnavano e cosa invece i caricaturisti volevano disvelare.


La 33° edizione della Biennale dell’Umorismo è organizzata dal Comune di Tolentino, Assessorato alla Cultura con il patrocinio di Regione Marche e Provincia di Macerata, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, sponsor tecnici Design Terrae e Poltrona Frau, sponsor Systematica.

“Il Portiere di Giorno” opera di Andrea Gualandri




Senigallia abbraccia Corto Maltese: un viaggio tra arte, mare e nuove generazioni. Installazioni al molo / la presentazione con video e foto

di Stefano Fabrizi

Senigallia si trasforma in una suggestiva rotta letteraria e artistica accogliendo Corto Maltese, l’iconico personaggio nato dalla penna di Hugo Pratt. Un’installazione senza precedenti, posizionata lungo il molo, riporterà il celebre marinaio lì dove più gli compete: di fronte al mare Adriatico, luogo che ha visto nascere il suo stesso creatore. L’iniziativa, promossa dalla società Cong SA, che dal 1984 gestisce l’intera opera di Pratt, segna l’inizio di un ambizioso progetto che culminerà con la prima edizione del Premio Hugo Pratt.

Un molo, cento blocchi, un’avventura

A partire da oggi, 9 luglio 2025, cento blocchi lungo il molo di Senigallia ospitano altrettante riproduzioni di vignette tratte da “Corto Sconta detta Arcana”. Un episodio emblematico che introduce i visitatori nel mondo avventuroso di Pratt, popolato dai suoi personaggi più iconici. L’idea di questa prima installazione, che rimarrà visibile fino all’anno prossimo, nasce dalla volontà di Giorgio Amadei, ideatore del progetto, di valorizzare un punto centrale della città con un’immagine innovativa e di grande impatto culturale. Le tavole, accuratamente selezionate, narrano l’inizio di un’avventura che vede Corto Maltese coinvolto dalle “lanterne rosse”, un viaggio che lo porta da Hong Kong a una spiaggia che potrebbe benissimo essere quella di Senigallia.

Il Premio Hugo Pratt: un trampolino di lancio per i giovani talenti

Il cuore dell’iniziativa è il Premio Hugo Pratt, un concorso internazionale rivolto alle scuole di fumetto europee. Con la partecipazione di oltre sei nazioni e un’ampia adesione da parte degli studenti, il premio si propone di scoprire e valorizzare i nuovi talenti del fumetto. Le opere dei finalisti e dei vincitori saranno esposte in una mostra alla Rocca, affiancate da riproduzioni dell’opera di Pratt per far conoscere al pubblico il grande autore. La premiazione si terrà a fine ottobre, con la presenza dei vincitori e l’organizzazione di un evento dedicato a celebrare l’autore, il personaggio e le nuove promesse del fumetto.

Un aspetto fondamentale del premio, sottolineato da Giorgio Amadei, è la possibilità per i giovani vincitori di vedere le proprie opere pubblicate e distribuite nelle librerie Mondadori, grazie alla sponsorizzazione di Rizzoli Lizard, casa editrice che pubblica l’intera opera di Hugo Pratt. Un’opportunità concreta per questi ragazzi di avviare la loro carriera nel mondo editoriale.

https://youtu.be/5Afi8eaf2nw

Senigallia tra cultura, turismo e valorizzazione del territorio

Per il Comune di Senigallia, l’iniziativa rappresenta una grande opportunità per arricchire l’offerta culturale e turistica della città. Come evidenziato dal sindaco Massimo Olivetti, l’evento unisce l’alto valore culturale dell’opera di Hugo Pratt con un messaggio rivolto ai giovani, dimostrando l’attenzione della città verso le nuove generazioni. L’installazione sul molo, definita “geniale” dall’amministrazione, offre una nuova e accattivante immagine di Senigallia, differenziando ulteriormente la sua proposta estiva e autunnale, che spazia dalla musica allo sport, fino alla cultura e ai giovani.

Anche l’assessore al porto Elena Campagnolo ha espresso la sua soddisfazione per l’iniziativa, che permette di presentare il porto in una veste culturale, rendendolo ancora più affascinante e anticipando importanti lavori di riqualificazione. Stessa lunghezza d’onda per l’assessore al turismo Simona Romagnoli.

La titolare della Pico Print, azienda che ha curato l’allestimento dei blocchi, ha ringraziato per l’opportunità di partecipare a questo progetto innovativo.

Lidia Salerno, responsabile di Rizzoli Lizard, ha sottolineato l’importanza di diffondere la conoscenza di un autore come Pratt, capace di parlare a diverse generazioni e di continuare ad affascinare i giovani, anche attraverso iniziative come quella sul molo.

Marco Steiner, scrittore e collaboratore di Hugo Pratt, ha enfatizzato come Corto Maltese sia un invito non solo al viaggio, ma anche alla curiosità, alla cultura, all’apertura mentale e alla fantasia. Il Premio Hugo Pratt, con la sua dimensione internazionale, rappresenta un’importante spinta per la cultura contemporanea e per l’educazione dei giovani, incoraggiandoli a esplorare e conoscere.

Anche il comandante del porto di Senigallia, Salvatore Valente, ha espresso il suo legame con l’immagine del marinaio viaggiatore e la speranza che l’installazione possa durare a lungo e magari essere ampliata, creando ulteriori spazi culturali all’interno del porto.

https://youtu.be/n3GJISouV4I

L’installazione di Senigallia, visibile fino all’anno prossimo, promette di essere solo l’inizio di un lungo e affascinante viaggio nel mondo di Corto Maltese e di Hugo Pratt, con l’obiettivo di celebrare l’eredità di un grande autore e di ispirare le future generazioni di narratori per immagini.


“Il porto racconta Corto in 100 blocchi”




Giovanni Schiaroli, poesia e memoria nel paesaggio marchigiano

di Stefano Fabrizi

Giovanni Schiaroli è nato nel 1949 a Filetto di Senigallia, dove tuttora vive e lavora. Autodidatta, ha costruito la propria ricerca artistica guardando alle bellezze delle Marche, intrecciando ricordo e immaginazione. Le sue tele raccontano un profondo legame con il territorio e un’intensità emotiva che nasce dalla riflessione sulla natura e sull’esperienza umana.

Formazione e stile

Schiaroli non ha seguito un percorso accademico tradizionale, ma ha sviluppato un linguaggio figurativo unico, caratterizzato da una narrazione visiva chiara e poetica. Il suo lavoro fonde la rappresentazione realistica del paesaggio con un’atmosfera sognante, dove i colori diventano veicolo di emozioni. La materia pittorica è spesso densa, stratificata, e invita lo spettatore a perdersi nei dettagli. Le radici di Schiaroli affondano nella tradizione figurativa italiana e nel paesaggio marchigiano. La natura diventa protagonista emotiva e simbolica, non semplice sfondo. La componente introspettiva, dedicata alle ansie e alle speranze dell’uomo, rende la sua pittura un viaggio nell’anima.

Principali mostre

  • Anni ’70–’90: partecipazione a numerose collettive in Italia ed Europa.

  • Attività espositiva:

    – Ha esposto in numerose mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero, a partire dagli anni ’70.

    – Nel 2000 a Roma in occasione del Giubileo

    – Nel 2022 è stata celebrata la sua carriera con la mostra “Giovanni Schiaroli – 50° Anniversario” presso il Palazzetto Baviera di Senigallia.

    – Nel 2023 ha presentato la mostra “Il viaggio immaginario – Sulle tracce del poeta Giacomo Leopardi” a Parigi

    – Nel 2025 a Lodra che chiuderà a ottobre.

Giovanni Schiaroli, Barche al Ciarnin

Influenze artistiche

Le influenze artistiche di Giovanni Schiaroli non sono sempre dichiarate esplicitamente, ma si possono intuire osservando il suo stile e il contesto culturale in cui si è formato. Tuttavia, alcune fonti locali suggeriscono un legame ideale o generazionale con altri artisti marchigiani e senigalliesi, tra cui:

 

Mario Giacomelli – Fotografo e artista visivo di Senigallia, noto per i suoi paesaggi poetici e intensamente espressivi. Giacomelli usa il bianco e nero per raccontare l’anima dei luoghi e delle persone, con un’estetica cruda e poetica.  La sua sensibilità per il territorio e l’interiorità umana potrebbe aver ispirato Schiaroli, soprattutto nella resa lirica del paesaggio. Schiaroli traduce emozioni simili in pittura, con colori intensi e una materia pittorica densa. In questo caso ci troviamo ad analizzare un linguaggio fotografico “contro” uno pittorico, ma entrambi condividono una forte introspezione.

 

Enzo Cucchi – Esponente della Transavanguardia italiana, originario delle Marche. Cucchi adotta un linguaggio espressivo, visionario e spesso provocatorio, con riferimenti mitologici e simbolici forti. Schiaroli, pur condividendo una certa tensione simbolica, mantiene una figurazione più lirica e narrativa, legata alla memoria e al paesaggio reale. La differenza chiave: Cucchi è più sperimentale e astratto, Schiaroli più evocativo e radicato nella realtà.

 

 

In conclusione

Tutti condividono l’idea di riportare l’uomo e le emozioni al centro dell’arte. Tuttavia, Schiaroli si distingue per una pittura più narrativa e legata alla tradizione figurativa, mentre altri membri del gruppo esplorano anche scultura e installazioni. Schiaroli, comunque, rimane più classico e poetico, mentre gli altri più sperimentali nei linguaggi. Schiaroli, in conclusione, si distingue per la sua coerenza stilistica, la fedeltà alla pittura figurativa e la capacità di trasformare il paesaggio marchigiano in un luogo dell’anima.




Visti da vicino di Lorenza. Simone Cantarini e il suo altro da sé a Urbino: una mostra da non perdere

di Lorenza Cappanera*

E’ quando torno a Urbino che entro in una sorta di dimensione fiabesca che mi ricorda non solo i miei anni giovani. “Gli dei hanno fatto sì che la vita fosse agli uomini nascosta”, diceva Esiodo. Non siamo noi i padroni del vapore, spesso conduciamo esistenze che non sono le nostre e lo capiamo solo alla fine dei giochi, quando ormai il grosso è fatto, e vorremmo ricominciare tutto daccapo, anche se non sappiamo esattamente come. Ecco, Urbino e il suo palazzo mi da’ la dimensione della storia di un potere e della sua disfatta, degli uomini che afferrano ma poi come tutti sono destinati a lasciare, del trionfo ma anche della caduta. Che cosa è rimasto alla fine? L’arte. 

L’ arte passa di museo in museo, di casa in casa, da un proprietario all’ altro e tradisce il suo messaggio. E non è poco. Se ognuno di noi potesse lasciare un Piero della Francesca prima di incontrare il Padreterno sono sicura che ci accorderebbe una pena minore da scontare prima di varcare la soglia del Paradiso. 

Ormai Urbino è una garanzia, mi dico. E’ una delle poche realtà marchigiane capaci di competere con i contenitori museali di grande respiro come Firenze o Venezia, commuove per la sua incredibile capacità di raccontare l’ arte e di promuoverla, con un senso di consapevolezza che la rende autonoma e slegata da un certo provincialismo che investe il carattere di tutto il resto della regione. Urbino è altro, e quando lo dico intendo quell’ altro raccontato da Paolo Volponi nei suoi libri, da Baldassar Castiglioni, da Leon Battista Alberti attraverso la sua architettura o Raffaello, la fila degli artisti e’ incredibilmente lunga tanto da chiedermi chi è il Dio che ha illuminato questa piccola cittadina incastonata fra le alte colline delle Cesane, dove tra l’ altro viveva e tuonava l’ Alce Nero di Gino Girolomoni. 

Questa di Simone Cantarini  ( nato a Pesaro nel 1612 e morto a Verona nel 1648) è una mostra sorprendente dedicata ad un pittore sorprendente. Un pittore pesarese, ma sempre legato a Urbino, vissuto  al limite della caduta temporale del proprio ducato, infatti siamo alla consegna delle chiavi da parte del  Della Rovere, ormai senza più eredi, al potere papale. Non è un pittore facile, nonostante la sua compiaciutissima  mano, e comunque un uomo complesso, per certi versi caravaggesco, dalla forte personalità e sempre controversa, in cerca di un se’ che comunque era già spiccato, solo che non lui  lo vedeva, come accade a molti. Curioso per un pittore no? Forse se fosse vissuto piu’ lungo avremmo assistito alla sua vera metamorfosi, alla liberazione totale di  schemi e dettami impartiti come leggi non confutabili provenienti da certe scuole, vagamente percepibili nelle ultime opere prima della sua misteriosa morte. 

L’arte che cos’è’ in fondo? E’ il linguaggio dell’ anima, ecco perché il suo massimo potere consiste nella sorpresa che disorienta: la sua missione è sconquassare il banale, in primis quello che appartiene al pittore. Mentre attraverso le sale della curatissima mostra mi  piace pensare che ogni volta  che Cantarini  prendeva in mano il pennello avesse idea di contestare tutto quello che finora gli era stato insegnato, il suo mentore ,  Guido Reni, disse di lui che era un ingrato. E Cantarini finirà per ritrarlo in una versione confusa, quasi imbarazzante per il grande artista  che era: stanco e vecchio, in espressione smarrita, e difatti incapace  di apprezzare davvero il  genio del suo alunno ,  forse ne era geloso? 

Cio’ che colgo di Simone Cantarini è che e’ un grande ritrattista  , rimango basita davanti a Eleonora Albani Tomasi, al suo sguardo penetrante e ringhioso, così diverso dalle solite nobildonne dell’ epoca. Il fatto che sia in grembiule non mi scoraggia dal pensare che doveva possedere un grande carattere, per niente dimesso nonostante tenga un rosario in legno tra le mani ,non  mi faccio fregare da questo gesto : ho persino la sensazione che al suo orecchio  sinistro uno strano spiritello le sussurri qualcosa e che lei lo ascolti e voila’ il motivo  di quell’ espressione!  Cerco di fotografarlo più volte  e vedo come due occhi e una testa obliqua: un geist petulante e maligno, che la mette sull’ attenti. Eleonora ha sessantre anni all’ epoca del ritratto, ormai è una nobildonna abituata all’ imprevedibilità della vita e ad assumersene il comando. Si tratta di un ritratto moderno che non lascia spazio al sogno ma al controllo di ciò che possiede, quel rosario potrebbe essere un pallottoliere – d’ altronde la sua famiglia è potentissima – se non avesse avuto il velo avrei giurato fosse un uomo. 

La sensazione è che Simone Cantarini sappia  di essere un pittore ma sa anche di non conoscere realmente la sua anima, per questo è un inquieto, nel ritrarsi lui stesso si infila tra le dita un lapis e un quaderno: se proprio deve essere un’ artista allora e’ prima di tutto un poeta, ed è per questo che in certe  tele si raccolgono accenni di suoi  versi e il suo altro da sé è ritratto mentre infila il pennello e i colori tra le dita di una giovane donna , la sua parte presa  di lato, come colta di sorpresa, in modalità defilata.  

Poi le varie versioni di San Girolamo, perso nel deserto ma ritrovatosi nelle parole di Dio, quelle del giovane Barberini, indeciso sul come ritrarlo, si tratta di un coetaneo potente, a cui è stato affidato il ducato, vuole immortalarlo in  vari aspetti, tutti ugualmente importanti, caso mai una non andasse bene subito gliene rifila un’ altra e poi un’ altra ancora, in fondo ha imparato come giostrarsi, forse è questo che dà fastidio al suo maestro. 

Finisce che la parte più interessante è proprio alla conclusione della mostra, con i soggetti meno marcati, quasi abbozzati. Forse un anticipatore della pittura moderna? Si dice che ogni pittore consegni la fiaccola  a qualcun’ altro, come Raffaello continuò’ il Perugino e Tiziano continuò Giorgione, e per me quello che rimane infine di questo autore è la sua capacità di percezione il che lo rende automaticamente un antesignano, un precursore della modernità moderata.

*Lorenza Cappanera, ama le Marche e le fa conoscere al mondo attraverso le sue case e i suoi scritti. Il suo sito marchecountryhomes.com è conosciuto in tutto il mondo.  Il suo blog lemiemarche.it   racconta dei tesori e della gente  di questa regione.




La mostra fotografica interattiva “Pictures Of You” di Henry Ruggeri ad Ancona dal 2 al 13 luglio in una special edition con un approfondimento sui Ramones

La mostra fotografica interattiva “PICTURES OF YOU” arriva ad ANCONA da oggi, mercoledì 2luglio, fino al 13 luglio presso la Mole Vanvitelliana (Banchina Giovanni da Chio 28), dove sarà presentata in Special Edition, con un approfondimento sui RAMONES, gruppo con cui il fotografo Henry Ruggeri ha avviato la sua carriera.


Oltre alle foto della mostra “Pictures of You” sarà presente uno spazio di approfondimento dedicato ai Ramones con altre immagini di Henry Ruggeri e i disegni di Marky Ramone della mostra “Marky Goes Mental”.


La mostra sarà visitabile dalle ore 17.00 alle ore 21.00 (lunedì chiuso). Oggi alle ore 18.30 ci sarà l’evento di inaugurazione con Chiara Buratti, Mauro Ermanno Giovanardi e Rebel House. Mentre il 12 luglio, sempre alle ore 18.30, ci sarà l’evento di chiusura con il fotografo Henry Ruggeri.


I biglietti per accedere alla mostra si possono acquistare in loco, alla biglietteria della Mole Vanvitelliana. Il biglietto intero ha un costo di 8 euro, quello ridotto di 5 euro. Hanno diritto al biglietto ridotto residenti, studenti, over 65, under 25 e possessori di card: Feltrinelli, Coop, Marche Teatro, iscritti al FAI, Italia Nostra, Touring Club e ICOM, soci ACI / famiglie con minori al seguito. La riduzione è prevista inoltre per coloro che pranzano in un ristorante di Ancona, hanno soggiornato almeno una notte nelle strutture ricettive marchigiane o visitano la mostra con un accompagnatore residente nel Comune di Ancona. Il biglietto è gratuito perunder 16, giornalisti muniti di tesserino, guide turistiche iscritte all’albo nazionale, ospiti, per almeno 2 notti, nelle strutture ricettive di Ancona, disabili e accompagnatori.


Presentata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ancona la mostra vede la partnership di Assemblea Legislativa delle Marche e Ancona Servizi ed è patrocinata dalla Fondazione Marche CulturaREBEL HOUSE,promoter dell’evento espositivo, è un’impresa creativa costituita da Mattia Priori e Serena Pierfranceschi. Una vera e propria azienda che produce eventi culturali, e che vanta all’attivo numerosi concerti e un festival di musica e marineria realizzato nella Città di Fano.


«La mostra – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Ancona Marta Paraventi – inaugura nel momento in cui inizia la stagione estiva della Mole Vanvitelliana con l’Arena Cinema e il punto ristoro gestito da ARCI: una mostra unica nel suo genere, ricca di suggestioni visive e musicali, che trasportano il pubblico nel magico mondo dei concerti dal vivo, sapientemente catturato da Henry Ruggeri e raccontato dal compianto Massimo Cotto. Un evento reso possibile con il sostegno dell’Assemblea legislativa delle Marche


Pictures of you” è composta da più di 50 fotografie scattate da Henry Ruggeri ad artisti iconici del mondo della musica, come Pearl Jam, Foo Fighters, Rolling Stones, Ramones, Madonna e tanti altri. Grazie alla tecnologia fornita dall’app Notaway®, inquadrando ogni fotografia, appariranno direttamente sul telefono dei visitatori in realtà aumentata i contributi video che erano stati realizzati appositamente da Massimo Cotto, tra le voci di più amate di Virgin Radio e protagonista della storia del giornalismo musicale. In questo modo lo spettatore potrà non solo ammirare le fotografie, ma anche conoscere curiosità e aneddoti degli artisti ritratti grazie allo storytelling unico del grande giornalista. 


All’interno della mostra ci sarà uno spazio dedicato ai Ramones, in cui verranno esposti anche i quadri della mostra “Marky Goes Mental. La sezione comprende una raccolta di sette disegni a pennarello realizzati da Marc Steven Bell, batterista e membro dello storico gruppo punk rock americano Ramones, noto al grande pubblico con lo pseudonimo di MARKY RAMONE che, per la prima volta, veste i panni di artista grafico, catapultando gli spettatori nel suo mondo colorato e ribelle, in pieno stile post-punk.


Tra le iniziative del progetto “PICTURES OF YOU” anche l’omonimo libro, edito da Gallucci Editore nella collana Sounds Good, con le fotografie di Henry Ruggeri e i testi di Massimo Cotto.


HENRY RUGGERI ha iniziato a “ritrarre la musica” nel 1988 fingendosi per fotografo professionista per conoscere i suoi idoli: i Ramones. Da quel giorno non ha più smesso. Oggi è il fotografo ufficiale di Virgin Radio e uno dei più seguiti fotografi “live” della scena musicale italiana (oltre 160.000 followers nei suoi profili social). Tra i gruppi fotografati troviamo Pearl Jam, Foo Fighters, Rolling Stones, Madonna, Guns N’ Roses, Muse, AC/DC, Ramones, REM, Kiss, U2 e tanti altri. Dal 2014 sta portando in giro per l’Italia una raccolta di foto e memorabilia che raccontano la sua carriera trentennale passata nei pit degli eventi rock più importanti avvenuti nel nostro paese. Ad oggi le mostre fatte sono oltre 50 con esibizioni in città come Napoli, Palermo, Roma, Cosenza, Treviso, Milano, Bassano Del Grappa, Taranto, Londra e Los Angeles.


Tutti i giorni dalle 18 alle 20:30 visita della mostra e del marciaronda (con vista su Ancona) con guida, su prenotazione, € 10 (minimo 10 persone), con possibilità di aperitivo presso The Mole – Caffè Letterario al prezzo di € 10 anziché € 15 (oppure mostra + aperitivo a € 15) (per prenotazioni: 333 6166898 – pinacoteca@anconaservizi.it). Reciprocità di ingresso ridotto tra mostra e Collezione Design del Museo Statale Tattile Omero.




ARCANA – Il Leone del Nuovo Orizzonte, le visioni eterne di Andrea da Montefeltro in mostra dal 5 al 26 luglio a Gabicce Mare

Dal 5 al 26 luglio 2025, la città di Gabicce Mare, affacciata sull’Adriatico e da sempre crocevia di bellezza e cultura, ospiterà una delle tappe più suggestive della mostra di scultura ARCANA – Il Leone del Nuovo Orizzonte, ideata e realizzata dal celebre scultore Andrea da Montefeltro. L’esposizione sarà allestita nella sede del Complesso Mississippi, direttamente sul Lungomare Cristoforo Colombo, in un dialogo profondo tra l’arte e il paesaggio costiero. L’inaugurazione ufficiale si terrà sabato 5 luglio alle ore 18.00, alla presenza delle istituzioni locali, dando il via a un’esperienza espositiva immersiva, ricca di significati simbolici, riferimenti storici e spirituali. Andrea da Montefeltro non è solo uno scultore: è un ricercatore, biologo molecolare, alchimista della materia, erede spirituale del Rinascimento. Cresciuto tra arte, scienza e filosofia, ha fatto della pietra il suo linguaggio. Insignito del prestigioso Premio Mondiale della Pace nell’Arte conferito dall’ONU, per l’opera Il Fuso della Pace. Le sue opere, presenti in collezioni pubbliche e private in Italia, Europa, Stati Uniti, Emirati Arabi, fondono estetica steampunk e geometria sacra, architettura e simbologia, evocando un tempo sospeso tra passato e futuro.


“Ogni mia scultura nasce da un sogno, da un archetipo che si sedimenta nel tempo e riaffiora attraverso la pietra. La pietra è memoria, ma è anche soglia: ci permette di entrare in contatto con ciò che non possiamo dire, ma solo intuire.”– Andrea da Montefeltro. L’evento è patrocinato e organizzato dal Comune di Gabicce Mare e Assessorato alla Cultura, con il patrocinio della Provincia di Pesaro e Urbino, dell’ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, e del Club per l’UNESCO, e l’UNPLI.


A curare l’allestimento e il percorso critico della mostra è Annalisa Di Maria, esperta d’arte, studiosa di Leonardo da Vinci e cultrice dell’estetica rinascimentale. Il suo sguardo guida il pubblico in un viaggio iniziatico, dove ogni opera è una chiave di lettura, una soglia verso un altro mondo. “La mostra Arcana è un intenso viaggio tra antico e moderno. Le sculture di Andrea da Montefeltro raccontano storie che arrivano da tempi remoti, ma che ci parlano del presente. La sua capacità di dare forma alla pietra in modo così simbolico e visionario lo rende un artista unico nel panorama contemporaneo.”– Annalisa Di Maria


Camminando lungo il mare, accanto alle opere scolpite, il visitatore si troverà immerso in un paesaggio che amplifica la forza della pietra: l’acqua e la roccia, il suono delle onde e il silenzio della materia, si fondono in un’esperienza che coinvolge i sensi e lo spirito. Ma ARCANA 2025 non si ferma a Gabicce Mare. In un progetto che intende valorizzare l’intero territorio, l’altra parte della collezione sarà visitabile fino a settembre presso il Castello della Porta di Frontone, nel cuore dell’Appennino marchigiano. Così, dalla costa all’entroterra, si snoda un itinerario che unisce mare e monte, pietra e mare, tradizione e avanguardia: la grandezza di una provincia che sa ancora parlare con la voce dell’arte. Una mostra, due anime, un unico orizzonte. ARCANA non è solo una mostra: è una chiamata al simbolo, al tempo, alla bellezza. È un invito rivolto ai viaggiatori dell’anima, a chi cerca nell’arte non solo la forma ma il significato.
Siete pronti a decifrare l’Arcano?


Dettagli e informazioni utili

 Sede: Complesso Mississippi, Lungomare C. Colombo, Gabicce Mare
 Date: 5 – 26 luglio 2025
Orari di visita: tutti i giorni, 9:00 – 12:30 e 16:00 – 19:00
Visite guidate: disponibili su prenotazione con l’autore per gruppi
Ingresso libero Per informazioni: 0541 454887  Email: info@visitgabicce.it




Sarà visitabile fino al 31 luglio 2025 a Montalto delle Marche, l’esposizione “nei giorni tersi”, dell’artista Anna Budkova

Sarà visitabile fino al 31 luglio 2025, presso Palazzo Paradisi a Montalto delle Marche, l’esposizione dal titolo “nei giorni tersi”, dell’artista Anna Budkova, nell’ambito di residenze, progetto diffuso di arte contemporanea che ha preso il via a dicembre 2024, e comprende i comuni di Montalto delle Marche, Monte Rinaldo e Monte San Martino, della Rete Museale “Metro museo dei Borghi di Marca”. La mostra è stata inaugurata alla presenza del sindaco di Montalto delle Marche Daniel Matricardi, del direttore della rete “Metro museo dei Borghi di Marca” prof. Tommaso Strinati, dell’artista Anna Budkovae del sindaco di Monte Rinaldo, Gianmario Borroni. L’esposizione, nello splendido contesto di Palazzo Paradisi di Montalto delle Marche, sarà aperta al pubblico gratuitamente tutti i sabati e domeniche, dalle ore 18.00 alle 20.00.

Specializzata nel paesaggio su tela e nell’incisione, con un occhio attento ai nuovi linguaggi e alle tecnologie della video-arte digitale, Anna Budkova è una dei tre talentuosi artisti (insieme a Ludovica Sitajolo e Carlos Atoche) protagonisti del progetto residenze, che la vede quindi esporre al Palazzo Paradisi di Montalto delle Marche, come restituzione finale del lavoro che l’artista stessa ha portato avanti nel territorio della rete museale “Metro museo dei Borghi di Marca”, su invito del direttore della rete Tommaso Strinati.

La mostra “nei giorni tersi” è quindi la restituzione di un’osservazione attenta ed empatica dei luoghi in cui l’artista ha vissuto in residenza. Un racconto che Anna Budkova – classe 1986, di origine moscovita ma da tempo cittadina italiana – ha iniziato partendo dalla memoria, dalle antiche mappe barocche della campagna picena delle quali ha elaborato piccoli dettagli che, combinati insieme, hanno dato luogo a paesaggi originali e freschi: un lavoro divertente e stimolante per l’artista, a partire dallo studio della tecnica usata dai cartografi per raccontare un territorio.

“Servendosi di un antico repertorio seriale, l’artista ha creato i suoi paesaggi, che sono in parte realistici in parte inventati, in parte ispirati agli scorci delle campagne di Montalto delle Marche, in parte rielaborazioni in cui accanto alle sagome degli antichi borghi compaiono anche incursioni della modernità. I visitatori inoltre noteranno che nelle opere compare spesso una sagoma deformata che rievoca la visione da lontano attraverso un binocolo. È questa la chiave di lettura della mostra: guardare oltre, lontano, con un binocolo immaginario che ci consente non solo di accorciare le distanze ma anche di travalicare il tempo” – ricorda il prof. Tommaso Strinati.

Il percorso del progetto “residenze” – dopo l’impegno di Ludovica Sitajolo che ha lasciato quattro installazioni a Montalto delle Marche, Monte Rinaldo e Monte San Martino, la mostra dal titolo “oltre i colli, il mare” in corso a Monte Rinado dove sono esposti, nel nuovo spazio di Casa Lupi-Vallerani, i bozzetti di Anna Budkova delle opere in mostra a Montalto delle Marche, e dopo la conclusione dell’esposizione di Anna Budkova appena inaugurata a Palazzo Paradisi – proseguirà poi dal mese di settembre 2025 con l’ultimo artista coinvolto, il peruviano street artist Carlos Atoche.

“Grazie al progetto “residenze” autori importanti e molto diversi tra loro si stanno trovando a lavorare in uno scenario da sempre caratterizzato dalla bellezza del paesaggio come elemento identitario, e ci stanno restituendo dei progetti imperdibili come quello che abbiamo inaugurato a Palazzo Paradisi e che sarà visitabile fino a fine luglio. Siamo quindi sempre più convinti della scelta di supportare con entusiasmo l’idea del prof. Strinati di far vivere l’arte nei nostri borghi attraverso esperienze immersive e contemporanee, e farlo in rete con altri comuni marchigiani è ancora più significativo” – racconta il sindaco di Montalto delle Marche, Daniel Matricardi.

“L’arte contemporanea torna ad essere protagonista nella Rete Museale grazie al progetto residenze voluto dal prof Strinati, uno strumento efficace attraverso il quale artisti diversi, di nazionalità e linguaggio, possono entrare in contatto con i nostri borghi veicolando la storia millenaria che li caratterizza con opere originali che richiamano la memoria, la storia e il riflesso che un’eredità culturale così importante mantiene nelle nostre comunità. Attraverso le antiche mappe del Piceno Anna Budkova ha saputo restituire una sua personale idea del paesaggio dove elementi tratti dalla realtà si fondono con dettagli storici di immediata lettura. A Monte Rinaldo è ancora in corso presso Casa Lupi-Vallerani la mostra “oltre i colli, il mare“ dove l’artista ha esposto i bozzetti preparatori della mostra inaugurata a Palazzo Paradisi ed alcune opere originali ispirate sempre al tema del paesaggio marchigiano” – sottolinea il sindaco di Monte Rinaldo, Gianmario Borroni.

“L’accostamento tra arte contemporanea e memoria del passato sta diventando, nei borghi storici della Rete Museale come in tanti altri borghi antichi d’Italia, un attrattore turistico e culturale che sempre di più caratterizzerà il nostro territorio, ricco di capolavori d’arte e architettura che riprendono vita grazie all’impegno di giovani autori messi a contatto col nostro vasto patrimonio. Il progetto residenze, curato dal prof Strinati, questa volta mette in campo Anna Budkova , artista di origini russe ma da tempo cittadina italiana, che del nostro territorio si è letteralmente innamorata, realizzando mappe e paesaggi che prendono spunto dal suo approccio con i nostri borghi e dallo studio delle antiche mappe barocche del Piceno. Il cortocircuito che si crea vedendo le opere della Budkova restituisce anche a noi – che questi luoghi viviamo quotidianamente come cittadini e amministratori – uno sguardo diverso sugli scorci e le atmosfere delle campagne marchigiane, che non smetteranno mai di essere il bene più prezioso che abbiamo il dovere di tutelare. – conclude il sindaco di Monte San Martino, Matteo Pompei.




Alla Torre di Moresco Centro Arti Visive inaugura il 28 giugno 2025 la personale di Matteo Costanzo dal titolo American Drumpf

Il TOMAV EXPERIENCE – Torre di Moresco Centro Arti Visive, in collaborazione con Ipsumars, inaugura negli spazi del Tomav di Moresco (FM) _ sabato 28 giugno 2025 ore 18 _ la personale di Matteo Costanzo dal titolo American Drumpf a cura di Barbara Caterbetti

Matteo Costanzo (Roma, 1985) torna al Tomav di Moresco – del 2022 e’ la sua personale “Nessuno e’ padre ad un altro” a cura di L. Madaro – con un  progetto rimodulato e implementato ad hoc per gli spazi della torre. La mostra dal titolo “American Drumpf” a cura di Barbara Caterbetti – lavoro gia’ presentato, ma nella versione piu’ “compressa”, come evento collaterale della fiera PaviArt 2025 – dara’ vita con sticker_painting, video loop, installazioni  ad una sorta di incursione corsara tra le icone e i simboli americani colpiti da una crisi così profonda da rimettere in discussione i nostri modelli di vita, di progresso e di democrazia.

In questo periodo di forte inquietudine l’arte, per Costanzo, può essere il campo di battaglia per riflettere su nuove possibili direzioni che apportino quei radicali cambiamenti in grado di minare uno status quo al tramonto. 

Nota

BIOGRAFICA

Matteo Costanzo (Roma, 1985) agisce tramite tagli e ibridazioni. Miscela elementi di pittura e scultura ai linguaggi digitali dei software e delle intelligenze artificiali. Il lavoro – che prende forma in oggetti, performance, installazioni –  è caratterizzato dalla notevole quantità e varietà di contenuti visivi, prelevati dai media e poi manipolati, alterati e post prodotti. Da un punto di vista poetico Costanzo affronta un sentimento di sfiducia sociale nei confronti delle immagini e delle narrazioni. Costanzo ha studiato all’Accademia di Urbino e ha preso parte a diverse residenze artistiche tra cui Bocs Art Cosenza, Viafarini Milano e Ramo a Giulianova. Tra le personali si segnalano: La Maschera del Destino, Spaziosei, Pescara; Nessuno è padre ad un altro, Tomav, Moresco, a cura di Lorenzo Madaro; SITCOM, Sondare l’altrove, Pesaro a cura di Gabriele Tosi. Tra le collettive: Lezioni di Resistenza, Spazio Y, Roma; Riportando tutto a casa, Museo delle Navi Romane, Nemi; Terrazza due mondi, Spoleto; Tales from the inside_out: Wander the edge, Co_Atto, Milano; I Sibburchi, Polka Puttana-Eresie Pellegrine, Lecce; Tra Luci ed Ombre, Forte Malatesta, Ascoli Piceno; Presenti!, Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi; Existence is co-existance, MOCA-feast, Monsano. È stato finalista del Premio Arteam nel 2018, del Premio Fabbri 2020, del Premio Nazionale delle Arti XII 2017 e del Premio Combat 2023. Nel 2014 vince la Biennale Giovani Artisti Marchigiani e nel 2018 vince la 68° edizione del Premio Salvi. Viene inserito nelle pubblicazioni “Annuario d’arte italiana 2022” Quadriennale di Roma e “222 artisti emergenti su cui investire”, 2024, di Exibart. 




Grande successo alla Galleria BOX/3 di Senigallia per l’inaugurazione della mostra di Beatrice Bolletta ARRAKIS

Grande successo e partecipazione di pubblico a Senigallia lo scorso 21 giugno 2025, in occasione dell’inaugurazione della mostra di Beatrice Bolletta ARRAKIS, curata da Simona Zava e ospitata nello spazio della Galleria BOX/3 Arte e Fotografia, diretta da Paola Casagrande Serretti.


Hanno partecipato al vernissage numerosi cittadini, visitatori, artisti a appassionati di arti visive, che hanno espresso entusiasmo sia per il progetto espositivo che per l’impegno culturale della galleria.


La presentazione ha avuto inizio con le parole di Sonia Mengoni, che ha interpretato e illustrato le tematiche della mostra. Al centro della ricerca di Beatrice Bolletta si trova la sabbia, elemento capace di contenere, granello dopo granello, una memoria millenaria. I segni che l’artista imprime nella sabbia diventano tracce, simboli, e si trasformano in materia viva e protagonista della sua narrazione. Piccole e grandi tele sono tasselli di un racconto visivo, e sembrano prendere voce dalla sagoma e dall’ombra della scultura antropomorfa che incede con passo deciso, custodendo, nel palmo delle mani, un uovo realizzato con la sabbia rossa del Niger. È il deserto a ispirare l’universo poetico di Beatrice Bolletta in ARRAKIS: deserto come luogo naturale e archetipico, ma soprattutto deserto come vita, trasformazione continua e ascolto profondo.


Durante la serata inaugurale, molti visitatori hanno avuto modo di confrontarsi con l’artista Beatrice Bolletta e la Gallerista Paola Casagrande Serretti, scambiando impressioni e riflessioni sul contenuto e sulle suggestioni del progetto.


La mostra ARRAKIS resterà aperta al pubblico fino a domenica 6 luglio 2025, con ingresso libero e orario di visita da giovedì a domenica, dalle ore 18 alle 19.30.


Per informazioni: Galleria BOX/3 Arte e Fotografia, Via Fagnani, 3 60019 Senigallia (An) – Phone 339 733 5610 Mail. paolaserretti@gmail.com




Monsano Contemporary Art Feast, in mostra “Visions to the future” dal 4 al 27 luglio

Il Comune di Monsano, in collaborazione con il TOMAV – Torre Moresco Arte Contemporanea, Tomav Experience Associazione Culturale e con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna è lieto di annunciare la quinta edizione del Monsano Contemporary Art Feast che quest’anno propone, dal 04 luglio al 27 luglio, una personale di Francesca Tilio nelle Cucine del Castello [inaugurazione 10 luglio ore 17:30], una collettiva allo Spazio10 con opere di Desirè D’Angelo, Genea Lardini, Sara Principi, Maria Elena Ricciuto, Alice Romano, Silvia Rosa, Silvia Simonetti e un componimento verbovisivo di Tomaso Binga [inaugurazione 11 luglio ore 17:30].
Accanto ai due momenti più strettamente espositivi anche quest’anno si terranno i consueti appuntamenti sull’Arte contemporanea a portata di mano, con una serie di 5 focus previsti nel mese di luglio, in Piazza dei Caduti, dalle ore 18:45.


L’ARTE CONTEMPORANEA A PORTATA DI MANO
a cura di Antonello Tolve

Il percorso didattico si propone di avvicinare il pubblico di ogni forma e formula del contemporaneo mediante una serie di conferenze che quest’anno puntano su due figure dell’arte (Marina Abramovic e Francesca Tilio), sul progetto di comunità esistenziale elaborato da Ico Parisi con l’operazione Arcevia (1972), su alcune straordinarie donne dell’arte e su un irrinunciabile appuntamento di Artiste in presenza che vedrà Desirè D’Angelo, Genea Lardini, Sara Principi, Maria Elena Ricciuto, Alice Romano, Silvia Rosa e Silvia Simonetti in dialogo con il curatore e con il direttore dell’evento.

venerdì 4 luglio 2025
Operazione Arcevia
con Marta Magagnini

giovedì 10 luglio 2025
Francesca Tilio
con Antonello Tolve

venerdì 11 luglio 2025
Artiste in presenza
con Antonello Tolve

giovedì 17 luglio 2025
Dimenticate dell’arte
con Barbara Caterbetti

venerdì 25 luglio 2022
Marina Abramovic
con Maurizio Cesarini

Orari mostre temporanee:
Francesca Tilio nelle Cucine del Castello
giorni conferenze ore 17.30 – 21.00
sabato e domenica ore 18 – 20
Spazio10 – collettiva
giorni conferenze ore 17.30 – 21.00
sabato e domenica ore 18 – 20

PROGETTO MOCAfeast 2025
VISIONS of the future vuole essere un momento di riflessione sull’interazione tra le persone, un dialogo polifonico e polidirezionale che riconosce la multiculturalità del mondo e che, nell’indebolirsi dei legami tradizionali, sposta l’asse su un nuovo modo dello stare-insieme, su una inclusiva esclusività, su uno spingersi fuori dal chiuso, su un entrare a pieno titolo nella dischiusione (che è anche franca discussione) per aprirsi a ogni possibile alterità.


EXHIBITION # 1 | Cucine del Castello

Francesca Tilio
stréghe sibille sciamane santine

CONCEPT /// Legato al sociale e a dinamiche che alimentano un campo fatto di aggregazione, di riflessione, di didattica o anche di apertura all’aperto dell’altro, il lavoro di Francesca Tilio tocca la forma pura dell’essere per farsi ricerca e testimonianza activa d’un mondo popolato dal piacere della diversità, da gioie e dolori, da donne che amano troppo e che non hanno mai perso o dimenticato il desiderio di vivere la vita vera sotto la via lattea di una femminilità (di una complessità, d’una potenza, d’un diritto) che è anche grazia, dolcezza, delicatezza, tenerezza, creatività, intuizione, connessione, sensibilità, emotività.
Dal teatro alla performance, dalla scrittura creativa (non dimentichiamo che suoi sono i nove racconti pubblicati nel 2015 con il titolo Le femmine sono numeri dispari) al potere magnetico della fotografia, intesa come terapia, come percorso capace di condividere storie, come scoperta di sé e degli altri, come istanza critica e filosofica, come atto simbolico e come discorso in itinere, Tilio si muove con disinvoltura tra diverse dimensioni linguistiche per tener fisso lo sguardo nel proprio tempo, ma fluidificandolo sempre in una dimensione (a volte onirica) che interseca appunto l’attuale a un gusto sovrastorico, a tratti metafisico, quasi a tracciare un filo sottile che da Anne Wardrope Brigman risale le scale del tempo e raggiunge il taglio di Louise Dahl-Wolfe, lo spazio poetico di Francesca Woodman, le taglienti metamorficità di Cindy Sherman o le sottili e sofisticate documentazioni di Sophie Calle.


Giunta alla fotografia nel 2006, Francesca Tilio trasforma il mezzo in un discorso comportamentale, in un programma fatto di valori che diventa anche relazione a catena o intreccio (è il caso di Link Love is a Necessary Knot) mediante il quale lo scatto procede verso una iconizzazione, verso un quadro critico dove i segni, bloccati, non solo congelano definitivamente – piacevolmente – lo spazio del tableau vivant (la fotografia di Francesca Tilio è, in primis, una potente messa in scena che vuole dar voce al silenzio mediante il silenzio), ma sfuggono anche a ogni ortodossia o convenzione per incanalarsi in contesti diversi, in spazi possibili, in dimensioni extraschermiche: una ulteriorità è data inoltre dalla molteplicità del supporto su cui l’artista imprime l’immagine che denota un versante la cui forza interna tende a rompere gli argini classici della fotografia per inserirsi a pieno titolo in un circuito poroso e estensivo, in un brusio linguistico che ha il sapore della realtà.


Nei vari lavori che compongono stréghe sibille sciamane santine, progetto che Tilio propone per gli spazi delle Cucine del Castello, il volto dei personaggi è nascosto (ogni scatto, si badi, è una storia che l’artista custodisce nella propria memoria), a volte sfumato, altre del tutto celato, quasi a indicare l’attesa possibile di una immagine incompleta che non vedremo mai e che non riuscirà mai a staccarsi in un tempo ravvicinato: sintomo rovesciato di una presenza che non cessa di richiedere di essere evocata (ricanalizzata) e che non può che eludere la stessa richiesta che tanto fortemente suggerisce.


EXHIBITION # 2 | Spazio10

Quello che a prima vista è uguale per tutti
ma in realtà è diverso per ciascuno

Desirè D’Angelo, Genea Lardini, Sara Principi, Maria Elena Ricciuto, Alice Romano, Silvia
Rosa, Silvia Simonetti e un componimento verbovisivo di Tomaso Binga

Partendo dall’idea baudelairiana di opera come merce assoluta in cui valore d’uso e valore di scambio si aboliscono a vicenda, come seduzione avventurosa del mondo moderno e come oggetto caricato di bizzarria e dunque capace di produrre uno choc ad alto potenziale di estraneazione, Tomaso Binga, Desirè D’Angelo, Genea Lardini, Sara Principi, Maria Elena Ricciuto, Alice Romano, Silvia Rosa, Silvia Simonetti tratteggiano un itinerario riflessivo che mette il soggetto di fronte alla pressione fatale dell’oggettualità, dove quello che a prima vista è uguale per tutti in realtà è diverso per ciascuno.
In alcuni casi provocatorie nei confronti di vecchi poteri costituiti (a volte anche piacevolmente epanortotiche), le opere in mostra catturano il soggetto nella morsa di strategie (di provocazioni), dove spesso il segno precipita in materiale e la metafora crolla sotto il peso della forma, fino a confondersi con la cosa desiderata per diventare oggetto più oggetto dell’oggetto, potenza fatale (atto fatale) che si situa nel cuore del mondo per far detonare riflessioni sul presente, sul passato, sul prossimo venturo.




IV Biennale di Senigallia, la Fotografia. Gli appuntamenti di venerdì 20 giugno al Palazzetto Baviera

Grande attesa per la seconda giornata della IV Biennale di Senigallia che quest’anno si occupa dei misteri legati alla scoperta della Fotografia a 200 anni dalla sua invenzione. Il 20 giugno si partirà alle ore 17 con una visita guidata alla mostra di Palazzetto Baviera che presenta documenti d’epoca, oggetti autentici spesso inediti, e belle riproduzioni di fotografie fragili che oggi non possono più essere spostate. Alle 18 si prosegue con una conferenza che analizzerà i primordi della fotografia, da Joseph Niépce, a Hubert a Daguerre.


Interverranno Pierre-Yves Mahé, Direttore della Casa-Museo Nicéphore Niépce a Saint-Loup-de-Varennes dal 1999, fondatore della scuola fotografica Spéos; Serge Plantureux, Atelier 41; Jean Dhombres, già docente all’Università di Nantes e direttore del Centre François Viète d’histoire et philosophie des sciences et des techniques (1985-1995); Julien Petit, curatore e ricercatore che vive e lavora a Bogotà, storico dell’arte e della fotografia presso l’Institut National d’Histoire de l’Art (INHA), Paris I-Panthéon-Sorbonne; Maria Francesca Bonetti, membro SISF, Roma.


Alle ore 21, sempre a Palazzetto Baviera, la collezionista Donata Pizzi e la fotografa Silvia Camporesi dialogheranno sul tema della fotografia al Femminile. L’evento si inserisce nel contesto della mostra “Mise en Scène – immagini e libri dalla Collezione Donata Pizzi”, che propone nelle sale di Palazzo del Duca una selezione di opere dalla collezionista romana, una raccolta interamente dedicata a fotografe italiane dal 1965 a oggi, nota per la sua ricerca e l’attenzione ai linguaggi del corpo e all’identità femminile.


Silvia Camporesi, fotografa la cui poetica si distingue per la capacità di trasfigurare il paesaggio reale in una dimensione onirica e sospesa, parteciperà al dialogo portando la sua prospettiva di artista. Un’opera della stessa Camporesi è presente all’interno della mostra, creando un ponte ideale tra la visione della collezionista e la pratica dell’autrice. Al termine della conferenza, la fotografa guiderà il pubblico in una speciale visita alla mostra, offrendo un’occasione imperdibile per approfondire i temi e le storie che animano la collezione Pizzi.




Imprimere sulla tela dell’anima. La grafo-pittura “psichica” di Franco Burattini in mostra a Jesi dal 20 giugno al 6 luglio

La grafo-pittura “psichica” di Franco Burattini in mostra a Jesi dal 20 giugno al 6 luglio 2025 a Palazzo Bisaccioni (Piazza Colocci 4) presso Fondazione Cassa di Risparmio nella splendida antologica “Sono vissuto un giorno”.


Qualunque forma d’arte è percorsa da un inganno. Ogni rappresentazione è menzogna. Ed è nel rovesciamento nicciano d’ogni socratica figuratività edificante che si squaderna la possibilità di un interpretare libero, errabondo e autentico al contempo, tra le quinte di una psiche in lotta contro le catene delle convenzioni mentre aspira a dire l’inesprimibile, l’originario, la materia sconosciuta del reale. L’espressione artistica come ritorno alla radice dell’essere e forza motrice del più vitale degli impulsi, per Jaques Lacan il nucleo generativo dell’energia umana: la voglia di creare. Il poeta grafo-pittore Franco Burattini conduce il colore, la linea, la luce ad approfondirsi nell’ immagine che nel suo stesso etimo persiano, antico, “l’himma”, significa il potere inventore del cuore. Trarre l’inconscio, avvertirne il tratto materico nudo e ineffabile e tradurlo su tela senza infingimenti. Restituire la dinamicità di un pensare vivo che distorce e ricompone, contamina e reagisce.

Si tratta di un itinerario che insegue senza stilemi preconfezionati o direzioni previste il suo concreto moto perpetuo conoscitivo, onirico, ineffabile. Un’emersione di fantasie, ferite, fughe, tese a risolversi nell’immediato vigore del segno, nella pretesa d’esistere. Non c’è un prima o un dopo nel percorso. Solo, l’adesso. L’antologica di Burattini “Sono vissuto un giorno”, curata dalla storica dell’ arte Loretta Mozzoni, sarà inaugurata il 20 giugno dalle ore 18:00 a Jesi (Piazza Colocci 4, Palazzo Bisaccioni ) presso la Fondazione Cassa di Risparmio e sarà visitabile fino al 6 luglio. La mostra propone, sin dal titolo, una semplice unità esistenziale spazio-temporale quotidiana, la perenne distanza tra A e B che ognuno di noi compie all’interno di coordinate oggettivamente rigorose e cogenti, ma variabili, forsennate, imperscrutabili, come la maniera policroma che hanno di imprimersi sulla tela della nostra anima.




Al Museo Nori De’Nobili di Trecastelli inaugurata la mostra di Memè Olivi La linea infinita. Visitabile fino al 14 settembre

Grande successo e partecipazione di pubblico al Museo Nori De’ Nobili della Città di Trecastelli lo scorso 15 giugno 2025, in occasione dell’inaugurazione della mostra di Memè Olivi La linea infinita, a cura di Stefano Schiavoni e Simona Zava.


La mostra caratterizzerà l’estate artistica e culturale del Museo e del Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee. Numerosi cittadini, visitatori, artisti, estimatori delle arti visive hanno preso parte al vernissage. La presentazione ha avuto inizio con i Saluti Istituzionali del Sindaco di Trecastelli Marco Sebastianelli. Subito dopo è intervenuto il Sindaco di Nogaredo Alberto Scerbo, presente all’inaugurazione con una piccola delegazione del Comune di Nogaredo,  in provincia di Trento, dove lo scorso anno si era tenuta un’altra mostra personale dell’artista Memè Olivi.


L’Assessore alla Cultura di Trecastelli Liana Baci ha sottolineato l’importanza delle numerose iniziative che il Museo di Trecastelli porta avanti dalla sua apertura, avvenuta nel 2012. Il Direttore del Museo Stefano Schiavoni ha introdotto l’artista Memè Olivi e Simona Zava ha illustrato le tematiche dell’esposizione. Infine, Olivia Olivi, figlia dell’artista Memè Olivi e madre dell’artista Amélie Barnathan, ha ringraziato tutti  i presenti.


Dopo la presentazione, è stato tagliato il nastro tricolore all’ingresso del Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee, dando modo ai visitatori di ammirare la mostra, che ripercorre la vasta produzione di Memè Olivi con opere realizzate con tecniche incisorie da lei predilette, accompagnate da un omaggio della nipote Amélie Barnathan, giovane artista attiva a Londra. In una delle sale del Museo, inoltre, si è tenuta la proiezione del film di Amie Williams La linea infinita, da cui la mostra trae il titolo: la pellicola ha offerto uno sguardo sulla trasmissione generazionale del pensiero artistico di Memè Olivi e Amélie Barnathan. La linea infinita è stata promossa dalla Città di Trecastelli, dall’Assessorato alla Cultura e dal Museo Nori De’ Nobili, in collaborazione con l’Associazione Carlo Emanuele Bugatti – Amici del Musinf e con il patrocinio della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna della Regione Marche. L’esposizione è visitabile fino al 14 settembre negli orari di apertura del Museo. L’ingresso e le visite guidate, per singole persone e gruppi, sono gratuiti.


Per informazioni: Villino Romualdo – Museo Nori De’ Nobili, Piazza Leopardi, 32 60012 Trecastelli località Ripe (An) tel. 0717957851 – mail. museonoridenobili@gmail.comwww.museonoridenobili.it




Senigallia, la Galleria BOX/3 inaugura la mostra di Beatrice Bolletta ARRAKIS sabato 21 giugno alle ore 18

Sabato 21 giugno, alle ore 18, la Galleria BOX/3 Arte e Fotografia di Paola Casagrande Serretti, inaugura  a Senigallia la mostra ARRAKIS, personale dell’artista Beatrice Bolletta, a cura di Simona Zava. Il nuovo progetto espositivo arricchisce l’offerta artistica e culturale della galleria nel cuore dell’estate 2025.

La mostra si compone di quarantotto piccole tele, che si presentano come un’esplosione visiva di frammenti, segni e simboli. Al centro dello spazio espositivo, una figura evocativa — accompagnata dalla sua ombra — custodisce un oggetto piccolo e misterioso, diventando centro di una narrazione sospesa.

Tutto prende vita attraverso un materiale tanto arcaico quanto quotidiano: la Sabbia. Simbolo di tempo, memoria e trasformazione, la sabbia domina anche le grandi opere in mostra, dove si fonde con colla, tela e carta, diventando elemento centrale ed evocativo.


Beatrice Bolletta nasce a Montemarciano nel 1959. Vive e lavora a Marzocca. Dopo essersi diplomata all’Accademia di Belle Arti di Urbino, inizia un percorso artistico che la porta a collaborare con importanti realtà del panorama espositivo italiano, tra cui le Gallerie Free Art ed En Plein Air di Torino, e la Galleria Santo Ficara di Firenze. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, sia in Italia che all’estero, confermando il valore di una poetica capace di coniugare segno e materia.

L’appuntamento con ARRAKIS e Beatrice Bolletta è quindi fissato per sabato 21 giugno 2025, alle ore 18, presso la Galleria BOX/3 di Senigallia. L’artista sarà presente all’inaugurazione.


Per informazioni: Galleria BOX/3 Arte e Fotografia, Via Fagnani, 3 60019 Senigallia (An) – Phone 339 733 5610 Mail. paolaserretti@gmail.com




I martedì dell’archeologia accompagneranno l’estate di Corinaldo alla scoperta della storia del territorio

Prenderà avvio martedì 24 giugno la rassegna organizzata dalla sede corinaldese dell’Archeoclub d’Italia dal titolo “I martedì dell’Archeologia”. Quest’anno gli incontri aperti al pubblico saranno sei e si terranno, come per le precedenti edizioni, presso l’area retrostante la chiesa di Santa Maria in Portuno e che avranno inizio alle ore 21.00 ad ingresso libero. 

Il primo  incontro sarà tenuto da Alessandro Campedeli e Francesca Bindelli che affronteranno il tema: “Scavi e ricerche nella città romana di Suasa”. A seguire martedì 1° luglio sarà presente Ilaria Latini con “Ricerche per un aggiornamento della Carta Archeologica di Corinaldo”. Martedì 8 luglio Carlotta Freccero parlerà della “Tomba della dama d’argento: tra archeologia e restauro”; il 15 luglio Claudia Moro presenterà i risultati della tesi di laurea magistrale in Archeologia e Culture del Mondo Antico dell’Università di Bologna “La necropoli romana di Contrada Nevola: lo studio antropologico”. Gli incontri dei due martedì successivi, quelli del  22 e 29 luglio vedranno la presenza di Federica Boschi e Giuseppe Lepore che parleranno delle novità della campagna archeologia 2025 e dei riti magici antichi.

Programma 

24/06/2025

Scavi e ricerche nella città romana di Susa

Alessandro Campedelli e Francesca Bindelli

01/07/2025

Ricerche per un aggiornamento della Carta Archeologica di Corinaldo (risultati di una tesi di Specializzazione in Beni Archeologici, Università di Bologna)

Ilaria Latini

08/07/2025

La tomba della dama d’argento: tra archeologia e restauro (risultati di una tesi di laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, Università di Bologna – campus Ravenna)

Carlotta Freccero

15/07/2025

La necropoli romana di Contrada Nevola: lo studio antropologico (risultati di una tesi di laurea magistrale in Archeologia e Culture del Mondo Antico, Università di Bologna)

Claudia Moro

22/07/2025

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I musei del vecchio incasato di Grottammare, sabato 14 Giugno, saranno i protagonisti dell’iniziativa “Camminata dei musei”

I musei del vecchio incasato di Grottammare, sabato 14 Giugno, saranno i protagonisti dell’iniziativa “Camminata dei musei” che prenderà il via alle ore 16,30 da Piazza Peretti.

L’iniziativa rientra del progetto “Camminata dei musei”, realizzato per il terzo anno consecutivo da Bim Tronto (che sostiene l’iniziativa) e U.S. Acli Provinciale, che ha già fatto registrare oltre 200 presenze nelle strutture del Sistema Museale Piceno

Dopo gli appuntamenti realizzati a Grottammare (Museo dell’illustrazione contemporanea), San Benedetto del Tronto (Museo – pinacoteca del Mare), Castorano (Museo comunale arti e mestieri della civiltà contadina – Giacomo Speca), Cossignano (Museo civico di arte sacra e Antiquarium comunale Niccola Pansoni), Ascoli Piceno (Museo diocesano) e Ripatransone (Museo archeologico e Museo della civiltà contadina e artigiana), questa volta l’evento tornerà a Grottammare, grazie anche alla collaborazione della locale Amministrazione comunale e dei Musei sistini del Piceno.

Il programma prevede la visita guidata gratuita al Museo “Il tarpato”, al Museo Sistino di arte sacra a al Museo “Torrione della Battaglia”.

La partecipazione è gratuita ma occorre prenotare, con un messaggio, al numero 3939365509 indicando nome e cognome di chi partecipa entro il 13 maggio. E’ prevista la partecipazione di un massimo di 50  persone.

Il Museo “Il tarpato” è dedicato a Giacomo Pomili (1925/1997), pittore naif originario di Grottammare,  soprannominatosi “Il Tarpato” (così firmava le sue opere) alludendo a una limitazione forzata delle proprie facoltà paragonabile alla condizione di un uccello con le ali tarpate.

Il Museo Sistino di arte sacra, è allestito nella chiesa di San Giovanni Battista, contiene, tra l’altro,  preziosi manufatti liturgici, tra i quali spicca un calice cinquecentesco donato da Papa Sisto V a Grottammare.

Il Museo “Torrione della battaglia” ospita una serie di opere di Pericle Fazzini, uno dei maggiori scultori del ‘900 attraverso una collezione composta da stampe, documenti, disegni e sculture.