Continuerà fino a domenica 16 novembre “L’opera in sé.” di Michele Alberto Sereni, inaugurata lo scorso 4 ottobre presso la Chiesa del Suffragio e il Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro

Sabato 4 ottobre, alle ore 18.30, alla Chiesa del Suffragio, è stata inaugurata L’opera in sé. Fotografie d’arte e ritratti d’artista dal 1990 al 2024, la personale di Michele Alberto Sereni a cura diRoberto Lacarbonara, che sarà visitabile fino al 16 novembre. L’esposizione è un approfondimento che nasce e si sviluppa dall’omonimo progetto editoriale (edito da Magonza) prodotto dall’associazione culturale Le Nuove Stanze di Arezzo e realizzato con il sostegno del bando Strategia Fotografia 2024 nell’ambito del “Piano strategico per lo sviluppo della fotografia in Italia e all’estero 2024-2026” attuato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. La mostra è promossa dal Comune di Pesaro e dalla Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive in collaborazione con Pesaro Musei. In occasione dell’inaugurazione, è stato presentato il volume alla presenza dell’autore, dei curatori, e dell’editore.


Cosa rende artistica una forma, un oggetto? Come può lo sguardo andare oltre la rappresentazione e appropriarsi della sostanza immateriale di un’idea? Sono due questioni che attraversano interamente il lavoro di Michele Alberto Sereni (Pesaro, 1958). Perché quello che resta dell’opera d’arte – qualunque sia il suo linguaggio e la sua materialità – è sempre un’immagine, costruita e racchiusa nelle sue dimensioni spaziali e bidimensionali, capace di sollecitare l’osservazione e la riflessione al punto da superare la rappresentazione e farsi opera in sé.


Pesaro, la Pescheria e le Marche sono i primi ‘territori’ in cui Sereni ha praticato e frequentato la fotografia d’arte, grazie all’incontro e alla collaborazione con numerosi artisti italiani e internazionali con cui ha avviato un intenso percorso di crescita professionale che lo ha portato ad essere oggi uno dei massimi protagonisti del suo settore. Nella sua biografia – scrive il curatore Roberto Lacarbonara nel volume edito da Magonza (Arezzo, 2025) – c’è un incontro fondamentale, c’è un prima e un dopo Mattiacci. Nel 1996, con i primi scatti dedicati all’opera del maestro marchigiano, Sereni davvero “lascia tutto” – la fotografia di architettura, lo still life, la corporate photography, molte delle sue esplorazioni autoriali e amatoriali – per un’impresa che matura dapprima nei musei, accanto all’opera di maestri del passato, poi, con sempre maggior dedizione e perizia, accanto ad artisti contemporanei che ritrovano in Sereni un “fattore dialogante” (Icaro) che lega per sempre il gesto dell’artista col destino visivo dell’opera d’arte.


Attraverso i 17 scatti di grande formato presenti in mostra, è possibile addentrarsi nei dialoghi, nelle collaborazioni e nella complicità che il fotografo pesarese ha sviluppato con alcuni degli artisti maggiormente indagati nel lavoro di documentazione delle mostre e dei libri, nelle attività di studio e negli eventi pubblici. Un compendio di momenti consegnati alla storia, blindati visivamente nella struttura dell’immagine e nella perennità del suo valore storico, ‘ufficiale’.


Il celebre scatto che ritrae Jannis Kounellis nel gesto di lanciare un cappotto, a completamento e sigillo della sua installazione in Pescheria nel 2016; le tante fotografie dedicate a Paolo Icaro, alle prese con la produzione specifica delle opere ambientali; la solida presenza di Eliseo Mattiacci incastonato tra le forme dinamiche della scultura, i congegni di sollevamento, la tensione e la concavità delle superfici metalliche; la penombra di certe stanze in cui Gilberto Zorio dispone il gasbeton con il neon, dando forma plastica e geometrica alle sue sculture: sono momenti che la letteratura artistica contemporanea ha adottato per conferire all’immagine un valore altro, testimoniale e autoriale.


Accanto a questi quattro artisti, sodali nelle prime esperienze fotografiche degli anni Novanta, compaiono i gesti performativi e le opere di Giovanni Anselmo, Pino Spagnulo, Pier Paolo Calzolari – qui effigiato in una singolare “danza” con Achille Bonito Oliva – e i tanti autori delle generazioni successive: da Luigi Carboni a Matteo FatoGoldschmied & ChiariJacob HashimotoWolfgang LaibMatteo NasiniMarco NeriLuigi OntaniSissi e Giovanni Termini.


Evento realizzato nell’ambito del progetto ‘Michele Alberto Sereni. L’opera in sé. Fotografie d’arte e ritratti d’artista dal 1990 al 2024’ sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Michele Alberto Sereni (Pesaro, 1958) inizia giovanissimo a lavorare in camera oscura, sviluppando un percorso di ricerca fotografica che lo porta a collaborare con la compagnia teatrale Il Labirinto e ad esporre in diverse mostre. Dal 1987 lavora come fotografo professionista nei settori dell’industria e dell’editoria, collaborando con istituzioni come Regione Marche, Fondazione Musei Civici di Venezia, Museo del Novecento di Firenze e Galleria Nazionale dell’Umbria. Parallelamente, documenta mostre e installazioni di artisti tra cui Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Luigi Ontani, Eliseo Mattiacci, Giulio Paolini, Jannis Kounellis, Ettore Spalletti e Gilberto Zorio. Ha collaborato con numerose gallerie italiane e internazionali, tra cui Studio la Città (Verona), Lia Rumma (Napoli-Milano), Continua (San Gimignano), Alfonso Artiaco (Napoli), Massimo Minini (Brescia).
 

Orari di apertura: venerdì – domenica e festivi 16.00 – 19.00

Informazioni: T. 0721 387541 www.pesaromusei.it




Giovedì 30 ottobre, ore 18:00, la Galleria Rossini inaugura la mostra “Nell’anima e nel legno” di Italo Fracassini, artista marchigiano scomparso nel 1984

Nuova proposta alla Galleria Rossini di via Rossini 38, spazio della cultura nel cuore del centro, pensato per ampliare l’offerta espositiva cittadina. Giovedì 30 ottobre (ore 18), inaugura ‘Nell’anima e nel legno’, mostra di Italo Fracassini scomparso nel 1984. L’esposizione rappresenta il lascito dell’artista che con le sue sculture lignee – testimoni di un’esistenza vissuta con intensità e profondità – parla del vivere e del soffrire, del credere e dell’amare. Sarà visitabile fino al 6 novembre.


Nato nel 1914, Italo Fracassini era un uomo umile, costretto dalla vita a dedicarsi a lavori pesanti fin dalla giovane età ma senza spegnere in lui l’amore per l’arte e la bellezza. Cresciuto in una famiglia semplice a Valtreara, piccolo villaggio del Comune di Genga, Fracassini impara presto il significato del lavoro duro, spaccando pietre nelle cave o lavorando come manovale in Francia dove emigra per sfuggire alla povertà e dove rimane fino al 1965, anno in cui si trasferisce a Pesaro con la moglie.


Il suo destino sembrava condurlo lontano da ogni possibilità di esprimere quel talento innato ma alla fine della sua vita, raggiunta la pensione, trova il coraggio di dare forma a un sogno mai abbandonato, trasformando le sue mani callose in strumenti di creazione artistica. Le sue opere sono nate così, con semplicità e sincerità, e sono diventate regali per i suoi cari, simboli di affetto e gratitudine. 


Fracassini sceglie il legno, una materia che lo avvicina alle radici più profonde e alla storia millenaria della scultura e che è lo strumento perfetto per esprimere la sua spiritualità. I suoi volti di Cristo richiamano le sculture del Medioevo europeo, non solo per la semplicità delle forme ma soprattutto per il senso di sacralità e compassione che emanano. È come se, attraverso il legno, l’artista fosse riuscito a dialogare con le esperienze creative di tutto il mondo, del passato e del presente, per dare voce a un’umanità comune, fatta di dolore, speranza, amore e fede. Alla sua morte, avvenuta il 7 gennaio 1984, le sue opere continuano a vivere, a ispirare, a raccontare la storia di un uomo che ha saputo trasformare la fatica e la sofferenza in arte.




Il 2 novembre si svolgerà ad Ascoli Piceno l’iniziativa: “La Pinacoteca civica e le sue figure femminili”

Domenica 2 novembre, a partire dalle ore 15, si svolgerà l’iniziativa “La Pinacoteca civica e le sue figure femminili”. Si tratta del primo evento organizzato dalla rete associativa Unione Sportiva Acli in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre. L’iniziativa è promossa da Unione Sportiva Acli provinciale APS e Ascoli Musei, con partecipazione gratuita. Quello del 2 novembre è l’ultimo appuntamento di un ciclo di dieci eventi realizzati con il sostegno del Comune di Ascoli Piceno. Gli eventi hanno incluso visite al Museo della Ceramica, alla Pinacoteca, al Museo Licini e al Museo dell’Alto Medioevo/Forte Malatesta, registrando 367 presenze di persone di ogni età. Il ritrovo è fissato per le ore 15 in Piazza Arringo, proprio davanti al municipio. A seguire, con l’accompagnamento di una guida turistica abilitata, si svolgerà un percorso all’interno della Pinacoteca civica, dedicato alle figure femminili presenti nelle opere d’arte. Per partecipare è necessario prenotarsi esclusivamente tramite messaggio al numero 393 9365509, indicando nome e cognome dei partecipanti. Il numero massimo di partecipanti è 35. Le iscrizioni devono pervenire entro il 30 ottobre.




La 74ª Rassegna Internazionale d’Arte – Premio G.B. Salvi rinasce con “Mondi Salvi”: Bruno d’Arcevia e Giorgio Tentolini esplorano “La maniera del mito”

La storica Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G.B. Salvi taglia il nastro della sua 74ª edizione con una formula rinnovata e un titolo suggestivo: “Mondi Salvi”. Dopo tre anni dedicati alla figura del maestro Giovan Battista Salvi con la mostra “Salvifica”, l’attenzione si sposta ora sulla ricca collezione d’arte del MAM’S – Galleria d’Arte Contemporanea di Sassoferrato, nata proprio grazie allo storico Premio del 1951.

La nuova rassegna, realizzata dal Comune di Sassoferrato e curata da Andrea Baffoni, mantiene il format del dialogo tra artista storico e artista contemporaneo, accostando le opere del maestro del neo-manierismo Bruno d’Arcevia a quelle del contemporaneo Giorgio Tentolini. La mostra, intitolata “La maniera del mito”, sarà visitabile a Palazzo degli Scalzi e al MAM’S di Sassoferrato dal 24 ottobre 2025 al 1° marzo 2026.


Un omaggio al territorio e una visione contemporanea

La scelta di Bruno d’Arcevia non è solo un riconoscimento del suo valore artistico, ma anche un profondo omaggio al territorio marchigiano. L’iniziativa rientra infatti in un progetto più ampio promosso dal Comune di Sassoferrato per creare una rete territoriale in sinergia con i Comuni di Arcevia, Fabriano, Serra San Quirico e l’Università Politecnica delle Marche. L’edizione 2025 abbraccia il territorio predisponendo una serie di percorsi che collegano i luoghi in cui sono esposte in permanenza opere di d’Arcevia, includendo persino la città di Ancona, dove nell’aula magna del Dipartimento di Agraria del Politecnico è ospitata la monumentale opera “Sulle ali di Agraria”.

L’edizione 2025, che vanta la partnership dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e il patrocinio della Fondazione CARIFAC, è stata selezionata tra i progetti vincitori del bando della Regione Marche per la valorizzazione dell’arte contemporanea, attestandosi come uno degli eventi espositivi più attesi.


Tra neo-manierismo e “trans-manierismo”

La mostra si concentra sul tema del mito, accostando l’uso della tradizione classica e del disegno di Bruno d’Arcevia al linguaggio unico di Giorgio Tentolini. Quest’ultimo, attraverso la complessa tecnica di sovrapposizioni di rete metallica, crea immagini che il curatore Andrea Baffoni definisce come una sorta di “trans-manierismo”. L’affinità tematica con il maestro arceviese ha portato a individuare Tentolini come il perfetto interlocutore contemporaneo.

Il sottotitolo, “La maniera del mito”, pone al centro la figura di Pigmalione, il leggendario scultore innamorato della propria opera che la vide trasformarsi in carne per intervento di Afrodite.

In esposizione, grazie alla collaborazione con la Diocesi Fabriano – Matelica, sarà possibile ammirare anche l’opera monumentale che Bruno d’Arcevia realizzò nel 1995 in memoria di Guido Piersanti, temporaneamente trasferita dagli archivi comunali di Sassoferrato prima di far ritorno nella sua originaria ubicazione presso la Chiesa della Natività di Maria nella frazione di Catobagli.


Arte e didattica: un progetto a lunga scadenza

La Rassegna pone una particolare attenzione al pubblico scolastico, invitando a riscoprire il legame tra modernità e tradizione, dalla tecnica del disegno, cara al neo-manierismo di d’Arcevia e al lavoro di Tentolini, al tema della cultura classica.

A curare l’accoglienza, la didattica e la comunicazione è Happennines Soc. Coop., ideatrice del progetto “Mondi Salvi” e gestore di Palazzo degli Scalzi. Happennines proseguirà inoltre la politica di valorizzazione della collezione del MAM’S, dedicandosi all’importante aspetto delle residenze creative. Sono previste quattro residenze (pittura, fotografia, scultura e scrittura) che sfrutteranno la peculiare dotazione del centro espositivo, in grado di ospitare artisti e studenti in un intero piano dedicato, trasformando il museo in un laboratorio attivo e un punto di riferimento per l’esperienza creativa a livello internazionale.


Info

  • Mostra: 74ª Rassegna Internazionale d’Arte | Premio G.B. Salvi – “Mondi Salvi” – Bruno d’Arcevia e Giorgio Tentolini “La maniera del mito”
  • Sede: Palazzo degli Scalzi, P.zza Gramsci 1 | MAM’S – Galleria d’Arte Contemporanea, Sassoferrato
  • Date: 24.10.25 / 01.03.26
  • Inaugurazione: venerdì 24 ottobre 2025 ore 17,30 – Palazzo degli Scalzi
  • Orari d’Apertura: sabato, domenica e festivi 15.30 | 18:30
  • Contatti: PUNTO I.A.T. SASSOFERRATO + 39 0732 956257 / + 39 333 7300890 | iat.sassoferrato@happennines.it
  • Web: www.sassoferratoturismo.it | www.rassegnasalvi.com



“Terra, Acqua, Aria”, al MuBi di Macerata in mostra la biodiversità della storica collezione dell’Istituto Salesiano “San Giuseppe”

Il MuBi Museo della Biodiversità e della Storia Naturale di Macerata, in qualità di hub educativo del Museo Civico di Storia Naturale “Rita Ramazzotti e Romano Dezi” , rinnova i propri apparati allestitivi e didattici ospitando la mostra temporanea “Terra, Acqua, Aria – La biodiversità nella storica collezione dell’Istituto Salesiano di Macerata”, curata da Alessandro Blasetti, membro dell’Associazione Amici del Museo di Storia naturale, in collaborazione con il CEA – Parco di Fontescodella e l’associazione Amici del Museo di Storia Naturale di Macerata.


Presenti alla cerimonia di inaugurazione la vicesindaco e assessore alle Politiche sociali Francesca D’Alessandro che ha portato i saluti del sindaco Parcaroli, l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta, l’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Marchiori, il Direttore della Comunità Salesiana di Macerata don Francesco Paolo Galante, Emanuele Dezi  presidente degli “Amici del Museo di Storia Naturale” e figlio di Romano Dezi  fondatore del Museo Civico di Storia Naturale, Alessandro Battoni del CEA  Parco di Fontescodella e Alessandro Blasetti curatore della mostra.


La mostra inaugurata oggi nasce a seguito della donazione al Comune di Macerata della collezione scientifica dell’Istituto Salesiano “San Giuseppe”, che va ad arricchire in modo significativo il patrimonio del Museo Civico di Storia Naturale. Grazie a questo importante incremento delle raccolte, il MUBI consolida la propria funzione educativa e si apre a nuovi percorsi espositivi e laboratori didattici dedicati ai temi della biodiversità, dell’ambiente e del rapporto tra uomo e natura.


Le collezioni naturalistiche dei Salesiani, note a generazioni di maceratesi che le ricordano esposte nei corridoi dell’Istituto, rappresentano una testimonianza di grande valore storico e scientifico. La loro valorizzazione all’interno del MUBI non solo restituisce alla città un patrimonio culturale di grande rilievo, ma rafforza la missione del museo come luogo di apprendimento, ricerca e divulgazione scientifica rivolto a scuole, famiglie e visitatori di ogni età.


“E’ con profondo senso di gratitudine che oggi accogliamo e restituiamo alla nostra comunità un patrimonio scientifico, educativo e affettivo di inestimabile valore: la collezione naturalistica dell’Istituto Salesiano – dichiara l’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta -. Una collezione che per decenni ha accompagnato la formazione scolastica di intere generazioni di maceratesi, diventando parte del loro immaginario e contribuendo a radicare in molti l’interesse per le scienze, per la natura e per il sapere. Quella che a prima vista poteva sembrare una scenografia scolastica, si rivela oggi – in tutta la sua ricchezza – come un patrimonio scientifico vero e proprio, frutto di confratelli appassionati, che hanno saputo raccogliere, studiare e valorizzare reperti provenienti dai quattro angoli del mondo. Dopo la chiusura della scuola – anche se l’istituto salesiano rimane una realtà importante e vivace grazie alle tante attività che svolge – rimane il timore era che anche questa collezione potesse andare dispersa. E invece, grazie all’impegno di chi ha creduto nella sua importanza, è stata salvaguardata e oggi trova finalmente una nuova casa nel Museo Civico di Storia Naturale, dove viene custodita tornando a essere uno strumento di conoscenza e di meraviglia per tutti. La mostra che inauguriamo oggi, la seconda allestita dall’inaugurazione di questo hub educativo – rappresenta solo una parte di questo straordinario lascito che ci racconta non solo la biodiversità animale e vegetale del nostro pianeta, ma anche la storia della nostra città, del suo rapporto con l’educazione, la ricerca e la divulgazione scientifica. Riportare alla luce e rendere fruibile questa collezione significa dare un nuovo significato a parole come memoria, sostenibilità, conservazione. In un momento storico in cui le sfide ambientali si fanno sempre più urgenti, avere a disposizione uno strumento educativo come questo è un’occasione preziosa per coinvolgere le nuove generazioni in una riflessione seria e appassionata sul nostro rapporto con la natura e sul futuro del pianeta. Oggi Macerata può riscoprire una parte importante di sé, con lo sguardo rivolto alla scienza e al futuro, ma con solide radici nella sua storia”.


“A nome della Comunità Salesiana di Macerata che oggi, insieme alle consorelle Figlie di Maria Ausiliatrice e a tanti giovani e laici impegnati, anima le due Comunità Educative Pastorali di Macerata e Civitanova Marche – afferma il Direttore della Comunità Salesiana di Macerata don Francesco Paolo Galante – accolgo con gioia e riconoscenza la volontà della città di Macerata di continuare a rendere fruibile il patrimonio scientifico per lunghi anni costruito e custodito all’interno degli spazi della Casa Salesiana ed oggi donato a tutti. Credo che ciò che stiamo vivendo attraverso questa esperienza ci ricordi ancora una volta il valore che ha dato fondamento all’esperienza educativa e spirituale di don Bosco: sapersi e sentirsi custoditi per custodire. Quanto viene oggi offerto ai nostri occhi e alle nostre vite ci ricorda che custodire non vuol dire limitare, ma al contrario, è l’esperienza di chi mette l’altro nelle condizioni di essere valorizzato per il Bene che è, e per quello che può fare. Custodire il sistema preventivo di don Bosco ci ha permesso di affrontare e superare la ferita della chiusura della scuola per accogliere oggi la realtà di un oratorio-Centro Giovanile capace di essere luogo di incontro e di crescita grato del passato, protagonista del presente, affidato al futuro. Restituiamo alla città la memoria di tanti confratelli che con la loro vita hanno saputo custodire giovani, cultura, scienza, amore per la vita. Una custodia che continua ancora oggi nel tempo e nell’eternità”.


Poter esporre una parte di tale collezione consentirà alla città di rientrare in possesso di un patrimonio che, raccolto con fatica e dedizione negli anni dai quattro angoli della Terra, permetterà di affrontare temi di sostenibilità e conservazione della biodiversità difficilmente affrontabili in altro modo.


“Un patrimonio che torna a disposizione della Città, con immagini e storie di biodiversità che ci aiuteranno a gestire questa realtà naturale in continuo mutamento” interviene il curatore dell’esposizione Blassetti mentre Alessandro Battoni del Cea dichiara che “la peculiarità del MuBi è data dal fatto che per ogni anno scolastico si allestisce una differente mostra tematica così da offrire alle scuole una proposta didattica sempre nuova”


La collezione salesiana di Macerata nacque all’interno dell’Istituto “San Giuseppe”, dove religiosi e docenti raccolsero minerali, fossili e animali a fini didattici ed educativi. Nel corso degli anni la raccolta si arricchì grazie a donazioni di confratelli appassionati divenendo un prezioso strumento per la formazione scientifica degli studenti.


La collezione, ora custodita dal Museo Civico di Storia Naturale di Macerata, è composta da 5 sezioni: botanica, geomineralogica, lichenologica, paleontologica e zoologica per un totale di più di 1300 tra reperti, strumenti scientifici e materiale didattico. La mostra presenta una selezione dei reperti naturalistici più interessanti legati alla biodiversità animale in tutto il mondo.


Orari apertura MuBi

Ottobre | Novembre | Dicembre

Sabato pomeriggio 15:00 – 18:00

Domenica mattina 10:00 – 13:00


Aprile | Maggio | Giugno | Settembre

Sabato mattina 10:00 – 13:00 pomeriggio 16:00 – 19:00

Domenica mattina 10:00 – 13:00


Accesso con visita guidata gratuita ogni 30 minuti


Periodi di chiusura:

Gennaio | Febbraio | Marzo | Luglio | Agosto

Giorni di chiusura: sabato 25 aprile

Per informazioni o prenotazioni: ceamacerata@risorsecoop.it




Inaugurata la mostra Mirabilia Marche sul Ridolfi curata da Andrea Bruciati alla Pinacoteca di Corinaldo / video e foto

di Stefano Fabrizi


La Pinacoteca civica di Corinaldo ha ospitato sabato 18 ottobre la cerimonia inaugurale della mostra dedicata al pittore veneto-marchigiano Claudio Ridolfi, un evento che si preannuncia come un catalizzatore di crescita culturale, sociale ed economica per il territorio. Alla presenza delle autorità comunali, dei rappresentanti regionali e di un folto pubblico, l’iniziativa è stata celebrata come un passo significativo verso la valorizzazione dell’identità marchigiana e del suo ricco patrimonio artistico.


https://youtu.be/X6w65CMJCWQ

Il sindaco di Corinaldo, Gianni Aloisi: la forza dell’arte per la comunità

Il Comune di Corinaldo, guidato dal Sindaco Gianni Aloisi (in carica dal giugno 2022), ha portato i saluti dell’amministrazione comunale in una gremita sala consiliare per inaugurare un’importante rassegna artistica, a dimostrazione dell’attenzione dell’amministrazione per il patrimonio culturale e la crescita della comunità. L’evento, come sottolineato dal sindaco Aloisi stesso nel suo discorso inaugurale, ha visto una calorosa partecipazione di pubblico, un segnale significativo di quanto l’arte sia ancora un elemento capace di coinvolgere e unire i cittadini.

L’arte come specchio della comunità e della storia

Nel suo intervento, il Sindaco Aloisi ha evidenziato come l’apertura di una mostra d’arte sia un “momento di crescita per una comunità“. L’arte non è solo fruizione estetica, ma un processo attivo di interrogazione, riflessione e condivisione. È un ponte tra gli individui e tra l’opera e gli occhi di chi la osserva, in un dialogo che supera le diversità e le “perfezioni”.

“L’arte è parte integrante della storia, del patrimonio culturale di una civiltà,” ha ribadito Aloisi, ricordandoci un valore fondamentale: non hanno valore soltanto le cose che hanno un prezzo.

In mostra l’arte di Claudio Ridolfi

Protagonista della rassegna è l’opera di Claudio Ridolfi (Verona, 1570 ca. – Corinaldo, 1644), un pittore veneto che scelse proprio Corinaldo come sua dimora stabile nelle Marche, dove produsse gran parte della sua arte e dove ancora oggi ha sede una Civica Raccolta d’Arte a lui dedicata .

La mostra attuale non è una semplice riproposizione, ma una vera e propria “lettura scientifica” della sua produzione artistica, frutto del “sapiente lavoro” del curatore, il dottor Andrea Bruciati, al quale il Sindaco ha espresso la riconoscenza dell’intera amministrazione per aver fornito le “coordinate” essenziali per apprezzare al meglio le opere esposte.

Valorizzazione culturale con sostegno istituzionale

L’iniziativa si inserisce in un più ampio progetto di rilievo fortemente voluto da questa amministrazione, in particolare dall’Assessore alla Cultura. Tale progetto ha potuto contare sul sostegno della Regione Marche, che ha compreso la grande importanza della rassegna per il territorio.

Il Sindaco ha concluso la sua presentazione evidenziando come questo progetto non sia solo di valorizzazione culturale, ma porti con sé anche altri “importanti significati”, in particolare le esperienze sociali che scaturiscono dall’incontro tra arte, storia e comunità. L’arte si conferma così un catalizzatore di identità e un motore per la coesione sociale di Corinaldo.

L’assessore alla Cultura di Corinaldo, Francesco Spallacci: Corinaldo, crogiolo di cultura e identità

Corinaldo si conferma punto di riferimento per la cultura e l’identità marchigiana. L’inaugurazione della mostra dedicata a Claudio Ridolfi non è solo un omaggio a un grande artista, ma un’iniziativa di alto valore culturale che si traduce in un merito didattico e non di meno, in uno stimolo economico per il tessuto sociale. Il progetto, come sottolineato dall’assessore alla Cultura di Corinaldo, Francesco Spallacci, contribuisce in maniera significativa alla crescita della comunità, riconoscendo nella cultura un motore di sviluppo, identità e incontro.

Un omaggio all’arte e al territorio

L’Assessore Spallacci, prendendo la parola, ha espresso “profonda emozione e sincero orgoglio” nell’inaugurare la mostra alla Pinacoteca di Corinaldo, luogo simbolo che diventa il “palcoscenico di un dialogo tra presente e passato”.

Corinaldo, definita “città di memorie antiche, di spirito vivace e da sempre incrocio di bellezza, ingegno e memoria,” offre il contesto ideale. Tra la famosa scalinata, i vicoli in salita e le vedute che si aprono sulle dolci colline marchigiane, si respira quell’armonia tra arte e vita che ha caratterizzato la città nei secoli.

Claudio Ridolfi: tra Veneto e Marche, l’anima ritrovata

La mostra pone in luce le opere di Claudio Ridolfi, “pittore veneto di nascita ma marchigiano di adozione,” che in queste terre ha trovato la sua “seconda patria,” il suo “linguaggio più intimo,” la sua “casa spirituale.”

Questa esposizione, frutto di ricerca, valorizzazione e amore per l’arte, invita il pubblico a riscoprire non solo il talento di Ridolfi ma anche la vitalità culturale che ha sempre contraddistinto Corinaldo, terra che ha dato i natali a numerosi personaggi illustri. L’arte, in questo contesto, torna ad essere un ponte tra generazioni, luoghi e sensibilità diverse, segno di una comunità viva che investe nel patrimonio culturale come elemento di crescita.

Corinaldo: “Borgo più amato d’Italia” e il legame indissolubile con il turismo

L’assessore Spallacci ha colto l’occasione per una breve, ma significativa, digressione: dieci giorni fa Corinaldo ha conquistato il titolo di “Borgo più amato d’Italia”, conferito in occasione della FILDTG Travelling Experience di Lignano. Questo riconoscimento, basato sull’analisi di oltre 29 milioni di contenuti online e 770 mila punti di interesse elaborati con intelligenza artificiale, sottolinea come “oggi più che mai il turismo è strettamente legato alla cultura. “La valorizzazione del patrimonio si dimostra, quindi, una strategia vincente su più fronti”.

Un progetto di comunità

L’Assessore ha concluso ringraziando sentitamente quanti hanno reso possibile l’iniziativa: la Regione Marche per il prezioso contributo, in particolare l’ex Assessore Chiara Biondi; l’ideatore e curatore della mostra, Andrea Bruciati, per “l’estrema professionalità e competenza”;  il sindaco Gianni Aloisi; i dipendenti e responsabili dell’Ufficio Cultura e Turismo (Melissa Riccardi, Luca Latini e Monia di Cosimo), le maestranze, la Pro Loco, lo staff dell’ufficio IAT e i luoghi della cultura. L’auspicio è che questa inaugurazione sia non solo una celebrazione, ma un momento di “riflessione sull’importanza di costruire la bellezza, valorizzare il patrimonio e trasmettere ai giovani il senso profondo di ciò che siamo”. Le “meraviglie delle Marche e quelle di Corinaldo in particolare non appartengono solo al passato, ma continuano a vivere ogni volta che apriamo le porte della cultura, ogni volta che uno sguardo si posa su un’opera d’arte e ne riconosciamo la luce”.

L’Assessore Spallacci ha poi ceduto la parola al curatore della mostra, Andrea Bruciati.

Il curatore Andrea Bruciati riscrive lo spazio museale di Corinaldo

Andrea Bruciati, curatore della mostra dedicata a Claudio Ridolfi a Corinaldo, ringrazia l’amministrazione e tutti coloro che hanno creduto nel progetto, presentandolo non solo come un omaggio all’artista, ma come un’occasione per rinnovare la narrazione e la funzione dello spazio museale civico.

Ridolfi: un pretesto per un dialogo continuo

Bruciaiti definisce Ridolfi una “scusa”, nel senso più nobile del termine: un pretesto per valorizzare il museo. L’artista, sebbene non tra i più noti, è ritenuto “sicuramente interessante” e la sua presenza a Corinaldo all’inizio del Seicento è emblematica. “È un artista che verifica, che aggiorna questo dialogo continuo fra il Veneto e le Marche, lo rinnova”. La scelta di Ridolfi di stabilirsi a Corinaldo per la sua “prolifica” attività è un elemento affascinante, che testimonia la ricchezza culturale di questa “città di memorie antiche”.

Dalla “raccolta” alla “pinacoteca”: la riscoperta dello spazio intimo

L’intenzione di Bruciati va oltre la semplice esposizione temporanea. L’obiettivo primario è stato dare una durata al progetto e trasformare la raccolta civica in una vera e propria Pinacoteca, sottolineando come “le parole sono importanti, le terminologie sono importanti.”

Essendo la collezione priva di una rigida cronologia, il curatore ha voluto sviluppare una “trama aperta” dove ogni visitatore possa “costruire la sua mostra” e instaurare un “dialogo intimo” con le opere. La Pinacoteca di Corinaldo, con i suoi “ambienti privati”, si presta perfettamente a questa “esperienza di visita” che il turismo contemporaneo ricerca.

Un laboratorio di bellezza e interazione

Per migliorare l’esperienza e l’interazione, Bruciati ha trasformato l’allestimento in un “laboratorio di esperienza anche visiva”:

  • Pausa contemplativa: È stata creata una “pausa” davanti ad ogni opera, invitando alla riflessione.
  • Segnaletica e riferimenti: Le opere introdotte sono rese immediatamente riconoscibili anche grazie alla ridipintura delle pareti che le circondano, creando una forte segnaletica visiva.
  • Narrazione interconnessa: Sebbene la mostra estenda il periodo storico oltre Ridolfi, ogni opera aggiunta presenta “punti di riferimento con le tele preesistenti.” Questo meccanismo crea un “altro racconto” e trasforma il museo non più solo in un luogo di contemplazione, ma di interazione, rendendolo parte viva della comunità.

Progetto pilota e prospettive future

Bruciati auspica che questo progetto sia un “progetto pilota” per l’intera regione, credendo che le Marche siano “plurali” e costituite da “tantissimi cerchi di pari importanza” per la loro ricchezza e stratificazione.

La mostra si svilupperà per sei mesi, e il curatore lancia un appello all’amministrazione affinché il museo, in quanto civico, venga reso gratuito per i corinaldesi, diventando parte integrante della loro identità.

Infine, è in preparazione un catalogo che includerà non solo le opere esposte, ma anche quelle di Ridolfi presenti nelle strutture ecclesiastiche corinaldesi. Bruciati conclude augurandosi che questo “saggio” inneschi un “percorso virtuoso” per il futuro, meritato dalla città, come dimostra anche il recente riconoscimento di “Borgo più amato d’Italia”.

Poi, tutti i presenti si sono portati all’ingresso della Pinacoteca per il taglio del nastro e la visita guidata da parte del curatore Andrea Bruciati alla mostra.

https://youtu.be/rdY3Bb2ifZg

La visita alla mostra con Andrea Bruciati, panoramica dell’insegnamento

Lezione-didascalica svolta in occasione di una mostra nella galleria civica dedicata agli artisti del territorio marchigiano, in particolare al percorso tematico su Claudio Ridolfi e altri protagonisti tra il Cinquecento e il Seicento. Obiettivo: offrire agli studenti e visitatori una comprensione completa, sia delle opere esposte che del valore della collezione pubblica e privata, valorizzando la connessione tra arte, storia del territorio e identità culturale. Il gruppo destinatario comprende studenti d’arte, storia e appassionati locali, con particolare attenzione alle diverse preparazioni individuali.

Momenti salienti dell’insegnamento

  • Attenta integrazione tra collezioni civiche e opere private, creando continui rimandi e confronti per una comprensione dinamica.
  • Valorizzazione degli artisti locali, stimolando il recupero delle radici culturali e promuovendo una partecipazione collettiva ed emozionale.
  • Costante ricerca di innovativa modalità espositiva (come l’uso delle pareti blu opaco), per favorire l’intimità e la connessione emotiva con le opere.
  • Presentazione di punti di vista interdisciplinari: senso iconografico, cronologico e approfondimenti sulla committenza e mercato dell’arte.
  • Attivazione di una didattica circolare: più fasi di domande, commenti e input per invitare gli studenti all’approfondimento personale.

Struttura del percorso didattico-espositivo

  • Presentazione del criterio curatoriale: verifica degli intenti tramite confronto tra titoli, opere e allestimento.
  • Spiegazione della nuova disposizione delle opere e colore delle pareti, valorizzazione sia della sezione archeologica che quella pittorica.
  • Approfondimento sul ruolo della collezione privata e sulla selezione delle opere chiave, come il Ridolfi con cornice originale.

Analisi tematica e confronto tra collezioni

  • Esame del ruolo della progressione cronologica vs. allestimento aperto con continui rimandi tra opere pubbliche e private.
  • Focus sull’opera di Claudio Ridolfi come icona e il progetto del catalogo dedicato alla raccolta civica.
  • Discussione del movimento culturale generato dalla valorizzazione degli artisti (diffusione dell’interesse, arrivo di segnalazioni e richieste).

Approfondimento storico-artistico delle opere esposte

  • Presentazione di capolavori come quello di Elisabetta Sirani, riferimento alla grazia e delicatezza anticromatica, confronto iconografico con la Madonna di Ridolfi.
  • Discussione sugli innesti tra grande pittura e influenze stilistiche di scuole quali quella di Tiziano e Raffaello.
  • Narrazione del mito di Niobe e inserimento di soggetti laici e sacri, offerta di una panoramica allargata dei generi e della qualità del periodo storico.

Riflessione sull’allestimento e sul valore dell’esperienza estetica

  • Analisi della disposizione e del “deposito aperto”, valorizzazione delle raffinazioni esecutive come nel paesaggio associato alla scuola di Tiziano.
  • Approfondimento del mito di Apollo e Marsia (scorticamento e innalzamento divino), stabilendo connessioni tra arte cristiana e pagana.
  • Elogio della fruizione emotiva e quasi fisica delle opere, data l’assenza di barriere in vetro.

Approfondimenti specialistici

  • Presentazione delle tematiche sul paesaggio, come nella scuola di Poussin e nell’esperienza del Grand Tour romano.
  • Analisi delle modalità di restauro e delle cornici, come elementi narrativi e visivi che strutturano la mostra.
  • Studio comparato di frammenti, poliittici ritrovati a livello internazionale, valorizzazione dell’unicità di opere normalmente inaccessibili.

Stimolo alla ricerca e valorizzazione

  • Invito allo studio e all’identificazione di attribuzioni sconosciute (opere anonime di grande interesse).
  • Presentazione di Bartolomeo Spenger e la sua Madonna della mela, analisi di collegamenti tra Rinascimento italiano ed Europa centrale.
  • Discussione su dipinti incompleti e attribuzioni di ambito veronese/tintorettiano, osservazioni sulle tecniche di luce e sulla modernità della pittura.

Sezione dedicata al paesaggio e conclusioni didattiche

  • Esplorazione di frammenti attribuiti a Salvatore Rosa, scuola fattorettesca e paesaggi pre-romantici di Rosa da Tivoli.
  • Riflessione sulla circolarità della mostra, presenza di opere che creano rimandi tra passato e presente, tra pubblico e privato.
  • Invito finale alle domande e alla responsabilità del pubblico nella fruizione attiva dell’arte.

Riflessioni e osservazioni critiche

  • La varietà dei livelli di preparazione degli studenti ha richiesto una flessibilità espositiva e spazio per domande e chiarimenti.
  • La presentazione di opere di artisti locali stimola forme di partecipazione proattiva e arricchisce la memoria collettiva.
  • Il ritmo della lezione e il dosaggio degli esempi sono fondamentali per mantenere viva l’attenzione e favorire l’assimilazione delle conoscenze.
  • La riflessione sulla dimensione emotiva della visita (assenza di vetro, vicinanza fisica alle opere) suggerisce un approccio pedagogico esperienziale.
  • La mostra favorisce l’interdisciplinarità, offrendo spunti sia storici, che tecnici, stilistici e di mercato dell’arte.

Feedback degli studenti

  • “L’esposizione ha reso la visita coinvolgente, permettendoci di avvicinarci alle opere come non avviene solitamente nei grandi musei; la varietà delle spiegazioni e la possibilità di porre domande hanno arricchito notevolmente la nostra comprensione dell’arte locale e del suo contesto storico.”



Gran Buffet, inaugura sabato 18 ottobre alla Falegnameria di Palazzo Mosca di Pesaro la personale dell’artista e designer Marco Morosini

Dal 18 ottobre all’8 dicembre 2025 la Falegnameria di Palazzo Mosca ospita Gran Buffet, la personale di Marco Morosini, artista e designer pesarese tra i più innovativi della scena contemporanea: un ciclo di lavori, tra pitture, tecniche miste e installazioni che indaga i temi della contraddizione e della deriva etica propri della contemporaneità. L’inaugurazione è prevista per sabato 18 ottobre alle ore 18.00 con un opening e dj set. La mostra è promossa dal Comune di Pesaro e dalla Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive in collaborazione con Pesaro Musei; con il sostegno di Marche Multiservizi.


L’esposizione si configura come un banchetto ipertrofico e ironico: un atlante visivo della nostra epoca dove l’essere umano diventa al tempo stesso commensale e pietanza. Tra pittura, tecniche miste e installazioni, Morosini mette in scena i paradossi del presente: dall’eccesso di produzione e spreco alimentare alla dipendenza da diete e fitness, dalle contraddizioni sociali e geopolitiche agli sviluppi biotecnologici. Di ispirazione pop e realizzate con cura maniacale, le opere catturano l’attenzione per la tecnica di realizzazione e per la rappresentazione di soggetti e marchi molto noti, trasformando icone del consumo – barattoli di Nutella, tonno in scatola, uova transgeniche, bottiglie di plastica, carne sottovuoto – in metafore dell’ossessione collettiva per l’acquisto e l’apparenza. Una intuizione che viene da lontano quella di Morosini per l’eccesso consumistico e per l’omologazione umana attraverso falsi bisogni ,è infatti del 1998 la serie uominiuomini. Questa serie indaga la condizione umana nella società contemporanea, attraverso l’utilizzo di un linguaggio  che attinge alla Pop Art e alla grafica commerciale. Un ulteriore spunto di riflessione sulla deriva consumistica e morale contemporanea è offerto dall’opera che l’artista ha voluto collocare nella sala “Luce e Sguardi” dei Musei Civici, creando un dialogo sul tema della nascita che attraversa secoli di storia.


Gran Buffet non è solo esposizione, ma dispositivo critico: un supermercato simbolico, un ‘mare solido’ di plastica che invita a riflettere sul prezzo che la società contemporanea richiede, non solo in termini di cibo, ma anche di corpi, risorse, libertà ed etica.

La mostra è dedicata a Mario, padre dell’artista, che ha tanto amato la città di Pesaro.

Il catalogo è realizzato da NFC EDIZIONI, presentazione di Roberta Ridolfi.

Un ringraziamento speciale a Birra Viola per l’aperitivo di opening


BIO
Marco Morosini, è nato a Pesaro nel 1972, ha frequentato l’Istituto d’arte Mengaroni e successivamente ha studiato design della comunicazione all’ISIA di Urbino e alla Fachhoch- schule di Augsburg. Ha collaborato con Oliviero Toscani, Fabrica, Talk Magazine, Liberation e L’Espresso, fondando nel 2001 lo studio Marco Morosini a Pesaro. Tra i suoi progetti: BRANDINA, il recupero del Castello di Granarola e ora il Circolo delle Bocce. Le sue opere sono state esposte a Miami, Los Angeles, San Francisco, Milano e altre città internazionali. È autore dei libri fotografici Kosovars, DividiRimini, No Copyright e del romanzo Maledetto (Argentodorato Editore, 2023).


Gran Buffet – Marco Morosini

Falegnameria di Palazzo Mosca

19 ottobre – 8 dicembre 2025

inaugurazione sabato 18 ottobre ore 18

orario martedì–giovedì 15–18; venerdì–domenica 10–13 / 15–18

ingresso con card Pesaro Musei/biglietto singolo; gratuito fino a 18 anni, studenti del Conservatorio Rossini e possessori Carta Famiglia del Comune di Pesaro

info 0721 387541 info@pesaromusei.it




Al Conventino dei Serviti di Maria a Monteciccardo di Pesaro inaugurata la Collezione Picca-Arte Contemporanea

Picca – Arte Contemporanea ha inaugurato al Conventino dei Serviti di Maria di Monteciccardo la propria Collezione, un nucleo espositivo costituito dalle opere donate dagli artisti che, tra il 2021 e il 2025, hanno esposto nello spazio fondato e curato dagli artisti Elisa Di Domenicantonio e Giuseppe Tomasello.


Picca -Arte Contemporanea è un progetto artistico nato a Pesaro, in Via Diaz 18, un piccolo spazio di 9 mq. che si trova a pochi passi da Piazza del Popolo. Dal 2021 propone mostre e incontri a cadenza quasi mensile che hanno trasformato lo spazio in un punto di riferimento per appassionati e cittadini, fatto di arte, dialogo e convivialità. Dalle esperienze espositive è nata la Collezione Picca Arte Contemporanea in continuo incremento grazie alle opere donate dagli artisti invitati.


Picca Arte inoltre è il nome di un sodalizio creativo tra i due artisti Elisa e Giuseppe, un progetto artistico per il quale collezionare diventa un gesto creativo, ciascuna opera donata non è solo un oggetto, ma un frammento di relazione, di tempo condiviso, di fiducia. Pertanto, la vera opera è la collezione stessa, un autoritratto collettivo, costruito senza commissioni e mercato ma solo con ospitalità, condivisione e sincerità. E’ facile comprendere che Picca non collezioni arte quanto piuttosto   momenti.


Per questa occasione, Picca Arte ha realizzato un intervento artistico pensato in dialogo con lo spazio e la sua identità, dal titolo Eight Light / La stanza di Maria. Ispirandosi agli elementi architettonici della stanza, dominata da una volta decorata con stella a otto punte e fasci irradianti, l’opera si manifesta soltanto al calare del buio: la stella ottagonale e i suoi otto raggi emergono dalla struttura, pervadendo lo spazio di una luce inattesa e trasformandolo in un’esperienza rivelatrice. L’intervento artistico è nato durante l’allestimento della collezione, nel momento in cui i due artisti si sono sdraiati sul pavimento in un momento di relax. Volgendo lo sguardo verso il soffitto, i due artisti, hanno recuperato un frammento mnemonico appartenuto all’infanzia, quando cioè si osservavano le stelline fluorescenti attaccate al soffitto delle camere. E’ proprio in quel frangente essi hanno subito una sorta di trasfigurazione sentendosi proiettati oltre quella stanza, ritrovandosi idealmente sotto una volta stellata.


In Eight Light /La stanza di Maria l’antico viene attualizzato: la decorazione della volta, carica di significato simbolico, è divenuta traccia mutevole che vive di un dualismo naturale: presenza silente alla luce, rivelazione luminosa al buio. La scelta della fluorescenza enfatizza proprio questo dialogo tra visibile e invisibile. Nelle ore diurne, la decorazione sembra assorbita dalla volta mentre in quelle notturne, la geometria si accende e, guidando lo sguardo verso l’alto, restituisce centralità alla struttura architettonica. Gli otto fasci irradiati dalla stella generano una percezione dinamica dello spazio, come se l’architettura stessa respirasse luce. Nella tradizione occidentale, la stella a otto punte è associata a Venere, visibile come prima luce del mattino e ultima della notte, evocando così la natura dell’opera: un segno che appare e scompare, oscillando tra visibile e invisibile. Allo stesso tempo, questo simbolo è profondamente legato all’iconografia classica usata per rappresentare Maria, la stella a otto punte è infatti parte della simbologia che l’accompagna. Pare che la stanza fosse originariamente dedicata al culto mariano, il che rafforza il legame tra luogo, intervento artistico e sacralità.


Da questa doppia valenza simbolica nasce il titolo dell’opera: Eight Light / La stanza di Maria, sintesi visiva e concettuale di un segno che abita il confine tra luce e tenebre, tra materia e spirito. Si tratta di un’opera che lavora sulla soglia tra memoria e contemporaneità, la volta non viene modificata, ma rivelata: la stella e i suoi fasci irradianti ne esaltano la geometria e ne restituiscono la presenza.


L’inaugurazione è stata in collaborazione con Pesaro Musei, Municipio di Monteciccardo e Pro Loco di Monteciccardo, che per l’occasione offrirà un assaggio di prodotti del territorio. La presentazione della mostra è di Alessandro Giovanardi, accompagnata da un testo di Franco Pozzi. Gli artisti in mostra della collezione sono: Gianluigi Antonelli, Maurizio Battaglia, Giovanni Bianco, Kiril Cholakov, Vittorio D’Augusta,Giuliano Del Sorbo, Giorgio Donini, Massimiliano Fabbri, Alessandro Giampaoli, Federico Guerri, Takako Hirai, Enrico Nanni, Emanuela Palazzi, Franco Pozzi, Sara Principi, Massimo Pulini, Andrea Salvatori, Patrizia Zelano, Abel Zeltman, Collettivo Quarantene, Picca Arte.

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Info:0721.387541/info@pesaromusei.it
Prenotazione obbligatoria visite guidate: 349.231.5640/ servizimuseali@pesaromusei.it




Fermo celebra la nomina di Chiara Camoni alla Biennale Arte di Venezia 2026

Fermo celebra con grande orgoglio la nomina dell’artista Chiara Camoni a rappresentare l’Italia al Padiglione Italia della 61ª Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia 2026, con il progetto “Con te con tutto”, presentato da Cecilia Canziani e selezionato dal Ministro della Cultura Alessandro Giuli.


La città di Fermo vanta con emozione un legame speciale con l’artista: Chiara Camoni è stata infatti vincitrice del PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea con il progetto “Erbacce e fonti. Succhi d’erbe. Spiritelli”, curato da Matilde Galletti. L’installazione, frutto di un periodo di residenza artistica e di un intenso lavoro partecipato con la cittadinanza, è oggi parte integrante della Pinacoteca Civica di Palazzo dei Priori, arricchendo in modo significativo il patrimonio artistico contemporaneo della città.


E’importante ed è veramente un orgoglio sapere che c’è anche Fermo nel percorso professionale e culturale di un’artista, come in questo caso Chiara Camoni a cui rinnoviamo le congratulazioni, che rappresenta l’Italia alla Biennale – le parole del Sindaco Paolo Calcinaro – in una città come Fermo anche l’arte contemporanea lascia traccia, così come i suoi autori che qui trovano un ambiente favorevole ed in questo caso ben augurante”.


Siamo orgogliosi di vedere Chiara Camoni rappresentare l’Italia alla Biennale – afferma l’assessore alla cultura Micol Lanzidei –. Il fatto che una parte importante del suo percorso artistico sia passata da Fermo, e che un’opera nata qui sia oggi custodita nella nostra Pinacoteca, è motivo di autentico orgoglio e testimonia la vitalità del nostro impegno nella promozione dell’arte contemporanea.


Questo importante riconoscimento – commenta la curatrice Matilde Galletti – va a un’artista che ha dimostrato un grande rigore e una sincera generosità nello scambio con il territorio. È anche un segnale incoraggiante per il lavoro che stiamo portando avanti a Fermo sulla valorizzazione dell’arte contemporanea: significa che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, offrendo esperienze di alta qualità capaci di arricchire la comunità locale.”


Il progetto di Chiara Camoni a Fermo ha coinvolto studenti, cittadini e appassionati in passeggiate ed esperienze condivise alla scoperta delle antiche fonti del territorio. Dalla raccolta delle “erbacce” e dei materiali naturali è nata un’installazione composta da teli di seta impressi direttamente dalle piante incontrate, una scultura in ottone e un video che documenta le azioni collettive e la relazione tra arte, natura e comunità.


Il Comune di Fermo, che ha sostenuto e accolto il progetto attraverso la collaborazione con l’Associazione Karussell, esprime grande soddisfazione per questo nuovo traguardo di un’artista che ha lasciato un segno profondo nella città. Il successo di Chiara Camoni conferma il valore del PAC – Piano per l’Arte Contemporanea come strumento di connessione tra creatività, territorio e comunità, e consolida la posizione di Fermo come città capace di accogliere e valorizzare esperienze artistiche di rilievo nazionale e internazionale nella sua politica culturale.




Il FAI ha fatto scoprire le “segrete stanze” di Palazzo Ripanti Vecchio a Jesi dove crea l’artista Carlo Cecchi / video intervista e foto

di Giovanni Filosa

Per il FAI del Gruppo Jesi e Vallesina, le due giornate dedicate alla scoperta o riscoperta culturale di alcune nostre meraviglie, e che hanno aperto le porte ed i portoni a Palazzo Ripanti Vecchio a Jesi, con visita allo studio e performance del pittore Carlo Cecchi, e la Fornace a Moie di Maiolati, è contato il risultato.

Jesi ha visto sfilare 1820 visitatori, Moie 560, con l’emissione complessiva di 560 nuove tessere. Un fine settimana delizioso per la nostra Cultura. E per tutti gli operatori che hanno dato il massimo in una “due giorni” che non poteva ammettere sbavature. Soddisfattissima la dottoressa Valentina Pietrangeli, capogruppo FAI Jesi e Il grande lavoro dei volontari FAI dei giovani Ciceroni e degli Enti coi quali abbiamo lavorato e collaborato, è stato ripagato dall’enorme successo  dell’iniziativa, che denota la sensibilità della nostra Comunità per la salvaguardia del patrimonio artistico ed ambientale italiano.

E grazie di cuore all’artista Carlo Cecchi per aver donato al nostro gruppo FAI la bellissima opera realizzata dal vivo durante la serata d’anteprima di venerdì 10 ottobre”. Con il maestro Carlo Cecchi abbiamo una lunga amicizia di decenni. Ma ha parlato con noi con piacere anche del lavoro e delle domande che i tantissimi visitatori gli hanno rivolto, percorrendo l’immenso suo studio che domina, appunto, Palazzo Ripanti.  




Corinaldo, il concorso fotografico Carafòli ha festeggiato l’edizione numero quaranta. Ecco i premiati

Il concorso fotografico che la città di Corinaldo ha dedicato alla memoria di Mario Carafòli, celebre fotografo e uomo di cultura, ha raggiuno la quarantesima edizione, ottenendo il titolo simbolico del più longevo contest fotografico delle Marche.


Il concorso, noto ormai a livello nazionale, è nato nel 1986 da un’idea del dott. Paolo Pirani, ai tempi responsabile dell’ufficio Cultura e Turismo del Comune, che decise di ricordare con un’iniziativa l’interesse di Carafòli per la riproduzione fotografica, in accordo con la moglie Luisa e la figlia Domizia.


Nasce così il “Concorso Fotografico Mario Carafòli”, da sempre riservato ai fotoamatori, che all’inizio rientrava nel programma della “Contesa del pozzo della polenta”. Negli anni successivi il concorso è diventato iniziativa autonoma, con il sostegno delle Amministrazioni Comunali corinaldesi che si sono avvicendate nel corso degli anni. Collaborano al concorso l’Associazione “Pozzo della Polenta” e la Pro Loco Corinaldo, mentre da diversi anni c’è una compartecipazione del Comune di Senigallia e del MUSINF Museo d’arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia. Negli ultimi anni è partner del concorso l’associazione Centrale Fotografia di Fano.


Il concorso è attualmente articolato in tre sezioni tematiche: Ricerca del Paese più bello del Mondo, Corinaldo in festa e Città di Senigallia “La Spiaggia di Velluto”. Nel corso degli anni ha visto la partecipazione di centinaia di fotoamatori, tenendo sempre alto il livello qualitativo nella selezione delle immagini proposte.


La cerimonia di premiazione, tenutasi domenica 12 ottobre 2025 al Teatro Goldoni, è stata dedicata a Luisa Carafòli (nata Brondo), moglie di Mario, scomparsa nella primavera di quest’anno a 101 anni. In apertura della mattinata Paolo Pirani ha presentato un breve ricordo della nascita del concorso. È stato poi presentato un omaggio ad un lavoro fotografico di Mario Carafòli per l’EPT di Bologna, realizzato da Domenico Giannantonio, fotoamatore già premiato diverse volte al consorso.


Alla cerimonia erano presenti il sindaco Gianni Aloisi e l’assessore alla Cultura Francesco Spallacci, Domizia Carafòli, figlia di Mario, il vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Senigallia Riccardo Pizzi, Stefano Schiavoni direttore del MUSINF di Senigallia, il presidente dell’Associazione Centrale Fotografia Marcello Sparaventi e il prof. Paolo Barbaro. Presente anche Alfio Magnesi, titolare di Ideostampa, che ha realizzato un calendario artistico scegliendo alcune foto tra quelle premiate e selezionate dalla giuria del concorso.


I premiati

Le fotografie sono state selezionate da una giuria formata da: Francesco Spallacci, Assessore alla Cultura, Domizia Carafòli, Lorenzo Cicconi Massi, Marcello Sparaventi, presidente associazione Centrale Fotografia, Stefano Schiavoni, presidente del MUSINF di Senigallia, Massimo Gradoni, presidente Pro Corinaldo e Giuseppina Mancini, in rappresentanza dell’associazione Pozzo della Polenta.


Per la prima sezione “Ricerca del Paese più bello del Mondo” il primo premio è stato assegnato alla foto Creature Erranti di Marco Melchiorri, seguita da Estate di Giovanni Brighente e Sette di Francesco Pollicina. Segnalate le proposte di Massimo Giuliani, Paolo Formiconi, Edoardo Serretti, Franco Rubini, Andrea Giommi, Beatrice Bartoccioni, Abdoulaye Toure, Elisa Maria Natascia Mangili, Franco Mariangeli, Gianni Mazzon, Giulio Bani, Luigi Bartolini, Maurizio Fiorentini, Patrizia Lo Conte, Roberto Nalini, Rolando Catalani, Sauro Fiorani.


Per la sezione “Corinaldo in festa” premio assegnato a Massimo Giuliani con le due foto Corinaldo In Festa – Inferno e Corinaldo In Festa – Veli. Segnalata Cinzia Giulietti.

Per la terza sezione La città di Senigallia “Spiaggia di velluto” premiato Franco Mariangeli con Verso il mare. Segnalati il lavori di Giovanni Brighente, Franco Mariangeli, Marco Melchiorri, Massimo Giuliani, Ottavia Durpetti, Patrizia Lo Conte, Sofio Valenti, Tiziano Carrara.


Il premio speciale attribuito dal prof. Paolo Barbaro, per CORINALDO PHOTOS 2025, è andato a Franco Rubini.


Tutte le immagini premiate e quelle selezionate sono esposte nel foyer al primo piano del Teatro Goldoni di Corinaldo e nelle prossime settimane saranno pubblicate sul sito www.corinaldo.it nella sezione dedicata al Concorso.





I 30 anni delle amiche del ricamo alla Galleria Rossini

Inaugura martedì 14 ottobre alla Galleria Rossini, la mostra con cui la scuola Amiche del Ricamo celebra un trentennio di vita insieme. Esposti i migliori lavori delle allieve a testimonianza di un lungo cammino speso a diffondere la passione per le arti manuali.

Nuova proposta alla Galleria Rossini di via Rossini 38, spazio della cultura pensato per ampliare l’offerta espositiva cittadina e fornire spunti per eventi, scambi e progetti di creatività. Da martedì 14 a sabato 18 ottobre, in programma la mostra delle Amiche del Ricamo di Pesaro ’30 Anni Insieme’ a cura di Denise Betti. L’inaugurazione è prevista per martedì alle 10.

Con questo evento, la scuola “Le Amiche del Ricamo” celebra un lungo periodo di vita con l’obiettivo di trasmettere la passione per le arti manuali e il ricamo in particolare, a tante persone di tutte le età, per tenere in vita e riportare in auge antiche arti che rischiano di essere dimenticate. L’esposizione è l’occasione per mettere in evidenza come l’utilizzo del ricamo sia cambiato durante questi 30 anni e oggi sia usato non più tanto nell’arredo della casa ma nell’abbigliamento, raggiungendo così un maggiore interesse da parte delle giovani generazioni. Lo dimostra anche la recente partecipazione di moltissimi studenti dei corsi di moda dell’IIS Caterina da Siena/Milano ad uno stage in cui hanno imparato a ricamare a proprio gusto su t-shirt, iniziativa che li ha portati a soggiornare a Pesaro e a visitare la città. 

Alla Galleria Rossini saranno esposti i migliori lavori fatti a mano dalle allieve della scuola: bellissimi manufatti realizzati con tutte le tecniche di decorazione quali macramè, tombolo, uncinetto, maglia e tutti i punti del ricamo classico. I visitatori potranno quindi conoscere le tante declinazioni di questa meravigliosa arte manuale.




Senigallia celebra Hugo Pratt alla Rocca Roveresca con una mostra dall’11 ottobre al 30 novembre: un viaggio tra avventure, memoria e immaginazione

A trent’anni dalla scomparsa di Hugo Pratt, il Comune di Senigallia rende omaggio al genio visionario del fumetto con una mostra immersiva allestita nella suggestiva cornice della Rocca Roveresca. Dal 11 ottobre al 30 novembre, i visitatori potranno intraprendere un viaggio affascinante tra le tappe della vita e dell’opera del creatore di Corto Maltese, esplorando i mondi reali e immaginari che hanno alimentato la sua inesauribile creatività.


Un percorso tra storia e avventura

Nei sotterranei della Rocca, due sale espositive accolgono il pubblico in un’atmosfera sospesa nel tempo, tra mattoni a vista e volte antiche. Qui prende forma un racconto visivo e narrativo che parte dall’infanzia veneziana di Pratt, attraversa l’adolescenza in Etiopia durante la guerra, e approda alle prime esperienze artistiche in Argentina. Il percorso si snoda poi attraverso il ritorno in Italia negli anni Sessanta, fino al successo internazionale consacrato dalla figura di Corto Maltese, il marinaio romantico e ribelle che ha conquistato lettori di ogni latitudine.


Le letture che hanno ispirato il maestro

Un’intera sezione della mostra è dedicata alle influenze letterarie che hanno nutrito l’immaginario di Pratt. Scrittori, artisti e personaggi storici diventano protagonisti delle sue tavole sotto forma di alter ego immaginari: da Hermann Hesse a Jack London, da Butch Cassidy a Tamara de Lempicka, passando per Gabriele d’Annunzio ed Ernest Hemingway. Un omaggio raffinato alla cultura che ha plasmato l’autore e che continua a dialogare con le sue storie.


Il “triennio prattiano” e il futuro della narrazione disegnata

Questa iniziativa si inserisce nel più ampio “triennio prattiano”, un ciclo di eventi che accompagnerà il pubblico fino al 2027, anno in cui ricorrerà il centenario della nascita dell’artista. Un’occasione per riscoprire l’eredità di Pratt e per riflettere sul ruolo del fumetto come linguaggio universale e ponte tra generazioni.


Giovani talenti in mostra

Al piano terra della Rocca, spazio anche al futuro del fumetto con le opere dei vincitori della prima edizione dell’“Hugo Pratt Comics Award”, concorso rivolto alle scuole di fumetto europee. La cerimonia di premiazione si terrà il 25 ottobre alle ore 18:00 presso l’Auditorium San Rocco, a testimonianza dell’impegno della città nel promuovere la creatività giovanile.


Un progetto condiviso

La mostra nasce da un’idea di Giorgio Amadei, fondatore dell’“Hugo Pratt Comics Award”, in collaborazione con Patrizia Zanotti, managing director di CONG sa, società che cura l’eredità artistica di Pratt. L’inaugurazione ufficiale è prevista per sabato 11 ottobre alle ore 18:00 presso la Rocca Roveresca, dando il via a un percorso di celebrazione che unisce memoria, arte e passione per il racconto.

La mostra “Hugo Pratt. La sua vita, le sue opere, le sue letture” sarà visitabile dall’11 ottobre al 30 novembre 2025 presso la Rocca Roveresca di Senigallia, con ingresso incluso nel biglietto della Rocca e nei consueti orari di apertura.


📍 Location e ambientazione

📅 Date e orari

  • Periodo: dall’11 ottobre al 30 novembre 2025
  • Inaugurazione: sabato 11 ottobre alle ore 18:00
  • Orari: quelli consueti della Rocca Roveresca (consultabili sul sito ufficiale) roccasenigallia.it

🎨 Contenuti della mostra

  • Percorso biografico: dall’infanzia a Venezia, all’adolescenza in Etiopia, fino agli anni argentini e al ritorno in Italia negli anni ’60
  • Focus su Corto Maltese: il personaggio simbolo di Pratt, protagonista di un successo internazionale
  • Sezione letteraria: dedicata agli autori e personaggi storici che hanno ispirato Pratt, come Hermann Hesse, Jack London, Tamara de Lempicka, Gabriele d’Annunzio, Ernest Hemingway Senigallia Notizie Il Resto del Carlino

🏆 Hugo Pratt Comics Award

  • Esposizione delle tavole: realizzate dai giovani vincitori del premio, al piano terra della Rocca
  • Premiazione: 25 ottobre alle ore 18:00 presso l’Auditorium San Rocco Senigallia Notizie Cong Sa

🤝 Curatori e promotori

  • Ideazione: Giorgio Amadei, fondatore del premio
  • Curatela: Patrizia Zanotti, collaboratrice storica di Pratt
  • Organizzazione: Associazione I Gabbiani di Hugo, in collaborazione con CONG sa e il Comune di Senigallia roccasenigallia.it Cong Sa



Per la prima volta al pubblico il Cofanetto da Belmonte Piceno, manufatto che fino al 6 gennaio 2026 sarà visibile ad Ancona

In occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio”, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata presenta per la prima volta al pubblico il Cofanetto da Belmonte Piceno, prezioso manufatto d’avorio e d’ambra risalente a metà del VI secolo avanti Cristo, che per l’occasione dal 27 settembre 2025 fino al 6 gennaio 2026 sarà visibile nel Salone delle feste del Museo Archeologico Nazionale delle Marche, a Palazzo Ferretti di Ancona, grazie alla collaborazione fra la suddetta Soprintendenza e la Direzione regionale Musei nazionali Marche.

La presentazione ai media dello straordinario pezzo archeologico è in programma venerdì 26 settembre, alle ore 10.30 nell’Auditorium del M A N Marche di Ancona, alla presenza di Giovanni Issini (Soprintendente ABAP AP-MC-FM), Luigi Gallo (Direttore regionale Musei nazionali Marche), Ivano Biscioni (Sindaco di Belmonte Piceno), Diego Voltolini (Direttore M A N Marche), Joachim Weidig (Direttore scientifico delle ricerche a Belmonte Piceno).

A seguire, sabato 27 settembre, alle 18 sempre nell’Auditorium del M A N Marche e Salone delle Feste e a ingresso gratuito, è prevista la conferenza pubblica di presentazione del Cofanetto da Belmonte Piceno, cui interverranno, oltre ai direttori Voltolini e Weidig, anche Francesco Belfiori (Funzionario archeologo SABAP AP-FM-MC) e Nicola Bruni (Funzionario restauratore).

Da segnalare che sempre sabato 27 l’accesso al percorso espositivo del M A N Marche e al Salone delle Feste con il Cofanetto da Belmonte Piceno dalle 19.30 alle 23.30 sarà al costo simbolico di 1 € per l’apertura serale straordinaria delle Giornate Europee del Patrimonio.

L’evento di presentazione del cofanetto sarà inoltre l’occasione per vedere riunite le altre preziose ambre figurate da Belmonte Piceno, in parte già esposte presso il M A N Marche e presso il Museo archeologico nazionale di Ascoli Piceno.

«Dopo un importante lavoro di restauro e di studio – afferma il Soprintendente Issini – il Cofanetto da Belmonte Piceno viene presentato per la prima volta non solo ai cittadini delle Marche, ma anche alla comunità scientifica nazionale e internazionale, che nei prossimi anni potrà sviluppare ulteriori ricerche e approfondimenti su questo straordinario reperto. Si tratta senza dubbio di uno dei rinvenimenti più significativi avvenuti nelle Marche negli ultimi anni. Per questo, insieme al Direttore di Palazzo Ducale di Urbino – Direzione regionale Musei nazionali Marche, Luigi Gallo, abbiamo ritenuto opportuno renderlo accessibile e visibile al pubblico presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, a partire dalle Giornate Europee del Patrimonio. Un ringraziamento particolare va ai funzionari e al personale della Soprintendenza che, dal 2018 a oggi, hanno programmato e portato avanti con competenza le complesse attività di tutela del Cofanetto da Belmonte Piceno, fino al recente rimontaggio concluso nelle scorse settimane».

«La prima presentazione al pubblico di un’opera meravigliosa come il Cofanetto da Belmonte Piceno – aggiunge il Direttore Gallo – è un momento importante per il patrimonio archeologico marchigiano e nazionale. Tutelare, conservare e valorizzare sono gli obiettivi che il Ministero della Cultura persegue attraverso le diverse strutture che operano sul territorio: ed è proprio la collaborazione fra istituti ministeriali (Palazzo ducale di Urbino-Direzione regionale Musei nazionali Marche e Soprintendenza ABAP AP-MC-FM) che permette di restituire al grande pubblico e alla comunità scientifica questo prezioso frammento di passato, capace di esprimere la potenza di una bellezza senza tempo. A questo scopo la Direzione regionale Musei nazionali Marche ha messo a disposizione la sede del M A N Marche a Palazzo Ferretti ad Ancona, nella sua funzione di luogo che custodisce e racconta la pluralità delle Marche nell’antichità, per valorizzarne la storia millenaria e per invitare ad andarla a scoprire nei tanti luoghi della cultura diffusi sul territorio».

«Nel 1863, appena dopo l’Unità d’Italia, al Comune di Belmonte fu aggiunto il toponimo “Piceno” per distinguerlo da altri Belmonte sparsi nella nazione – sottolinea il Sindaco Biscioni –. Si potrebbe dire il destino di un nome oppure, per dirla in latino, nomen omen. Successivamente, circa mezzo secolo dopo, nel territorio belmontese è stata rinvenuta una delle più importanti necropoli di epoca picena. Questa la premessa che mi ha motivato nell’intraprendere, con tutti i mezzi e le risorse possibili, un percorso per far diventare Belmonte Piceno un faro nell’archeologia delle Marche. Tante iniziative si sono succedute, ma la più importante è stata la riapertura degli scavi archeologici nel 2018, sempre in collaborazione con la Soprintendenza, dove è emerso il prezioso e unico cofanetto in avorio e ambra. Gli scavi di concessione sono stati finanziati principalmente dal Comune di Belmonte Piceno come ulteriore dimostrazione dell’interesse intorno alla storia dei nostri progenitori. Questo lungo percorso, che non è terminato, ma è appena iniziato, ha portato all’esposizione temporanea del prezioso manufatto presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, per dare l’opportunità di ammirare un unicum emerso grazie a un lavoro caparbio e ostinato del Comune che rappresento».

Lo scavo

Nel 2018 nuove ricerche hanno ripercorso i passi della strabiliante scoperta della necropoli picena di Belmonte Piceno (in provincia di Fermo) avvenuta nel 1910: in quei luoghi Innocenzo Dall’Osso scavò alcune fra le più importanti sepolture preromane delle Marche, che portarono alla ribalta internazionale il Museo Archeologico Nazionale e la Civiltà Picena.

Dopo più di secolo la necropoli ha restituito un inedito e prezioso capolavoro: un cofanetto in avorio intarsiato d’ambra, un piccolo manufatto straordinario, unico nel suo genere, che condensa capacità artistiche e artigianali e messaggi figurativi densi di significati da decifrare. Il reperto è stato infatti scoperto nel 2018 durante le campagne di ricerca su concessione della ex-Soprintendenza ABAP Marche, finanziate dal comune di Belmonte Piceno e dalla Regione Marche.

La sepoltura da cui proviene era già stata individuata da Dall’Osso nel 1910 ma, come spesso accadeva all’epoca, i vasi di grandi dimensioni spesso lesionati venivano lasciati sul posto e non recuperati per essere restaurati ed esposti. Proprio alle spalle di un grande vaso in terracotta era celato il cofanetto d’avorio: recuperato con il suo blocco di terreno, è stato portato nei laboratori della ditta Coobec di Spoleto (PG) per procedere con un meticoloso microscavo e con il restauro.

La meraviglia

Il cofanetto ha un coperchio con quattro sfingi incise e traforate, con visi e ali d’ambra. Il contenitore invece è realizzato con lastrine di avorio intagliato e inciso, sulle quali sono inserite figure in ambra ricchissime di dettagli incisi sulla superficie retrostante, così da poter essere viste, in origine, attraverso la trasparenza dell’ambra.

Nonostante il naturale degrado dell’ambra, oggi il sapiente intervento di restauro ha permesso di riportare a una corretta lettura il reperto, fornendo immagini che aprono una nuova pagina sui rapporti fra Piceni, Etruschi e mondo mediterraneo.

Ma cosa mostrano le 18 figurine di ambra racchiuse in metope (riquadri) sui lati del cofanetto?

Le immagini della fascia in alto raccontano scene di vita fra figure regali e/o divinità, con momenti di confronto fra personaggi di rango elevato e forse anche riferimenti a una cerimonia matrimoniale.

Nella fascia bassa invece sono rappresentati i “fotogrammi” di antichi miti e racconti epici: Perseo e Medusa, Aiace che trasporta il corpo senza vita di Achille, Cassandra ai piedi della statua di Atena con re Priamo e Aiace alle sue spalle. Tutte scene dal finale tragico, forse un richiamo alla morte quale fine ultima di tutti, anche degli eroi, come gli accurati studi stanno approfondendo.




A Corinaldo Mirabilia Marche curata da Andrea Bruciati: capolavori, innesti e ibridazioni tra pubblico e privato. Inaugurazione e visita guidata alla mostra sabato 18 ottobre ore 16:30

Il Comune di Corinaldo presenta la mostra “Mirabilia Marche: capolavori, innesti, ibridazioni fra pubblico e privato” a cura di Andrea Bruciati che sarà ospitata dalla Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridolfi” dal 18 ottobre 2025 al 3 maggio 2026 con l’obiettivo di raccontare, attraverso uno degli artisti di spicco – Claudio Ridolfi – che hanno lavorato nel comune di Corinaldo, la felice stagione storica fra la fine del Cinquecento e gli inizi del secolo successivo di un`area della provincia marchigiana ritenuta marginale, ma che si connota per una precisa e significativa morfologia culturale.


Claudio Ridolfi (Verona 1570 ca – Corinaldo 1644) è stato l’ultimo pittore di corte a Urbino e si è mostrato molto attivo e prolifico in tutta la Marca nella prima metà del ‘600. Di notevole interesse risulta lo sviluppo e il consolidamento di una matrice culturale di ascendenza veneta, che si mantiene viva e dinamica grazie al costante dialogo con Verona, sua città d’origine, la cui influenza permane quale riferimento identitario e intellettuale. Tale persistenza non si configura come semplice retaggio, bensì come elemento attivo in grado di alimentare un fertile terreno di scambi, relazioni e contaminazioni. proprio nel momento in cui le influenze venete che fin dal Trecento avevano permeato una grande parte della cultura pittorica del territorio, lasciano spazio ai nuovi influssi bolognesi e romani che avevano ottenuto maggiore influenza nell’evoluzione della pittura nelle Marche.


In questo contesto, il contributo di Claudio Ridolfi si pone quale ultimo, ma non per questo meno rilevante, tassello di una più ampia tessitura culturale e, dopo 30 anni dall’ultima rassegna a lui dedicata nel 1994, oggi è possibile dare una lettura scientifica rinnovata di un pittore definito di “transizione” che però si connota per un’alta qualità espressiva unita ad un sentimento che riflette lo spirito controriformistico del tempo.


La mostra “Mirabilia Marche: capolavori, innesti, ibridazioni fra pubblico e privato”, espone quaranta opere, mettendo in dialogo i dipinti del Ridolfi – conservati a Corinaldo presso la Raccolta d’Arte Civica a lui intitolata e nelle Chiese della città – con altre opere provenienti da collezioni private, riferite ad un ambito artistico-culturale vicino al Ridolfi e ad autori che rimandano all’arco temporale della raccolta. La Civica Raccolta d’Arte, dunque, funge solo da incipit di un percorso che espone anche le opere dell’artista veronese conservate ancora nelle strutture ecclesiastiche nel territorio, evidenziando la ricchezza di un territorio dove la bellezza è diffusa. Ad affiancarle in mostra opere che integrano le tematiche a soggetto sacro, care a Ridolfi, quali il paesaggio, il mito e il ritratto attraverso tele e opere su carta di autori provenienti dalle officine attive nel periodo, come quella bolognese, romana e veneta. Fra le tante opere mai esposte al pubblico, si segnala di particolare interesse una nuova tela con Madonna, bambino e santi che si inserisce nel corpus del maestro corinaldese, e poi un commovente ritratto di Elisabetta Sirani, una notturna scena nel Getsemani di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, e un paesaggio preromantico di Rosa da Tivoli.


Il curatore Andrea Bruciati racconta: «“Mirabilia Marche” non si configura meramente come l’illustrazione di un’esposizione temporanea, ma si propone quale dispositivo critico e progettuale volto a riconsiderare, in termini attuali e prospettici, il ruolo e la configurazione dello spazio museografico contemporaneo. In tale prospettiva, l’iniziativa ambisce a restituire centralità e visibilità a una figura artistica di significativa rilevanza per la storia culturale del territorio, quale Claudio Ridolfi, inserendola in un più ampio processo di rivalutazione storiografica e di riattivazione del patrimonio culturale locale. L’operazione, pur inscritta entro una scansione temporale definita, si qualifica come un’occasione strategica per innescare una riflessione più ampia sui modelli espositivi e sulla funzione dei luoghi della cultura nella contemporaneità. Essa si propone di rigenerare le modalità narrative attraverso cui si costruisce il senso dello spazio museale, contribuendo al rafforzamento e alla diffusione del paradigma del cosiddetto “museo diffuso” — dimensione peculiare e strutturante del paesaggio culturale italiano — che trova nella stratificazione storica, nella policentricità e nella prossimità con i territori uno dei suoi tratti distintivi. In questo senso, Mirabilia Marche si pone come laboratorio metodologico e operativo, in grado di sperimentare forme di valorizzazione integrate, fondate sull’interazione tra patrimonio tangibile e immateriale, tra collezioni permanenti e pratiche temporanee, tra memoria e innovazione. Si è venuta così a comporre molto più di una mostra, quasi un riallestimento delle sale della Pinacoteca nella volontà di valorizzare il collezionismo privato che connota questi territori, apparentemente lontani dal dibattito culturale odierno, e il portato storico di un artista quale Claudio Ridolfi cui non viene dedicata una mostra da trent’anni».


Il Comune di Corinaldo presenta la mostra

MIRABILIA MARCHE

capolavori, innesti, ibridazioni fra pubblico e privato 

A cura di Andrea Bruciati

18 ottobre 2025 – 3 maggio 2026

Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridolfi”

Corinaldo (AN)

“Progetto sostenuto dalla Regione Marche –

Assessorato alla Cultura”

INAUGURAZIONE SABATO 18 OTTOBRE 2025

ORE 16:30

PRESENTAZIONE

Sala del Consiglio Comunale Arnaldo Ciani

ORE 17:00

VISITA ALLA MOSTRA

Civica Raccolta d’Arte “Claudio Ridolfi”

Largo XVII settembre, n.2




Dal 28 settembre 2025 al 1° febbraio 2026 i Musei di Fermo presentano a Palazzo dei Priori la mostra Sorelle Arti

Dal 28 settembre 2025 al 1° febbraio 2026 i Musei di Fermo presentano a Palazzo dei Priori la mostra Sorelle Arti. Pittura scultura architettura dall’Accademia di San Luca, a cura di Laura Bertolaccini, Carolina Brook ed Elisa Camboni. L’inaugurazione si è svolta sabato 27 settembre 2025, alle ore 18.

La mostra ripercorre la lunga e illustre storia dell’Accademia Nazionale di San Luca, dalle sue origini nel 1593 fino al Novecento, attraverso una selezione di opere emblematiche di pittura, scultura e architettura. Un itinerario affascinante che attraversa oltre quattro secoli di storia dell’arte, restituendo la complessità e la ricchezza di un’istituzione che ha avuto un ruolo centrale nel plasmare il gusto, la formazione e il pensiero artistico in Italia e in Europa.

Il percorso espositivo, concepito come un viaggio visivo attraverso le epoche, mette in dialogo capolavori di celebri artisti con opere meno note ma altrettanto significative, offrendo così uno sguardo ampio e articolato sull’evoluzione dell’Accademia e sul suo profondo legame con la città di Roma.

 A emergere non è solo il valore artistico delle opere, ma anche l’impatto che l’istituzione ha avuto sulle generazioni di artisti che vi si sono formati o che vi hanno trovato un punto di riferimento ideale. In alcuni casi, soprattutto per gli stranieri, il riconoscimento ottenuto dall’Accademia ha rappresentato un prestigioso titolo al ritorno in patria, contribuendo così alla costruzione di un’identità culturale europea condivisa.

Per informazioni: Musei di Fermo tel. 0734 217140 – museidifermo@comune.fermo.it – www.fermomusei.it




Rimarrà aperta fino al 26 ottobre nel Palazzetto Baviera di Senigallia la mostra “Il paesaggio, la fotografia, il maestro”, un omaggio a Mario Giacomelli

Rimarrà aperta fino al 26 ottobre, negli splendidi spazi Palazzetto Baviera, la mostra “Il paesaggio, la fotografia, il maestro”, un omaggio a Mario Giacomelli in occasione del centenario della sua nascita. L’esposizione presenta novanta opere di Davide Maglio e Aristide Salvalai, tracciando un’affascinante linea di continuità artistica tra diverse generazioni.

La mostra racconta una sorta di passaggio del testimone ideale: un percorso che parte da Giacomelli, prosegue con il suo allievo Aristide Salvalai (che lo seguì dalla fine degli anni Settanta) e giunge fino a Davide Maglio, a sua volta allievo di Salvalai dal 2010.

Il cuore dell’esposizione è un dialogo a distanza tra due serie di immagini inedite. Salvalai e Maglio si confrontano con gli stessi paesaggi marchigiani che Giacomelli ha impresso nella memoria collettiva, reinterpretandoli ciascuno con la propria sensibilità e il proprio sguardo contemporaneo.

“Il paesaggio, la fotografia, il maestro” si rivela così un viaggio visivo ed emotivo. Non una semplice celebrazione, ma un omaggio che rigenera attivamente l’eredità di uno dei più grandi fotografi del Novecento, dimostrando la sua influenza ancora viva e pulsante.

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“Il paesaggio, la fotografia, il maestro”

Fino al 26 ottobre 2025

Palazzo del Duca, Senigallia

Info e prenotazioni www.comune.senigallia.an.it www.feelsenigallia.it

T. 366 – 679.79.42 circuitomuseale@comune.senigallia.an.it

biglietteria on-line

www.liveticket.it

Orari

Da giovedì a domenica dalle 15 alle 20

aperture straordinarie previste in occasione di ponti e festività.

Biglietti

Ingresso intero €. 4,00 – cittadini di età superiore ai 25 anni; ingresso agevolato €. 2,00 – cittadini dell’Unione europea di età compresa tra i 18 e i 25 anni e ai docenti delle scuole statali con incarico a tempo indeterminato; ingresso ridotto €. 3,00 – soci FAI, Touring, Coop Alleanza 3.0, Archeoclub d’Italia, Pro Loco, CNA, AVIS Senigallia, Associazione Albanostra – Cassa Mutua G. Leopardi, e possessori del biglietto di ingresso alla Rocca Roveresca o al Museo Archeologico Statale di Arcevia, special card per soci BCC Fano, turisti ospiti delle strutture alberghiere di Senigallia muniti di apposito riconoscimento; gratuito per tutti i cittadini appartenenti all’Unione Europea, di età inferiore a 18 anni e per gli iscritti alla Libera Università per Adulti di Senigallia e nei casi previsti dal D.M. 11 dicembre 1997, n. 507 e ss.mm.ii.

Esibendo il biglietto di ingresso alla Rocca Roveresca di Senigallia si avrà diritto a un biglietto ridotto per la mostra.

Sono disponibili biglietti cumulativi con le altre mostre presenti.




MArCHESTORIE 2025, Pollenza va in scena dal 9 al 12 ottobre / ecco gli appuntamenti

Il Comune di Pollenza partecipa anche quest’anno a MArCHESTORIE – Storie, Racconti & Tradizioni dai Borghi in Festa, il festival diffuso promosso dalla Regione Marche, proponendo dal 9 al 12 ottobre 2025 un programma ricco di appuntamenti dedicati al rapporto tra musica, teatro, storia e poesia.

Il tema che guiderà gli incontri e gli spettacoli sarà “Come un coro lontano. Voci, Teatro, Poesia, Libertà!”, con l’obiettivo di intrecciare narrazione storica, spettacolo dal vivo e riflessione culturale.

Il programma prevede conferenze, mostre, concerti, passeggiate storiche, proiezioni cinematografiche ospitando storici, scrittori, critici, musicisti e lo spettacolo lirico del sabato sera al Teatro G. Verdi con attori appassionati, musicisti e cantanti lirici professionisti.                                   


CALENDARIO EVENTI:

-Giovedì 9 ottobre – SALA CONVEGNI – inaugurazione della mostra Palchi e Battaglie e concerto del Coro Sibilla (Eco di Libertà).


-Venerdì 10 ottobre – SALA CONVEGNI – incontro con il critico cinematografico Anton Giulio Mancino e concerto Buon Compleanno Maestro – SALA NOBILE  


-Sabato 11 ottobre ore 21.00 VA, PENSIERO – Regia di Fabiana Vivani a cura della Compagnia Teatrale Massimo Romagnoli di Pollenza, con la collaborazione del Corpo Bandistico G. Verdi di Pollenza. Uno spettacolo lirico che esplora temi attuali. Sul palco cantanti professionisti: Gianluca Ercoli (baritono), Camilla Pomilio (soprano) e Angelica Di Francesco (soprano), accompagnati al pianoforte da Alice Castori. Un tributo alla musica e all’arte di Verdi.


-Domenica 12 ottobre passeggiata storica partenza dal Chiostro di Sant’Antonio con visita al Teatro Verdi e a Palazzo Ricci Petrocchini, concerto lirico e proiezione del film Senso di Luchino Visconti in SALA CONVEGNI.


Tutte le iniziative sono ad ingresso libero e gratuito.

Per lo spettacolo Va Pensiero di sabato 11 ottobre presso il Teatro Giuseppe Verdi è gradita la prenotazione al numero 3481681336 (attivo dalle 10 alle 18, anche via Whatsapp).

Il Sindaco e l’Amministrazione Comunale invitano tutta la cittadinanza e gli ospiti a partecipare a questo ricco weekend di cultura e spettacolo, che rinnova il legame di Pollenza con la tradizione musicale e teatrale, trasformando il borgo in un palcoscenico di memoria, arte e libertà.


Per informazioni e programma completo: www.marchestorie.it




I[m]percettibili: l’arte che insegue memoria e oblio a Jesi. Inaugurazione il 9 ottobre

La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e Altroquale promuovono I[m]percettibili, una stimolante mostra collettiva che indaga le sfuggenti dinamiche della memoria e della percezione. L’esposizione presenta le opere di tre talenti distinti: Daniela Campaniello, il duo composto da Chiara Lo Re e Roberto Carboni, e Nazarena Tremonti.

La mostra si configura come un viaggio introspettivo, dove gli artisti evocano il sottile ma persistente sentimento generato dal continuo svanire e riaffiorare delle esperienze. Ogni opera invita lo spettatore a riflettere su quanto sia labile e ingannevole ciò che crediamo resti impresso nella nostra mente.

Il titolo stesso, I[m]percettibili, suggerisce il cuore tematico della rassegna: la natura effimera degli istanti e il modo in cui questi lasciano tracce quasi impercettibili, eppure significative. Gli artisti esplorano la dualità dell’oblio, un elemento che si rivela a un tempo desiderato e impossibile da raggiungere. In un’epoca satura di informazioni e ricordi digitali, la mostra propone un ritorno all’essenza del ricordo personale, quello che lotta per emergere o per nascondersi.

Attraverso linguaggi e medium differenti, Daniela Campaniello, Chiara Lo Re & Roberto Carboni e Nazarena Tremonti tessono una narrazione visiva che affronta il paradosso dell’esistenza umana: la necessità di ricordare e, allo stesso tempo, l’ineluttabile perdita.

I[m]percettibili è un’occasione imperdibile per immergersi in una dimensione artistica profonda e meditativa, promossa da due realtà che continuano a sostenere l’arte contemporanea e la riflessione culturale sul territorio.


Info:

Palazzo Bisaccioni – Piazza Colocci 4 – Jesi 10 ottobre – 23 novembre 2025

Inaugurazione: 9 ottobre ore 18:00

Performance di Chiara Lo Re e Roberto Carboni alle ore 18:45




Eroi d’ambra e d’avorio di 26 secoli fa il Cofanetto da Belmonte Piceno per la prima volta esposto al pubblico

In occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio”, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata presenta per la prima volta al pubblico il Cofanetto da Belmonte Piceno, prezioso manufatto d’avorio e d’ambra risalente a metà del VI secolo avanti Cristo, che per l’occasione dal 27 settembre 2025 fino al 6 gennaio 2026 sarà visibile nel Salone delle feste del Museo Archeologico Nazionale delle Marche, a Palazzo Ferretti di Ancona, grazie alla collaborazione fra la suddetta Soprintendenza e la Direzione regionale Musei nazionali Marche.


La presentazione ai media dello straordinario pezzo archeologico è in programma venerdì 26 settembre, alle ore 10.30 nell’Auditorium del M A N Marche di Ancona, alla presenza di Giovanni Issini (Soprintendente ABAP AP-MC-FM), Luigi Gallo (Direttore regionale Musei nazionali Marche), Ivano Biscioni (Sindaco di Belmonte Piceno), Diego Voltolini (Direttore M A N Marche), Joachim Weidig (Direttore scientifico delle ricerche a Belmonte Piceno).

A seguire, sabato 27 settembre, alle 18 sempre nell’Auditorium del M A N Marche e Salone delle Feste e a ingresso gratuito, è prevista la conferenza pubblica di presentazione del Cofanetto da Belmonte Piceno, cui interverranno, oltre ai direttori Voltolini e Weidig, anche Francesco Belfiori (Funzionario archeologo SABAP AP-FM-MC) e Nicola Bruni (Funzionario restauratore).

Da segnalare che sempre sabato 27 l’accesso al percorso espositivo del M A N Marche e al Salone delle Feste con il Cofanetto da Belmonte Piceno dalle 19.30 alle 23.30 sarà al costo simbolico di 1 € per l’apertura serale straordinaria delle Giornate Europee del Patrimonio.


L’evento di presentazione del cofanetto sarà inoltre l’occasione per vedere riunite le altre preziose ambre figurate da Belmonte Piceno, in parte già esposte presso il M A N Marche e presso il Museo archeologico nazionale di Ascoli Piceno.


«Dopo un importante lavoro di restauro e di studio – afferma il Soprintendente Issini – il Cofanetto da Belmonte Piceno viene presentato per la prima volta non solo ai cittadini delle Marche, ma anche alla comunità scientifica nazionale e internazionale, che nei prossimi anni potrà sviluppare ulteriori ricerche e approfondimenti su questo straordinario reperto. Si tratta senza dubbio di uno dei rinvenimenti più significativi avvenuti nelle Marche negli ultimi anni. Per questo, insieme al Direttore di Palazzo Ducale di Urbino – Direzione regionale Musei nazionali Marche, Luigi Gallo, abbiamo ritenuto opportuno renderlo accessibile e visibile al pubblico presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, a partire dalle Giornate Europee del Patrimonio. Un ringraziamento particolare va ai funzionari e al personale della Soprintendenza che, dal 2018 a oggi, hanno programmato e portato avanti con competenza le complesse attività di tutela del Cofanetto da Belmonte Piceno, fino al recente rimontaggio concluso nelle scorse settimane».


«La prima presentazione al pubblico di un’opera meravigliosa come il Cofanetto da Belmonte Piceno – aggiunge il Direttore Gallo – è un momento importante per il patrimonio archeologico marchigiano e nazionale. Tutelare, conservare e valorizzare sono gli obiettivi che il Ministero della Cultura persegue attraverso le diverse strutture che operano sul territorio: ed è proprio la collaborazione fra istituti ministeriali (Palazzo ducale di Urbino-Direzione regionale Musei nazionali Marche e Soprintendenza ABAP AP-MC-FM) che permette di restituire al grande pubblico e alla comunità scientifica questo prezioso frammento di passato, capace di esprimere la potenza di una bellezza senza tempo. A questo scopo la Direzione regionale Musei nazionali Marche ha messo a disposizione la sede del M A N Marche a Palazzo Ferretti ad Ancona, nella sua funzione di luogo che custodisce e racconta la pluralità delle Marche nell’antichità, per valorizzarne la storia millenaria e per invitare ad andarla a scoprire nei tanti luoghi della cultura diffusi sul territorio».


«Nel 1863, appena dopo l’Unità d’Italia, al Comune di Belmonte fu aggiunto il toponimo “Piceno” per distinguerlo da altri Belmonte sparsi nella nazione – sottolinea il Sindaco Biscioni –. Si potrebbe dire il destino di un nome oppure, per dirla in latino, nomen omen. Successivamente, circa mezzo secolo dopo, nel territorio belmontese è stata rinvenuta una delle più importanti necropoli di epoca picena. Questa la premessa che mi ha motivato nell’intraprendere, con tutti i mezzi e le risorse possibili, un percorso per far diventare Belmonte Piceno un faro nell’archeologia delle Marche. Tante iniziative si sono succedute, ma la più importante è stata la riapertura degli scavi archeologici nel 2018, sempre in collaborazione con la Soprintendenza, dove è emerso il prezioso e unico cofanetto in avorio e ambra. Gli scavi di concessione sono stati finanziati principalmente dal Comune di Belmonte Piceno come ulteriore dimostrazione dell’interesse intorno alla storia dei nostri progenitori. Questo lungo percorso, che non è terminato, ma è appena iniziato, ha portato all’esposizione temporanea del prezioso manufatto presso il Museo Archeologico Nazionale delle Marche, per dare l’opportunità di ammirare un unicum emerso grazie a un lavoro caparbio e ostinato del Comune che rappresento».


Lo scavo

Nel 2018 nuove ricerche hanno ripercorso i passi della strabiliante scoperta della necropoli picena di Belmonte Piceno (in provincia di Fermo) avvenuta nel 1910: in quei luoghi Innocenzo Dall’Osso scavò alcune fra le più importanti sepolture preromane delle Marche, che portarono alla ribalta internazionale il Museo Archeologico Nazionale e la Civiltà Picena.

Dopo più di secolo la necropoli ha restituito un inedito e prezioso capolavoro: un cofanetto in avorio intarsiato d’ambra, un piccolo manufatto straordinario, unico nel suo genere, che condensa capacità artistiche e artigianali e messaggi figurativi densi di significati da decifrare. Il reperto è stato infatti scoperto nel 2018 durante le campagne di ricerca su concessione della ex-Soprintendenza ABAP Marche, finanziate dal comune di Belmonte Piceno e dalla Regione Marche.

La sepoltura da cui proviene era già stata individuata da Dall’Osso nel 1910 ma, come spesso accadeva all’epoca, i vasi di grandi dimensioni spesso lesionati venivano lasciati sul posto e non recuperati per essere restaurati ed esposti. Proprio alle spalle di un grande vaso in terracotta era celato il cofanetto d’avorio: recuperato con il suo blocco di terreno, è stato portato nei laboratori della ditta Coobec di Spoleto (PG) per procedere con un meticoloso microscavo e con il restauro.


La meraviglia

Il cofanetto ha un coperchio con quattro sfingi incise e traforate, con visi e ali d’ambra. Il contenitore invece è realizzato con lastrine di avorio intagliato e inciso, sulle quali sono inserite figure in ambra ricchissime di dettagli incisi sulla superficie retrostante, così da poter essere viste, in origine, attraverso la trasparenza dell’ambra.

Nonostante il naturale degrado dell’ambra, oggi il sapiente intervento di restauro ha permesso di riportare a una corretta lettura il reperto, fornendo immagini che aprono una nuova pagina sui rapporti fra Piceni, Etruschi e mondo mediterraneo.

Ma cosa mostrano le 18 figurine di ambra racchiuse in metope (riquadri) sui lati del cofanetto?

Le immagini della fascia in alto raccontano scene di vita fra figure regali e/o divinità, con momenti di confronto fra personaggi di rango elevato e forse anche riferimenti a una cerimonia matrimoniale.

Nella fascia bassa invece sono rappresentati i “fotogrammi” di antichi miti e racconti epici: Perseo e Medusa, Aiace che trasporta il corpo senza vita di Achille, Cassandra ai piedi della statua di Atena con re Priamo e Aiace alle sue spalle. Tutte scene dal finale tragico, forse un richiamo alla morte quale fine ultima di tutti, anche degli eroi, come gli accurati studi stanno approfondendo.