Non a voce sola, dodicesima edizione: Donne ch‘avete intelletto d‘amore dal 2 luglio- 25 settembre 2021

di Chiara Morini

Nell‘anno di Dante Non a Voce Sola non poteva non scegliere il verso de’ La vita nova “donne ch’avete intelletto d’amore” per far ripartire la sua ricerca sul mondo femminile e sulle sue infinite declinazioni. La rassegna di filosofia, poesia, narrativa, musica ed arti  alla sua dodicesima edizione corre quest’anno di nuovo lungo le Marche con incontri reali e stimola in ogni suo incontro una riflessione sulle donne scatenando il dialogo tra i generi, si rivolge una domanda fondamentale: cosa significa per le donne del nostro tempo avere intelletto d’amore?

          La visione stilnovistica

  Per la direttrice artistica Oriana Salvucci bisogna partire dalla visione stilnovista e andare oltre essa, bisogna partire dal concetto d’amore dantesco come scoperta, una scoperta che scardina l’animo dal suo stato di quiete, che lo agita e lo porta alla ricerca della bellezza e alla contemplazione della bellezza. Ma si sa, le donne conoscono l’amore, secondo Dante, in una maniera profonda, e sanno che il piacere nasce dalla conoscenza e l’esperienza d’amore è un’esperienza conoscitiva. Le donne che hanno intelletto d’amore danno una nuova lettura della realtà e del mondo, sono portatrici di una nuova visione che scardina il già detto, il già pensato, il pensiero unico maschile universale, neutro, totalizzante. Un pensiero altro  che si fa carico dei corpi sessuati e delle loro elaborazioni, un pensiero aperto alle differenze e prima fra tutte quella sessuale. Un pensiero che riconosce l’alterità e la relazione, un pensiero che reca le stimmate  del cammino faticoso delle donne verso la libertà, una libertà che fa paura. 

Tredici incontri in programma

Partendo da questa riflessione quest’anno Non a Voce Sola interrogherà in 13 incontri 15 grandi ospiti che racconteranno la loro visione del femminile e della scoperta dell’amore attraverso l’intelletto. Ad aprire le danze, in una anteprima che si prefigura pirotecnica,  sarà il 2 Luglio a Loreto, presso il Parco delle Rimembranze alle ore 21,15, la poliedrica Barbara Alberti con un intervento dal titolo Donne ch’avete intelletto d’amore; seguirà il 5 luglio l’Apertura della Rassegna   alle ore 18.30  presso il prestigioso Teatro della Fortuna di Fano con la presenza di tre splendide ospiti. La  scrittrice Laura Imai Messina presenterà il suo ultimo libro, Le vite nascoste dei colori, e successivamente il dialogo scenico tra l’attrice teatrale Isabella Carloni e la scrittrice Lucia Tancredi dal titolo Le irriverenti, chiuderà la serata. Il 16 luglio alle ore 21,15 presso Piazza del Santuario a Numana sarà la volta della autorevole giornalista Tiziana Ferrario con un intervento dal titolo Uomini, è ora di giocare senza falli.  Il 20 luglio a Piazza Garibaldi a Porto Sant’Elpidio toccherà a Gad Lerner, alle ore 21,15 a parlare della sua visione delle donne e dell’intelletto d’amore in un intervento dal titolo L’Infedele; Il 23 Luglio alle 21,15 a Piazza del Santuario a Numana e il 24 luglio, ore 19, a Piazza Perfetti a Sarnano, ci sarà un doppio appuntamento con il giornalista Riccardo Iacona, che dialogherà con il pubblico sul tema L’Italia in presa diretta. Il 29 luglio alle ore 21,15, presso l’Arena Gigli di Porto Recanati, la poetessa Mariangela Gualtieri porterà in scena una lettura teatrale titolata Il quotidiano innamoramento. Francesca Mannocchi, invece, sarà protagonista della rassegna il 30 luglio alle ore 21,15, a Mondolfo, presso i Giardini della Rocca, di un incontro in cui racconterà al pubblico di Non a Voce Sola la sua esperienza di intelletto d’amore attraverso la scrittura del romanzo Bianco è il colore del danno. Il poeta Franco Arminio sarà invece mattatore dell’incontro previsto a Monterubbiano, al Chiostro di San Francesco, il 4 agosto alle ore 21,15, in cui leggerà la sua lettera aperta all’amore dall’enigmatico titolo Lettera a chi non c’era. Il 2 settembre alle ore 21,15, al Teatro Comunale di Montecosaro, il tandem formato da Elisabetta Rasy e Lucia Tancredi traccerà un intricato origami di figure femminili alla ricerca della bellezza di vivere, in un dialogo dal titolo Le indiscrete; seguirà il 10 settembre alle ore 21,15, al Teatro Comunale di Urbisaglia, un altro duo ovvero l’economista Francesco  Maggio e la scrittrice Lucia Tancredi che racconteranno l’economia attraverso un interessante intervento dal titolo Post Economia. Sarà, il pensoso filosofo Umberto Galimberti, il protagonista della tappa maceratese, il 16 settembre alle 21,15, al Teatro Lauro Rossi con un intervento che lega intelletto d’amore e felicità, dal titolo Il mito della felicità. A chiudere la Rassegna, il 25 settembre a Porto Sant’Elpidio al Teatro delle Api, alle ore 18, sarà l’illustre e amata scrittrice Dacia Maraini, con un intervento titolato, La scuola ci salverà. Questo ultimo incontro sarà la fine del percorso di Non a Voce Sola e l’anteprima della Rassegna Parlare Futuro.

La Rassegna è patrocinata dalla Regione Marche, dalla Commissione Pari Opportunità Regionale, dalle Università delle Marche , da un circuito di undici Comuni( Loreto, Fano, Numana, Porto Sant’Elpidio, Sarnano, Porto Recanati, Mondolfo, Monterubbiano, Montecosaro, Macerata) e da numerosi sponsor privati.

            La scrittrice Lucia Tancredi, colei che da sempre traccia la rotta della Rassegna Non a Voce Sola, ha salutato così il fil rouge di Non a Voce Sola 2021: “Nelle celebrazioni dell’anno dantesco, la rassegna Non a voce sola di quest’anno vuole citare il Poeta ispirandosi al titolo della sua canzone ” Donne ch’avete intelletto d’amore”. Per le donne intelletto e amore non sono una polarità distante e antitetica, ma una compresenza attiva e partecipata. L’amore è scienza, il sentire è conoscenza: questa armonia è la vocazione e il talento delle donne, fondamentale oggi per ricreare un tessuto di memoria, una progettualità di futuro, un presente vivo e condiviso. Le donne sono ” maestre d’amore” anche nel rettificare una lingua che, attraverso il racconto, può dirsi e può dire, comunicando i saperi della letteratura, dell’arte, della filosofia, della politica e dell’economia. Non a voce sola continua quest’anno il suo percorso al femminile, in nome della differenza, occupando le piazze e i luoghi della polis dove, in sicurezza, stare l’uno in presenza dell’altra, esercitando quell’ intelletto d’amore di cui le donne sono maestre e testimoni.

            Oriana Salvucci, direttrice artistica della Rassegna, ha così definito l’intelletto d’amore dantesco del mondo femminile da lei scelto come riflessione al centro della manifestazione, e la selezione di ospiti che ha ingaggiato per sviluppare un sano dialogo tra i generi: ” Le donne maestre e testimoni di quell’intelletto d’amore che esercitano quotidianamente, lo fanno agire ogni volta che abitano i terreni salini, resistono alle tempeste, sopravvivono alla negazione simbolica del loro essere differenti. Il cammino di Non a Voce Sola continua con una nuova linea direttrice che è percorso e direzione, pellegrinaggio laico fra ottiche e prospettive diverse. E’ percorso di cambiamento, è cammino della  viandante in ricerca, è labirinto e caleidoscopio, ma soprattutto racconto e narrazione. Un luogo dove le donne si danno il diritto di scrivere un nuovo destino, un luogo dove è possibile un dialogo fra donne e uomini nel rispetto della comune e differente libertà. Uno spazio che come ogni anno ha l’ambizione di promuovere un dialogo, di suscitare interrogativi, di aprire varchi anche impossibili. Del resto vi è stato sempre un dialogo fecondo fra le donne e l’impossibile. E’ con queste premesse che si avvicenderanno  le varie ospiti e i vari ospiti. Da Barbara Alberti a Laura Imai Messina, da Lucia Tancredi a Isabella Carloni, da Elisabetta Rasy a Francesco  Maggio, da Tiziana Ferrario a Riccardo Iacona, da Gad Lerner a Umberto Galimberti, da Francesca Mannocchi  a Franco Arminio, da Mariangela Gualtieri a  Dacia Maraini. Un percorso labirintico fatto di echi e richiami dove ci si può smarrire, ma anche ritrovare, un nuovo inizio e un buon presagio, ne abbiamo bisogno.”




Nasce l’Accademia Erard “La Marca Harmonica”

Inaugurata sabato (19 giugno) l’Accademia Erard “La Marca Harmonica”, a Cupramontana. La prima accademia musicale del centro Italia unica nel suo genere perché dedicata alla musica del periodo antico, barocco e classico. Tra le principali peculiarità dell’Accademia Erard vi è il centro di ricerca dedicato alla revisione, editazione e pubblicazione di partiture di autori marchigiani mai eseguite in epoca moderna. Le esecuzioni delle opere, grazie all’Ensemble Accademia Erard, si intendono con strumenti storici, barocchi e classici sia originali sia fedelmente realizzati all’interno dell’Accademia. All’interno dell’Accademia Erard, infatti, saranno costruiti ex novo o restaurati strumenti ad arco: violini, viole, violoncelli, contrabbassi, viole d’ amore, viole da gamba. Parte integrante dell’Accademia è l’Istituto Regionale dei Mestieri dell’Arte che prende l’avvio con la Scuola di Liuteria con il Maestro Giuseppe Quagliano, unica nella regione Marche. La sede dell’Accademia è l’ex Monastero di Santa Caterina, in Via Nazario Sauro n.20 a Cupramontana. Partner del progetto sono il Comune di Cupramontana e Astralmusic, accademia di musica e agenzia di consulenza artistica e produzione discografica.

 La Marca Harmonica

La sede dell’Accademia è l’ex Monastero di Santa Caterina, in Via Nazario Sauro n.20 a Cupramontana, Capitale del Verdicchio nell’entroterra della provincia di Ancona. Partner del progetto sono il Comune di Cupramontana e Astralmusic, accademia di musica e agenzia di consulenza artistica e produzione discografica.  «Oggi è una giornata molto importante – ha affermato nella giornata inaugurale (19 giugno 2021) Luigi Cerioni, sindaco di Cupramontana – Il progetto dell’Accademia Erard mi rende orgoglioso di Cupramontana perché valorizza la storia, le idee e guarda al futuro. L’Accademia è nata in modo quasi naturale: abbiamo visto la ricchezza che avevamo, e abbiamo, tra cultura musicale del territorio, testimonianze scritte, maestranze, spartiti originali del nostro illustre concittadino Don Niccolò Bonanni (1737 – 1821) e abbiamo sentito la necessità di mettere tutto questo insieme per non disperdere la nostra storia. Sì, è un progetto molto ambizioso ma è necessario che sia così! Se conosciamo la nostra storia e le vogliamo bene allora abbiamo il modo di costruire il nostro futuro. Il progetto dell’Accademia è un progetto giovane e per i giovani di Cupramontana e per coloro che abitano nei nostri borghi perché capace di aprire le porte nel mondo del lavoro e lavorare insieme con tutto il territorio. In tutto questo bisogna crederci tutti insieme e tutti i giorni: la vera scommessa è crederci! Perché quello che conta sono le persone e il valore delle loro idee. Ringrazio tutti coloro che hanno creduto in questo progetto e l’augurio è che ci si creda sempre perché è una potenzialità per la nostra cultura e per il nostro futuro».

Unica nel suo genere

L’Accademia Erard è unica nel suo genere perché dedicata alla musica del periodo antico, barocco e classico con la riscoperta dei compositori marchigiani. Tra le finalità dell’Accademia ci sono la riscoperta dei mestieri legati al mondo musicale e la pubblicazione di opere inedite. Il centro di ricerca dell’Accademia è dedicato alla revisione, editazione e pubblicazione di partiture di autori marchigiani mai eseguite in epoca moderna. Le esecuzioni delle opere, grazie all’Ensemble Accademia Erard, si intendono con strumenti storici, barocchi e classici sia originali sia fedelmente realizzati all’interno dell’Accademia.  «Un progetto nato anni fa dalla ripetuta constatazione della vitalità culturale e musicale della nostra terra tra ‘700 e ‘800. Una cultura diffusa, non solo per i numerosissimi compositori, ma per capacità esecutive e fruitive – sottolinea Luca Delpriori – Responsabile Edizioni Archivio Storico Musicale Accademia Erard – Realtà ben nota agli storici ma ancora non arrivata alla popolazione. Gettare un ponte tra gli studi storici e la concretezza del recupero e dell’esecuzione, questo era il proposito originale. Il parroco di Cupramontana, don Giovanni Rossi, ha preso parte all’inaugurazione esprimendo: «soddisfazione per la nuova vita dei locali Santa Caterina, da sempre dedicati all’educazione delle giovani generazioni del paese. Il monastero è sempre stato la centro della vita di Cupramontana ed ora ritornerà ad essere punto di riferimento per la comunità».

Ad Astralmusic la gestione dell’ex Monastero di S. Caterina

«Abbiamo immaginato Cupramontana come una città artistica del vino e dal panorama favoloso, un bellissimo borgo ospitale che conserva ancora la sua tradizione storico artistica. Il sindaco Luigi Cerioni ha coinvolto Astralmusic per la gestione dell’ex Monastero di S.Caterina, la struttura che ospiterà l’Accademia Erard – afferma Giordano Tittarelli, CEO di Astralmusic – Il connubio Astralmusic/Accademia Erard si è fatto reale grazie alla collaborazione con il Maestro Cristiano Delpriori, direttore della sezione classica di Astralmusic Academy e si traduce con l’unione di due grandi tempi della musica, la musica antica e barocca e la musica pop. Il contenitore organizzativo, editoriale e discografico di Astralmusic e la riscoperta e trascrizione di tutto ciò che di inedito può nascondersi negli archivi storici di tutta la regione marche grazie all’Accademia Erard, darà alla luce nuova musica, mai ascoltata prima, un viaggio nel tempo proiettato alle nuove generazioni. Fiore all’occhiello gli strumenti musicali d’epoca costruiti proprio all’interno dell’Accademia». Per poter essere fedeli all’epoca della musica studiata ed eseguita, all’interno dell’Accademia Erard saranno costruiti ex novo o restaurati strumenti ad arco: violini, viole, violoncelli, contrabbassi, viole d’ amore, viole da gamba.

L’Istituto Regionale dei Mestieri dell’Arte

È per questo che parte integrante dell’Accademia è l’Istituto Regionale dei Mestieri dell’Arte che prende l’avvio con la Bottega di Liuteria e la Scuola di Liuteria del Maestro liutaio Giuseppe Quagliano, uniche nella regione Marche. Entro l’anno verranno saranno avviati i corsi di formazione per Liutaio Costruttore e restauratore. «Perché un corso di liuteria? Liuteria: arte fatta di conoscenza e gesti antichi, un’arte che necessita di tempo e riflessione – spiega il Maestro liutaio Giuseppe Quagliano – Una scienza che si tramanda di maestro in maestro, fatta di sapere di tipo esperenziale che porta a creare Opere d’arte in grado di tradurre in suono altre opere d’arte (musica). La lenta e progressiva rarefazione della funzione formativa della bottega artigiana fa nascere le prime scuole di liuteria, atte a trasmettere scienza e conoscenza intrisa di grande creatività contribuendo a vivificare il tessuto sociale ed economico del territorio».  Verranno inoltre avviate altre scuole e botteghe di: Maestro Organaro e bottega degli strumenti storici a fiato. In programma anche la formazione per i mestieri più attuali legati alla multimedialità, video maker di scena, sound engeneer, passando per mestieri storici quali sarto teatrale, costumista, professore d’orchestra

Un progetto comune

«Una Accademia è in primis un consesso di persone che si stimano vicendevolmente, si riuniscono e si riconoscono in un progetto comune. Ecco, noi vogliamo iniziare questo percorso proprio partendo dal valore artistico ed umano dei nostri artisti e studiosi come elemento fondante della nostra Accademia Erard: sono proprio loro -insigni musicisti, pazienti storici ed esperti musicologi, raffinati maestri costruttori- le mura che edificano e definiscono i confini e lo standard qualitativo della nostra Accademia – sottolinea Andrea Moncada, segreteria artistica e direzione didattica – Un progetto musicale ed umano in cui continuiamo ed in cui continueremo a credere, e nel quale abbiamo profuso senza risparmio quegli elementi cardine che riteniamo essere -da sempre- fondamentali ed imprescindibili di ogni seria attività artistica: Umanità, Conoscenza e Bellezza».

 La collaborazione con il Conservatorio Rossini di Pesaro

Una fattiva collaborazione è stata avviata con il Conservatorio Rossini di Pesaro che vede l’Accademia ed il Conservatorio (patrocinante) uniti per un ‘mportante iniziativa: la replica del Concerto diretto dal Maestro Turkovic con la partecipazione dell’Orchestra del Conservatorio  ed il solista Giuseppe Ciabocchi. Tra le finalità dell’Accademia Erard anche la valorizzazione dei borghi.  «L’Accademia Erard, nata in uno dei Borghi più importanti della provincia di Ancona e delle Marche, è un progetto di valorizzazione del territorio tramite la musica con strumenti settecenteschi e ottocenteschi in uno stupendo monastero di immenso valore artistico, che grazie a maestri artigiani verranno valorizzate le professionalità di giovani che vorranno intraprendere mestieri come quello del liutaio – sottolinea Sandro Zaffiri, presidente dell’Accademia Erard – Cupramontana è uno dei primi Borghi delle Marche che d’intesa con l’amministrazione comunale, ed in modo particolare con il Sindaco Luigi Cerioni, ha condiviso il progetto dell’Accademia Erard. La valorizzazione dei Borghi dell’entroterra dovrà diventare un progetto regionale e nazionale affinché si possa intraprendere un percorso di ripopolamento di tutta la fascia dei Monti Sibillini: un progetto ambizioso e possibile nella sua realizzazione, l’importante è credere nella realizzazione di progetti per la valorizzazione dei Borghi».

Il taglio del nastro

Al taglio del nastro, nel pomeriggio di sabato 19 giugno, prima dell’immancabile brindisi con il Verdicchio dei Castelli di Jesi all’Enoteca del MIG, un intermezzo musicale ha riportato i presenti nelle atmosfere del passato facendo assaporare il concetto dell’Accademia. Le opere eseguite con strumenti d’epoca sono state: Sonata per flauto traversiere e basso continuo in Sol maggiore Wq 133, di Carl Philipp Emanuel Bach; “Andante per la festa dell’Imperatrice” per corno naturale ed arpa a pedali, di Giovanni Gregorio Cataldo Paisiello; aria per violoncello concertante e basso continuo “Giusto Amor” di Nicola Giacinto Antonio Porpora: (dalla Serenata “Gli Orti Esperidi”). L’intermezzo musicale è stato a cura di musicisti considerati tra i più importanti esecutori della musica antica, barocca e classica: Francesco Chirivì, flauto traversiere; Angelo Bonazzoli, contraltista; Renato Criscuolo,violoncello; Luca Delpriori, corno naturale; Paola Perrucci, arpa a pedali; Riccardo Lorenzetti, clavicembalo; Matilde Oppizzi, tiorba.

Un calendario di eventi

L’Accademia Erard “La Marca Harmonica” ha già un calendario di eventi e collaborazioni in atto. «Tra le priorità e gli obbiettivi che ci siamo dati per il 2021, in parte raggiunte ed alcune in itinere, in linea con i principi statuari, c’è la ricerca di partner con cui abbiamo stretto convenzioni con lo scopo di coproduzioni e scambi culturali per interessi comuni. L’obiettivo è stato raggiunto con: il Conservatorio G. Rossini di Pesaro con, a Cupramontana il 21 ottobre, un concerto dell’Orchestra del Conservatorio e Milan Turkovic, direttore; Ass. Culturale Filippo Marchetti di Camerino; Concorso Internazionale CIMP, città di Pesaro; Organizzazione EUR-Impresa Lirica iscritta all’albo del MIBACT di Pesaro e Catania; Ensemble nuove musiche di Savona – afferma Sandra Pirruccio, Direttore Generale dell’Accademia Erard – Con la Regione Marche è stato avviata una procedura per avviare prima della fine dell’anno il corso di formazione per “Liutaio costruttore e restauratore” nell’ottica di ampliare l’offerta formativa dei mestieri dell’arte nella sede dell’Accademia, l’ex convento di Santa Caterina a Cupramontana, quale punto di riferimento in Regione per l’apprendimento dei mestieri legati alla musica antica e attuale. Siamo stati finanziati dalla Regione Marche per il progetto presentato a sostegno delle aree colpite dal terremoto dal titolo “Virtuosismi dei Musici marchigiani alle corti e nei teatri del Settecento musicale Europeo: storia di un predominio artistico” che vedrà realizzati cinque concerti nelle città di Macerata, Ascoli Piceno, Camerino, Corridonia, Fabriano; queste città hanno dato i natali ai più grandi “castrati” della storia della musica: Rauzzini, Velluti, Mancini, Annibali, Pacchierotti. In cantiere ancora molte iniziative tra cui la preparazione di un importante Concorso Internazionale per esecuzioni su strumenti storici». 

 Il primo appuntamento è per il 28 agosto 2021 a Cupramontana al Teatro Concordia per un concerto con musiche di Bonanni, compositore importantissimo nella storia della musica in quanto maestro di Gaspare Spontini ed autore di pagine di grande spessore artistico.




Una festa piena di “amarcord” per Gigio Brecciaroli

https://youtu.be/LTWVtLPJaDQhttps://youtu.be/zBQfsrsK39whttps://youtu.be/2y5eFdXRy_Yhttps://youtu.be/bVgEApptMfwhttps://youtu.be/SpU_9fCGHsYhttps://youtu.be/eeWgeTpCR-Ihttps://youtu.be/3c118elQ0ws

di Stefano Fabrizi

Una bella festa per Luigi, Gigio per tutti, Brecciaroli per spegnere l’unica candelina presente sulla torta, una candelina del valore di 60 anni. Tanti gli amici che si sono dati appuntamento al Pomodoro di Senigallia per festeggiare l’evergreen nonché Peter Pan dell’etere. Brecciaroli, giornalista,  è da tempo a capo dell’emittente radiofonica Arancia Network che ha affiancato anche a produzioni televisive. Ma l’avventura di Gigio inizia da molto lontano, da quando ancora non maggiorenne frequentava la prime radio di Senigallia: prima Radio Velluto, poi L’Altra Radio. Quei tempi sono stati ricordati durante la festa che ha visto i protagonisti di quei tempi raccontare aneddoti sulle prime avventure di Gigio. Presente lo staff al completo di Radio Arancia, mentre tra gli amici abbiamo notato Daniela Gurini, volto noto per anni della trasmissione Gente della Notte, il regista Stefano Sartini, il dj Gigio Alpini, la sarta jesina Fiorella Ciaboco, il cantante Leo Maculan che ha intonato l’Happy Birthday, il comico Stefano Ranucci, in arte Rana, che non ha mancato di raccontarne “delle belle”, la conduttrice Nicoletta Montanari e tanti altri. Presente anche l’attore e doppiatore Luca Violini che ha declamato una poesia scelta dal festeggiato “Autoritratto” di Ugo Foscolo: “perché mi ci ritrovo in quella descrizione del poeta”, ha detto Gigio. Insomma un bel momento che Brecciaroli ha condiviso con la figlia che ha appena compiuto 18 anni. La colonna sonora della serata con il duo Ciaomama’s.




Musicultura XXXII, vincono The Jab – Le interviste

https://youtu.be/aVk1c28YUkMhttps://youtu.be/NqtZFcV9nfkhttps://youtu.be/dn7ojM9-Gushttps://youtu.be/n2mgHVZ1l3U




























































di Stefano Fabrizi

È terminata la XXXII edizione di Musicultura che ha visto vincitori assoluti i giovanissimi, sono poco più che ventenni, The Jab (intervista) con “Giovani favolosi”: Alessandro De Santis (voce, chitarra) e Mario Francese (tastiere, producer) di Ivrea. A loro l’assegno di 20mila euro di Banca Marche. Con Mille (intervista), Lorenzo Lepore e Caravaggio hanno condiviso il palco dello Sferisterio. Mille

La storia musicale dei The Jab

Il duo, dopo un esordio nei locali e nei festival del torinese, hanno pubblicato il loro primo singolo, “Regina”, che ha riscosso un discreto successo e portato la band alla vittoria del LigaRockParkContest e all’apertura del concerto di Luciano Ligabue al parco di Monza nel 2016.  Nel 2017 la band è stata chiamata a partecipare ad Amici di Maria De Filippi. Dopo l’esperienza televisiva, i The Jab hanno pubblicato i singoli “Costenzo”, “Vaniglia” e “Lei”, che ad oggi contano oltre 1 milione di streaming su Spotify e diversi inserimenti in playlist editoriali. Nel 2019 hanno aperto il concerto di Irama al Teatro della Concordia di Venaria Reale. Il loro disco d’esordio “Tutti Manifesti” ha ricevuto numerosi consensi e ad oggi supera i 2 milioni di streaming su Spotify. Il 2020 dei The Jab si è aperto invece con l’esperienza a Spaghetti Unplugged che li ha portati a suonare come guest di tre serate a Roma, Bologna e Milano. Ed ora questo importante riconoscimento con “I giovani favolosi”

Una vittoria inaspettata

«Non credevamo di vincere – le prime parole dette all’unisono da Alessandro e Mario. Già essere qui è un bellissimo risultato e gli altri concorrenti-amici erano tutti validissimi. Per noi Mille era la candidata ideale per la vittoria: ha una bella presenza scenica e il suo brano è molto orecchiabile». (Mille è arrivata seconda per una manciata di voti, con un buon equilibrio con gli altri concorrenti, ndr). «Con “Giovani favolosi” abbiamo voluto parlare della nostra generazione – ci racconta Alessandro – e il titolo me lo ha consigliato non volendo il mio professore di italiano che un giorno venne a lezione con un libro su Leopardi dicendo che il poeta definito un pessimista cosmico in realtà non lo era. Lo lessi e da allora Leopardi è il mio rifugio quando voglio leggere qualcosa di… riflessivo. Così quando è nata “Giovani favolosi” il titolo è saltato fuori da solo».

I riconoscimenti

Altri riconoscimenti sono andati a Mille con “La radio” (targa della critica Piero Cesanelli  consegnato dalla moglie Paola Promisqui), Lorenzo Lepore con “Futuro” (premio degli studenti universitari di Macerata e Camerino), Caravaggio (Premio Afi – Associazione Fonografici Italiani), Elasi (premio Imaie di 10mila euro).

La serata finale

La serata finale, condotta da Enrico Ruggeri e Veronica Maya, è  iniziata con un omaggio a Franco Battiato con “Alexander Platz” cantata da Ruggeri e Irene Grandi. Ed è stata la cantante toscana a proseguire lo spettacolo proponendo “Se mi vuoi” e  “Bruci la città”. Poi l’esibizione dei finalisti, votati dal pubblico presente nell’arena Sferisterio di Macerata. Parentesi con i quattro vincitori (così vengono chiamati gli otto che raggiungono il palco dello Sferisterio) che hanno interpretato brani famosi scelti da loro: Mille con “Ritornerai” di Lauzi, Lorenzo Lepore con “Giudizi universali” di Bersani, The Jab con “Ragazzo di strada” dei Corvi, Caravaggio con “La stagione dell’amore” di Battiato”. Infine, tutti insieme un brano di Ruggeri “Mistero”. Due i collegamenti con la postazione di Radio 1 Rai con i sempre bravi Duccio Pasqua, Marcella Sullo e John Vignola. Dopo uno spot sulle Marche, il ricordo dei 100 anni dello Sferisterio con il tenore Luciano Ganci che ha interpretato un’aria dell’Aida. Altri ospitie Ron e La rappresentante di lista. Piacevole e interessante intermezzo con Michele D’Andrea che ha raccontato la nascita e ha spiegato “L’inno di Mameli” che ha fatto cantare a tutti i presenti, rigorosamente in piedi. Ruggeri, poi, presenta un suo brano “Nuovo Swing” e poi duetta con Veronica Maya su “Vattene Amore”. Dopo, la proclamazione dei vincitori, l’immancabile arrivederci al prossimo anno.

 




Nuovo Cinema di Pesaro, una mostra da Oscar

Liliana Cavani

La regista Liliana Cavani, sopra il manifesto della Mostra 

di Elisabetta Liz Marsigli

Con l’omaggio ai 40 anni de “I predatori dell’Arca perduta”, presentato da Gabriele Mainetti, si è aperta sabato 19 giugno, in piazza del Popolo, la 57° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, dedicata quest’anno, per la prima volta, ad una grande donna del cinema: Liliana Cavani, con una interessante retrospettiva dei suoi film per il cinema, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia. Tra le chicche un restauro fatto appositamente per la mostra pesarese, quello del celebre “Al di là del bene e del male”, realizzato con la super visione della stessa Cavani. Il 26 giugno, la mostra si concluderà con la presenza dell’88enne regista che è sempre stata una tenace, appassionata e lucida osservatrice della realtà. 

Sedici i titoli del concorso

Sedici i titoli del concorso internazionale, aperto dall’anno scorso a tutti i generi cinematografici di qualsiasi formato (corti, medi, lungometraggi, con una selezione presente anche su MyMovies), a cominciare dal ritorno a Pesaro di Julien Faraut che, dopo aver vinto il Concorso nel 2018 con John McEnroe: In the Realm of Perfection, presenterà il suo nuovo The Witches of the Orient (prossimamente in sala con Wanted Cinema), dedicato alla famosa squadra di pallavolo femminile giapponese che dominò per tutti gli anni ’60.

Tre i registi italiani in gara

Tre saranno i registi italiani in gara: Luca Ferri con “mille cipressi”, viaggio tra il metafisico e il surreale nella Tomba Brion di Carlo Scarpa; “The Nightwalk” di Adriano Valerio, confinamenti e fughe di un uomo bloccato a Shanghai durante la pandemia; Gianmarco Donaggio con “Manifestarsi”, esplorazione “microscopica” dei manifesti affissi a Milano. 

Le location 
Oltre agli spazi consolidati, tra piazza del Popolo, teatro Sperimentale, cinema Astra, la sala performativa di “spazio bianco” e il ritorno del cinema in spiaggia (a Bagni Agata con un omaggio a Giulietta Masina), una delle tante novità di questa edizione sarà, nella sede del Centro Arti visive Pescheria, la sezione di cinema per ragazzi.

Pesaro Film Festival Circus

Il Pesaro Film Festival Circus, sarà infatti quasi un festival a parte a cura di Giulietta Fara, che la Mostra dedica ai bambini con una selezione di film, in anteprima italiana: dall’animazione di Away di Gints Zilbalodis a Il viaggio del Principe di Jean-François Laguionie e Xavier Picard, quest’ultimo proiettato in Piazza del Popolo. Al vitalissimo mondo del videoclip, particolarmente caro al direttore Pedro Armocida, è dedicata un’altra nuova sezione della Mostra, curata da Luca Pacilio,  con 20 video musicali italiani, con un focus dedicato a Uolli, tra i più importanti registi di videoclip italiani.

Le proiezioni speciali 

Tra le proiezioni speciali, “Lumina” di Samuele Sestieri, primo lungometraggio ‘solista’ del giovane regista, e “Sei ancora tu” di Chiara Caterina, nato dall’incontro a Pesaro tra il coreografo Francesco Marilungo con l’artista visiva e videomaker Chiara Caterina.
Si rinnova anche il legame con la Città della Musica Unesco, con il concerto esclusivo di Naip (domenica 20 giugno) che ha composto 61 minuti di sonorizzazione a film d’avanguardia degli anni ’20 del secolo scorso.

Gli omaggi 

Tra gli omaggi anche un momento da Oscar: domenica alle 17 al teatro Sperimentale, avverrà la consegna ufficiale, da parte della vedova Laura Curreli, della celebre statuetta vinta dallo scenografo pesarese Bruno Cesari per “L’ultimo imperatore” di Bertolucci. Il prezioso cimelio sarà collocato in una speciale bacheca del cinema, insieme ad altri prestigiosi riconoscimenti internazionali ricevuti da Cesari (a cui è stata anche intitolata una piazza nel centro storico di Pesaro) tra cui il David di Donatello, vinto sempre per lo stesso film, e alcune targhe come il Ciak d’oro vinto per “Le fate ignoranti” e la nomination agli Oscar per “Il talento di Mister Ripley”.

Info: pesarofilmfest

 

 




Holiday Swing a Misano con Charlie Rock

locandina holidays swing

Giunge alla sua seconda edizione l’Holiday Swing, l’evento estivo che si tiene a Misano Brasile, Rimini. Nato da un’idea di Gino Manoni (alias Charlie Rock) e Alessandro Conti, imprenditore romagnolo, che insieme hanno voluto fronteggiare il difficile momento creando e proponendo una “mini vacanza” di 7 giorni per tutti coloro che avessero voglia di divertirsi ripercorrendo gli anni 40 e 50 tra musiche, balli, stand e divertimento dal sapore retrò.

Visto il successo della prima edizione, curata nei minimi particolari per offrire il miglior servizio, quest’anno l’Holiday Swing si estenderà a 9 giorni coinvolgendo vari locali, discoteche e alberghi di Misano e Riccione, proponendo varie serate a tema in stile anni 40 e 50, Beach Party, Band, Dj, ospiti e Show Burlesque circondati da vari stand vintage. Come suggerisce il nome, sarà una vacanza Swing fatta di giornate spensierate in compagnia della musica e del sano divertimento. Un’altra scommessa vinta dal Charlie Rock, che anche in questi lungi mesi di difficoltà ha continuato a lavorare e programmare per il suo affezionato pubblico. “Tanti sono i festival e le manifestazioni in tutta Italia che ho organizzato o a cui ho collaborato, ma questo ha decisamente un sapore diverso”, ha affermato Gino Manoni, ovvero Charlie Rock.

Tutti i dettagli ed il programma completo  sono consultabili attraverso la pagina Facebook  “Charlie Rock” e per tutte le info potrete rivolgervi al 347 2995707.




Celestini in scena con “Storie e controstorie” a Santa Maria Nuova

Il Comune di Santa Maria Nuova e l’ATGTP propongono, venerdì 25 giugno nel palco allestito nel piazzale del Palazzetto dello Sport (inizio ore 21.30) lo spettacolo di Ascanio Celestini “Storie e Controstorie”.

In questo progetto, sostenuto dalla Regione Marche-Assessorato alla Cultura e realizzato con la collaborazione dell’AMAT, Celestini porta in scena, accompagnato dal musicista e compositore Gianluca Casadei, una raccolta di “storie dette a margine di altri spettacoli. Racconti scritti in fretta e poi riletti e ri-detti, messi da parte e ripescati. Sono microstorie – dice l’attore romano – che iniziano e finiscono in pochi minuti, una specie di concept album dove canzoni diverse raccontano un unico luogo. Qualcuna proviene dalla tradizione popolare, ma tutte hanno in comune l’improvvisazione. Nei miei racconti cerco di mettere insieme le parole e non i fatti. Certe volte non accade niente. Un meccanismo che si inceppa è l’unico avvenimento. Spesso i personaggi non hanno nome e le relazioni arrivano quasi ad azzerarsi. Ci sono le parole che diventano semplici come rotelle di un ingranaggio, come chiodi che tengono insieme dei pezzi di legno”.

Informazioni, prenotazioni e biglietti ingresso posto unico 10 euro, in vendita nelle biglietterie del circuito AMAT/Vivaticket tel. 071/2072439 e la sera di spettacolo dalle 20. Inizio 21.30.

 




Una città da visitare: Macerata

In alto, una veduta dello Sferisterio. Sopra una delle sale di Palazzo Buonaccorsi e, a lato, l’orologio della Torre Civica


di Stefano Fabrizi

Come prima proposta turistica partiamo da Macerata, città che ho visitato diverse volte, specialmente in occasione della manifestazione Musicultura. Diciamo subito che per girare la città è meglio avere un paio di scarpe comode e per le donne eviterei il tacco 12: ci sono Sali e scendi da affrontare sui sanpietrini. Il gentil sesso è avvisato.

Un po’ di storia

La città sorge su di un colle a 315 metri s.l.m. tra la vallata del fiume Potenza a nord e quella del fiume Chienti a sud; è situata a 30 km a ovest del mare Adriatico e a circa 60 km dall’Appennino umbro-marchigiano. Generalmente l’origine di Macerata viene fatta risalire alla città romana Helvia Recina, evoluzione di una preesistente città italica forse del III secolo a.C. abitata dai Piceni. I resti del teatro romano del II secolo d.C. sono oggi la testimonianza più importante dell’antica città e testimoniano la prosperità dell’insediamento; nel IV o V secolo le invasioni dei Goti costrinsero la maggior parte dei ricinesi a spostarsi sulle colline dove furono fondati i centri medievali di Macerata e Recanati.

Università  e Accademie

L’Università degli Studi di Macerata fu fondata nel 1290 con la lettura dell’editto in tutta la regione da parte di Bartolo da Sassoferrato che annunciava la fondazione di una scuola di diritto nella città. Dal 1965 è attivo il Centro di Studi Storici Maceratesi. 

Mentre decisamente più recente l’Accademia di belle arti che fu istituita nel 1972 per affiancare all’università di tradizione plurisecolare anche una Accademia artistica.

Da citare, l’Accademia dei Catenati: un antico sodalizio culturale sorto a Macerata nella seconda metà del XVI secolo con lo scopo di far rinascere la cultura nell’Italia centrale. Rappresenta uno dei più antichi cenacoli letterari d’Italia, tuttora attivo.

E infine, la Società filarmonica istituita nel 1808. Il circolo ebbe per primaria finalità l’intrattenimento nelle sale da gioco, il ballo, gli incontri conviviali, rappresentazioni teatrali e liriche. Per molti anni il circolo ospitò anche una sala per la scherma. Il circolo è tuttora operante con le finalità originarie

Cibo e folclore

Il piatto tipico maceratese sono i Vincisgrassi alla maceratese anche noti anche come “svinci”, una sorta di lasagne al forno. Il piatto connota Macerata e la sua area, tanto che il suo nome è stato adottato dall’omonimo gruppo maceratese di pop demenziale. Invece gli gnocchi o le tagliatelle con la papera sono piatti tradizionali della festa del patrono, San Giuliano.

Pistacóppi è il nome con cui vengono chiamati i piccioni di Macerata e, come conseguenza, questo è divenuto un soprannome scherzoso dei maceratesi. Un altro tradizionale appellativo dei maceratesi è quello di vrugnulù (prugne). Sebbene questi appellativi facciano parte della tradizione orale non mancano pubblicazioni che ne attestano l’uso conclamato.

Cosa vedere

Inevitabile partire dall’Arena Sferisterio, è uno degli edifici storici più importanti della città. Splendido esempio di architettura neoclassica, ospita ogni estate una prestigiosa stagione lirica, il Mof, Macerata Opera Festival e numerosi altri eventi culturali come l’appena trascorsa Musicultura. Ha una capienza massima di circa 2500 posti (fino a 3000, includendo la balconata). La storia di questo edificio è singolare: venne costruito nel 1829 grazie all’iniziativa di un gruppo di cittadini benestanti di Macerata che decisero di dotare la città di un luogo dove poter godere di spettacoli pubblici. Inizialmente tali spettacoli erano esclusivamente sportivi. Il pallone con il bracciale era lo sport più diffuso all’epoca e la provincia di Macerata poteva vantare campioni di calibro nazionale. Ne parla anche Leopardi nella poesia “A un vincitore di pallone”.

Palazzo Buonaccorsi

Lo splendido Palazzo Buonaccorsi, terminato di costruire nel 1718, ospita oggi tre percorsi espositivi di grande interesse: il Museo di Arte Moderna , il Museo di Arte Antica, e l’originale Museo della Carrozza. Vi consiglio di soffermarvi ad ammirare la preziosa Sala dell’Eneide, al piano nobile del palazzo, a cui si giunge dopo un percorso nelle 13 sale allestite della Pinacoteca.

Lo storico Teatro Lauro Rossi

Le Marche sono famose per il gran numero di teatri storici presenti sul territorio e ancora impiegati secondo il loro tradizionale utilizzo. Anche Macerata possiede uno di questi preziosi gioielli artistici e architettonici: il Teatro Lauro Rossi. Costruito alla fine del settecento la sua veste originaria è stata mantenuta intatta ed è possibile assistere agli spettacoli musicali e di prosa a seconda della stagione.

La Fonte Maggiore

Questa fonte rappresentava il principale serbatoio d’acqua della città, intorno al quale si raccoglieva tutta  la popolazione per le consuete faccende giornaliere. Luogo di approvvigionamento e di abbeveramento per gli animali la sua struttura presenta ancora oggi la suddivisione di ampi spazi in canali e fontane.

Porta San Giuliano e il Museo della Tessitura

Nei pressi di Porta San Giuliano, uno dei cancelli più antichi della città, trovate il caratteristico Laboratorio di tessitura e Museo “La tela”.   All’interno del museo sarete in grado di fare un viaggio alla scoperta della tradizione tessile dell’entroterra marchigiano attraverso tre diversi percorsi: gli strumenti della memoria, l’antica tessitura a liccetti e il giardino delle piante tintoree da fibra.

L’orologio planetario

Si tratta di un’opera di meccanica di precisione rinascimentale di grande pregio artistico e scientifico: un immenso quadrante blu che indica l’ora, le fasi lunari e il movimento dei corpi celesti e un carosello composto da i Re Magi e dalla Madonna con il Bambino. Per vedere il meccanismo in funzione posizionatevi sotto la torre alle 12.00 o alle 18.00 e godetevi lo spettacolo!

La Biblioteca Mozzi Borgetti

Se non siete stanchi un passaggio alla Biblioteca Mozzi Borgetti vale la pena farlo: è una delle maggiori biblioteche delle Marche, con circa 350.000 volumi tra cui preziosissimi manoscritti e incunaboli, raccolte musicali, teatrali e fotografiche di grande valore storico. Gli edifici che ospitano la biblioteca risalgono al settecento e sono di particolare pregio i soffitti, gli affreschi e i fregi che ne decorano gli ambienti.

Le mura storiche

Avete ancora fiato, Allora fatevi a piedi il giro delle Mura. E così a fine giornata avrete smaltito i vincisgarassi e i tanti e succulenti cibi che offrono i tanti ristoranti e trattorie che trovate in città.

Dove dormire

Se volete stare in centro vi consiglio l’Hotel Lauri o l’Arena, mentre poco distante dallo Sferisterio ha appena aperto un B&B ricavato da una villa lungo viale S. G. Bosco al civico 38. Si chiama Hortensia Garden: la signora Irene e il figlio Francesco sono gentilissimi e le camere super accoglienti.

Info: www. hortensiagarden.it – Tel: 338 958 6222 – Info@hortensiagarden.it

Maggiori informazioni sul sito del Comune di Macerata.




Un viaggio nello street food marchigiano a Porto San Giorgio

Un dolce da gustare a Porto San Giorgio

di Chiara Morini

Un vero viaggio nello street food marchigiano, italiano e non solo: lo street food festival di piazza Bambinopoli a Porto San Giorgio è davvero gustoso. Fino a domenica 20 giugno sedici truck stanno deliziando e incuriosendo i palati di moltissime persone. Dalla carne argentina ai panini col pesce, dalla cucina di strada calabrese (piccante e non) agli hamburger dei latinos grill. E ancora la cucina greca, con un assaggio dei sapori più tipici: dal souvlaki al gyros, dalla pita, la tipica pizza-pane greca con gyros, fino ai dolmades, involtini di foglia di vite ripieni con riso ed erbe aromatiche, accompagnato con pita e salsa tzatziki. Buono il gyros, la carne di maiale marinata alla greca e poi cotta allo spiedo, condita anche questa con tzatziki, salsa allo yogurt greco.

Spazio alla “ciccia” marchigiana

Spazio alla carne marchigiana e alla scottona: mai mangiato gli hamburger con mortadella? Mai provato un panino-hamburger con dentro le patatine fritte? Qui si può. E per gli amanti della cucina emiliana, immancabile lo gnocco fritto, impasto salato senza lievito, tagliato a mò di crackers, e poi fritto. Classici, secondo la ricetta originale e tradizionale, sono quelli che si accompagnano come pane ai salumi. Ma qui la fantasia del truck è andata oltre, creando gli “Gnoc-dog”, hot dog dentro lo “gnocco” come lo chiamano in Emilia; il “gorgognocco”, con il gorgonzola al posto dei salumi; e ancora il “ciocco gnocco”, lo gnocco fritto con sopra della crema al cioccolato.

Un tripudio di leccornie

Da leccarsi i baffi, così come da farlo per i classici cannoli alla siciliana, arrivati direttamente dalla sicilia: chi li ha assaggiati, dice che sono buoni anche gli arancini. Cucina napoletana, poi, crepes, e tanta birra. Per gli amanti ottima quella ceca, e c’è anche lo stand dei vini della cantina Ortenzi.

Il tutto mangiabile in sede, stile sagra, con i tavoli; oppure “on the road”, in cammino; oppure ancora, perché no, anche da portar via e gustare comodamente a casa propria. Se vicini però, perché nonostante il caldo, questi cibi da strada sono ottimi e gustosi se caldi. Che sia un panino, uno gnocco fritto (anche se dolce), o una grigliata. Soprattutto quest’ultima, patate fritte e immancabili olive all’ascolana comprese.




Intervista a Ezio Nannipieri: Una famiglia chiamata Musicultura

di Stefano Fabrizi

Caravaggio, Mille, The Jab, Lorenzo Lepore hanno superato la selezione del pubblico dello Sferisterio di Macerata nella prima serata di Musicultura. Applausi anche per Luk, Brugnano, Cio Sono Vale ed Elasi che vedranno la finalissima dalla platea. Premio per il miglior testo selezionato dagli studenti delle Università di Macerata e Camerino a Lepore e premio Afi a Caravaggio. La serata di venerdì ha visto anche il debutto come conduttrice del concorso di Veronica Maya, accanto a un ormai padrone di casa Enrico Ruggeri. Promossa a pieni voti: padronanza del palco e brava nel superare alcuni “buchi” che sono dietro l’angolo quando si va in diretta. Soddisfatto il direttore artistico della manifestazione Ezio Nannipieri: «direi che nonostante tutto la prima serata l’abbiamo portata in porto».

Ospiti in sintonia con l’evento

«È stata piacevole la presenza – ci dice Nannipieri – della sempre goliardica Marisa Laurito che ha fatto cimentare nella “lingua” napoletana Ruggeri. Sempre all’altezza del suo livello artistico Ermal Meta che ha offerto una inedita versione di un brano di Bob Marley. Commozione per il ricordo di Claudio Coccoluto offerto dal figlio Gianmaria. Coinvolgenti i Subsonica al gran completo che hanno scelto il palco di Musicultura per la loro prima data del tour che li vede di nuovo insieme. Bella la cover di “Patriot to arms” per ricordare Franco Battiato (il Maestro recentemente scomparso è stato tra i tanti ospiti della manifestazione, ndr). E ai Subsonica è andato il premio alla carriera consegnato dai rettori delle università di Macerata e Camerino Claudio Pettinari e Francesco Adornato. Insomma, gli applausi e il coinvolgimento del pubblico sono stata la testimonianza di una serata riuscita».

Un successo costruito in tanti mesi di preparazione

«Se vogliamo andare a ritroso nel tempo – afferma il direttore artistico – direi che Musicultura non si è arresa mai. Pur seguendo le limitazioni imposte dalla pandemia, siamo andati avanti con il nostro progetto. Prima le audizioni “live” fatte in streaming e poi l’allestimento della settimana della Controra non sapendo cosa in realtà potevamo fare e quali limitazioni avremmo dovuto rispettare. Con il senno del poi sarebbe bastato spostare la manifestazione di una settimana per entrare in zona bianca. Ma quando si allestisce una manifestazione come questa occorre partire da molti mesi prima. È stato comunque un bel riconoscimento la proroga di due ore al coprifuoco ottenuta per le due serate finali».

La Controra, evento collaterale di primo piano

«La Controra era nata – evidenza Nannipieri – come evento collaterale alle due serate finali, ma nel corso degli anni è diventata una presenza importante e di grande spessore culturale che fa vivere più intensamente per sei giorni la città di Macerata. Anche quest’anno abbiamo avuto ospiti che hanno fatto sempre il sold out: da Beatrice Antolini, a Lorella Cuccarini, da Antonella Ruggiero a Maria Grazia Calandrone e agli stessi Subsonica, solo per citarne alcuni. E questi appuntamenti servono anche a far conoscere il nostre territorio non solo agli ospiti, ma anche ai finalisti che così hanno modo di ambientarsi. Inoltre, è servita a far ritornare il pubblico alle manifestazioni, agli incontri dal vivo. E anche in questo, volenti o nolenti, siamo stati precursori. Insomma, le nostre sono state prove tecniche di normalità».

Una famiglia chiamata Musicultura

«Diciamo che – conferma il patron della manifestazione – il nostro è un concorso “atipico”. E mi spiego. Chiunque viene a contatto con il nostro staff dai concorrenti, agli ospiti, dagli addetti ai lavori ai tecnici si ritrova a essere coinvolto nel gruppo. È questa la filosofia e la magica impronta che ha voluto dare il fondatore di Musicultura, Piero Cesanelli (scomparso 2 anni fa, ndr). Piero trattava i concorrenti al suo stesso piano, dava consigli, correggeva, spronava. Una figura irripetibile che cerchiamo di avere sempre accanto, in particolare io. E poi, credo, che l’amalga del tutto sia la gentilezza: tutto lo staff si prodiga verso gli ospiti senza mai lamentarsi, sempre con il sorriso in viso, e… senza fingere. Poi, è ovvio, che possa capitare l’attimo in  cui partono i cinque minuti, ma sono una rarità. E per ricordare la figura di Cesanelli, dopo che il Comune gli ha voluto dedicare una sala dello Sferisterio (la sala stampa, ndr) da quest’anno è stato istituito il premio in suo nome che sarà assegnato dai giornalisti. Come dire, Piero è sempre con noi».




Veronica Maya supera a pieni voti il debutto alla conduzione della manifestazione – intervista

di Stefano Fabrizi

Promossa. Non sono gli esami di maturità, ma il debutto alla conduzione delle serate finali di Musicultura accanto a Enrico Ruggeri per Veronica Maya. Bella, preparata e brava. Ha dominato il palco coprendo alcuni “buchi”  della scaletta con grande disinvoltura. «Enrico per me è stato una riscoperta: un vero signore – confessa la showgirl – Mi ha consigliata, supportata e mi ha coinvolto appieno nella conduzione, lasciandomi i miei spazi. Inoltre, è stato emozionante duettare con lui facendomi riscoprire la mia vena di cantante».

Gli esordi come attrice

«Il mio debutto nel mondo dello spettacolo è stato con la frequentazione della scuola teatrale Renato Greco di Roma e la partecipazione a diversi musical. Avevo 20 anni e tanta curiosità. Poi, è venuta la televisione. Sono saltata da programmi sportivi a quelli di intrattenimento. Presente in diverse emittenti private, ma il mio approdo è sempre stato la Rai. E se c’è un programma che mi è rimasto nel cuore è sicuramente la conduzione dello Zecchino d’Oro. Ed ora questa nuovo opportunità: Musicultura».

Il palco dello Sferisterio

«Magari per voi che ci siete abituati non fa più effetto, ma io quando sono arrivata in questo tempio della lirica sono rimasta senza fiato. Un conto è vedere lo Sferisterio su filmati e immagini e un altro e osservarlo da vicino, immergersi: una grande emozione, quasi una sindrome di Stendhal. Sentivo parlare di Macerata e di questo gioiello dalla mia insegnante e ora finalmente mi sono tolta questa curiosità. Ed ora affrontare questo palco diventa per me un vero e proprio debutto dopo mesi passati chiusi in casa. Per carità il da fare non mi è mancato con tre figli impegnati con la Dad. E, poi, ho conosciuto la famiglia di Musicultura e me ne sono innamorata. Non sarà facile liberarsi di me». Ed è con un sorriso smagliante che Veronica Maya si allontana per le prove.




Antonella Ruggiero: “Il mio ritorno a Musicultura”

di Stefano Fabrizi

Un po’ di storia: tre articoli sui Matia Bazar del 1976, 1981 e 1982.







https://youtu.be/zmCmyyS34gk

Ci accoglie Roberto Colombo, compagno di Antonella Ruggiero, con un bel sorriso e ci presenta. Lei, tranquilla, forse un po’ stanca, parla, si racconta sollecitata dalle domande e dalle osservazioni che a mano a mano si fanno strada nel colloquio. Intanto ci sono gli ultimi preparativi per allestire il palco in via Vittorio Veneto dove da lì a poco l’artista si sarebbe esibita nell’ambito degli appuntamenti della Controra di Musicultura a Macerata. E a supervisionare le ultime cose è proprio Colombo che già conosciamo come collaboratore della Pfm dove in alcuni tour è stato anche tastierista.

Bello ritornare a Macerata

Per Antonella Ruggiero Musicultura è un ritorno «un gradito ritorno a Macerata». «Qua, si respira sempre una bella atmosfera – esordisce Ruggiero – sia per la città che per questo evento, Musicultura, che accoglie tutti sempre con grande gentilezza e attenzione. Ed è anche un modo per ritornare su un palco e incontrare gente: un miracolo che tutti attendevamo con ansia».

L’esperienza dei Matia Bazar

«Sono stati i miei primi e intensi anni nel mondo della musica: 14 anni vissuti intensamente durante i quali abbiamo girato il mondo. Eravamo un team molto affiatato. Ora, magari, non ci sente molto spesso con i reduci del gruppo, ma il ricordo è intenso e pieno di emozioni. Con la nostra musica abbiamo varcato  cortine geopolitiche impensabili come l’Urss. Pieni di momenti magici i tour nell’America Latina e il Giappone. In alcuni luoghi c’erano tensioni e coprifuoco, ma la musica (come ha scritto Fossati) ce l’ha fatta, è passata. Perché la musica è un linguaggio universale e riesce ad abbattere tutte le frontiere e cancellare tutte le censure».

Dal 1975 sempre sul palco 

«Sono 46 anni dalla prima volta che sono salita su un palco – racconta l’artista – e ho proseguito senza mai fermarmi al primo successo. Sono molto curiosa di natura e nel corso di questo periodo mi sono cimentata in diversi stili e sonorità compresa la musica sacra. Ho scritto, ma soprattutto ho continuato a interpretare vestendo della mia sensibilità ogni brano che presentavo al pubblico. Di autori che prediligo ce ne sono veramente tanti e farei un  torto citandone solo alcuni. Per esempio nel mio concerto porto “Ritornerai” di Bruno Lauzi, “Ave Maria” di Fabrizio De Andrè, per rimanere nell’ambito genovese, oppure Linda Mimosa di Cesaria Evora. Come non possono mancare “Ti sento”, Per un’ora d’amore”, Cavallo bianco” , “Vacanze romane”. C’è pure “Impressioni di settembre”, un pezzo della Pfm che mi porto dietro da quando abbiamo fatto un tour dove ci siamo scambiati i brani: bellissima e strana esperienza».

La pandemia, una sospensione inimmaginabile

«Negli ultimi anni il mondo correva in maniera acritica e troppo velocemente bruciando in modo inconsulto energie e sentimenti. Le persone erano troppo prese dai loro egoismi e la collettività ne soffriva. Nulla sembrava frenare questa discesa verso il basso. Poi è arrivata la pandemia. Una tragedia immensa. C’è voluto lo spettro della morte, uno spettro reale e non immaginario, a far fermare tutto, a creare un’atmosfera rarefatta e sospesa. Il mondo ha ripreso respiro e animali, piante, oceani hanno avuto benefici dall’allontanamento dell’uomo. E l’uomo ha riscoperto i valori della solidarietà e del bene comune. E’ stato un momento di riflessione collettiva. Ora, speriamo che la lezione sia stata compresa. E con l’arte si può ripartire, dobbiamo farcela».

Macerata, 16 giugno 2021




Francesco Adornato racconta Bruno Lauzi alla Controra

di Stefano Fabrizi

Compassato e attento alle parole che usa, ma poi quando inizia a parlare del suo Bruno Lauzi, la voce si scioglie e lascia trapelare emozioni mai sopite: questo è il Magnifico Rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato che è stato catapultato ieri in uno degli incontri della Controra di Musicultura.

Tornando a Lauzi

La location il Cortile del Palazzo comunale di Macerata, il tema “Tornando a Lauzi, ricordi, versi e canzoni di un uomo libero”. A fare da conduttore Stefano Bonagura. Ad arricchire l’incontro Alessandra Rogante (voce), Casta (chitarra) e Piero Piccioni (letture). Una specie di lectio magistralis quella offerta al pubblico che ha gremito il cortile. E certo fa un bell’effetto vedere, ma soprattutto sentire, quanta passione viene fuori da una persona che siamo abituati a vedere compassata anche per il suo ruolo di chef supreme di una antica università. E del cantautore nato ad Asmara ricorda la vita, ma anche le canzoni, tutte dettate nel riconoscersi come uomo libero dalle convenzioni. E tanti sono gli aneddoti e gli approfondimenti.

Un cantautore dimenticato

Adornato pone l’accento su come alcune figure importanti per la storia della musica italiana sia passate nel dimenticatoio. Nato nella colonia italiana d’Eritrea, ma cresciuto a Genova, è considerato, insieme a Fabrizio De André, Umberto Bindi, Luigi Tenco, Sergio Endrigo e Gino Paoli, tra i fondatori e maggiori esponenti della cosiddetta scuola genovese dei cantautori. Ma, precisa Adornato, è una etichetta che gli va decisamente stretta, vista la sua attività che ha spaziato in altri campi: artista poliedrico, interpretò e scrisse molte canzoni di successo, soprattutto per celebri interpreti femminili della musica italiana, come Mia Martini e Ornella Vanoni, oltre a cimentarsi nella poesia e nella letteratura.

Le canzoni che rimangono nel cuore

«“Ritornerai” è sicuramente la canzone che mi ha fatto conoscere e amare Lauzi – confessa Adornato – rappresentava appieno il mio malessere adolescenziale: ho vissuto nel mood degli anni ’60 e il cantautore insieme a Bindi e Tenco hanno segnato il mio interesse verso la musica. Ma è stata la capacità di Lauzi di interpretare la provincia e coglierne i particolari che mi ha affascinato, un brano su tutti “Menica, Menica”. La sua collaborazione con Piero Chiara in questo è stata determinante. Eppoi, non dobbiamo dimenticare la sua scelta di portare in Italia le traduzioni di artisti americani che parlavano anche loro di provincia come Paul Simon, che con Leonard Cohen e Bob Dylan sono tra i miei cantautori preferiti in assoluto. Basti pensare a “The Boxer” di Simon dove il giovane affronta un viaggio per la provincia americana per tornare sconfitto, ma non si arrende. Lauzi ha saputo cogliere questa sensibilità».

Il mondo femminile e le traduzioni

Adornato, poi, pone l’accento sulla sensibilità verso le interpreti femminili del cantautore che ha composto brani indimenticabili per Ornella Vanoni e Mia Martini. L’universo della donna lo ha sempre affascinato, ma ci si è sempre accostato con rispetto, senza mai travalicarne i confini. «Un campo dove ha eccelso, secondo me – afferma Adornato – è quello delle traduzioni come con i brani di Roberto Carlos, Johnny Hallyday, Georges Moustaki, Serge Reggiani». Infine, il rettore rimarca sulla qualità più grande di Lauzi, cioè quella di essere un uomo libero, un anticonformista per scelta di vita. «Credo che questo periodo – ha concluso Adoranto – che abbiamo affrontato ci porterà a rivalutare molte cose che avevamo messo nel cassetto, per farci riscoprire quei momenti vissuti dai quali cogliere segnali di rinascita».




“ Falconara all’opera Festival “ XXVII Edizione: Tutto cangia, il ciel s’abbella

Ornella Bonomelli
Ornella Bonomelli

di Steno Fabi

“Tutto cangia, il ciel s’abbella”, mai un titolo  è stato tanto appropriato al momento storico che stiamo vivendo – dice Ornella Bonomelli Direttrice artistica del festival  che da XXVII  anni porta a Falconara la grande lirica. Le parole sono l’incipit  del grandioso finale del Guglielmo Tell di Rossini che quest’anno dopo la pausa del 2020 risuonerà alla  Corte del Castello di Falconara Alta  e rappresenterà l’augurio più bello per ricominciare la vita di sempre .

Si riparte con il solstizio d’estate

Si ricomincia  il 19 giugno in prossimità del solstizio d’estate, in occasione della  Giornata mondiale della Musica  e sarà il primo appuntamento della Stagione estiva del Comune di Falconara. L’Associazione lirica “Insieme all’Opera” in collaborazione con l’amministrazione Comunale , propone un Concerto lirico con la partecipazione di noti personaggi nel campo musicale  che già hanno fatto prenotare un pubblico proveniente da fuori regione. Il soprano Paola Cigna,  (Traviata nel 2018), il baritono Marzio Giossi (Scarpia nel 2017) insieme a Monica Minarelli mezzosoprano di Cento e per la prima volta a Falconara il tenore Alessandro Moccia. Di Falconara  sono   la giovane promessa pianistica  Martina Giordani ,  l’immancabile presentatore Paolo Brugiati e  il Coro Esprit Musical .

Il soprano Ornella Bonomelli guida la manifestazione

A guidarne come sempre la Direzione artistica e la regia il soprano Ornella Bonomelli che ha curato i testi di presentazione e, pur nelle  incertezze legate alla pandemia, è riuscita ad organizzare un programma agile e molto gradito al pubblico con arie, duetti , cori e curiosità pianistiche dei più celebri operisti quali: Bizet, Giordano, Rossini, Verdi, Saint Saens e  Strauss. L’appuntamento è per sabato 19 giugno ore 21,15 Corte del Castello e in caso di maltempo sarà rimandato a domenica  20 giugno stessa ora.

Info

Prevendita biglietti presso il Centro Pergoli di Piazza Mazzini giovedì 17, venerdì 18 e sabato 19 giugno. Info 3355267801.




Passaggi Festival – A Fano la cultura è anche per immagini con Bruno Bozzetto

Ilaria Margutti Estrema Fioritura IV, ricamo a mano e merletto su tela, 2018

di Elisabetta Liz Marsigli

A Passaggi Festival la cultura non si racconta soltanto con le parole: l’evento dedicato alla saggistica, al via a Fano nelle Marche venerdì 18 giugno, dedica infatti anche quest’anno uno spazio significativo all’arte figurativa.

Bruno Bozzetto in mostra

Tre le mostre in programma dal 18 giugno al 25 luglio curate dall’art manager Paola Gennari: “Amicizia infinita… ma provvisoria” (Mediateca Montanari) vedrà in esposizione le opere di Bruno Bozzetto animatore, disegnatore e regista pluripremiato, già vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e candidato al Premio Oscar nella categoria “Miglior cortometraggio d’animazione”, e del fanese Giorgio Valentini per più di trent’anni, animatore, direttore creativo e regista della casa di produzione Bozzetto Film, conosciuta a livello nazionale e internazionale. L’allestimento, con opere che vanno dagli anni ’70 al 2000, sarà costituito da disegni, pubblicazioni originali, riproduzioni ed ingrandimenti che sono lo sviluppo creativo per la visualizzazione di film d’animazione e spot pubblicitari, alcuni dei quali, fra i più importanti, verranno proiettati ogni giovedì, fino al termine della mostra, nella saletta video della Memo.

L’importanza del linguaggio del nostro tempo

“Anche in questa edizione –spiega Paola Gennari- Passaggi Festival, attraverso la realizzazione di mostre d’arte contemporanea, non solo promuove l’importanza del linguaggio del nostro tempo, in termini socio-culturali, storici, scientifici, tecnologici, ma sviluppa anche temi fondamentali come la creatività, l’innovazione, l’educazione e la formazione. Nel format delle mostre programmiamo ogni anno di ospitare un artista locale con l’intento fondamentale di valorizzare l’arte e la cultura del nostro territorio provinciale”.

 “Da casa a fuori, d’infinito e provvisorio”

Sarà realizzata in collaborazione con Centrale Fotografia la mostra fotografica “Da casa a fuori, d’infinito e provvisorio” (Centraledicola) frutto di un progetto didattico nato da un’idea di Marcello Sparaventi e Paolo Giommi, che ne hanno curato anche le lezioni tecniche e teoriche, seguiti da venti inediti fotografi. Scatti che il geografo letterario Massimo Bini ha affiancato con la lettura e l’analisi di testi di grande letteratura scegliendo con cura i guadi e i passaggi vitali che esistono da sempre tra la fotografia e gli altri linguaggi espressivi.

“Infinite e provvisorie memorie del filo”

Opere lavorate a ricamo a mano e merletto su tela, sono invece le protagoniste di “Infinite e provvisorie memorie del filo”, mostra dell’artista di Sansepolcro Ilaria Margutti che sarà ospitata nelle sale dell’Enoteca Terra. In esposizione, lavori che rimandano ad un’arte antica incentrati principalmente sul corpo femminile e che si interrogano  sul rapporto corpo-natura oltre che su concetti fondamentali come l’infinito, l’armonia, l’energia, la memoria, la storia e la spiritualità. In tal senso, l’utilizzo del filo e del ricamo è ricco di suggestioni create da un gesto, quello del cucire, del tenere insieme, che genera opere ancestrali ricche di riferimenti metaforici.

www.passaggifestival.it

 




Il museo Palazzo dei Priori di Fermo

sala del mappamondo del Museo Palazzo dei Priori di Fermo

di Chiara Morini

Entrare e visitare palazzo dei Priori a Fermo è come fare un viaggio nella contemporaneità, respirando la storia. Ogni volta che entro è così. I luoghi, e le stanze sono quelle storiche, che oggi vengono usate per la vita pubblica della città. L’edificio, che risale al 1296, e che è stato completato nel 1525, al centro ha una doppia scala, che porta al portichetto d’ingresso. Con il biglietto al momento si possono visitare le sale al primo piano, e al secondo il mappamondo con parte della pinacoteca civica.

Da dove iniziare il giro

Entrando si può scegliere da dove iniziare il giro: è circolare e finita la visita al primo piano si torna al punto di partenza. Ho scelto di iniziare dalla sala dei Ritratti, che oggi viene usata per concerti, convegni, conferenze e incontri con la stampa. Si chiama così per i tanti ritratti che conserva, di personaggi illustri della storia. Accanto c’è la sala dell’Aquila, chiamata così perché inizialmente vi si curavano le aquile, mentre oggi vi si svolgono i consigli comunali. Tra gli affreschi si segnalano quelli sul soffitto, realizzati dal sangiorgese Pio Panfili, e spicca anche la riproduzione dell’aquila. Accanto c’è la sala degli stemmi molto colorata, e poi quella dei costumi. Qui sono conservati alcuni busti, dei quadri, gli abiti che usavano i priori della città, e poi anche degli antichi servizi da tè.

La sale del Mappamondo

Ogni volta è sempre bello, per me, farmi trasportare dalla meraviglia della sala del Mappamondo, al piano superiore. Tutti sanno che si chiama così per via del grande mappamondo posto all’interno. Il supporto è di legno, e il globo è in carta. Una mappa fedele dell’epoca in cui è stato costruito: vi è disegnata la geografia così come era conosciuta nel 1713, quando lo hanno realizzato l’abate Moroncelli, che ha disegnato le mappe, e Filippantonio Morrone che ha costruito il supporto di legno. E qui c’è tanta geografia così come storia: oltre alle mappe i simboli della storia di Fermo, l’antico stemma con scudo, aquila e croce greca. Le sedie antiche, parte del fondo antico della biblioteca della città, i 15mila libri che gli fanno da sfondo, completano la stanza. Fuori dalla sala, alcuni affreschi dipinti dal Boscoli, e il quadro del Rubens “l’adorazione dei pastori”, dipinta dal fiammingo prima di divenire il Rubens che tutti noi conosciamo. 




Gli otto finalisti di Musicultura si presentano



Caravaggio, Elasi, Mille, dietro i fratelli Brugnano, The Jab (1), il presidente Banca Macerata Ferdinando Cavallini, The Jab (2), Ciao Sono Vale, Luk e Lorenzo Lepore (video)

Attesa, ma non scontata la novità giunta ieri pomeriggio 16 giungo 2021: non ci sarà il “tutti a casa” a mezzanotte. «Siamo soddisfatti per la deroga sul coprifuoco approvata per lo Sferisterio di Macerata». Così la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni dopo l’ok alla deroga per le giornate del 18 e 19 giugno di Musicultura. «Dopo la deroga ottenuta sull’ampliamento del numero di spettatori, abbiamo raggiunto anche quella sul coprifuoco, che sarebbe stato inutile a pochi giorni dall’estensione della zona bianca a tutte le Regioni».

La Controra, un successo gli incontri e i concerti

Intanto la Controra marcia spedita verso le due giornate finali del concorso. Così dopo aver ospitato nelle tre diverse location della città universitaria lunedì Beatrice Antolini, martedì Maria Grazia Calandrone, Lorella Cuccarini (che ha fatto il sold out anche di simpatia), Colapesce – Dimartino, ieri ha presentato la squadra dei magnifici 8 finalisti, che, come è stato più volte ripetuto, sono i vincitori, ma (e guai se non ci fosse un ma) solo uno di loro si aggiudicherà il premio di 20mila euro messo in palio da Banche Marche. A mezzogiorno l’incontro ufficiale nella sala dello Sferisterio, dedicata al patron della manifestazione Piero Cesanelli scomparso due anni fa, poi il concerto in Piazza Vittorio Veneto. Prima, nel pomeriggio gli incontri con Enrico Pandiani e Valerio Calzolaio, Benedetta Rinaldi ed Enrico Ruggeri.

Gli otto finalisti si presentano nella Sala Cesanelli

A far gli onori di casa il direttore artistico di Musicultura Ezio Nannipieri che ha ricordato come il concorso canoro sia una eccezione nel panorama delle manifestazioni per l’impronta di grande impegno e attenzione verso le proposte che ormai arrivano ogni anno a migliaia. Con «il conto che canta» Nannipieri ha introdotto Ferdinando Cavallini, presidente di Banca Macerata che ha elogiato tutti i partecipanti assicurando la piena partecipazione come sponsor ormai storico della manifestazione. Soddisfazione anche dall’assessore comunale di Macerata al Turismo e grandi eventi Riccardo Sacchi. Infine, John Vignola di Rai Radio1 ha messo l’accento sull’àncora di salvezza che è stata la musica durante l’isolamento causato dalla pandemia: «L’arte, specialmente quella musicale, è stata una voce universale per stare uniti e per non sentirsi soli, ed ora la musica e l’arte sono i volani della ripresa anche grazie a questi giovani». I rettori delle Università di Macerata e Camerino, Ferdinando Adornato e Claudio Pettinari, hanno ricordato come il coinvolgimento dei due atenei alla manifestazione ha sempre portato buoni frutti: «In questi artisti si nota un pregio molto dimenticato, la gentilezza che è un buon antidoto a tante situazioni negative che stiamo vivendo»

Partecipare sì, ma vincere è meglio

Infine, la parola agli 8 finalisti: Brugnano, Caravaggio, Ciao Sono Vale, Elasi, Lorenzo lepore, Luk, Mille, The Jab. Tutti hanno voluto sottolineare che il già il fatto di poter salire sul palco dello Sferisterio è una grande vittoria, mettendo l’accento sul come sono stati trattati dall’organizzazione: con attenzione e come se fossero una parte integrante di una grande famiglia. Alla domanda perché pensano di poter vincere, variegate le risposte: i 20mila euro mi farebbero comodo, il mio progetto è il più sincero, porto allegria e faccio pensare, ho lavorato su questo brano tantissimo, credo di avere delle cose da dire, sono anni che faccio musica e sarebbe ora che si accorgessero di me, tanta voglia di comunicare, l’importante è partecipare ma è meglio vincere. E alla domanda chi voteresti per il primo premio in quattro hanno risposto Mille.

Il video degli otto finalisti




Aldo Ascani: “Lo Shada sarà un volano per una estate post Covid”

Aldo Ascani

di Marco Chiatti

Nato e vissuto da sempre nella musica. Cresciuto a pane e spettacoli. Aldo Ascani, terzo fratello della storica famiglia da oltre 40 anni protagonista del divertimento nella nostra regione, ha ormai messo la sua faccia e la sua capacità di fare marketing a servizio della famiglia e di tutto il settore.

Via libera alla fantasia: ecco il programma

E ora che finalmente sembra di vedere la luce in fondo al tunnel delle prescrizioni del Covid, lo fa ancora più apertamente, dando sfogo alla fantasia e alla sua vena artistica, sfornando dal cilindro serate per tutti i gusti, per questa speciale estate Shada 2021.

Fra i diversi appuntamenti settimanali del noto ritrovo civitanovese, che entreranno a regime dalla prossima settimana, il martedì El Martes Caliente Special Edition, il Mercoledì Beach cena divertente e video shows con Movimenti Notturni. Invece già dallo scorso weekend è partito il sabato Gnamm, aperitivo con arrosticini e sangria, dj set dalle 18 a mezzanotte, oltre alla serata del venerdì, più adulta con artisti live ospiti, dal titolo seducente Magic Moments: ospite questa settimana per la cena spettacolo Matteo Borghi.

Allora cosa bolle in pentola per questa nuova stagione Shada?

“Bolle da troppo tempo purtroppo la pentola e non vorrei che diventasse uno stracotto… cerco di sdrammatizzare un po’! Stiamo allestendo una buona estate all’insegna del gusto e del buon gusto. Saranno molte le serate anche settimanali legate ad aperitivi a tema e arricchiti di buona musica”.

Pensi davvero che potremo vivere un’estate quasi normale?

“Sì lo credo fortemente, anzi sono fortemente convinto che sarà altrettanto esplosiva di entusiasmo e con un pizzico di sicurezza in più rispetto a quella scorsa”.

Parliamo del ballo: quando e come si riprenderà?

“Dalle nostre notizie ufficiali si riparte i primi di luglio con la modalità del Green Pass, o tamponi effettuato nelle 24 / 48 ore precedenti. Se c’è da subite delle restrizioni lo facciamo ma Di certo non vogliamo in nessun modo ospedalizzare le strutture da ballo”.

Nel frattempo avete studiato altre formule di divertimento?

“La Vitamina Mare dove il sorriso è la cura universale (spot dell’estate civitanovese, con Brumotti testimonial, ndr)”.

Come è partita questa estate 2021?

“Direi che è partita con il piede giusto, cioè con l’entusiasmo di ritrovarsi di vivere una normalità da troppo tempo offuscata dalle restrizioni governative”.

E’ possibile poi fare una previsione: come finirà?

“Se avessi questi poteri non sarei stato un gestore na un sensitivo! Viviamo step by step credo che sia l’unica cosa diplomatica da fare”.

Il Covid ha ridisegnato i perimetri del divertimento: come vedi la prosecuzione poi durante l’anno?

“Il Covid da una parte ci ha tolto (la libertà) dall’altra ci ha insegnato a vivere con più semplicità. Restiamo fiduciosi che le normative che saranno applicate da luglio in poi saranno quelle che ci riporteranno in breve tempo alla  normalità collettiva. La prova del nove sarà da novembre in poi. Lì verificheremo se la vaccinazione di massa darà i suoi frutti”.




“Dice che era un bell’uomo…” il ricordo di Dalla

Dice che era un bell'uomo, copertina

A cinquant’anni dalla pubblicazione di “4/3/1943” (brano scritto da Lucio Dalla e Paola Pallottino), da oggi, martedì 9 marzo, è disponibile in libreria e negli store digitali “Dice che era un bell’uomo… – Il genio di Dalla e Pallottino” (Edizioni Minerva), il nuovo libro del giornalista Massimo Iondini dedicato alla coppia artistica formata da Lucio Dalla e Paola Pallottino.

Le testimonianze

Grazie anche alle testimonianze esclusive di Gino Paoli, Renzo Arbore, Ron, Maurizio Vandelli, Maurizio De Angelis, Vince Tempera, Angelo Branduardi, Armando Franceschini e padre Bernardo Boschi, Iondini racconta la carriera di Dalla nei primi anni Settanta, caratterizzati dal sodalizio con la storica dell’arte, illustratrice e paroliera Paola Pallottino: una breve ma intensa collaborazione grazie alla quale videro la luce canzoni come “4 marzo 1943”, “Un uomo come me”, “Il gigante e la bambina” e “Anna Bellanna”.

Il Festival di Sanremo del 1971

«Quel Festival del 1971 per la musica leggera italiana fu una vera e propria rivoluzione. Tant’è che Lucio Dalla conquistò Sanremo pur non arrivando primo. Per la sua “4/3/1943” si parlò infatti a gran voce di “vittoria morale”. Un successo a più livelli per Dalla e la quasi esordiente paroliera Paola Pallottino – dice Massimo Iondini – Anzitutto perché la loro canzone, ripescata in extremis, era passata sotto le forche caudine della censura della Rai e dell’organizzazione del Festival: via il titolo “Gesubambino” e via alcuni importanti versi. Poi perché quell’innovativo testo portava per la prima volta in una rassegna canora di musica leggera il dramma di una ragazza madre e di un figlio della guerra. Infine, perché rappresentava il personale riscatto dello stesso Dalla, fino a quel momento lodato dalla critica ma inviso al grande pubblico per come cantava, per lo stile compositivo e per il suo aspetto trasandato da antidivo».

L’inedito

Tra retroscena e aneddoti degli esordi della carriera del cantautore bolognese, Iondini rivela l’esistenza di un’inedita versione dalliana del brano “La ragazza e l’eremita”, un testo di Paola Pallottino musicato nel 1994 da Angelo Branduardi, ma su cui, venticinque anni prima, aveva messo le proprie note anche Lucio Dalla. «Con meraviglia e grande emozione ho potuto ascoltare quella vecchia esecuzione piano e voce di Dalla, incisa sul nastro di una vecchia audiocassetta – racconta Iondini – Si tratta di un provino registrato a casa di Lucio nel 1970, che Paola Pallottino ha conservato gelosamente per tutto questo tempo e che ora per la prima volta viene svelato e raccontato».

Tante curiosità e testimonianze

Ad arricchire ulteriormente il libro, oltre ai numerosi scatti fotografici di Walter Breveglieri, ci sono la prefazione scritta da Pupi Avati e l’introduzione a cura di Gianni Morandi, in cui entrambi intrecciano i ricordi degli esordi delle loro carriere con quelli dell’amicizia con Lucio Dalla. Il libro termina con uno scritto di Lucio Dalla (già contenuto originariamente nel libro “Lucio Dalla. L’uomo degli specchi” di Gianfranco Baldazzi – Minerva Editore, 2013), preceduto dal capitolo “Io, Tobia, quel padre che Lucio non ebbe”, in cui è riportata l’intervista esclusiva realizzata da Massimo Iondini a Umberto “Tobia” Righi, che per quasi mezzo secolo è stato manager, factotum e sorta di padre putativo di Dalla.

 Sinossi

Camicia bianca, coppola in testa, la proverbiale barba e una ieratica compostezza. Il televisivo bianco e nero di quella sequenza lontana mezzo secolo è l’iconico ritratto di Lucio Dalla quando, dopo sette anni di insuccessi e umiliazioni, catapulta per la prima volta da vincente, sul piccolo schermo e tra il grande pubblico, la sua voce e una sua canzone. Il brano che lo incorona vincitore morale del Festival di Sanremo 1971 si intitola con la sua stessa data di nascita, “4/3/1943”, ma il titolo originario era un altro: “Gesubambino”. Un testo coraggioso, rivoluzionario, totalmente diverso per poetica e tematica da ogni altro brano di musica leggera, uscito dalla penna di una geniale illustratrice di fiabe, Paola Pallottino. Sul brano si abbatte però la mannaia della censura sanremese e, oltre al titolo, anche il testo viene cambiato in diverse cruciali parti. Ma la nuova insolita coppia di autori è intanto lanciata, con il primo posto in classifica e l’uscita di altri capolavori dalliani dei primi anni Settanta: “Il gigante e la bambina”, “Un uomo come me” e “Anna Bellanna”. In tutto sono otto le canzoni pubblicate dalla coppia Dalla-Pallottino, l’equivalente di un ideale long playing. Ma c’è una nona canzone, rimasta nel cassetto, tuttora inedita. Si intitola “La ragazza e l’eremita” e viene svelata per la prima volta in questo libro, insieme a molti aneddoti e retroscena, grazie alle testimonianze — oltre che di Paola Pallottino, Gianni Morandi e Pupi Avati — di Gino Paoli, Renzo Arbore, Ron, Maurizio Vandelli, Maurizio De Angelis, Vince Tempera, Angelo Branduardi, Armando Franceschini, del domenicano Bernardo Boschi (padre spirituale di Lucio) e di Umberto “Tobia” Righi, per quasi mezzo secolo factotum, uomo di fiducia e sorta di padre putativo del cantautore bolognese. Il libro punta i riflettori su un periodo mai esplorato prima della carriera di Dalla a partire dal decisivo sodalizio artistico con la paroliera Paola Pallottino, che ha aperto la strada alla successiva collaborazione di Lucio con il poeta Roberto Roversi per tre album straordinari. Esperienze che hanno entrambe forgiato il geniale e inconfondibile stile letterario del Dalla cantautore, decollato nel 1977 con l’album “Come è profondo il mare”.

Massimo Iondini

Massimo Iondini è nato a Milano nel 1964, il mese dopo la vittoria del settimo e ultimo scudetto del Bologna di Lucio Dalla, che intanto pubblicava il suo primo 45 giri. Laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore, da un quarto di secolo è giornalista presso il quotidiano “Avvenire” dove lavora alla redazione culturale, occupandosi principalmente di musica. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro “Paola e Lucio – Pallottino, la donna che lanciò Dalla” (edizioni La Fronda).

Paola Pallottino

Paola Pallottino, nata a Roma nel 1939, già professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Macerata, ha svolto intensa attività di studio e divulgazione della storia dell’illustrazione, culminata con la fondazione a Ferrara del MIL Museo dell’Illustrazione Centro Studi sull’immagine riprodotta, diretto dal 1992 al 2005. Illustratrice e autrice di testi per Dalla, Branduardi (Giovanna D’Arco e La ragazza e l’eremita) e Montedoro (l’album Donnacirco), ha collaborato all’Enc. Universale dell’Arte, al Diz. Biografico degli Italiani, al Dictionnaire des illustrateurs e all’Allgemeines Künstlerlexikon. È autrice di una ventina di libri, da “Storia dell’illustrazione italiana” a “Dall’atlante delle immagini”, oltre che di centinaia di saggi in Italia e all’estero. Nel 2019 ha pubblicato “Le figure per dirlo. Storia delle illustratrici italiane” (Treccani).

Dice che era un bell'uomo, copertina
EditoreMinerva Edizioni (Bologna)

CollanaRitratti

Anno edizione: 2021

Pagine: 180

Euro: 14,25




La Pinacoteca San Domenico di Fano riapre al pubblico

Sabato 22 maggio p.v. la riapertura della Pinacoteca San Domenico di Fano. Torneranno quindi ad essere ammirate opere come la pala d’altare del Guercino “Sposalizio della Vergine”, le tele di Simone Cantarini e Sebastiano Ceccarini, di Simone de Magistris, di Giovanni Francesco Guerrieri, di Federico Barocci, di Palma il Giovane, di Federico Zuccari e di altri importanti pittori del XVII secolo. Sono confermati gli orari di visita: il sabato e la domenica dalle 16,30 alle 19,30. Ingresso gratuito. Le visite sono possibili con assistenza di personale esperto e con dotazione di audio-guide in forma totalmente gratuita.