Letto per voi. Le donne dell’abbondanza risplendono a Valle Chiara di Maria Costanza Boldrini
di Roberto Mencarini
Una saga familiare ambientata nelle Marche è quella proposta dalla scrittrice chiaravallese Maria Costanza Boldrini nel suo romanzo d’esordio “Gli anni dell’abbondanza” (Casa Editrice Nord).
Il filo conduttore dell’opera, che si snoda dalla fine dell’Ottocento agli anni del boom economico, sono le donne magiche della famiglia Contini capaci con i loro doni di creare l’abbondanza. La giovane Beata decide di andare a lavorare alla Regia fabbrica dei sigari dove avviene il prodigio: la ragazzina con le sue manine riesce a produrre ogni giorno molto più delle sue colleghe zigarare di cui diventa la beniamina. E dopo di lei anche la figlia Clarice e la nipote Antonia saranno capaci, anche se in modi diversi, di creare l’abbondanza. Ma tutto parte dal nonno santo (di Beata) capace di miracoli e di vedere il futuro e un merito lo hanno anche i rispettivi mariti capaci di un amore incondizionato.
Tuttavia l’abbondanza non è per sempre perché un grande dolore la può far sparire. I giorni cupi arriveranno ma queste donne saranno capaci di superare ogni ostacolo con la loro tenacia, resilienza e con la loro capacità di combattere il male anche con gesti estremi.
La storia è ambientata a Valchiara, paese in cui non è difficile riconoscere Chiaravalle con l’abbazia cistercense e la Manifattura Tabacchi fondata nel 1759 dai monaci e simbolo indiscusso di eccellenza italiana e di profondo legame con il territorio. Ai tempi di Beata non era certo una passeggiata lavorarci e spesso le zigarare dovevano restare a casa per disintossicarsi, ma la Manifattura fu comunque il simbolo dell’emancipazione femminile nelle Marche.
Nel romanzo troviamo poi i riferimenti ad altri centri della provincia anconetana: Jesi diventa Iessi, Monte San Vito si trasforma in Monvito, Montemarciano viene ribattezzata Marcianeto e Falconara modificata in Falconeria.
L’autrice, che oggi vive in Francia dove lavora come traduttrice freelance e redattrice per “Una parola al giorno”, sito di approfondimento linguistico ed etimologico, per ricostruire fatti tramandati in famiglia in modo confuso, ha trascorso molto tempo all’Archivio di Stato di Ancona e ha raccolto le testimonianze di numerosi anziani di Chiaravalle.