Pubblicato il 16 Giugno 2025
di Marco Chiatti
Il Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. Deve esserci davvero qualcosa di speciale in questo evento che da 47 anni caratterizza la cristianità italiana ed internazionale. Dal 1978, anno in cui ha avuto origine come gesto di ringraziamento di fine anno scolastico al Liceo Classico Leopardi di Macerata, un crescendo di esperienze, presenze e intensità di fede che è andato anche oltre il Covid e tutti gli eventi degli ultimi 50 anni. Il segreto lo ha recentemente spiegato don Giancarlo Vecerrica, l’ideatore del pellegrinaggio, direttamente a Papa Leone XIV che gli chiedeva appunto l’origine di tanta energia, con i suoi 85 anni: “Non sono io, è la Madonna!”. Un miracolo che continua da quasi 50 anni. Decine di migliaia di fedeli si sono trovati al centro fiere di Villa Potenza per la funzione religiosa celebrata dal cardinal Marcello Semeraro.
Prima della Messa, sono saliti sul palco il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli e il direttore del cammino Ermanno Calzolaio, che ha ringraziato gli oltre 1000 volontari presenti, vero motore del pellegrinaggio, centrando il tema: “durante questo cammino siamo sulla soglia di un mistero. Portiamo il dramma del nostro tempo, il dolore di quanto accade in Ucraina e a Gaza”.

Non c’è stato quest’anno il collegamento live con il Papa, ma è arrivato puntuale il suo messaggio tramite il cardinale Pietro Parolin con le parole di Papa Leone XIV, che ha esortato “a imparare lo stile umile e silenzioso della Vergine madre, auspicando che la preghiera susciti entusiasmo per diventare testimoni gioiosi del Vangelo”. Nel frattempo, sul posto era arrivata la fiaccola della Pace, partita da Roma mercoledì, per attraversare Terni, Assisi e Camerino. Suggestiva e applauditissima l’accensione del braciere sotto la gigantografia della Madonna.

Tante le autorità: il presidente della Giunta regionale, Francesco Acquaroli, il sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli, l’onorevole Lucia Albano, il viceprefetto Emanuele D’Amico, il rettore dell’Università di Macerata John Mc Court, consiglieri regionali, autorità militari e forze dell’ordine, sindaci del comprensorio, la delegata dell’Azione cattolica Adriana Bramucci.
All’arrivo a Loreto la mattina di domenica 15 giugno i pellegrini, guidati da Mons. Giancarlo Vecerrica e Mons. Nazzareno Marconi, erano almeno in settantamila; ad accoglierli, insieme a tanti cittadini, il Cardinale Semeraro, l’Arcivescovo di Loreto Mons. Fabio Dal Cin e il Sindaco della città, che si sono uniti nell’ultimo tratto di cammino.

Pellegrinaggio alla ricerca di una Dimora: un cammino di fede e speranza
Il Pellegrinaggio del 47° anno si è svolto sotto il segno di una domanda semplice, ma profonda: “Dove abiti?”. Questa domanda, posta da Andrea e Giovanni a Gesù nel Vangelo, è un interrogativo che attraversa la vita di ognuno di noi almeno una volta. Non solo una domanda pratica su dove vivere, ma un invito a riflettere sul significato della nostra esistenza, sulla ricerca di un luogo dove sentirsi veramente a casa, un posto dove trovare il nostro senso della vita. Un cammino che è, prima di tutto, una ricerca di consapevolezza e di incontro con qualcuno che possa offrirci una dimora spirituale, che ci faccia sentire accolti, amati e compresi.
Storie di trasformazione: Franco e Imen
Franco, ex detenuto, è un esempio potente di come una vita possa essere trasformata. In carcere, Franco aveva conosciuto la solitudine e la perdita della dignità. Ma la sua vita ha preso una piega diversa quando ha incontrato don Enzo, che gli ha chiesto semplicemente cosa avesse bisogno. Da quel momento, Franco ha cominciato a leggere Il senso religioso di don Giussani, trovando nelle parole del sacerdote un modo per dare nuova forma alla sua vita. Oggi, con soli 600 euro al mese, Franco aiuta gli altri, portando un po’ di “follia” e gioia nelle vite di chi incontra, come San Filippo Neri, al quale è dedicata la chiesa di don Enzo. Quel “dove abiti?” che gli ha cambiato la vita si è trasformato in una casa di amore e speranza.
Anche Imen, una giovane musulmana di Pesaro, ha trovato una nuova dimora, non fisica, ma spirituale. Dopo anni di dipendenze e vita borderline, ha trovato accoglienza nella comunità “L’Imprevisto” e, successivamente, nel posto di lavoro che l’ha trattata come una figlia. Il suo percorso di cambiamento l’ha portata a chiedere: «Qual è il segreto del vostro sguardo che mi ha spinta a cambiare?» La sua ricerca l’ha condotta a riconoscere che la vera “dimora” non è fatta di muri e stanze, ma di relazioni che la aiutano a vivere con significato, e soprattutto, con fede.
Il Pellegrinaggio tra tragedie e speranza
Il cammino dei pellegrini non si limita solo a esperienze individuali. Al contrario, attraversa anche le drammatiche vicende globali. Jean Francois, che vive ad Aleppo, è testimone di come, in mezzo alle macerie della guerra e del terremoto, si possano trovare degli spazi di speranza. L’associazione Pro Terra Sancta e il lavoro dei frati hanno restituito vita e dignità a una città distrutta, portando luce e speranza tra le rovine. In un contesto dove la speranza sembra persa, la domanda “dove abiti, Signore, in questa città desolata?” ha trovato risposta in un’opera di solidarietà che ha trasformato i cuori e le vite dei suoi abitanti.
Anche i cristiani di Terra Santa, come Chiara, che vive in Israele, si sono trovati a fare i conti con la divisione tra israeliani e palestinesi. Ma ciò che ha unito questi cristiani è stata una “dimora” spirituale comune: la preghiera, la meditazione e la fraternità in Cristo. La speranza di superare il conflitto, di vivere in pace, si alimenta anche della capacità di guardare oltre le divisioni e di vivere con lo sguardo fisso su Cristo.
La Casa di Nazareth: un simbolo di speranza e compagnia
Nel cuore del Pellegrinaggio si trova la Casa di Nazareth, un simbolo profondo della fede cristiana. Come ha sottolineato il Cardinale Marcello Semeraro, la Santa Casa di Loreto è il segno di quella speranza che accoglie tutti coloro che cercano una dimora spirituale. Quella casa è il luogo dove il Figlio di Dio si è fatto uomo per essere compagno di cammino di ciascuno di noi. «In pellegrinaggio si va per stare con Gesù», hanno detto le monache di Vitorchiano, che con la loro preghiera hanno illuminato il cammino di fede dei pellegrini.
La domanda dei discepoli – “Dove abiti?” – non è solo un interrogativo, ma una ricerca di intimità, di amicizia, di compagnia con Cristo. Una ricerca che non si limita a trovare un luogo fisico, ma che si apre alla scoperta di una comunità di persone che condividono la stessa fede, lo stesso amore per Cristo, la stessa speranza.
La dimensione sociale del Pellegrinaggio: l’incontro tra popoli e culture
Il pellegrinaggio, giunto da tutta Italia e anche da paesi lontani come Colombia, Svizzera e Spagna, ha avuto un respiro universale. Le diverse storie di vita si sono intrecciate in un unico cammino di speranza e di preghiera. Tra le storie dei pellegrini, spiccano quelle di chi ha trovato in questo pellegrinaggio un modo per esprimere gratitudine a Dio. Maria Magdalena, ad esempio, partecipa ogni anno per ringraziare per la sua vita, un gesto che rappresenta il cuore di questo cammino: non solo una domanda, ma anche un atto di ringraziamento.
Un messaggio di speranza e non rassegnazione
Le parole del vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, durante la celebrazione, sono un richiamo forte a non accontentarsi di una vita “comoda ma senza bellezza”. La riflessione sul femminicidio che ha colpito Tolentino prima dell’inizio del Pellegrinaggio ci invita a non ignorare le tragedie quotidiane, ma a cercare di rispondere con amore e compassione. La guerra non è solo lontana, ma è anche nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nella nostra società. «Ci vuole rispetto per la vita», ha ribadito Marconi, un appello che risuona forte in un mondo che spesso sembra aver dimenticato i suoi valori fondanti.
La ricerca di un luogo dove sentirsi a casa
Il Pellegrinaggio non è solo un viaggio verso Loreto, ma un cammino interiore alla ricerca di una dimora spirituale, un cammino di fede che abbatte le barriere della divisione e unisce le persone. Come ha ricordato il Cardinale Semeraro, la Casa di Nazareth è il segno che, in mezzo alle difficoltà della vita, c’è sempre un luogo dove possiamo incontrare Cristo, dove possiamo sentirci veramente a casa.
In un mondo che sembra spesso confuso e frammentato, il Pellegrinaggio offre una risposta, un cammino che ci invita a riscoprire la bellezza della vita cristiana e la forza della speranza, che è sempre più forte di ogni difficoltà. “Dove abiti?” La risposta, oggi più che mai, è in ogni cuore che cerca un senso più profondo, una casa di pace e di amore.
le foto in pagina sono di Fiorella Sampaolo (g.c.)