Pubblicato il 21 Maggio 2025
di Stefano Fabrizi
Il mondo dello sport italiano piange la scomparsa di Nino Benvenuti, uno dei più grandi pugili della storia. Il campione olimpico e mondiale si è spento il 20 maggio 2025 all’età di 87 anni, dopo una lunga malattia.
Benvenuti ha lasciato un segno indelebile nella boxe, conquistando l’oro olimpico a Roma nel 1960 e diventando campione del mondo nei pesi medi e superwelter. La sua carriera è stata caratterizzata da epiche rivalità, tra cui quella con Emile Griffith, con cui ha combattuto una storica trilogia, e Carlos Monzón, che ha segnato la fine della sua carriera professionistica.
Oltre al ring, Benvenuti ha avuto una vita intensa anche fuori dal quadrato. Ha lavorato nel mondo dello spettacolo, partecipando a film e documentari, e ha avuto un ruolo attivo come commentatore sportivo. La sua personalità carismatica e il suo impegno sociale lo hanno reso un’icona non solo dello sport, ma anche della cultura italiana.
La sua morte ha suscitato un’ondata di commozione. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricordato Benvenuti come un “campione straordinario e simbolo di un’Italia fiera di rialzarsi”. Anche il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha espresso il suo cordoglio, sottolineando come Benvenuti abbia accompagnato intere generazioni con le sue imprese.
I funerali si terranno il 22 maggio 2025 a Roma, nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo. Il Comune di Trieste, città che ha segnato la sua crescita sportiva, sta già lavorando per dedicargli un luogo commemorativo.
Con la sua scomparsa, l’Italia perde un pezzo di storia dello sport, ma il suo spirito combattivo e la sua eleganza sul ring resteranno per sempre nella memoria degli appassionati.

Nino Benvenuti: un campione senza tempo e il suo cuore marchigiano
Quando si parla di pugilato italiano, il nome di Nino Benvenuti risplende di luce propria. Campione olimpico, mondiale e personalità carismatica, Benvenuti non è solo una leggenda dello sport, ma anche una figura che ha mantenuto un legame profondo con le Marche, regione che lo ha accolto e che lui ha sempre portato nel cuore.
Nato ad Isola d’Istria nel 1938, Benvenuti si è trasferito con la famiglia nelle Marche in seguito all’esodo istriano del dopoguerra. È proprio in questa regione, precisamente ad Ancona, che ha iniziato a coltivare il suo talento pugilistico, gettando le basi per una carriera straordinaria che lo avrebbe visto conquistare l’oro olimpico a Roma nel 1960 e i titoli mondiali dei pesi superwelter e medi.
Le radici anconetane e la nascita di un campione
Le palestre di Ancona sono state il suo primo ring, i suoi primi allenatori figure fondamentali che hanno plasmato non solo il pugile, ma anche l’uomo. Nelle Marche, Benvenuti ha trovato un ambiente fertile per la sua crescita sportiva e personale, un luogo dove la dedizione al lavoro e la passione per lo sport erano valori profondamente radicati. Questo periodo formativo ha segnato profondamente la sua identità, tanto che ancora oggi, nonostante una vita trascorsa in giro per il mondo, il legame con Ancona e con l’intera regione è rimasto indissolubile.
E proprio ad Ancona che ha conosciuto un altro pugile, Miro Riga, con il quale ha incrociato i guantoni durante gli allenamenti. E ben presto quella che è stata un’occasione di lavoro è diventata un’amicizia che è durata nel tempo. E parlando d’amicizia non va dimenticata quella con Giuliano Gemma che grazie a questa triangolazione ha visto i tre campioni sovente nelle Marche.
Un ambasciatore delle Marche nel mondo
Anche dopo aver raggiunto l’apice della fama, Nino Benvenuti non ha mai dimenticato i suoi esordi marchigiani. Spesso è tornato nella regione per eventi sportivi, cerimonie, o semplicemente per rivedere luoghi e persone a lui care. La sua presenza è sempre stata accolta con grande entusiasmo, dimostrando l’affetto e la stima che le Marche nutrono per il loro “campione adottivo”.
Benvenuti è stato un ambasciatore straordinario per le Marche. La sua storia di riscatto e successo, iniziata proprio in questo territorio, è un esempio di come la forza di volontà e il talento possano sbocciare anche in contesti difficili. Il suo nome evoca un’epoca d’oro del pugilato, ma anche un legame autentico con una terra ricca di storia, cultura e, come dimostra la sua vicenda, di grandi opportunità.