Sabato 19 aprile, ore17:30, allo spazio bianco di via Zongo 45 a Pesaro inaugura la mostra Jaku, personale di Elisa Farina cura di Roberta Ridolfi

Sabato 19 aprile, ore17.30, allo spazio bianco di via Zongo 45 inaugura la mostra Jaku, personale
di Elisa Farina cura di Roberta Ridolfi.
In esposizione un ciclo di lavori incentrati sulle architetture
abbandonate, ricercate e osservate in silenzio, fino a percepire il palpito di vite che un tempo le
abitarono.

Jaku è una mostra giocata sulle corde della sensibilità, sull’emozione che fiorisce in spazi desolati,
fabbriche dismesse, uffici vuoti e fatiscenti, case in rovina. Sono immagini in bianco e nero di medio
formato che disegnano nuove geometrie emozionali, immaginando i suoni, le voci e i profumi di chi
un tempo ha abitato questi luoghi.

Come scrive la curatrice, Roberta Ridolfi: “Questo concetto
richiama alla mente anche la cultura giapponese, per la quale il termine Jaku indica tranquillità
anche nel caos, ovvero ricerca interiore della pace imperturbabile che prescinde dal contesto. Ma,
nella cultura popolare nipponica, Jaku è anche una fase del rituale del tè, un momento nel quale si
coltiva l’anima, armonizzando il corpo. Il lavoro di Farina ha molto in comune con questo rituale, lo
si percepisce nelle inquadrature, nei tagli che opera la luce, nella geometria esistenziale che
emerge. L’approccio ai luoghi desolati è leggero ma allo stesso tempo profondo, l’attrazione
all’inizio è visiva, è il fascino delle architetture decadenti a esercitarla, in seguito le locations
coinvolgono altri sensi, perché l’artista annusa, sente, tocca fino percepire i segni di vite passate per
quei luoghi. Questa mimesi tra visione e immaginazione la può facilmente cogliere anche chi guarda
queste opere. Osservando i luoghi fissati in immagini dalle atmosfere rarefatte è possibile sentire
l’eco cadenzato del rumore di tacchi femminili che battono il pavimento, oppure il suono di stoviglie
che rumoreggiano in quelle che furono cucine, e ancora il soffio di vento che scompiglia risme di
fogli di carta. Non si tratta dunque di mere immagini documentali ma fotografie Urbex,
appartenenti cioè a quel movimento tutto contemporaneo che definisce e raccoglie quei fotografi
che collezionano luoghi dismessi cogliendone una bellezza intrinseca che trascende lo scorrere del
tempo. Nella poetica sviluppata da Elisa Farina tuttavia non esistono angoscia o inquietudine che
invece esprimono alcune opere della generazione Urbex, in questi lavori il tema è la quiete, frutto
dell’allontanamento dal contesto storico e sociale contemporaneo che rende nullo, almeno
idealmente, l’inesorabile scorrere del tempo.”

Il percorso espositivo si sviluppa sui due piani di spazio bianco, tracciando una sorta di narrazione
per immagini di spazi silenziosi che invitano alla riflessione e che pongono l’osservatore fuori dalla
spazio caotico del vivere contemporaneo. La mostra resterà visitabile fino al 1 giugno con orario dal
sabato alla domenica dalle 17.00 alle 19.00.

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