Sei personaggi in cerca d’autore, il genio di Pirandello conquista le Muse di Ancona

di Flavia Buldrini*

Metti sei personaggi imprigionati in un dramma che smaniano di rappresentare, un autore spazientito e insofferente che alla fine si lascia persuadere a farli vivere sulla scena, un contorno di attori attoniti intensamente coinvolti, ed ecco la miscela esplosiva di uno spettacolo intrigante e paradossale. È il metateatro pirandelliano che riflette su sé stesso come allo specchio: la prospettiva si sposta, in modo originale e innovativo, dalla parte dei personaggi, che si presentano come persone reali.


“Personaggi come Don Abbondio o Sancio Panza sono immortali, mentre gli autori muoiono”: è la riflessione sagace di uno dei protagonisti. Una volta creati dall’estro di uno scrittore, godono di vita autonoma e, come affermava Elsa Morante, una poesia, quando è partita, non si sa dove fa a finire. Così è un’opera che raggiunge lettori dalle più svariate coordinate spazio-temporali e produce effetti impensabili in ognuno. Questi sei personaggi, tuttavia, sono stati abbandonati da un autore stanco e annoiato e così non trovano pace perché non vedono inscenato il loro dramma. In particolare, una donna freme per rappresentare il suo ruolo di prostituta vilipesa nella sua dignità, sopraffatta dalla beffa della sventura che vuole che il marito di sua madre abusi di lei, scoprendo solo dopo la sua identità.


Invece, per la madre e il figlio è uno strazio assistere a tutto questo, ma non possono sottrarsi, invischiati in tale circolo vizioso; vano è il tentativo del giovane di sfuggire, alla fine, sparandosi, perché poi si ritrova attorniato dalle stesse persone e intrappolato nella medesima scena. È una geniale metafora della vita che ci costringe a ruoli che non vorremmo, ad etichette che non riusciamo a staccarci di dosso – e non possiamo non pensare a Il fu Mattia Pascal, in cui il protagonista deve fingere la sua morte per uscire dal proprio copione di marito infelice, per poi rendersi conto di non avere più un’identità -. Inoltre, come asserisce un personaggio, “non siamo uno” – evocando Uno, nessuno, centomila -, ma molti a seconda della situazione, per cui in un’azione delittuosa non si è che “un frammento, eppure si viene inchiodati per sempre.”


Questa versione avvincente di Sei personaggi in cerca d’autore, per la regia di Valerio Binasco, tiene con il fiato sospeso una platea gremita, che sul finale si effonde in un caloroso applauso. Non poteva essere altrimenti di fronte ad un gigante dell’arte del teatro, Nobel per la letteratura nel 1934.

*la giornalista free lance ci ha inviato questa recensione che volentieri pubblichiamo

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