Ponte sì, ponte no? Estetica o sicurezza? Oltre quattro ore di Consiglio Grande a Senigallia per parlare del progetto del nuovo ponte Garibaldi

di Stefano Fabrizi

Ponte sì, ponte no? Estetica o sicurezza? Il commissario e presidente della Regione Francesco Acquaroli taglia corto: “Se non volete il ponte, non lo si fa. Basta che l’amministrazione comunale ci mandi la rinuncia a ricevere i soldi per la realizzazione e chiudiamo qualsiasi polemica, compreso il fatto che è stato tutto deciso sulla realizzazione e che questo consiglio era solo per una presa visione”.


La sala del consiglio comunale di Senigallia è gremitissima. La riunione di mercoledì 5 febbraio 2025 (apertasi 10:30, in realtà alle 11 e terminata oltre le 15) è dedicata al nuovo ponte Garibaldi che deve sostituire quello danneggiato, e poi abbattuto, travolto dall’alluvione del settembre 2022. 


E, tanto per rimanere in tema, un fiume in piena le osservazioni e le proposte che si riversano nell’aula, alcune decisamente estemporanee come quelle di chiedere deroghe alla sicurezza. La butta là l’avvocato Canafoglia quando dice a proposito: “Ma quelli che sono nella lista delle 10mila firme contro il ponte sono pronti a firmare anche delle fidejussioni in caso di una nuova alluvione?”. Ovviamente è una provocazione, ma qualcuno sicuramente ci starà ora pensando. La parola martinetti viene spesso evocata, cioè costruire un ponte con la possibilità di sollevarlo appunto con dei martinetti idraulici, una possibilità esclusa dalla legge sulla sicurezza dal 2009. Eppure. Non mancano le ricostruzioni storiche e la proposta di isolare completamente il centro storico rendendo tutta l’area pedonale. Insomma, tante idee che il sindaco Olivetti riassume in una richiesta: “Presentate un progetto firmato che abbia tutti i requisiti di legge che blocchiamo questo e prendiamo in esame quello nuovo”.


“Dovete decidere cosa volete fare e assumervi una responsabilità precisa, che ricadrà sull’economia, sulla sicurezza e sulle future generazioni perchè noi questo ponte lo rifacciamo ma solo nel rispetto delle norme”. Possono sentitetizzarsi con l’intervento finale del commissario straordinario all’emergenza Francesco Acquaroli le quattro ore e mezza di Consiglio Grande, indetto per fare chiarezza sul nuovo ponte Garibaldi.


Partiamo dal’inizio. E’ il presidente del Consiglio Massimo Bello ad aprire la discussione e deve richiamare diverse volte sia in pubblico che gli oratori ammessi a non eccedere nelle intemperanze.


Sugli scranni la giunta al completo con il sindaco Massimo Olivetti, il governatore Francesco Acquaroli e il vice commissario alla Ricostruzione Stefano Babini che spiega subito: “Il progetto che prevede un ponte a S, a doppia corsia, spostato rispetto alla precedente collocazione. Inizio lavori in primavera, termine entro l’anno, intoppi permettendo, circa 5 milioni di euro il costo. Si è realizzato il progetto migliore che si poteva fare”. Che poi integra ulteriormente: “Sollevare un ponte prima della piena o quando c’è una allerta può essere una scelta ma di fronte a una norma così precisa posso interpretare che se non posso sollevare il ponte durante la piena lo posso fare prima? Sono stati citati i martinetti, certe soluzioni sono impossibili dal 2009. Le vasche di laminazione comportano espropri, entrano in gioco le persone, e richiedono tempi non strettissimi. Inoltre un ponte provvisorio in attesa delle vasche di laminazione, (come a Faenza) costa milioni di euro, e a noi costerebbe sette volte più della passerella e dura due anni e in due anni siamo certi di aver abbassato il franco idraulico?”.

Nell’assise di mercoledì mattina sono intervenuti tante associazioni, oltre ai consiglieri comunali, con posizioni diverse e spesso agli antipodi. Chi chiede un passo indietro sul progetto del ponte per questioni estetiche e di viabilità, chi chiede deroghe o diverse interpretazioni delle norme per consentire un diverso progetto, chi chiede che la sicurezza venga prima di tutto.


Le associazioni

Italia Nostra e Plastic Free con Marco Lion sostiene “che è un progetto calato dall’alto” e chiede un ponte provvisorio in attesa della vasche delle vasche di laminazione”. Amici della Foce del Fiume Cesano con Mauro Rognoli attacca affermando che  che è un consiglio farsa ed è già tutto deciso”.

Accalorato l’intervento di Marco Bellagamba per Coordinamento Comitato Alluvione 2014 che chiede di soprassedere all’estetica e guardare invece alla sicurezza, basta con le deroghe: il Ponte degli Angeli, oggi sotto inchiesta, ne è la prova”.

Gli fa eco Paolo Landi (Associazione Novum) che sottolinea la “situazione critica di Ponte degli Angeli” e mette l’accento però sul fatto “che occorreva prima risolvere quel problema”.

Gsa e Archeoclub con Alberto Bacchiocchi insiste per “un ponte che deve essere in posizione storica, in asse con viale Cavallotti per preservare storia e qualità urbana”.

Luciano Montesi per Confluenze “la piena del 2022 ha danneggiato solo un parapetto che poteva essere riparato, mentre c’è stata fretta di demolire il ponte quando era meglio ristrutturare”.

Per Paolo Turchi (Comitato Difesa territorio area compesanzione idraulica di Brughetto) “Senigallia ha un problema con tutti i ponti”.

Inu Marche con Antonio Minetti chiede che gli ascensori al nuovo ponte non siano solo per disabili ma per tutti perché le rampe hanno troppa pendenza.

Giacomo Bramucci (Confcommercio) non ci sta a perdere ancora tempo: “La priorità è per la realizzazione del ponte per via delle criticità economiche delle attività afferenti alla zona, che hanno chiuso o si sono spostate e il ponte serve anche per la viabilità verso il centro”.

Dello stesso parere Marco Manfredi (Alberghi e turismo) che afferma:“esteticamente il ponte non è bello ma la città è divisa in due e per le attività economiche è un danno irrecuperabile; si decida subito e si faccia il meglio possibile”

Boccia il ponte Michele Bellagamba (FIAB Senigallia”: “è una struttura che squilibra urbanisticamente il centro e risponde alle esigenze solo delle auto”

CISL-CGL-UIL Senigallia rappresentate da Guido Pucci chiede di rimandare la costruzione del ponte ripensando anche la viabilità.

L’avvocato Corrado Canafoglia dell’Unione Nazionale Consumatori chiede di “concentrarsi sui documenti e non sull’estetica perché i tecnici che hanno progetto il ponte degli Angeli oggi sono sotto processo perché non è rispettato il franco idraulico”

Non manca neppure la voce dell’ANPI Senigallia con Roberto Primavera che rilancia su un ripensamento generale su ponte e traffico.

Andrea Morsucci  (Comitato tra i due fiumi le imprese per il territorio) vuole risposte subito e non ancora dilazioni inutili.

Remo Morpurgo, in rappresentanza dell’Associazione Storia dell’Agricoltura Marchigiana e Rotary Club afferma che “il ponte deve restare nella sua collocazione e muoverlo in occasione delle piene”.


I gruppi consiliari

Hanno poi preso la parola i rappresentati dei gruppi consiliari: Alessandra Barucca di Forza Italia – La Civica, Enrico Pergolesi di AVS Diritti al Futuro, Stefania Pagani di Vola Senigallia, Dario Romano del PD, Lorenzo Beccaceci di Vivi Senigallia, Claudio Crivellini per Lega, Marcello Liverani di FDI. Ovviamente da parte dei gruppi di maggioranza un plauso (con varie osservazioni) sull’operato fin qui fatto dalla giunta e di quelli di minoranza che hanno invece bocciato senza appello l’intera operazione.

Da segnalare la protesta dell’ex sindaco di Senigallia e vicepresidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche Maurizio Mangialardi: “Sono rimasto basito che mi sia stato formalmente impedito di prendere parola nel Consiglio Grande di Senigallia, nonostante il ruolo di vicepresidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche meritasse, credo, ben altro rispetto”.


A prendere la parola è stato poi il sindaco Massimo Olivetti  che ha espresso la sua gratitudine per i contributi ricevuti da stato e regione in seguito all’alluvione, ma ha anche sottolineato l’importanza di imparare dal passato e di non dimenticare la tutela della salute e della proprietà. Ha affermato che le norme devono essere rispettate e che non ammetterà deroghe sulla sicurezza. Inoltre, riferendosi alle diverse proposte su come modificare o fare il ponte, ha chiesto che venga presentato un progetto firmato con tutti i pareri per il ponte Garibaldi, che rispetti le norme di sicurezza, prima di essere presentato a Roma per l’approvazione. Stilettata, poi, per le 10mila firme raccolte: “Anch’io ho fatto raccolte di firme, ma erano tutte documentate con firma autografa”.

La chiusura del Consiglio Grande al governatore delle Marche Francesco Acquaroli 

In sintesi, il commissario e presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha dichiarato che la chiusura del Consiglio Grande è stata un’occasione per fare il punto sulla situazione della ricostruzione post-alluvione.

Impegno per la ricostruzione: Acquaroli ha ribadito l’impegno della Regione nel dare risposte concrete alla comunità, sottolineando come a due anni e mezzo dall’alluvione siano in partenza 18 cantieri per un investimento di oltre 80 milioni di euro.

Mitigazione del rischio idrogeologico: Il presidente ha riconosciuto la fragilità idrogeologica del territorio e l’importanza di interventi di manutenzione, dragaggio e realizzazione di infrastrutture come le vasche di laminazione per ridurre il rischio (che non sarà mai zero) e aumentare la sicurezza.

Ponte sul Misa: Acquaroli ha affrontato il tema del nuovo ponte sul Misa, sottolineando come la sua competenza sia quella di rispettare le norme e non di scegliere il modello. Ha spiegato che tutte le verifiche per trovare soluzioni alternative sono andate a vuoto e che la decisione di realizzare il ponte è stata presa nel rispetto delle leggi. Ha chiarito che il ponte è necessario non solo per la viabilità, ma anche per garantire l’accessibilità in caso di calamità e soccorsi.

Disponibilità al confronto: Il presidente ha rinnovato la disponibilità al confronto, invitando chi ha idee diverse a proporre progetti che rispettino il franco idraulico e le norme di sicurezza.

Responsabilità verso le future generazioni: Acquaroli ha esortato a non fare ostruzionismo a questa opportunità di messa in sicurezza della vallata, sottolineando come ciò significherebbe condannare le generazioni future a precarietà e incertezza.


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