Interviene Roberta Pinelli sul tema della medicina di genere e sulle condizioni per il raggiungimento del benessere sociale e individuale delle donne.
Torna la rassegna Cambiamo discorso che affronta il tema degli stereotipi di genere. L’appuntamento è il 30 gennaio, alle ore 17, come sempre online, per parlare di “benessere di genere” e delle condizioni che consentono o al contrario ostacolano la sua realizzazione. Organizza l’incontro l’associazione Reti culturali, la relatrice è Roberta Pinelli, Insegnante, già assessora alle Politiche sociali del Comune di Modena.
Spiegano le organizzatrici: “Nella sua relazione dal titolo volutamente provocatorio ‘La Medicina di Genere non serve alle donne’, Roberta Pinelli introduce a una visione critica dell’argomento, a partire da una breve storia della medicina di genere, con cenni a qualche donna protagonista, per arrivare allo stato delle cose, in Italia e nel mondo, rispetto alla normativa vigente, gli organismi istituiti, i problemi da affrontare”.
Approfondendo il presupposto che le parole “sesso” e “genere” non sono sinonimi, durante l’appuntamento si rifletterà sul raggiungimento del benessere sociale e individuale. La partecipazione all’incontro è gratuita e aperta, occorre prima iscriversi al link indicato e si riceveranno tutte le informazioni per connettersi: https://bit.ly/csvmarche-itbenesseredigenere
L’evento è organizzato col patrocinio di Assessorato Pari opportunità Comune di Ancona, in collaborazione con Amad – Associazione Multietnica Antirazzista Donne, Asc – Associazione Storia Contemporanea, Freewoman, Toponomastica femminile Gli appuntamenti di Cambiamo discorso,organizzati da Reti culturali, hanno lo scopo di “contribuire a un inquadramento storico, sociale, culturale di condizioni che, se vissute
come carico individuale, possono portare a sofferenza, percepita quasi come colpa. personale”. L’intento della rassegna è di sensibilizzare, educare, consolidare un approccio cambiato, rispetto a una mentalità ancora diffusa – retaggio della cultura patriarcale che non bastano le leggi a sradicare. “Il pervasivo fenomeno della discriminazione di genere induce a una riflessione particolare sull’indefinibile stato di inquietudine e turbamento che
caratterizza ampia parte della realtà femminile, personale e sociale, con origini e motivazioni, sia pure inconsapevoli, anche di matrice culturale”, riflette l’associazione.