L’Amat presenta TeatrOltre, coinvolti 10 Comuni. Il programma offre uno sguardo su teatro, danza e musica “al presente” a 360 gradi con 31 appuntamenti da febbraio a giugno 2025

COMUNI DI
PESARO
FANO / FONDAZIONE TEATRO DELLA FORTUNA
URBINO
CAGLI
JESI / FONDAZIONE PERGOLESI SPONTINI
MOMBAROCCIO
SAN COSTANZO
SAN LORENZO IN CAMPO
SENIGALLIA
URBANIA
 
AMAT
con il contributo di
REGIONE MARCHE | MiC
 
 
 
TEATROLTRE
TEATRO DANZA & MUSICA AL PRESENTE
FEBBRAIO | GIUGNO 2025 _ XXI EDIZIONE
 
 
9 FEBBRAIO
PESARO SALA DELLA REPUBBLICA, TEATRO ROSSINI _ H 21
COMPAGNIA EAT THE CATFISH
TRE LIRICHE
 
22 FEBBRAIO
PESARO CHIESA DELL’ANNUNZIATA _ H 21
NICO NOTE
REGOLA
 
27 FEBBRAIO
JESI TEATRO STUDIO VALERIA MORICONI _ H 21
15 MARZO
MOMBAROCCIO TEATRO COMUNALE _ H 21.15
SERVOMUTOTEATRO
DE/FRAMMENTAZIONE DI DRAMMA ASSOLUTO
[spettacolo sostenuto nell’ambito di
NEXT 2024/2025 progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo]
 
1 MARZO
PESARO TEATRO SPERIMENTALE _ H 21
EVA ROBIN’S, NOEMI APUZZO, MATILDE VIGNA
LE SERVE
JEAN GENET
VERONICA CRUCIANI
11 MARZO
PESARO TEATRO ROSSINI _ H 21
CARROZZERIA ORFEO
SALVEREMO IL MONDO PRIMA DELL’ALBA
 
18 MARZO
URBINO TEATRO SANZIO _ H 21
JACOPO JENNA
DANSE MACABRE!
 
21 MARZO
PESARO TEATRO SPERIMENTALE _ H 21
KIIŌTŌ [feat. LOU RHODES of LAMB]
IN CONCERTO
opening act EMMA TRICCA
 
23 MARZO
PESARO TEATRO SPERIMENTALE _ H 21
DANIEL LÉVEILLÉ DANCE
AMOUR, ACIDE ET NOIX
 
26 MARZO
JESI TEATRO PERGOLESI _ H 21
BLUEMOTION
LEMNOS
GIORGINA PI
 
29 MARZO
CAGLI TEATRO COMUNALE _ H 21
EDISON STUDIO
METROPOLIS
COLONNA SONORA ORIGINALE DAL VIVO
PER IL FILM DI FRITZ LANG
 
29 MARZO
URBANIA TEATRO BRAMANTE _ H 21.15
GUIDO SAUDELLI
IL FIGLIO DEL MAGISTRATO
LUCA PIZZURRO
 
31 MARZO
URBINO TEATRO SANZIO _ H 21
MOTUS / SILVIA CALDERONI
MDLSX
ENRICO CASAGRANDE, DANIELA NICOLÒ
 
 
2 APRILE
SENIGALLIA TEATRO LA FENICE _ H 21
ALESSANDRO SERRA
TRAGÙDIA
IL CANTO DI EDIPO
 
10 APRILE
SENIGALLIA ROTONDA A MARE _ H 21
SOTTO A CHI DANZA!
TRACCE DI DANZA D’AUTORE DALLE MARCHE
 
11 APRILE
PESARO TEATRO SPERIMENTALE _ H 21
in collaborazione con Associazione Percorso Donna
12 APRILE
JESI TEATRO PERGOLESI _ H 21
MARIA CHIARA ARRIGHINI, GIULIA HEATHFIELD DI RENZI
CHIARA FERRARA, BEATRICE VERZOTTI
WONDER WOMAN
ANTONIO LATELLA
FEDERICO BELLINI
 
16 APRILE
PESARO TEATRO SPERIMENTALE _ H 21
IAIA FORTE
DIANA TEJERA
VITA MERAVIGLIOSA
OMAGGIO A PATRIZIA CAVALLI
 
27 APRILE
PESARO SALA DELLA REPUBBLICA, TEATRO ROSSINI _ H 18
FRANCESCO MARILUNGO / KÖRPER
CANTIERE APERTO PER
CANI LUNARI
 
4 MAGGIO
PESARO CHIESA DELL’ANNUNZIATA _ H 18
[residenza di allestimento]
FLAVIO CAPUZZO DOLCETTA, JONATHAN LAZZINI, SEBASTIAN LUQUE HERRERA
CANTIERE APERTO PER
VERBÒ
GIOVANNI TESTORI
 
9 MAGGIO
SAN COSTANZO TEATRO DELLA CONCORDIA _ H 21.15
11 MAGGIO
SAN LORENZO IN CAMPO TEATRO TIBERINI _ H 21.15
CIRO MASELLA, FRANCESCO VILLANO
L’ETERNO MARITO
FËDOR DOSTOEVSKIJ / DAVIDE CARNEVALI
CLAUDIO AUTELLI
[spettacolo sostenuto nell’ambito di
NEXT 2024/2025 progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo]
 
 
 
10 MAGGIO
PESARO TEATRO SPERIMENTALE
MARIO SCANDALE
PROGETTO PRIMAVERE / LA GLORIA + INCENDI
H 18.30 LA GLORIA PRIMO CAPITOLO
FABRIZIO SINISI
ALESSANDRO BAY ROSSI, DARIO CACCURI, MARINA OCCHIONERO
H 21 INCENDI SECONDO CAPITOLO
ALESSANDRO BAY ROSSI, DARIO CACCURI, ANDREA SORRENTINO, ZOE ZOLFERINO
 
17 MAGGIO
PESARO SPAZI DELLA CITTÀ
PESARO FOCUS DANZA FESTIVAL 2025
H 17 Sala della Repubblica, Teatro Rossini
YOY PERFORMING ARTS
FIORI ASSENTI
H 18 Salone Nobile di Palazzo Gradari “Antonia Pallerini”
PARINI SECONDO X BIENOISE
HIT OUT
H 19 Teatro Rossini
FRANCESCO MARILUNGO / KÖRPER
STUPOROSA
H 21,30 Teatro Sperimentale
COMPAÑÍA SHARON FRIDMAN
GO FIGURE
H 23 Chiesa dell’Annunziata
BLANCA LO VERDE
PER-SONA
 
25 MAGGIO
PESARO SALA DELLA REPUBBLICA, TEATRO ROSSINI _ H 18
[residenza di allestimento]
SILVIA CALDERONI, ILENIA CALEO
TEMPORALE
{A LESBIAN TRAGEDY}
[STUDIO]
 
27 MAGGIO
PESARO TEATRO SPERIMENTALE _ H 21
ALESSANDRO BANDINI, ALFONSO DE VREESE
COME NEI GIORNI MIGLIORI
DIEGO PLEUTERI
LEONARDO LIDI
 
7 GIUGNO
FANO TEATRO DELLA FORTUNA _ H 21
TINDARO GRANATA
VORREI UNA VOCE

L'Amat presenta TeatrOltre

TeatrOltre, festival ideato e realizzato all’insegna della multidisciplinarietà dall’AMAT con 10 Comuni del territorio, si conferma palcoscenico ampio per le più importanti esperienze dei linguaggi contemporanei per la ventunesima edizione realizzata con il contributo di Regione Marche e MiC a Pesaro, Fano (in collaborazione con Fondazione Teatro della Fortuna), Urbino, Cagli, Jesi (in collaborazione con Fondazione Pergolesi Spontini), Mombaroccio, San Costanzo, San Lorenzo in Campo, Senigallia e Urbania.Il programma offre uno sguardo su teatro, danza e musica “al presente” a 360 gradi con 31 appuntamenti da febbraio a giugno 2025.

L’inaugurazione il 9 febbraio a Pesaro (Sala della Repubblica, Teatro Rossini) è con il pluripremiato Tre liriche di Eat the catfish con Dario Caccuri, Chiara Ferrara e Jacopo Neri che firma anche la regia. Il lavoro esplora il nesso tra amore e paura nell’arco di una relazione di tre anni mescolando elementi narrativi e poetici con una partitura musicale acustica ed elettronica.

Il 22 febbraio la Chiesa dell’Annunziata di Pesaro apre le porte a Regola, suite in 9 quadri ispirata a Hildegard von Bingen (1098-1179), una straordinaria performance di NicoNote, artista poliedrica e sperimentatrice, nella quale voce ed elettronica creano un’esperienza rituale ed emozionale.

Frammenti scomposti di un drammatico interno familiare nel testo di Fabio Pisano De/frammentazione di dramma assoluto messo in scena da Michele Segreto per Servomutoteatro il 27 febbraio al Teatro Valeria Moriconi di Jesi e il 15 marzo al Comunale di Mombaroccio. In scena tre attori interpretano i diversi ruoli di una vicenda calata nel quotidiano di una coppia.

Capolavoro di Jean Genet, Le serve giunge in scena il 1 marzo al Teatro Sperimentale di Pesaro per la regia di Veronica Cruciani come perfetto congegno di teatro nel teatro che mette a nudo la menzogna della scena. Il ruolo di Madame è affidato a Eva Robin’s, icona pop del transgender dall’originale percorso teatrale, affiancata da Noemi Apuzzo e Matilde Vigna, Premio Ubu come Migliore attrice Under 35.

Dopo aver esplorato il mondo degli ultimi, dei reietti, dei perdenti, Carrozzeria Orfeo indaga in Salveremo il mondo prima dell’alba l’11 marzo al Teatro Rossini di Pesaro il mondo del benessere e dell’apparente successo, grazie a uno sguardo sempre lucido e disincantato, che coglie, con ironia e divertimento, i paradossi, le contraddizioni e le deformazioni della realtà.

Danse Macabre! di Jacopo Jenna il 18 marzo al Teatro Sanzio di Urbino è un invito a danzare verso l’ignoto, ricercando un’esperienza di spostamento percettivo dello spettatore, sondando la materia oscura dell’immaginazione.

Kiiōtō atteso al Teatro Sperimentale di Pesaro il 21 marzo – opening act Emma Tricca – è il nuovo affascinante progetto di Lou Rhodes – cantante nominata al Mercury Music Prize, splendida indimenticabile voce e co-fondatrice dei Lamb (band di Manchester considerata tra le più importanti ed influenti della scena musicale elettronica alternativa di fine anni 90) – e del pluripremiato musicista/cantautore di successo Rohan Heath.

Quattro corpi abbandonati alla danza, in Amour, acide et noix di Daniel Léveillé Dance (23 marzo, Sperimentale di Pesaro) parlano di solitudine ma anche e soprattutto dell’infinita tenerezza del tatto, della durezza della vita e del desiderio di evitare o fuggire da questi corpi, spesso così pesanti (presenza di nudo integrale in scena).

Giorgina Pi firma la regia di Lemnos, al Pergolesi di Jesi il 26 marzo, e con alcuni interpreti storici della compagnia Bluemotion offre una riflessione sul mito di Filottete, confrontandosi con l’omonima tragedia di Sofocle e con le vicende biografiche di tante persone antifasciste greche, in primo luogo il grande poeta Ghiannis Ritsos.

Guido Saudelli, diretto da Luca Pizzurro, porta in scena il 29 marzo al Teatro Bramante di Urbania Il figlio del magistrato, con protagonista un ragazzo di vent’anni con sogni, ambizioni, fragilità e speranze. La domanda da cui parte l’autore è semplice e allo stesso tempo articolata: come cambia la vita di un ragazzo costretto a vivere sotto scorta?

MDLSX (Urbino, Teatro Sanzio 31 marzo) è un viaggio teatrale dell’attrice e performer Silvia Calderoni. Frammenti d’autobiografia, playlist di una vita mixate dal vivo, assieme a innesti e parallelismi con la storia di Cal/Calliope l’ermafrodito protagonista del romanzo Middlesex di Jeffrey Eugenides, creano un cortocircuito postmoderno per una nuova performance di Motus androgina e animalesca, sincera e mozzafiato.

«In un’epoca di macerie non c’è altra possibilità che lavorare su ciò che resta, soffiare sulle ceneri per riattivare il fuoco»: Alessandro Serra in Tragùdia. Il canto di Edipo il 2 aprile al Teatro La Fenice di Senigallia riscrive il mito di Edipo per il pubblico di oggi, usando il testo antico come canale di connessione con una dimensione più alta e collettiva del sapere. Una maratona per gli appassionati di danza per conoscere nuovi talenti regionali: Sotto a chi danza!

Il 10 aprile è una serata dedicata alle performance di giovani artisti marchigiani che nella suggestiva Rotonda a Mare di Senigallia presentano in formato breve i propri lavori.

In una intensa partitura visiva, di parole e sentimenti, Antonio Latella regista, indiscusso maestro del teatro europeo, e anche autore con Federico Bellini, affronta l’11 aprile allo Sperimentale di Pesaro e il 12 aprile al Pergolesi di Jesi, con la forza e l’intelligenza dell’arte, il tema del femminicidio in Wonder woman affidandone l’interpretazione alle straordinarie Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara e Beatrice Verzotti.

Vita meravigliosa il 16 aprile allo Sperimentale di Pesaro è un ritratto in versi e in musica di Patrizia Cavalli, tra i poeti italiani contemporanei più amati. Letti e interpretati da Iaia Forte, in un efficacissimo congegno narrativo sostenuto dalla musica e dalle canzoni di Diana Tejera, i versi fanno riconoscere tutta la irresistibile felicità di questa poesia.

Arriva in scena il 27 aprile a TeatrOltre in forma di “cantiere aperto”, al termine di una residenza di allestimento alla Sala della Repubblica del Teatro Rossini di Pesaro, Cani lunari, coreografia di Francesco Marilungo, una riflessione sulla magia intesa come sapere alternativo alla scienza positiva, un invito a recuperare alla nostra coscienza qualcosa del numinoso mondo delle streghe per provare a re-incantare il mondo.

Ancora una residenza di allestimento, alla Chiesa dell’Annunziata di Pesaro, precede il debutto il 4 maggio di Verbò di Giovanni Testori in forma di “cantiere aperto”, un progetto di Flavio Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazzini e Sebastian Luque Herrera. Il testo immagina un ultimo, disperatissimo incontro tra i due poeti maledetti, Verlaine e Rimbaud, in quello che Testori chiama “orlo”, un limbo, un luogo ultimo, il teatro.

Siamo ancora in grado di esercitare la cura? Di essere padri, maestri, guide? Da questo provocatorio monito lanciato da Dostoevskij nasce L’eterno marito, in scena il 9 maggio a San Costanzo e l’11 maggio a San Lorenzo in Campo nell’adattamento di Davide Carnevali, un viaggio tra il sogno e la realtà dentro i movimenti dell’animo umano con Ciro Masella e Francesco Villano, per la regia di Claudio Autelli.

Il 10 maggio al Teatro Sperimentale di Pesaro arriva in scena in due tappe il Progetto Primavere di Mario Scandale con il capitolo primo La Gloria (alle ore 18.30) e il secondo Incendi (alle ore 21), testi di Fabrizio Sinisi. La Gloria con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Marina Occhionero è ambientato a Vienna e incentrato sulla vicenda del giovanissimo Hitler e delle sue ambizioni artistiche. Incendi – con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Andrea Sorrentino, Zoe Zolferino – si svolge a Berlino all’inizio degli anni Trenta e indaga quel fragile territorio di frontiera che è la giovinezza e la sua relazione, ora come allora, con il mondo esterno.

Il 17 maggio con Pesaro Danza Focus una festa della danza esplode in città. Si inizia alle ore 17 alla Sala della Repubblica con Fiori assenti di YoY Performing Arts, performance di Emma Zani e Roberto Doveri ispirata al ciclo di opere pittoriche di Albano Morandi. Alle ore 18 al Salone Nobile di Palazzo Gradari “Antonia Pallerini” in Hit out il rumore del battito della corda, saltata con perizia dalle quattro performer della giovane compagnia Parini Secondo, è parte integrante di un pezzo sintetico, dance e pop. Il risultato è scaturito da una collaborazione fra la compagnia e il produttore Bienoise per studiare la bellezza atletica e sonora del salto della corda. Premio Ubu 2024 “Migliore spettacolo di danza”, Stuporosa di Francesco Marilungo attende il pubblico alle ore 19 al Teatro Rossini. La performance per cinque interpreti vuole essere un invito a riflettere sullo stato di lutto, sulla necessità umana di un istituto culturale condiviso, di un rito comunitario, per superare momenti di crisi individuali. ll regista e coreografo Sharon Fridman presenta al Teatro Sperimentale (ore 21.30) Go Figure, lavoro sulla diversità in cui il danzatore “riconosce” il funzionamento del proprio corpo e lo trasforma in un ponte per connettersi con l’altro. Pesaro Danza Focus volge al termine alle ore 23 alla Chiesa dell’Annunziata con Per-sona di Blanca Lo Verde sulle musiche di Tom Waits ed Einstürzende Neubauten, il corpo-voce incontra un sovraccarico di immagini e di pensieri, navigando nello spazio intermedio.

«Stiamo lavorando su un dispositivo scenico e compositivo per spazializzare le emozioni e tradurle in movimenti, ambienti e atmosfere climatiche ad alta intensità, molto agitate” raccontano Silvia Calderoni e Ilenia Caleo a proposito di Temporale {a lesbian tragedy} presentato in forma di studio alla Sala della Repubblica di Pesaro il 25 maggio al termine di una residenza di allestimento.

Leonardo Lidi, vicedirettore della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, sceglie di guidare al debutto uno dei suoi allievi, Diego Pleuteri, in Come nei giorni migliori allo Sperimentale di Pesaro il 27 maggio. Lo spettacolo si interroga su che cosa significa amare, su cosa compone davvero un amore. Con Alessandro Bandini e Alfonso De Vreese il lavoro diventa la lente per questa ricerca, per farla nascere e sostenerla più che per concluderla davvero.

Con Vorrei una voce il 7 giugno al Teatro della Fortuna di Fano si avvia alla conclusione il lungo viaggio di TeatrOltre. Scritto e interpretato da un attore amatissimo come Tindaro Granata, lo spettacolo è frutto di un intenso percorso creativo realizzato con le detenute di alta sicurezza della casa circondariale di Messina. Il fulcro di questo monologo, costruito attraverso le canzoni di Mina cantate in playback, è il sogno: perdere la capacità di sognare significa far morire una parte di sé.

Particolarmente conveniente per seguire TeatrOltre è la formula del carnet, con 2 tipologie previste: Carnet Gold 8 spettacoli a scelta a 55 euro, Carnet Silver 5 spettacoli a scelta a 40 euro. Informazioni e prevendite AMAT 071 2072439 e circuito vivaticket, anche on line.

IL CARTELLONE

9 FEBBRAIO

PESARO

SALA DELLA REPUBBLICA

TEATRO ROSSINI

H 21

TRE LIRICHE

 

con Dario Caccuri, Chiara Ferrara, Jacopo Neri

regia e drammaturgia Jacopo Neri

musiche originali Enrico Truffi

produzione Eat the catfish

in collaborazione con A.C. Xenia

 

spettacolo vincitore dei festival

Direction under 30 [Gualtieri, 2023]

Intransito [Genova, 2023]

Pillole [Roma, 2023]

finalista al festival Inbox [Siena, 2024]

 

 

Parte di una trilogia avviata nel 2020, quando il contatto umano era pervaso da una minaccia invisibile, Tre liriche esplora il nesso tra amore e paura nell’arco di una relazione di tre anni: paura del coinvolgimento, durante le prime fasi del rapporto, paura della perdita, mentre il sentimento si fa più stabile, paura dell’oblio della vita condivisa, quando la storia sta ormai volgendo al termine. Lungo il corso dello spettacolo, l’Io parlante tenterà in tutti i modi di controllare l’inevitabile volubilità dei legami umani, adottando i comportamenti più surreali dentro e fuori la vita di coppia, nell’utopica ricerca di una sicurezza totale.

Dal punto di vista drammaturgico, i tre attori presenti in scena incarnano le diverse parti di una sola identità presa nei travagli dell’amore: la parte razionale, che vuole risolvere il turbamento con la logica, quella emotiva, che cerca costantemente di mediarlo, quella inconscia, infine, che lascia esplodere nel mondo tutto il carico dionisiaco del dolore.

In accordo alla complessità delle tematiche trattate, Tre liriche si serve di linguaggi fortemente ibridi: uno stile testuale che mescola elementi narrativi, elementi poetici e quelli propri del monologo classico; una partitura musicale che unisce acustico, elettronico e rumoristico; una recitazione in bilico tra naturalismo e studio dell’espressività vocale al microfono.

22 FEBBRAIO

PESARO

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

H 21

NICO NOTE

REGOLA

 

 

suite in 9 quadri ispirata Hildegard von Bingen (1098-1179)

 

in scena NicoNote

ideazione, drammaturgia NicoNote

sound design Demetrio Cecchitelli

produzione performance live NicoNote Dream Action

con il sostegno di ICE festival International Ecritures Contemporaines, Marzi Recording Studio

si ringraziano Mas Collective, Roberto Cacciapaglia, Luigi Garbini

Vulkano Ravenna Teatro, Spazio Grottarossa Rimini

 

Performance per voce ed elettronica immersiva. Drammaturgia e suono in una traslazione contemporanea, rituale ed emozionale.

 

Regola, è una performance sonora ispirata alla figura di Ildegarda di Bingen, mistica, santa, filosofa, del Medioevo europeo, composto da Nove tavole sonore. Nove, come i momenti di lavoro e di preghiera nella giornata di una monaca. Punto di partenza la struttura gregoriana, dalle composizioni e alcuni testi ed estratti liederistici della produzione epistolare, poetica e musicale di Ildegarda, insieme a testi estratti dal libro della Regola benedettina che NicoNote ha rielaborato, insieme a testi originali da lei composti. La vocalità di NicoNote è sganciata dalla struttura gregoriana; a partire dalle composizioni di Hildegard attraverso un approccio non filologico, l’artista dà una rilettura personale, che punta all’evocazione di un sentire profondo, con immersioni nel paesaggio sonoro creato, creando un corpo unico tra la voce e il suono magma. Un rito sonoro coinvolgente, in cui risuona il mondo interiore, attraverso il respiro e l’ascolto immersivo tra elettronica, voce, spazio.

 

NicoNote alias artistico creato nel 1996 da Nicoletta Magalotti sound poetry artist, autrice, performer e cantante. Agisce nei territori di musica, teatro, installazioni, clubbing, radiofonia, con produzioni artistiche e curatele. Nel 2010 crea la sigla NicoNote Dream Action, per indicare il suo gruppo di lavoro, costellazione fluttuante e nomade.

Dai Violet Eves band d’esordio amata da Pier Vittorio Tondelli, al teatro di Romeo Castellucci e Socìetas Raffaello Sanzio dal Morphine del Cocoricò con Dj David Love Calò, al teatro musicale di Francesco Micheli, alle regie di Silvia Costa passando allo Storytelling con Luca Scarlini, NicoNote si è dedicata in parallelo alla realizzazione di drammaturgie e performance sonore. La sua ricerca vocale è intrecciata all’incontro di maestri quali Yoshi Oida, Roy Hart Theatre, Akademia Ruchu, Gabriella Bartolomei, Francois Tanguy. Discografia dal 1985 ad oggi con tour musicali e teatrali in tutta Europa, Canada, Argentina, Brasile. Pubblica su Rizosfera, Mille Plateaux, Music from Memory, Cinedelic e altre. Conduce regolarmente masterclass sulla Voce. Collabora con Tempo Reale Firenze e Accademia Kataklò Milano. Recentemente NicoNote ha contribuito allo spettacolo di teatro musicale sperimentale Buffalo Gals, won’t you come out tonight, basata sull’omonima favola utopica di Ursula K. Le Guin, regia di Silvia Costa e musiche di Solistenensemble Kaleidoskop e dei compositori Andrea Belfi e Wojtek Blecharz, prodotto e rappresentato a Radialsystem Berlino, luglio 2024. In uscita nel settembre 2024 il concept album REGOLA vinile e digitale per New Interplanetary Melodies & Big Doings. Syntonic è il suo programma mensile su Radio Raheem.

27 FEBBRAIO

JESI

TEATRO VALERIA MORICONI

H 21

15 MARZO

MOMBAROCCIO

TEATRO COMUNALE

H 21.15

DE/FRAMMENTAZIONE

DI DRAMMA ASSOLUTO

Con Incursioni a Latere di Io Epico

Ovvero

Una Storia di Impossibilità

 

drammaturgia Fabio Pisano

con Francesca Borriero, Michele Magni, Roberto Marinelli

regia Michele Segreto

assistente alla regia Irene Latronico

costumi Alessandra Faienza

disegno luci Martino Minzoni

produzione servomutoTeatro, Liberaimago

con il sostegno di AMAT

in collaborazione con RAM – Residenze Artistiche Marchigiane

progetto promosso da MiC e Regione Marche

con il supporto del progetto di residenza artistica Teatro Le Forche – Futuro Prossimo Venturo 2024

con il sostengo di Circuito CLAPS/IntercettAzioni

 

spettacolo sostenuto nell’ambito di NEXT 2024/2025 progetto di Regione Lombardia

 

ZERO e UNO sono amici, ma amici di vecchia data.

La moglie di UNO è moglie, ma non di così vecchia data.

Vorrebbero un figlio, marito e moglie, ma la natura, si sa, non è sempre benigna e in più, il caso vuole, si sta parlando di personaggi

e dunque, se anche fosse, la pancia sarebbe nient’altro che un cuscino.

Che cosa avviene, dunque?

Chi ci può aiutare a rendere possibile una storia di impossibilità?

Un amico, certo. Ma anche delle didascalie. Anzi: un didascalista.

 

La prima lettura del testo di Fabio Pisano lascia sorpresi dalla vivacità lessicale dei personaggi e dalle intuizioni, squisitamente drammaturgiche e meta-teatrali che contiene.

E tuttavia, la prima lettura termina con l’impressione che la regia sia almeno in parte già scritta: sono descritte le azioni, è descritto lo spazio scenico (pressoché vuoto), sono descritti (meglio: sono detti) i silenzi, le emozioni, i pensieri. Ma sarebbe un errore fermarsi a queste prime impressioni.

Perché nella griglia prestabilita di azioni e reazioni, che il testo delinea, esiste in realtà la possibilità di far germinare, nella penetrazione del testo da parte degli attori, le situazioni e gli sguardi, di significare i silenzi in linea o in contrasto, di porre la scena, commentata dal didascalista, in lotta con le sue indicazioni. In altri termini, si può scegliere di tradire o di assecondare.

Questo tipo di lavoro, che prevede di muoversi nella costruzione registica quasi una riga alla volta, diviene necessario, a mio avviso, perché il testo sprigioni tutte le sue potenzialità e non rimanga artificio retorico, esperimento letterario; così da traboccare di teatro. Michele Segreto

1 MARZO

PESARO

TEATRO SPERIMENTALE

H 21

LE SERVE

 

di Jean Genet

traduzione Monica Capuani

adattamento Veronica Cruciani

con Eva Robin’s, Noemi Apuzzo, Matilde Vigna

regia Veronica Cruciani

scene Paola Villani

costumi Erika Carretta

drammaturgia sonora John Cascone

co-produzione CMC/Nidodiragno, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

Teatro Stabile di Bolzano

 

 

Capolavoro di Jean Genet, liberamente ispirato a un fatto di cronaca che scosse l’opinione pubblica francese negli anni Trenta, Le serve è un perfetto congegno di teatro nel teatro che mette a nudo la menzogna della scena, “uno straordinario esempio di continuo ribaltamento tra essere e apparire, tra immaginario e realtà”, nelle parole di Jean-Paul Sartre.

 

La storia scritta da Genet è quella di due cameriere che allo stesso tempo amano e odiano la loro padrona, Madame. Le serve hanno denunciato il suo amante con delle lettere anonime. Venendo a sapere che l’amante sarà rilasciato per mancanza di prove, e che il loro tradimento sarà scoperto, tentano di assassinare Madame, falliscono, vogliono uccidersi a vicenda; una di esse si dà la morte.

Genet presenta le due sorelle, Solange e Claire, nella loro vita quotidiana, nell’alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delirio e delirio reale. A turno le due cameriere recitano la parte di Madame, esprimendo così il loro desiderio di essere “la Signora” ed ognuna di loro, a turno, interpreta la parte dell’altra cameriera, cambiando lentamente atteggiamento, dall’adorazione al servilismo, dagli insulti alla violenza. La rivolta delle serve contro la padrona – spiega la regista Veronica Cruciani che cura anche l’adattamento con la traduzione di Monica Capuani – non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale. Questo rituale è l’incarnazione della frustrazione, l’azione di uccidere l’oggetto amato ed invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, viene ripetuta all’infinito come un gioco. Tuttavia questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona. Secondo Sartre questo fallimento è inconsciamente insito nel cerimoniale stesso che le serve mettono in scena; il tempo sprecato nei preliminari non porterà al compimento del rituale. Anzi questo rituale diventa un atto assurdo, è il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano, disprezzano.

Il ruolo di Madame è affidato a Eva Robin’s, icona pop del transgender dall’originale percorso teatrale (ha recitato, fra gli altri, Cocteau e Beckett ed è stata candidata al Premio Ubu per Tutto su mia madre). A interpretare le bonnes, due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione, già diretta da Malosti, Martone e Muscato, e Matilde Vigna, Premio Ubu come Migliore attrice Under 35 e finalista 2022 per il Miglior nuovo testo italiano.

11 MARZO

PESARO

TEATRO ROSSINI

H 21

SALVEREMO IL MONDO

PRIMA DELL’ALBA

 

uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo

drammaturgia Gabriele Di Luca

con [in o. a.] Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano

Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati

regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi

assistente alla regia Matteo Berardinelli

consulenza filosofica Andrea Colamedici – TLON

musiche originali Massimiliano Setti

scenografia e luci Lucio Diana

costumi Stefania Cempini

creazioni video Igor Biddau

con la partecipazione video di Elsa Bossi, Sofia Ferrari e Nicoletta Ramorino

coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova

Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

in collaborazione con Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna

“L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale

 

 

In un mondo sempre più individualista, dominato da un tempo schizofrenico e performativo, il prezzo da pagare anche per i vincenti sono l’angoscia e il terrore del fallimento che, oggi più che mai, portano le persone a soffrire di panico sociale, insonnia e insoddisfazione cronica.

Salveremo il mondo prima dell’alba è il racconto della vita di alcuni ospiti in una clinica di riabilitazione di lusso situata su un satellite nello spazio, nuova meta turistica dei super ricchi, specializzata nella cura delle dipendenze contemporanee (sessuali, affettive, da lavoro, da psicofarmaci). Sono tutti vittime di queste e del proprio egoismo, prodotti di un mondo dove parole come comunità e gentilezza sono quasi del tutto bandite se non per essere strumentalizzate a fini propagandistici e commerciali. Ciò che ne rimane è un’umanità confusa e impaurita, sopraffatta dall’ossessione di questo continuo doversi vendere, con il terrore che nessuno ti voglia mai comprare.

18 MARZO

URBINO

TEATRO SANZIO

H 21

DANSE MACABRE!

 

ideazione, coreografia, video, regia Jacopo Jenna

danza e collaborazione Ramona Caia, Andrea Dionisi, Francesco Ferrari, Sofia Galvan

collaborazione artistica e testi Roberto Fassone

suono Alberto Ricca – Bienoise

luci Mattia Bagnoli

costumi Eva di Franco

shooting video Matteo Maffesanti

produzione Klm – Kinkaleri

co-produzione Tanzhaus nrw Düsseldorf

progetto vincitore del Premio CollaborAction #6

CollaborAction XL | azione Network Anticorpi XL supporto per la danza d’autore

selezionato per NID Platform 2024

progetto realizzato con il contributo di

EFFEA – European Festivals Fund for Emerging Artists

co-founded by the European Union

 

Progetto Étape Danse sostenuto da Mosaico Danza/ Festival Interplay con Fondazione Piemonte dal Vivo e Festival Torino Danza, Bureau du Théâtre et de la Danse à Berlin, Fabrik Potsdam, La Maison centre de développement chorégraphique national Uzès Gard Occitanie, Théâtre de Nîmes

Istituto Italiano di Cultura di Colonia | MiC-Direzione generale arti performative

MAD – Murate Art District, Centrale Fies, IntercettAzioni-Centro di Residenza Artistica della Lombardia

ResiDance XL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche azione della Rete Anticorpi XL – Network Giovane Danza D’autore coordinata da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Santarcangelo dei Teatri Fuorimargine – Centro di produzione di danza e arti performative della Sardegna

 

Danse Macabre! è un invito austero a danzare verso l’ignoto, legando e affermando relazioni con il mondo attuale, ricercando attraverso una commistione visionaria tra corpi danzanti, film, testi, musica elettronica e luce. Le figure si specchiano e si raddoppiano, penetrano la propria immagine e diventano non solo interpreti ma anche incarnazioni del movimento sul palco. La danza propria dei morti è una delle tematiche iconografiche più sviluppate nella storia dell’arte occidentale, fece emergere un pensiero più complesso sulla realtà, riflettendo anche sul concetto più generale che ogni movimento sopramondano e dell’aldilà sia danza: danzano le stelle, gli dei, gli spiriti, la natura. Attraverso l’inclusione di un film come terzo elemento della costruzione scenica, la performance ricerca un’esperienza di spostamento percettivo dello spettatore, sondando la materia oscura dell’immaginazione. Immaginare significa creare immagini interne, senza regole fisse, e collegarle fra loro fino a creare fantasie o storie che esistono dentro di noi e non nella realtà.

Parte dai materiali visivi sono stati pensati insieme all’artista Roberto Fassone, creando un’entità altra attraverso dei testi che riflettono insieme al pubblico sul concetto di aldilà. La danza si manifesta in forme mutevoli tentando di liberarsi dalla violenza della rappresentazione, oscillando tra poli differenti per accostamenti, rendendo visibile l’invisibile in una tensione ipercosciente fra la vita e la morte.

21 MARZO

PESARO

TEATRO SPERIMENTALE

H 21

KIIŌTŌ

[feat. LOU RHODES of LAMB]

IN CONCERTO

opening act EMMA TRICCA

 

 

Lou e Rohan condividono le radici nella scena musicale di Manchester dei primi anni Novanta, anche se fino a qualche anno fa le loro strade si erano incontrate solamente due volte. «Era un po’ distaccata a dire il vero» dice Rohan parlando del loro secondo incontro nel backstage con alcuni amici in comune. Saltando al 2021, alla fine del lockdown, quegli stessi amici chiedono a Rohan di collaborare a un brano a cui stavano lavorando, lui allora contatta Lou per scrivere il testo della canzone. «C’era qualcosa nel modo in cui comunicava che mi interessava, persino nelle e-mail – dice Lou -, stavo per iniziare un corso di Laurea in Poesia e ormai mi ero piuttosto allontanata dalla musica e Rohan stava scrivendo un romanzo, però abbiamo comunque deciso di vederci per un caffè».

Da qui è nata una relazione e i due sono diventati inseparabili. Il brano in questione è stato messo da parte, entrambi all’apparenza troppo assorbiti dai loro progetti letterari per trovare il tempo da dedicare alla musica. Ma il pianoforte nella cucina di Lou aveva un’altra idea e li ha trascinati ancora una volta in un mondo che pensavano di aver abbandonato. «Mi sono messo a suonare – dice Rohan – Lou cucinava mentre io improvvisavo, poi ha cominciato a cantare su quello che stavo suonando. Ci ripetevamo che non avremmo dovuto lavorare insieme ma quel progetto non voleva saperne di lasciarci in pace. Prima di rendercene conto – aggiunge – le canzoni hanno cominciato ad arrivare. La sinergia musicale che ne è seguita era accresciuta dal fatto che entrambi volevamo creare qualcosa che non avesse vincoli o restrizioni, sicuramente non qualcosa che dipendesse dalle aspettative dell’industria musicale».

Lou aggiunge «è stato il modo in cui Rohan suonava – quelle sonorità aperte e tinteggiate di jazz – a coinvolgermi. Sono stata da sola per un certo periodo, specialmente durante il lockdown e mi sono chiusa in me stessa, ho convogliato tutta la mia creatività nella poesia e ho creduto che il mio tempo per fare musica fosse finito. Durante quel periodo, però, è probabile che mi sia immersa più profondamente nell’ascolto della musica. Quindi quando Ro ha cominciato a suonare, le canzoni sono venute fuori quasi involontariamente. Kiiōtō è la musica che abbiamo sempre voluto fare».

Dunque, sono germogliati i primi semi di As dust we rise, ma è stato durante un viaggio in Louisiana che le canzoni hanno cominciato a prendere una forma più solida. Dopo un test del DNA Rohan aveva rintracciato la sua discendenza nel profondo sud, allora la coppia ha deciso di andarci in vacanza per esplorare questo lato della sua eredità. Dispiegandosi su un ritmo costantemente in aumento e un equilibrio ipnotico, il primo singolo, Josephine Street, è stato registrato su una nota vocale del telefono di Lou, il testo racconta le storie di un quartiere locale di New Orleans.

Il suono dominante dell’armonica in Spanish Moss è scaturito dall’inquietante richiamo degli alberi appesantiti dai sinuosi grovigli delle piante del Bayou della Louisiana. Quilt racconta la storia di una donna che realizza una coperta cucendo insieme i vestiti da lavoro del marito defunto così da poterlo avere ancora vicino ogni notte – una storia «profondamente commovente e viscerale» dicono Lou e Rohan, di «perdita e rinascita». Da qui gli argomenti si ramificano verso tematiche più ampie. Il singolo in uscita Painkiller allude alla crisi degli oppioidi sotto le mentite spoglie di una canzone d’amore profonda e sentimentale. Mentre due canzoni dedicate a “eccezionali pionieri”, alimentano lo spirito di indagine dell’album. La magnifica Song for Bill rende omaggio allo scomparso pianista jazz Bill Evans, mentre di ritorno a casa nel Regno Unito, la finemente arrangiata Ammonite mostra uno spiraglio della storia di Mary Anning, troppe volte ignorata e incompresa paleontologa vittoriana.

«È un album che non cerca di scappare dai grandi temi della vita – racconta Lou – ci siamo tirati su le maniche e ci siamo dati da fare». La meditativa Hem tocca temi come la nascita, l’attaccamento e le connessioni che formiamo con gli altri. Lo storytelling che si traccia sulle corde della chitarra di Rohan in Jeanerette esplora “la migrazione e lo sfollamento”, l’idea di qualcuno che si sia lasciato alle spalle una vita intera e la sua identità per ripartire nell’anonimato della città. In altri momenti, l’album vive e respira dei suoi contrasti. The Sea è un brano sobrio ma pieno di emozioni, che ricorda la tenera compostezza di una partitura per pianoforte di Joe Hisaishi trasformata in canzone. Here Comes the Flood è un brano vivido e vivace, il cui titolo è una metafora delle emozioni impetuose incanalata in fiati esplosivi e vibranti motivi vocali.

Il titolo dell’album, al contempo, lega tra di loro le tematiche dei brani. «Entrambi abbiamo perso persone che amavamo – nota Rohan -, ho incontrato Lou un mese dopo aver perso mia madre; quindi, il lutto e la perdita hanno avuto una parte centrale. Ma dietro quella perdita c’è sempre stata una sottile speranza, che lentamente è andata a crescere, proprio come la polvere si alza quando la si muove. Parlando del nostro passato musicale, entrambi avevamo più o meno deciso che non avremmo più pubblicato altra musica; tutti e due avevamo avuto carriere lunghe e variegate nella musica ed eravamo stanchi dell’industria. Ma di nuovo, la nostra collaborazione ha cominciato a smuovere quello che pensavamo si fosse immobilizzato. Questa volta, la polvere che si stava alzando erano melodie e note musicali e noi ci siamo fatti trascinare».

Queste note e melodie si sono evolute vicino casa. Scritte e parzialmente registrate negli home studio di Lou e Rohan a Londra e nel Wiltshire, le canzoni sono poi state lavorate nello studio del producer Simon Byrt. Tra le collaborazioni Valerie Etienne della band acid-jazz dei Galliano, che ha registrato le seconde voci di Painkiller e Here Comes the Flood. D’altra parte, la dedizione di Byrt all’analogico e alla strumentazione vintage si è dimostrata fondamentale per dare alla registrazione un suono caldo e organico, nutrito con amore grazie all’aiuto dal vivo di musicisti ospiti alla batteria, agli archi, al basso, alla chitarra e ai fiati: processi collaborativi che Lou e Rohan dicono di voler sviluppare nel loro prossimo album.

Nel frattempo, il debutto dei Kiiōtō si pone come una fusione intuitiva di storie condivise, unite dal desiderio di esplorare nuovi spazi e narrazioni. «Queste sono le canzoni che abbiamo da sempre avuto bisogno di scrivere – afferma Rohan – ogni melodia, testo e accordo che abbiamo mai cantato o suonato fino a questo momento sono stati parte del viaggio verso Kiiōtō, verso questo album, As Dust We Rise.

23 MARZO

PESARO

TEATRO SPERIMENTALE

H 21

AMOUR, ACIDE

ET NOIX

 

coreografia Daniel Léveillé

danzatori Lou Amsellem, Marco Arzenton

Marco Curci, Jimmy Gonzalez

luci Marc Parent

musica Antonio Vivaldi Le quattro stagioni

direttore Justin Gionet

produzione DLD

direzione artistica Frédérick Gravel

coproduzione Centro Servizi Culturali Santa Chiara

sguardo artistico Marie-Andrée Gougeon, Sophie Corriveau

residenze Studio Cunningham, Montpellier Danse / l’Agora, cité internationale de la danse

Centro Servizi Culturali Santa Chiara [Italia]

 

presenza di nudo integrale in scena

 

 

Quattro corpi abbandonati alla danza, rivelano ciò che si è rifugiato dietro la pelle stranamente opaca: muscoli, acqua, respiro, energia, uno sguardo sulla vita, così vivo e consapevole dell’altro, nonostante o forse proprio per il bisogno di non essere completamente soli. Amour, acide et noix parla di solitudine ma anche e soprattutto dell’infinita tenerezza del tatto, della durezza della vita e del desiderio di evitare o fuggire da questi corpi, spesso così pesanti.

Amour, acide et noix presenta la nudità come l’unica vera alternativa alla lettura del corpo, schietta e priva di falsi pudori. Non è forse la pelle l’unico vero costume del corpo?

 

Amour, acide et noix, è il peso della solitudine e il desiderio insopprimibile dell’altro. È anche un’intensità di vita, particolare per i giovani ed estremamente giovani ed estremamente acuta. La pelle, qui, costituisce il vero costume della danza. Infatti, la nudità rivela ciò che è nascosto sotto: una fragilità e un’infinita tenerezza, nonostante l’implacabile durezza della vita. Daniel Léveillé

26 MARZO

JESI

TEATRO PERGOLESI

H 21

LEMNOS

UNO SPETTACOLO DI BLUEMOTION

ISPIRATO AL MITO DI FILOTTETE

 

drammaturgia Giorgina Pi con Bluemotion

regia, video e scene Giorgina Pi

dramaturg Massimo Fusillo

con Gaia Insenga, Giampiero Judica / Davide Lorino, Aurora Peres

Gabriele Portoghese, Alexia Sarantopoulou

ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai

arrangiamenti e cura del suono Cristiano De Fabritiis, Valerio Vigliar

costumi Sandra Cardini

luci Andrea Gallo

colorist Alessio Morglia

produzione Teatro Nazionale di Genova

ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro Nazionale

TPE – Teatro Piemonte Europa

in collaborazione con Bluemotion e Angelo Mai

 

 

La regista Giorgina Pi aggiunge una terza tappa al progetto che comprende gli spettacoli Tiresias e Guida immaginaria con Lemnos che prende le mosse da una riflessione sul mito di Filottete, confrontandosi con l’omonima tragedia di Sofocle e con le vicende biografiche, i diari, le poesie, i racconti delle tante persone antifasciste greche che vennero confinate, torturate, uccise in Grecia dal 1946 al 1974. In primo luogo il grande poeta Ghiannis Ritsos. Nello spettacolo creato dalla regista con alcuni interpreti storici della compagnia Bluemotion, Filottete ed Eracle sono due donne, due polarità che circondano i due diversi modelli maschili di Neottolemo e Ulisse, mentre il coro – figura liminale tra la tragedia sofoclea e la Grecia contemporanea – è interpretato da un’attrice greca.

 

Lemnos è un’isola. L’isola del confino, dell’esclusione. Il luogo dove sopravvivere è il sogno più impossibile. Ma è anche il solo posto in cui Filottete, dal margine, legge chiaramente il passato e riconosce da dove viene. […] Lemnos è un viaggio sulla tragedia che abitò alcune isole di confino greche creando, anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, veri campi di concentramento in Europa, nel Mar Egeo, per chi non rinnegava il proprio antifascismo. Un’epica della crudeltà, di cui non si conosce nulla.

Abbiamo visitato Makronisos, il cuore di quell’orrore e abbiamo scelto di raccontarne le atrocità. Lo facciamo a partire da Sofocle attraverso le voci contemporanee di chi ha raccontato con la poesia quanto il mito di Filottete fosse ancora necessario. Giorgina Pi

29 MARZO

CAGLI

TEATRO COMUNALE

H 21

METROPOLIS

COLONNA SONORA ORIGINALE

DAL VIVO

PER IL FILM DI FRITZ LANG

 

Metropolis [1927]

regia Fritz Lang

produzione Erich Pommer, UFA

sceneggiatura Thea von Harbou

cast Brigitte Helm, Alfred Abel, Gustav Fröhlich, Rudolf Klein-Rogge

con la colonna sonora performativa elettroacustica creata ed eseguita dal vivo da Edison Studio

compositori – esecutori

Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani, Vincenzo Core, Andrea Veneri

con il contributo vocale di Anna Clementi

e di Martin Figura, Eric Moser, Marco Noia, Andreas Otto

una co-commissione Milano Musica, Ravenna Festival

con la collaborazione di Tempo Reale – Firenze

 

 

Dopo numerose fortunate esperienze precedenti con alcuni grandi capolavori del cinema muto, nel 2023 il collettivo di compositori-esecutori Edison Studio ha prodotto una nuova colonna sonora originale di quello che forse è il più visionario tra i film muti, Metropolis di Fritz Lang. La pellicola è presentata qui nella sua versione più completa mai ritrovata, frutto di un raffinato lavoro di restauro del laboratorio Alpha-Omega Digital GmbH di Monaco di Baviera, portato a termine nel 2010. Unanimemente considerato il capolavoro di Fritz Lang, Metropolis è annoverato tra le opere simbolo del cinema espressionista ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Matrix.

Edison Studio con Metropolis riprende l’antica tradizione del film muto con accompagnamento musicale dal vivo, realizzando un’originale composizione che mescola e fa interagire tra loro suoni vocalici, strumentali, meccanici, elettronici e d’ambiente, suoni creati ad hoc ma anche attinti da fonti sonore prese in prestito dalla natura e dalla storia della musica, portando sulla scena strumenti acustici, tradizionali e non, objets trouvés, strumenti informatici, tutti orchestrati e trasformati dal vivo con le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e con le tecniche di diffusione del suono delle colonne sonore del cinema contemporaneo. Il carattere futuristico e visionario del film di Fritz Lang si presta perfettamente al lavoro creativo di Edison Studio, basato sulla ricerca e sperimentazione di sonorità possibili e “impossibili” che nascono dall’interazione creativa con il film, a volte espandendone le intenzioni poetiche, a volte reinterpretandone l’orizzonte drammaturgico-narrativo e la vasta gamma delle possibili implicazioni simboliche. La composizione della colonna sonora per Metropolis, come per ogni precedente lavoro per il cinema realizzato da Edison Studio, è stata creata partendo dalla struttura e dalla drammaturgia del film ed è stata preceduta da un lungo lavoro di analisi della pellicola e da una riflessione a più voci in cui diverse esperienze pregresse si mettono al servizio di un lavoro comune.

29 MARZO

URBANIA

TEATRO BRAMANTE

H 21.15

IL FIGLIO

DEL MAGISTRATO

 

scritto e diretto da Luca Pizzurro

con Guido Saudelli

musiche originali Francesco Valente

aiuto regista Sandro Gallo

assistente alla regia Lauraine Crescione

produzione Ellegipì Teatro 20

 

 

La Storia contemporanea del nostro paese è ricca di avvenimenti che hanno scosso l’opinione pubblica tanto da rendere i suoi protagonisti dei veri e propri simboli.

Le stragi mafiose del 1992 che videro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vittime sacrificali di un sistema marcio e corrotto, a partire dai vertici della nostra società, ebbero proprio questo effetto. Tutto possiamo dire tranne che Falcone e Borsellino siano morti, i veri morti sono quelli che ancora oggi vivono in carceri di massima sicurezza e sul cui fascicolo è scritto in stampatello “FINE PENA: MAI”.

 

La storia si svolge a Palermo nei 57 giorni che separano la morte di Giovanni Falcone da quella di Paolo Borsellino.

Come sempre, anche in questo caso, è esistita una storia parallela a quella che tutti noi abbiamo seguito attraverso gli organi di stampa. Una storia che non ha trovato spazio nelle prime pagine dei giornali o nelle aperture dei telegiornali. Una storia privata, una storia intima, una storia personale. Una storia di famiglia.

Il protagonista de Il figlio del magistrato è un ragazzo di vent’anni, studente universitario, con sogni, ambizioni, fragilità e speranze, figlio del magistrato più impegnato nella lotta contro la mafia. La domanda da cui l’autore parte per la scrittura di questo testo è semplice e allo stesso tempo articolata. Mentre il mondo stava con il fiato sospeso, cercando di capire quale sarebbe stata la prossima vittima del sistema corrotto Stato-Mafia, cosa accadeva tra le quattro mura di una famiglia che viveva in modo ravvicinato il pericolo della morte? Come cambia la vita di un ragazzo di vent’anni costretto a vivere sotto scorta? Quanto le scelte di un padre possono segnare indelebilmente il carattere di un figlio? Queste e tante altre domande ancora sono quelle che muovono ogni passo che porta lo spettatore ad immergersi in una delle storie italiane più atroci degli ultimi tempi. Come può un figlio credere nel futuro quando di fronte ai suoi occhi crollano gli argini che delimitano ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, il bene e il male, lo Stato e la Mafia?

31 MARZO

URBINO

TEATRO SANZIO

H 21

MDLSX

 

con Silvia Calderoni

regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò

drammaturgia Daniela Nicolò e Silvia Calderoni

suoni Enrico Casagrande

in collaborazione con Paolo Panella e Damiano Bagli

luce e video Alessio Spirli e Simone Palma

produzione Motus

in collaborazione con La Villette – Résidence d’artistes 2015 Parigi

Create to Connect [EU project] Bunker/ Mladi Levi FestivalLubiana

Santarcangelo 2015 Festival Internazionale del Teatro in Piazza

L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, AMAT

con il sostegno di MiC, Regione Emilia Romagna

 

 

MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender genderb(l)ending, all’essere altro dai canoni del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità (nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Di “appartenenza aperta alle Molteplicità” scriveva R. Braidotti in On Becoming Europeans, avanzando la proposta di una identità post-nazionalista.

Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno scandaloso viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento concepito nel formato di un eccentrico Dj/Vj set. In MDLSX collidono brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra fiction e realtà MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler che, con A cyborg Manifesto di Donna Haraway, il Manifesto Contra sexual di Paul B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti Queer, tesse il background di questa Performance-Mostro.

 

Il cambiamento necessario è talmente profondo che si dice sia impossibile, talmente profondo che si dice sia inimmaginabile. Ma l’impossibile arriverà e l’inimmaginabile è inevitabile.

Manifesto Animalista, Paul B. Preciado

2 APRILE

SENIGALLIA

TEATRO LA FENICE

H 21

TRAGÙDIA

IL CANTO DI EDIPO

 

di Alessandro Serra

liberamente ispirato alle opere di Sofocle, Euripide

Aristofane, Seneca e altre fonti per il racconto del mito

con Alessandro Burzotta, Salvo Drago, Francesca Gabucci, Sara Giannelli

Jared McNeill, Chiara Michelini, Felice Montervino

scrittura di scena Alessandro Serra

traduzione in lingua grecanica Salvino Nucera

voci e canti Bruno De Franceschi

produzione Sardegna Teatro, Teatro Bellini

ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Due Parma

in collaborazione con Compagnia Teatropersona, I Teatri di Reggio Emilia

 

nello spettacolo è previsto l’utilizzo di luci stroboscopiche

spettacolo in lingua grecanica con sovratitoli in italiano

 

Il linguaggio è ciò che vogliamo dire. Italo Calvino

 

Macerie.

In un’epoca di macerie non c’è altra possibilità che lavorare su ciò che resta,

soffiare sulle ceneri per riattivare il fuoco.

Ciò che resta della tragedia:

parole senza suono.

Ciò che resta della polis:

una società di estranei.

Ciò che resta del rito:

una drammaturgia spenta.

Ciò che resta di un mito:

una storiella venuta a noia.

Ciò che resta di un eroe:

un personaggio fuori fuoco.

Il canto di Edipo si edifica sulle macerie.

 

Scrive Antifane nella commedia Poiesis:

 

La tragedia è un’arte fortunata, perché gli spettatori conoscono l’intreccio già prima che il poeta lo racconti, basta ricordarglielo. Appena pronunziato il nome di «Edipo», già si sa tutto il resto – il padre Laio, la madre Giocasta, le figlie, i figli, che cosa ha sofferto, la sua colpa.

 

Come ricostruire oggi quel sapere collettivo che esonerava il poeta tragico dal dover volgere in prosa il mito e lo legittimava a sollecitare immediate visioni nel pubblico?

Come compiere il tragico oggi?

Quale linguaggio è, ciò che tramite Sofocle, vogliamo dire allo spettatore? E in quale lingua?

Il greco di Sofocle era volutamente alto e musicale, una lingua che ci strappa dal piano di realtà e ci pone su un livello di trascendenza.

Come consegnare al pubblico la drammatizzazione perfetta del mito perfetto in una lingua non ostile e concettuale ma musicale, istintiva e sensuale?

L’italiano sembra abbassare il tragico a un fatto drammatico.

Abbiamo perciò scelto il grecanico, lingua che ancora oggi risuona in un angolo remoto di quella che fu la Magna Grecia, una striscia di terra che dal mare si arrampica sull’Aspromonte scrutando all’orizzonte l’Etna.

Vestigia sonore di un antico greco oggi parlato da pochi individui figli di una generazione che aveva vergogna della lingua di Omero e ha smesso di insegnarla ai figli, per concedersi la speranza di un futuro migliore, in una società in cui la lingua dei poeti è stata scalzata da quella della televisione.

Un idioma antichissimo sporcato da lingue piovute dall’alto e da dialetti subalterni cresciuti spontanei nel campo sublime seminato dai greci come il calabro e il pugliese.

La tragedia di Edipo è ambientata in una città ridotta al lumicino, arida, sterile, in decomposizione. Eppure Sofocle guida lo spettatore verso una luce interiore che si manifesterà a Colono, nel bosco sacro in cui Edipo verrà letteralmente assorbito dagli dei.

La tragedia perfetta della quale Aristotele si serve costantemente come modello ideale nel corso della sua trattazione teorica.

Tragedia freudiana per antonomasia. Archetipo stesso di qualsiasi tragedia.

 

Ripartiamo dalle crudeli visioni di Artaud:

 

È stupido rimproverare alle masse di non avere il senso del sublime, quando si confonde il sublime con una sua manifestazione formale, che oltretutto è sempre una manifestazione morta. Se per esempio la folla contemporanea non capisce più Edipo re, oserei dire che è di Edipo re la colpa, non della folla.

 

Come consegnare Edipo alla folla contemporanea nella sua funzione primigenia di pharmakos? Capro espiatorio espulso dalla stessa città che lo aveva salutato come re.

Come rendere Sofocle accessibile a tutti?

Come elaborare il lutto per la perdita della polis e del sacro? Come liberare Edipo dalla sua colpa?

Edipo, il fortunato salvatore della polis che risponde a un indovinello per bambini. Edipo, l’incestuoso e il parricida.

Edipo, che ha il coraggio supremo di voler conoscere sé stesso. Edipo che rinnega gli dèi e i veggenti,

Edipo che discende alle radici marce del suo albero genealogico, si riconosce

e si acceca gli occhi.

Non per punirsi ma per acquisire una vista profetica.

Privato della vista esteriore finalmente Edipo vede il suo cammino senza perdere la sua umana fragilità. Vaga nelle tenebre in cerca della sorgente di luce.

Cammina senza guida in direzione del bosco caro alle Eumenidi e in un bagliore luminoso si congiunge agli dei, conquistando così, come Krishna, la liberazione da questo mondo materiale.

10 APRILE

SENIGALLIA

ROTONDA A MARE

H 21

SOTTO A CHI DANZA!

TRACCE DI DANZA D’AUTORE

DALLE MARCHE

 

 

Una maratona per gli appassionati di danza per conoscere nuovi talenti regionali: Sotto a chi danza! è una serata dedicata alle performance di giovani artisti marchigiani che nella suggestiva Rotonda a Mare di Senigallia presenteranno in formato breve i propri lavori. L’iniziativa vuole anche monitorare l’attività dei professionisti e scoprire nuovi talenti offrendo un’occasione di visibilità e scambio di esperienze.

11 APRILE

PESARO

TEATRO SPERIMENTALE

H 21

in collaborazione con

Associazione Percorso Donna

12 APRILE

JESI

TEATRO PERGOLESI

H 21

WONDER WOMAN

 

di Antonio Latella e Federico Bellini

con Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi

Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti

regia Antonio Latella

costumi Simona D’Amico

musiche e suono Franco Visioli

movimenti Francesco Manetti e Isacco Venturini

produzione TPE – Teatro Piemonte Europa

in collaborazione con Stabilemobile

 

 

Nel 2015 una ragazza peruviana è con ogni probabilità vittima di uno stupro di gruppo; con una sentenza che suscitò molto scalpore con l’assoluzione degli imputati con motivazioni quantomeno discutibili. Secondo le giudici, la ragazza risultava “troppo mascolina” per essere attraente e causa di violenza sessuale. La Corte di Cassazione, fortunatamente, ha ribaltato il giudizio condannando i ragazzi autori dello stupro; eppure rimane nella memoria il precedente indelebile di un giudizio emesso per ragioni che fanno riferimento all’estetica della vittima, in un singolare rovesciamento in cui pare che la vittima stessa sia in pratica l’imputato, come fosse colpevole del proprio aspetto.

Lo spettacolo si muove da questa vicenda ripercorrendone i contenuti essenziali e affidando a quattro giovani donne il racconto, immaginato e teatralizzato, del caso giudiziario; Vichingo, questo il soprannome con cui, nella realtà,  era chiamata dai ragazzi la vittima, diviene qui una Wonder Woman contemporanea in lotta per ristabilire una verità che viene continuamente negata, dove ogni incontro, dai poliziotti di quartiere alle giudici stesse, finisce per rafforzare l’idea di una comunità in cui non c’è spazio né per la pietà né tantomeno per la giustizia stessa. Un flusso di parole senza interruzioni che corre, palpita e a volte quasi s’arresta come il cuore della ragazza, sottoposta a continui interrogatori, richieste, spiegazioni che la violenza subita non può rendere coerenti, logiche e senza contraddizioni. Eppure, come la Wonder Woman disegnata e creata da William Marston, l’eroina di questo racconto teatrale non si darà mai per vinta, forte della propria volontà interiore, qui metaforicamente simboleggiata dal lazo della verità, l’arma che costringe chiunque ne venga avvolto a non mentire. Lo stesso Marston che, oltre ad aver creato il fumetto della super-eroina figlia delle Amazzoni, è conosciuto per aver brevettato la cosiddetta “macchina della verità”; lo sforzo di una vita tesa a individuare le storture della società cercando di risolvere, se non di rimuovere, quel confine spesso troppo arbitrario tra verità e menzogna.

Antonio Latella e Federico Bellini

16 APRILE

PESARO

TEATRO SPERIMENTALE

H 21

VITA MERAVIGLIOSA

OMAGGIO A PATRIZIA CAVALLI

 

con Iaia Forte

musica dal vivo Diana Tejera

disegno luci Giuseppe Amatulli

produzione Argot Produzioni

in collaborazione con Todi Festival, Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini

per Infinito Teatro e Reggio Iniziative Culturali

 

 

Vita meravigliosa è un ritratto in versi e in musica di Patrizia Cavalli, tra i poeti italiani contemporanei più letti ed amati. Per essere davvero assaporate, queste poesie vanno viste a teatro: recitate da Iaia Forte, con le musiche e le canzoni di Diana Tejera, le più sicure e affidabili interpreti di questa poesia. È possibile, così, entrare quasi per la prima volta tra questi versi capricciosi e sapienti, al cui centro regna incontrastato amore e la sua sintomatologia. Emanuele Dattilo

 

Ho conosciuto Patrizia Cavalli molti anni fa, grazie a Carlo Cecchi, durante le prove del Sogno di una notte d’estate di Shakespeare, da lei tradotto. Conoscevo e amavo le sue poesie e questo mi portava ad avere una certa timidezza nei suoi confronti, ma diventammo subito amiche, grazie a immediate confidenze amorose, al reciproco interesse per il buon cibo, il tempo perso e il vino. Mi dava consigli preziosi e mai convenzionali su Titania ed ero cosi sedotta dal suo spirito e dalla sua intelligenza che iniziai a chiederle consigli su tutto, dai problemi pratici a quelli più sottili. Il tempo trascorso insieme era sempre prezioso, divertente, speciale.

Da quando non c’è più, rileggo quasi ogni giorno le sue poesie: mi sembra che me la facciano riapparire, mi fanno sentire ancora in sua compagnia. Ecco perché con Diana abbiamo pensato a uno spettacolo su di lei.

Perché attraverso il teatro e la sua poesia ci sembra di richiamarla a noi, di ritrovarla, di ricreare quel tempo senza tempo che la sua presenza ci ha regalato. Iaia Forte

 

Dal momento in cui ho conosciuto le poesie di Patrizia Cavalli non me ne sono più separata. In particolare Pigre divinità e pigra sorte è stato per me una sorta di oracolo portatile che mi accompagnava ovunque. Un libro che mi era necessario, rispondeva a tutte le mie domande. Molti anni fa, mi venne in mente di musicare una delle poesie di quel libro e chiesi alla casa editrice il permesso di pubblicarla. Fu grazie a loro che ebbi il contatto di Patrizia, la quale, grazie alla simpatia che aveva per il mio cognome, mi rispose immediatamente.

Il caso voleva che avesse una storia personale con le teiere e che il mio cognome (che è spagnolo, ma lei pronunciava all’italiana) le piacesse particolarmente. Patrizia aveva inoltre una venerazione per i nomi, per la loro capacità quasi magica di evocazione, per il loro suono. Ebbi così la fortuna di conoscerla e il privilegio di diventare sua amica. Iniziò così uno dei periodi più belli della mia vita: tutte le sere insieme a fare cenette, a scrivere canzoni, a bere ottimi rhum e fare le 4 del mattino con una felicità rara, infantile, come appena scoperta.

Ho viaggiato molto insieme a Patrizia, portando in scena le nostre canzoni e le sue poesie. Ci è sembrato allora naturale, con Iaia, portare avanti le sue parole attraverso questo spettacolo. Diana Tejera

27 APRILE

PESARO

SALA DELLA REPUBBLICA

TEATRO ROSSINI

H 18

CANTIERE APERTO PER

CANI LUNARI

 

 

coreografia e regia Francesco Marilungo

interpreti Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini, Vera Di Lecce

[cast a rotazione]

costumi Lessico Familiare

musica e vocal coaching Vera Di Lecce

foto e video Luca Del Pia

produzione Centro Nazionale di Produzione della Danza – Körper

in coproduzione con Snaporazverein

progetto vincitore del Premio CollaborAction – Network Anticorpi XL

 

 

Nei mesi invernali, quando la luna è piena o quasi, può capitare che la sua luce venga rifratta dai cristalli di ghiaccio presenti nelle alte nubi dell’atmosfera generando così un alone luminoso attorno al satellite con bagliori laterali iridescenti comunemente chiamati ‘cani lunari’. Nella tradizione popolare questo fenomeno ottico annunciava il brutto tempo in arrivo: contando le stelle presenti all’interno del dell’alone, si poteva prevedere il numero di giorni di tempesta.

Le pratiche magiche sono da sempre connesse alla luna tanto che è stata teorizzata una loro derivazione da antichi culti estatici femminili rivolti a una dea notturna spesso identificata con Diana. Culti in cui ricorrono temi sciamanici come l’estasi, il volo magico e la metamorfosi in animale e che confluiscono tutti nella figura della strega, della guaritrice, della magiara, come viene denominata nel Meridione Italiano.

Cani Lunari vuole essere una riflessione sulla magia intesa come sapere alternativo alla scienza positiva; un invito a recuperare alla nostra coscienza qualcosa del numinoso mondo delle streghe per provare a re-incantare il mondo.

4 MAGGIO

PESARO

CHIESA DELL’ANNUNZIATA

H 18

[residenza di allestimento]

CANTIERE APERTO PER

VERBÒ

 

di Giovanni Testori

un progetto di Flavio Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazzini e Sebastian Luque Herrera

drammaturgia Jonathan Lazzini

interpreti Flavio Capuzzo Dolcetta e Sebastian Luque Herrera

regia Flavio Capuzzo Dolcetta

spazio scenico e luci Flavio Capuzzo Dolcetta

 

Giovanni Testori scrive Verbò (Verlaine-Rimbaud) Auto sacramental nel 1985 come ultimo atto della Branciatrilogia Prima, il lavoro va in scena al Piccolo Teatro di Milano nell’estate del 1989 e per poche altre repliche nel resto del paese. Il testo immagina un ultimo, disperatissimo incontro tra i due poeti maledetti, Verlaine e Rimbaud, in quello che Testori chiama “orlo”; un limbo, un luogo ultimo, in fondo: il teatro.

Dal 1985 al 1989 Testori riscrive, corregge, smembra furiosamente il testo; alcune tracce sui dattiloscritti ci suggeriscono che vi torni addirittura successivamente al debutto dell’89.

Ancora una volta il gesto creativo di Testori si traduce in un disperato bisogno di “ritorno”, in particolare ci sembra che Verbò sia forse il vero addio spirituale di Testori. Ci commuove pensare che l’autore novatese decida di congedarsi tornando ai suoi maestri, scostandosi dalla lingua che lo ha reso così unico, in nome di un definitivo funerale alla parola che unisce e allontana, quella parola “dalle chiusure obbligate”, così dolorosamente necessaria ma destinata a perire sotto i colpi della rivoltella.

Testori decide infatti di evocare il celebre revolver con cui Verlaine ferì Rimbaud ma rivolgerlo contro quelle parole che hanno tessuto un filo eterno tra i due poeti, un filo ormai indistricabile eppure insopportabilmente fragile e delicato. Solo Testori poteva concepire un gesto così concreto e zoppo rendendolo possibile, vivo, credibile e poetico sulla sua scena teatrale.

Ma come siamo arrivati proprio a questo testo? Verso la conclusione della nostra intensa esperienza nel progetto BAT Bottega Amletica Testoriana curato da Antonio Latella, in particolare al termine di un’improvvisazione sull’Ambleto avvenuta tra me e Sebastian Luque Herrera, mi chiesi come sarebbe stato portare quell’affinità, nata in quel momento, nel rapporto tra Verlaine e Rimbaud che l’autore novatese immagina in Verbò. Ne parlai dunque con Jonathan Lazzini, assistente e drammaturgo di BAT e mi colpì il fatto che lui stesso, guardandoci in scena, avesse pensato allo stesso testo e a noi due come ai due poeti maledetti.

Si creò così, naturalmente e da questa reciproca curiosità, il nostro gruppo di lavoro. Dopo un dialogo con Antonio Latella e Gilberto Santini, che ci hanno da subito dimostrato il loro interesse, abbiamo dunque deciso di iniziare il nostro percorso. Il nostro lavoro si propone, quindi, di seguire le disperate tracce della drammaturgia originale e al contempo crearne bivi e deviazioni spiazzanti che rincorrano elementi biografici fondamentali per Testori e che si leghino poi alla scrittura dei due poeti e alla penna di Jonathan Lazzini, drammaturgo con profonda conoscenza dei Verlaine e Rimbaud. In questa spirale vertiginosa che culminerà con il celebre ultimo smembramento del verbum, la domanda che ci porremo è: che destino avrà la parola nel nostro millennio?

Flavio Capuzzo Dolcetta

9 MAGGIO

SAN COSTANZO

TEATRO DELLA CONCORDIA

H 21.15

11 MAGGIO

SAN LORENZO IN CAMPO

TEATRO TIBERINI

H 21.15

L’ETERNO MARITO

 

da Fëdor Dostoevskij

libero adattamento di Davide Carnevali

con Ciro Masella e Francesco Villano

regia Claudio Autelli

in video Sofija Zobina e Lia Fedetto

scene Maddalena Oriani

disegno luci Omar Scala

musiche originali e sound design Gianluca Agostini

costumi Margherita Platé

video Alberto Sansone

co-produzione LAB121/TrentoSpettacoli

con il sostegno di NEXT laboratorio per le idee progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo

Provincia autonoma di Trento, Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento

 

 

In alcuni periodi, nel corso della vita, capita di rendersi conto che l’immagine che ci siamo scelti, o meglio che desideriamo per noi stessi, ci guardi dall’alto e ci costringa, come imputati, alla sbarra di un processo che decidiamo di autoinfliggerci.

Quanto c’è di obiettivo in questo giudizio? Quanto è frutto del contesto in cui siamo immersi? Oppure, dall’altra parte, rispetto a scelte passate che nei fatti si sono dimostrate sbagliate, è possibile dimenticarne la responsabilità? In generale, giuste o sbagliate, negative o positive, reali o immaginate che fossero queste scelte, siamo in grado di affrontare l’arringa dei sensi di colpa?

Quello che ci propone l’autore con questa storia poco conosciuta è un viaggio tra il sogno e la realtà dentro questi movimenti dell’animo umano. Alcune domande che sembra lo attraversino potrebbero essere le seguenti: Siamo ancora in grado di esercitare la cura? Di essere padri, maestri, guide? Questo è il provocatorio monito che ci lancia Dostoevskij. La commedia di questo grande autore mantiene un’aderenza con la contemporaneità proprio trattando di due uomini qualsiasi che si trovano a combattere con la paura di non essere all’altezza dalla società, dal giudizio altrui e ancor di più dal loro stesso giudizio nei propri confronti. Questo feroce e autodistruttivo gioco di sfida con i propri fantasmi prende sul palco, le fattezze di un dialogo del protagonista Aleksej con un grottesco conoscente, Pavel, che risorge dal passato.

 

Quello a cui assistiamo è un racconto che usa la forma epica e i dialoghi in situazione, il teatro e il cinema, il live e il reperto filmico. Due attori compongono uno spettacolo davanti ai loro spettatori. […] Trusozkij condurrà il suo amico nelle segrete del suo essere, lo trascinerà in basso al punto che Vel’caninov stesso arriverà a considerare le sue stesse gesta, il rapporto con l’ospite e collega e l’ultimo periodo trascorso insieme in quel teatro, “un’ignobile porcata”. Una storia che si muove sul filo della dicotomia redenzione/perdizione. Una seduta di psicanalisi prima ancora che Freud potesse esporre le sue teorie, una riprova del genio letterario di Dostoevskij espresso in un testo minore da riscoprire. Claudio Autelli

10 MAGGIO

PESARO

TEATRO SPERIMENTALE

PROGETTO PRIMAVERE / LA GLORIA + INCENDI

H 18.30 LA GLORIA PRIMO CAPITOLO

H 21 INCENDI SECONDO CAPITOLO

 

 

LA GLORIA

Progetto primavere

primo capitolo

 

di Fabrizio Sinisi

con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Marina Occhionero

regia Mario Scandale

video Leo Merati

luci Camilla Piccioni

assistente alla regia Marialice Tagliavini

produzione La Corte Ospitale 

con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna

 

spettacolo vincitore di Forever Young 2019/20 – La Corte Ospitale

 

nomination UBU 2021 per la categoria “Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica (messi in scena compagnie o artisti italiani)”.

 

Marina Occhionero e Alessandro Bay Rossi, protagonisti de La Gloria, in nomination UBU 2021 come miglior attrice/attore under 35.

 

Alessandro Bay Rossi è premio Ubu 2022 come Miglior attore under 35.

 

La gloria racconta la vicenda di Adolf Hitler in un periodo quasi sconosciuto della sua biografia: quando, nel 1907, appena ventenne, insieme all’amico August Kubizek, si trasferì da Linz a Vienna con lo scopo di entrare all’Accademia di Belle Arti e diventare un grande pittore. Il sogno di gloria dell’aspirante artista cadrà nel vuoto:

respinto per ben due volte dall’Accademia, ma incapace di ammettere la propria mancanza di talento, Adolf monterà nei confronti di Kubizek – unico suo amico e probabilmente suo primo, inammissibile amore – un formidabile castello di bugie. Ma la finzione finirà per crollare: scoperto e umiliato, Adolf romperà il rapporto con Kubizek, sprofondando nella miseria più nera e riducendosi per ben tre anni allo stato di senzatetto nella periferia viennese. La disperazione della sua condizione lo spingerà poi, allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, a recarsi a Monaco e ad arruolarsi nell’esercito, dando così inizio al suo tragico percorso politico.

 

Il lavoro su La gloria ha per noi sicuramente un valore politico; ci accomuna una forte esigenza di lavorare sulla memoria storica della cultura europea, sui fondamenti psicologici e storici che stanno alle radici di una dittatura ed analizzare in cosa consista esattamente questo “terreno fertile” che permette la crescita e la presa di potere di comportamenti e meccanismi pericolosi, ora più che mai attuali. Vorremmo portare il pubblico a chiedersi, inoltre, quale sia e quanto sia sottile il confine che esiste fra un rivoluzionario ed un dittatore, fra un visionario ed un mitomane. Il testo inizia con l’incontro tra il giovane Adolf e August al Teatro dell’Opera di Linz, durante il terzo atto del Tristano di Wagner. I due discutono della musica, di quanto i compositori tedeschi siano ineguagliabili, di architettura, pittura e del teatro di prosa, di cui Adolf dichiara di trovare insopportabile soprattutto il pubblico: “Guardali li vedi / seduti appollaiati/ soddisfatti / vengono qui / senza spirito critico/ vengono qui senza partecipare/ subiscono lo spettacolo”. Partendo proprio da questo gioco di teatro nel teatro immagino un allestimento prettamente metateatrale. Il luogo unico della rappresentazione sarà quindi il teatro stesso. Lo svelamento dell’artificio illusorio dell’evento teatrale renderà palese l’intero impianto fittizio dell’azione scenica, mostrando l’illusorietà, non solo della rappresentazione, ma anche della realtà tangibile dagli spettatori. L’intento è quello di stimolare per l’appunto lo spirito critico dello spettatore. Il cuore dell’operazione saranno quindi gli attori, che con la recitazione porteranno gli spettatori in tutti i luoghi dello spettacolo. Un meccanismo scenico simbolico e antinaturalistico, supportato dallo stile drammaturgico dell’opera. La gloria, infatti, è un testo poetico scritto in versi e questo ci darà la possibilità di avviare una ricerca sulla forza letteraria, melodica, musicale della nostra lingua, una lingua scenica più adatta ad esprimere concetti che la psicologia dei personaggi. Proprio questa parola sarà il centro della messinscena che diventerà azione, slancio, figura, carne, forma, storia, e pensiero. Ad incarnare i versi del testo, tre interpreti, quali Alessandro Bay Rossi per il ruolo di Adolf Hitler, Dario Caccuri per il ruolo di August Kubizek e Marina Occhionero per il ruolo di Stefanie, giovane allieva di August.

Mario Scandale

INCENDI

Progetto primavere

secondo capitolo

 

di Fabrizio Sinisi

con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Andrea Sorrentino

e con Zoe Zolferino

regia Mario Scandale

luci Camilla Piccioni

video Leo Merati

assistente alla regia Marialice Tagliavini

produzione La Corte Ospitale, Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico

con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna

 

Alessandro Bay Rossi è premio Ubu 2022 come Miglior attore under 35

 

 

Dopo La gloria, ambientato a Vienna e incentrato sulla vicenda del giovanissimo Hitler e delle sue ambizioni artistiche, il secondo capitolo della trilogia s’intitola Incendi e si svolge a Berlino all’inizio degli anni Trenta. In una sera di gennaio, la giovane Sabine arriva dalla provincia austriaca in una Berlino gelida e innevata per iniziare l’università. Incontra un ragazzo, Marinus, che le offre un alloggio e la propria amicizia. Appena arrivata nella Facoltà di Lettere, Sabine si lega anche a due sovversivi studenti, Helmut e Ralf. Le sue giornate passano così tra Marinus, il gentile e malinconico amico che nutre un’ossessione per il nuovo cancelliere, e gli eccentrici Helmut e Ralf, che predicano l’avvento del nuovo e l’importanza del superuomo. Potrebbe essere una storia come tante. Però non lo è: il giorno del suo arrivo a Berlino è infatti il 30 gennaio 1933, l’anziano presidente Hindeburg ha appena nominato cancelliere Adolf Hitler, capo del partito nazionalsocialista. Helmut e Ralf non sono solo due esteti, sono anche membri di spicco della Gioventù Hitleriana. L’amico Marinus è in realtà Marinus Van der Lubbe, un giovane comunista ritenuto il presunto autore dell’incendio del Reichstag. Sabine si ritrova così a vivere e formarsi in una Berlino teatro di inquietudini, fantasmi e desideri, al bivio tra la sfrenata libertà della Repubblica di Weimar e la cupa tragedia dell’inferno nazista. La Berlino dell’ascesa di Hitler, dove chiunque è costretto a schierarsi da una parte o dall’altra: quale sarà la scelta di Sabine? Incendi è un’educazione sentimentale al contrario, un romanzo di formazione su una gioventù smarrita e crudele. Un’indagine sulla seduzione della violenza che percorre ogni società, compresa la nostra. La storia di quattro ragazzi, quattro diverse declinazioni del vuoto esistenziale che spinge l’essere umano ad aggrapparsi tenacemente a degli ideali e a identificare un nemico. Ma quali sono gli ideali giusti? E chi sarà, alla fine, il capro espiatorio, la vera vittima sacrificale di questo tempo?

Dopo La gloria, Sinisi e Scandale realizzano con Incendi un secondo capitolo volto a indagare quel fragile territorio di frontiera che è la giovinezza e la sua relazione, ora come allora, con il mondo esterno: le potenti dinamiche genitoriali da troncare e gli altrettanto potenti movimenti politici e sociali in cui si è immersi, movimenti che influenzano scelte e cambi di direzione e che a volte possono essere fatali.

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