Leopardi – Il poeta dell’infinito, la miniserie tv su Rai 1 di Sergio Rubini conquista il pubblico ed esplode sui social / la recensione
di Stefano Fabrizi
Quasi un dovere vedere la miniserie tv su Leopardi, un dovere che si è trasformato in piacere perché l’opera realizzata da Sergio Rubini è attrattiva e coinvolgente. E la cosa che mi ha sorpreso è il grande successo di ascolti e l’esplosione di like e commenti positivi sui social. Il Poeta di Recanati è più vivo che mai.
Gli storici e i “puristi” magari avranno storto il naso per la ricostruzione della vita di Leopardi, ma è bene ricordare che è una fiction e nei titoli di coda è ben specificato. E nonostante la “stroncatura” del critico televisivo Aldo Grasso (con il quale non sono d’accordo), il pubblico ha decretato che è stato un successo.
Rubini e gli autori hanno sapientemente romanzato alcuni momenti della breve vita del poeta (morto a 38 anni, ndr) ponendo i riflettori su tre personaggi: Giacomo Leopardi (ovviamente), l’amico Antonio Ranieri e Fanny Targioni Tozzetti. La fiction esplora i complessi rapporti personali di Leopardi, in particolare con Fanny e Antonio, offrendo una visione più umana e affascinante del poeta. La serie si conclude con la morte di Leopardi a Napoli ed è un toccante tributo alla sua opera e alla sua vita. Malato e spesso allontanato dai circoli letterari, Leopardi si aggrappa all’amicizia “morbosa” con Antonio che è affascinato dalla mente del recanatese. Una morbosità che comunque allontana qualsiasi sospetto di omosessualità che invece nel film di Martone “Il giovane favoloso” del 2014 viene “suggerita”.
Se nella prima puntata si mette in luce il bambino giocoso, intelligente ma già ribelle, nella seconda prende spazio il rapporto con l’amico Antonio che diventa coprotagonista e l’amore “disperato” e irraggiungibile con la bella Fanny. Su tutti aleggia la figura del padre Monaldo e la madre Adelaide Antici, genitori severi che vogliono per il figlio una carriera ecclesiastica.
La casa di Recanati diventa ben presto una prigione per il giovane Giacomo che fugge per peregrinare in altre città fino a trovare la morte a Napoli consunto dalla malattia. Vari i personaggi che incontra sulla sua via che prima lo osannano per le sue poesie e poi l’abbandonano per i suoi scritti filosofici (Le operette morali).
La fiction, inoltre, mette in luce la difficoltà da parte di Leopardi di rapportarsi con gli altri e la volontà di rifuggire dalla politica, tant’è che i rivoluzionari-liberali, che lottavano contro il regime austriaco, lo avevano preso come portabandiera per la sua poesia All’Italia (qui il testo), rimanendo poi delusi. E’ in questo periodo che si fa strada il pessimismo negli uomini, nella natura e nella fede. La chiusura del film vede Fanny che si allontana in carrozza con il marito, dopo aver lasciato per sempre l’amante Antonio, e crede di scorgere tra la folla Giacomo (già sepolto). Un momento di grande commozione che mi ha fatto ricordare il finale del film Il dottor Zivago.
Qui la trama delle due puntate, fonte wikipedia





Il cast della miniserie vede protagonista Leonardo Maltese nei panni di Giacomo Leopardi. Alessio Boni interpreta il rigido padre, Monaldo Leopardi, mentre Valentina Cervi veste i panni della madre Adelaide Antici. Cristiano Caccamo dà vita ad Antonio Ranieri, amico e confidente del poeta. Giusy Buscemi interpreta Fanny Targioni Tozzetti, musa e amore irraggiungibile. Fausto Russo Alesi ha il ruolo del mentore Pietro Giordani, mentre Alessandro Preziosi appare in una partecipazione straordinaria come Don Carmine. Tra gli altri interpreti: Bruno Orlando (Carlo Leopardi, il fratello), Serena Iansiti (la cugina Geltrude Cassi Lazzari). Maria Vittoria Dall’Asta (Paolina Leopardi, sorella) e Andrea Pennacchi (Antonio Fortunato Stella).
Girata tra Recanati, le Marche, Bari, la Puglia, Mantova, Torino, Roma, Napoli e Bologna, la serie è da apprezzare anche per la scenografia dettagliata che ricostruisce fedelmente l’ambiente in cui visse Leopardi. La fotografia è particolarmente curata, forse un qualche effetto flou di troppo. L’audio non sempre è stato all’altezza, in particolare quando il Poeta ripete i suoi versi con un riverbero eccessivo.
La fiction “Leopardi – Il poeta dell’infinito”, diretta da Sergio Rubini, ha ottenuto un grande successo di ascolti e ha conquistato il pubblico italiano con un ritratto inedito e toccante del grande poeta Giacomo Leopardi. La prima puntata, andata in onda martedì 7 gennaio, ha registrato un’impressionante 24,08% di share, con oltre 4.112.000 spettatori incollati allo schermo. Sui social, la miniserie ha scatenato un’ondata di entusiasmo, specialmente tra i giovani, affascinati dalla passione per la poesia di Leopardi e dalla frase “Nei libri c’è il mondo intero”, che è diventata virale.
Nonostante qualche critica riguardante la qualità dell’audio, la miniserie è stata lodata per il suo alto valore qualitativo. La nascita delle “Operette Morali” e l’interpretazione struggente de “L’infinito” sono stati momenti particolarmente emozionanti. “Leopardi – Il poeta dell’infinito” di Sergio Rubini si conferma un prodotto di alta qualità, capace di avvicinare il grande pubblico alla figura complessa e affascinante di Giacomo Leopardi. Un successo per la Rai e per il regista, che ha saputo restituire con sensibilità e maestria il genio del poeta di Recanati.