di Alex Marè
La dott.ssa Chiara Tordini, psicologa clinica e psicoterapeuta, racconta, come il tango possa diventare un efficace strumento terapeutico, in particolare nel trattamento di malattie neurodegenerative come il Parkinson, e quali benefici apporti ai pazienti, tanto sul piano fisico quanto su quello emotivo.
Cosa rappresenta il tango per lei?
Il tango non è semplicemente un ballo. Come disse Jorge Luis Borges, citando E. Santos Discepolo, è “un pensiero triste che si balla”. Tuttavia, per me il tango evoca non solo tristezza o malinconia, ma anche una gamma di emozioni più vasta. Il tango è un incontro profondo con l’altro, un’esperienza di connessione che va oltre le parole: si tratta di ascoltare la musica, il proprio corpo e quello dell’altro Non è fatto solo di passi, ma di ciò che accade tra un passo e l’altro, all’interno dell’abbraccio. È un sentire che coinvolge l’intera persona, non solo ciò che si vede, ma soprattutto ciò che si sente a livello corporeo.
Come è nata l’idea della tangoterapia e a chi è rivolta?
L’idea di utilizzare la tangoterapia in ambito sanitario è nata durante il mio percorso di formazione, quando incontrai due medici, ballerini di tango e tangoterapeuti, in una comunità psichiatrica a Fermo. La tangoterapia è un metodo terapeutico e riabilitativo creato dallo psichiatra e psicoanalista argentino F. Trossero, che lo ha sperimentato con i suoi pazienti. È rivolta a chiunque abbia vissuto esperienze difficili, come malattie oncologiche, lutti, depressione o mancanza di autostima. Tuttavia, studi hanno dimostrato che la tangoterapia è particolarmente efficace nel trattamento delle malattie neurodegenerative, in particolare del Parkinson.
Quali benefici ha riscontrato con la tangoterapia?
I benefici della tangoterapia sono numerosi. In primo luogo, stimola il movimento in modo ritmico e favorisce il contatto con il proprio corpo e con quello degli altri. Permette di esplorare emozioni, vissuti e fragilità, offrendo un’esperienza utile non solo per problemi fisici, cognitivi o neurologici, ma anche per migliorare l’umore e le relazioni. È particolarmente consigliata in casi di patologie che influiscono sia sul corpo che sulla psiche.
Come si collega un ballo a una malattia degenerativa come il Parkinson?
Diversi studi hanno dimostrato che il tango può essere un alleato nel migliorare sintomi del Parkinson come l’equilibrio, la postura e le disfunzioni motorie, inclusi tremori e rigidità. Il tango contribuisce a rendere la camminata più fluida e aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio corpo in movimento. Inoltre, stimola la memoria e, non meno importante, migliora l’umore e riduce l’isolamento sociale. Come mi ha raccontato un paziente, “Non è facile parlarne” e aggiunse “non parlo dei sintomi motori, che tutti conoscono, ma parlo di quelli non motori, non visibili. Passi intere giornate chiuso in casa, ti isoli, non ti relazioni più con nessuno. Non apri più la porta neanche al postino”. Il tango induce un benessere generale, migliorando la qualità della vita e favorendo l’espressione e la condivisione di paure e ansie all’interno di un gruppo, specialmente in chi affronta malattie neurodegenerative come il Parkinson.
C’è qualcosa che vorrebbe aggiungere?
Sì, aggiungerei una citazione di F. Trossero, “Il corpo dice tante cose. Guardando qualcuno che balla il tango, dai movimenti, dalla postura e dall’abbraccio si intuiscono le resistenze e la personalità in generale. Il corpo parla e non mente”.
2 commenti su “Tangoterapia: il potere del tango nella gestione delle emozioni e nella cura delle malattie neurodegenerative. Ce lo spiega la dr.ssa Chiara Tordini”
Sono d’accordo con ogni parola
Fantastico e il tutto andrebbe anche più pubblicizzato
Vogliamo la dott.ssa ospite in tv
Complimenti Chiara per la bellissima iniziativa. D’altronde la psiche quando manda il sintomo fisico dice più di qualsiasi parola. E forse il tango è un ottimo terapeuta che sa ascoltare quello che non si dice!