La storia di Sunrise, il giovane che viveva su una panchina degli orti Pace di Jesi, ha un lieto fine

Quella che vi raccontiamo oggi è una bella storia, una storia che ha a che fare con la rete di protezione che si è creata intorno a una persona senza dimora tra servizi sociali, Caritas e polizia locale del comune di Jesi. Molti di voi hanno visto quel ragazzo che ha “vissuto” per un periodo su una panchina degli orti Pace. Qualcuno lo ha segnalato, qualcuno lo ha persino fotografato, qualcuno ha scritto un articolo sui quotidiani locali. Quel ragazzo è Sunrise*, camerunense poco più che quarantenne, reso fragile dalle precarie condizioni di salute aggravate dalla condizione di senza dimora. E utilizzo non a caso “senza dimora” e non “senza fissa dimora”. Perché Sunrise una dimora non ce l’ha. Nemmeno occasionale. Chi lo ha visto ha provato compassione, qualcuno disgusto, qualcuno paura e qualcun altro rabbia. Perché un senza dimora disturba la vista, in un modo o in un altro. L’occhio benevolo pensa che quella persona ha bisogno di aiuto. Di mangiare, di lavarsi, di avere un tetto sulla testa. È ovvio.


Per citare Maslow, alla persona senza dimora mancano i bisogni alla base della piramide, quelli essenziali. Ma ci sono due modi di aiutare la persona senza dimora: offrire cibo, coperte, una doccia e un letto temporaneo in un centro di accoglienza. L’altro modo è quello di offrire tutto questo e nel frattempo occuparsi di lui, di quei bisogni che stanno a un gradino più alto della piramide. Non sempre è facile e in questo caso era molto difficile. Sunrise non si fidava, non voleva essere aiutato o così ci era sembrato. Dalla panchina ha cominciato a spostarsi in altre zone di Jesi e poi ad Ancona e di nuovo a Jesi. Un continuo fuggire.


 Così un giorno ci siamo seduti attorno a un tavolo abbiamo cominciato a occuparci davvero di lui. Ognuno per la sua parte. Abbiamo iniziato a fare ricerche sulla sua vita, partendo dalla città di residenza, passando per le città, gli ospedali e le Caritas da cui è passato. Una vita in giro senza riuscire a fermarsi mai, senza riuscire a curarsi e ad avere una vita normale.


Abbiamo scoperto che aveva una sorella in Italia che non poteva più contattarlo perché Sunrise non aveva più un telefono.


Nel frattempo, mentre cercavamo di capire, Sunrise sembrava scomparso. Fino all’altro giorno quando, tramite la Polizia locale di Jesi, veniamo a sapere che Sunrise era stato fermato dalla Polizia locale di Ancona. Al comando si è mostrato ancora più fragile, non sembrava nemmeno più arrabbiato. Forse era solo molto stanco. Abbiamo chiesto alla Polizia locale di non lasciarlo andare mentre avremmo avvisato la sorella, che vive con la sua famiglia in Valle d’Aosta, e l’avremmo messa in contatto con lui.

E così è stato.


Sunrise e la sorella si sono parlati, dopo tanto tempo. La sorella gli ha detto che lo avrebbe accolto per aiutarlo a curarsi. Sunrise ha detto sì. E da lì in poi è stata una corsa contro il tempo, una staffetta per organizzare il viaggio, per paura che si sarebbe allontanato e lo avremmo perso di nuovo. La Caritas di Jesi ha acquistato il biglietto del treno e un’operatrice della Caritas di Ancona si è recata presso la Polizia locale per consegnarglielo. La paura che non riuscisse ad affrontare il viaggio, così lungo, era tanta. Ma il giorno dopo abbiamo esultato. Sunrise era arrivato dalla famiglia di sua sorella in Valle d’Aosta che si è subito attivata per proteggerlo e curarlo.


Questa bella storia è il risultato di una squadra che ha funzionato, che è andata oltre il “barbone che bivacca su una panchina”, che ha guardato la persona e non solo la sua condizione.


La grande sfida è quella di arrivare alla comunità, a quella comunità che prima di chiedere alle istituzioni “che cosa potete fare per lui?” si chieda “che cosa posso fare io?”, per diventare parte attiva della rete.

Maria Pina Masella, Area Inclusione Sociale Asp Ambito 9

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1 commento su “La storia di Sunrise, il giovane che viveva su una panchina degli orti Pace di Jesi, ha un lieto fine”

  1. Bellissima storia, ho in mente Sunrise, aveva occhi buoni e un sorriso dolce. Quando lo hanno allontanato dalla panchina mi era dispiaciuto. Sentivo una sorta di risorto per lui. Ma sentivo che molte persone si lamentavano.
    Grazie per il vostro lavoro, rendere il mondo un posto migliore e rianimare la speranza che a volte viene messa a dura prova

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