Prorogata fino al 1 settembre 2024 la mostra personale di Giovanni Termini ‘Come la metti sta’ al Palazzo Tiranni-Castracane di Cagli

Visto il grande successo, la personale di Giovanni Termini, Come la metti sta, allestita nel cinquecentesco  Palazzo Tiranni-Castracane di Cagli nell’ambito di Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura e del  progetto di dossier “50×50 Capitali al quadrato”, è stata prorogata e sarà visitabile fino al 1 settembre.

Promossa da Comune di Cagli e Pesaro Musei e curata da Marcello Smarrelli, direttore artistico di Pesaro  Musei, la mostra ha aperto i battenti lo scorso 13 aprile e continua a riscontrare grande apprezzamento da  parte del pubblico avendo registrato, dal giorno dell’inaugurazione, oltre 1000 presenze, in particolare di  turisti italiani e stranieri che restano affascinati dalle sculture contemporanee dell’artista in sorprendente  dialogo con gli ambienti architettonici carichi di storia. 

L’esposizione è organizzata con la collaborazione dell’azienda Cariaggi, storica filatura di Cagli, e presenta una selezione di opere recenti di Termini, di cui una inedita e site-specific – che dà il titolo alla mostra –  proponendo un percorso incentrato sul rapporto tra arte, natura, tecnologia ovvero sulle coordinate  programmatiche di Pesaro 2024.

“I segni che il tempo ha impresso nelle splendide sale di Palazzo Tiranni-Castracane in disuso da anni –  spiega Marcello Smarrelli – creano una profonda risonanza con il modus operandi di Giovanni Termini.  Spesso gli intonaci consumati lasciano intravedere la stratificazione degli affreschi, le strutture dei muri e  delle volte, rivelando gli artifici tecnici della costruzione, quasi che l’intero palazzo sottratto al flusso del  tempo, in virtù di uno scarto concettuale, sia diventato un ready-made, assunto esso stesso dall’artista a  opera d’arte autografa”. 

Nato ad Assoro (EN) nel 1972, ma pesarese d’adozione, Giovanni Termini si colloca in una traiettoria della  scultura contemporanea italiana che parte da Lucio Fontana fino all’esperienza dell’Arte Povera. 

Le sue  creazioni sono permeate da un vitalismo materico fondato sul reimpiego e la rielaborazione di oggetti prelevati dalla realtà, configurandosi come “manufatti” che rivendicano esplicitamente una tecnologia di  esecuzione. Un processo che si apre al dettato dei materiali, delineando una narrazione intorno all’uomo e alla sua natura. Fermamente situato in uno spazio e proiettato in una dimensione temporale, l’artista in  un’intervista dichiara: “Penso che la creatività si nutra proprio dei conflitti che cerca, inutilmente, di sedare.  Non vedo altri stimoli alla ricerca”.  

Il senso del fare che muove Termini si esplicita nella serie delle opere esposte, che si misurano con il tema  del lavoro a partire proprio dall’installazione site-specific Come la metti sta (2024),  realizzata con materiali provenienti dall’azienda Cariaggi, in stretto dialogo con l’architettura della sala che la  ospita caratterizzata da una decorazione blu ottenuta con l’utilizzo del guado, fino ad arrivare a Dialogo  costruttivo (2017), opera dedicata al grande maestro Eliseo Mattiacci, originario di Cagli. 

L’universo produttivo che esplora è spesso legato all’atto del costruire e allo spazio del cantiere, qui ricorrente  attraverso il travestimento poetico di strumenti tecnici, come il trabattello usato nell’opera Hully Gully (2022).  

Sempre al contesto del lavoro si può riportare Circoscritta (2016), opera concepita originariamente a  commento della tradizione vivaistica della città di Pistoia, apertamente ispirata al Manifesto del terzo  paesaggio del celebre giardiniere e paesaggista francese Gilles Clément, che introduce il tema del rapporto  con la natura.

Quest’ultima è intesa sempre in relazione all’uomo, parte del suo stesso essere, ma in un equilibrio precario che sembra governare tale rapporto. Una precarietà che ricorre come principio fondante  della sua grammatica scultorea, spesso attraverso l’inserimento di elementi “incongrui”, come in Tappeto in solido (2021) o ne L’equilibrio dell’incongruo (2018), che sorprendono l’ordinaria percezione dello spettatore

Intorno alla materia si gioca di fatto una partita decisiva nel lavoro dello scultore, che fa spesso ricorso a  oggetti ordinari sottoposti a processi di manipolazione tecnologica come la galvanizzazione, impiegata ad  esempio in Cordone (2021) e ne La specularità delle divergenze (2022). 

Questo trattamento, solitamente applicato alle superfici metalliche per incrementare la resistenza alla  corrosione, rappresenta per l’artista un tentativo di rispondere alla vitalità dei materiali, di arrestarne  l’inevitabile decadimento fissandone l’aspetto. 

Si tratta, tuttavia, di un tentativo destinato alla sconfitta, in  quanto l’alterazione chimico-fisica prosegue comunque sotto il rivestimento metallico, consegnando l’opera  al paradosso dell’ambiguità. 

Un interesse plastico è evidenziato da Termini anche nel ricorso ad altri media, come la fotografia. Nel dittico  La misura di una distanza (2022-23), parte della superficie dell’opera è rimossa svelando il supporto  metallico, conferendo visibilità e, conseguentemente, rilievo al supporto dell’immagine. 

A corredo della mostra Giovanni Termini, Come la metti sta, il catalogo a cura di Simone Ciglia, edito da Arti Grafiche della Torre. 

Giovanni Termini è nato ad Assoro (En) nel 1972; vive e lavora a Pesaro. Ha esposto in Italia e all’estero. Tra le mostre personali: Consuete attenzioni, Galleria Vannucci, Pistoia;  L’umanità degli oggetti. Jason Dodge, Giovanni Termini, Kappa Noun, San Lazzaro di Savena, Bologna;  (Criteri generali per la) messa in sicurezza, Otto Gallery, Bologna; È vietato eseguire lavori prima di avere tolto la tensione, Galleria Vannucci, Pistoia; Visioni d’insieme, Mac Museo di Lissone; Grado di tensione,  Galleria Francesco Pantaleone, Palermo; Innesti, Galleria Vannucci, Pistoia; Disarmata, Fondazione  Pescheria, Pesaro; Zona franca, Galleria Pio Monti, Roma; Da quale pulpito, Museo del Novecento e del  Contemporaneo di Palazzo Fabroni, Pistoia. 

Tra le collettive: Upcycle, Residenza dell’Ambasciata d’Italia, Berna, Svizzera; The new abnormal.  Straperetana, Pereto (AQ); La forma della terra, Fondazione Menegaz, Castelbasso; Opera morta, Otto  Gallery, Bologna; Arte e tecnologia, Museo di Lan Wan, Qingdao, Cina; DISIO. Nostalgia del futuro, Sala  Tac, La Caja, Istituto Italiano di Cultura, Caracas, Venezuela; Rilevamenti #1, CAMUSAC, Cassino; Au  Rendez-Vous des Amis, Palazzo Vitelli Fondazione Burri, Città di Castello; XV Quadriennale di Roma,  Palazzo delle Esposizioni; I Premio Internazionale Giovani Scultori, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano. 

Giovanni Termini 

Come la metti sta 

A cura di Marcello Smarrelli 

Palazzo Tiranni-Castracane, via Purgotti 51, 61043 Cagli PU 

13 aprile – 30 giugno prorogata fino al 1 settembre 2024 

Con la collaborazione di 

Catalogo a cura di Simone Ciglia, edizioni Arti Grafiche della Torre 

Orari sabato e domenica h 11 – 18 

Ingresso libero 

A cura di

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