Accettare la proposta della casa editrice Mauna Loa di curare l’edizione degli scritti sul fascismo di Antonio Gramsci è stata una sfida: non sono uno storico né un politologo, ma solo una scrittrice appassionata di storie.
L’inconsueta richiesta ha però richiamato alla memoria la mia grande passione giovanile per le opere lasciate da questa grande figura di politico, filosofo, scrittore e giornalista, ma soprattutto la mia ingenua e romantica commozione per la sua vita breve e struggente, vissuta nella sua interezza con intensità e rigore.
Ed è proprio la sua vita, strettamente legata alle opere, è stata la traccia che ho seguito per raccontare ai lettori di questo volume i numerosi articoli scritti da Antonio Gramsci dal 1916, quando era solo un giovane giornalista e sindacalista nella Torino degli Agnelli, fino al 1926 anno del suo arresto.
Ritenendo quindi la lettura di questa antologia, soprattutto in questo particolare momento storico, urgente e necessaria ho intrapreso un lungo e appassionante lavoro di ricerca e lettura dei documenti.
Antonio Gramsci pubblicò perlopiù sui giornali L’Avanti, Il grido del popolo, L’Ordine Nuovo e L’Unità.
Gli articoli raccolti in questo volume, tutti riguardanti in qualche modo le sue intuizioni e la conseguente condanna al fascismo, rivelano il giornalista militante, dallo stile elegante e agile, pervaso da un’ironia fine e pungente.
I temi trattati di stretta attualità, se lontani dai pensieri meditati e non mediati dal dibattito pubblico dei Quaderni del Carcere, non sono meno efficaci per comprendere il disegno della sua evoluzione intellettuale ed ideologica.
Il volume comprende anche le relazioni ai Consigli Nazionali del Partito Socialista, del Partito Comunista e il testo completo del suo unico discorso alla Camera, pronunciato il 16 maggio 1925, riguardante la legge sull’abolizione delle associazioni segrete.
Un ampio spazio è dedicato a brani sul fascismo tratti dai “Quaderni del carcere” e alle dichiarazioni di Gramsci rilasciate davanti al Tribunale speciale fascista.
Concludono il volume le “Discussioni nel carcere di Turi”, raccolte dal dirigente del Partito Comunista Athos Lisa e uno scritto polemico pubblicato il 7 febbraio 1924 su Stato Operaio firmato con lo pseudonimo G. Masci, contro quella che lui stesso definisce “meschina interpretazione” da parte de L’Avanti di un suo precedente articolo sui rapporti tra sindacato e fascismo, concludono il volume.
Gramsci, conscio del ritardo, non soltanto dei socialisti, ma dello stesso partito comunista, nel comprendere il volto originale della reazione borghese in atto che porterà alla presa del potere di Mussolini, ci fornisce, inoltre, gli strumenti per capire le proprie successive scelte ideologiche, tra cui la dura critica alla repressione stalinista, che lo isolerà, in carcere, dai suoi compagni di partito, dove si immergerà in quella solitudine che aveva contraddistinto tutta la sua vita.
Una lettura importante quella degli scritti di Antonio Gramsci, per chi vuole conoscere il passato, vivere consapevolmente il presente per progettare il futuro.