Fano, parlare di mafia attraverso la fiction: a Passaggi Festival il nuovo romanzo di Gaetano Pecoraro
‘Sono nato a Palermo ,quando è scoppiata la bomba di Capaci, ero piccolo ma ricordo perfettamente dov’ero; perché quella cosa lì , la mafia ha deviato un sacco di vite, anche di chi non aveva nulla a che fare, anche di chi ,come me ha sentito il suono di quella bomba quel giorno…’
Così sul palco del Pincio di Passaggi Festival , Gaetano Pecoraro , giornalista e personaggio televisivo racconta della sua vita e del suo ultimo romanzo “Il male non è qui. Matteo Messina Denaro”.
Scrivere su Matteo Messina Denaro, racconta Pecoraro, a trent’anni dalle stragi trova che sia molto più importante raccontare le ferite aperte anziché fare la cosiddetta “messa cantata”, è giusto e fondamentale ricordare persone come Falcone e Borsellino, però si distanzia dalla retorica stucchevole con cui si ricordano.
Parlare di Matteo Messina Denaro vuol dire parlare delle ferite aperte, parlare di un qualcosa che non torna.
Molto spesso si ricorda di questa epoca delle stragi, come qualcosa di risolto, come se la mafia non ci fosse più in Sicilia, eppure dall’altra parte c’è il latitante più ricercato del mondo di cosa nostra che è in libertà.
Per questo la scelta di Gaetano Pecoraro di raccontare Matteo Messina Denaro, più che far capire chi è , di certo una parte fondamentale del suo romanzo, ma per far capire come e perché ancora oggi non è stato catturato.
Quando si parla di Matteo Messina Denaro spesso si parla di fantascienza, per chi leggerà questo libro, leggerà un romanzo che è tratto da due anni di conversazioni con un magistrato e la sua squadra investigativa che hanno lavorato per più di dieci anni alla cattura di Matteo Messina Denaro e da una ricerca attenta su fonti e carte.
Allo stesso tempo è un romanzo perché l’intento dello scrittore è quello di fare avvicinare persone che non frequentano la” parrocchia dell’antimafia “, quello di parlare alla gente comune , gente che non frequenta questo genere di storia, allora il romanzo permette di essere molto più ‘potente’ e molto più diretto, ma nulla di fantasioso.
Tutto ciò che c’è nel libro è sostanzialmente vero mischiato a momenti di fiction, per rendere tutto più fluido, riuscendo a giostrare in maniera più diretta e più semplice alcuni nessi logici , per fare avvicinare le persone che vorranno approfondire, coinvolgendo anche una platea anche più giovanile.
Il libro è incentrato sì sul più grande latitante della storia, ma Gaetano Pecoraro parla anche di molte cose che non hanno funzionato , la lotta alla mafia che riguarda Matteo Messina Denaro, di quel periodo specifico tra l’89 e il 97 ( testimonianza diretta della sua presenza ) .
E’ una storia fatta di depistaggi, in cui la guerra tra il bene e il male non è così chiara, ma è tutto molto grigio, legami nebulosi tra mafia, massoneria e servizi segreti, c’è bisogno di raccontare dei fatti e lo scrittore lo fa attraverso la fiction.