di Stefano Fabrizi
Incontrare Gilberto Santini è come rivedere un “vecchio” amico con il quale puoi parlare di tutto. E fare anche delle confidenze. Ma in questa occasione “pubblica” ci siamo limitati ad un ambito artistico-lavorativo, ma con la fantasia che spesso debordava per altri lidi. E con Gilberto è così, la sua cultura gli permette di essere a suo agio, ma anche di mettere nella stessa condizione l’interlocutore, senza mai fare la parte del saccente.
L’Amat, una storia lunga 45 anni
Prima di dare la parola a Santini facciamo un po’ di storia: l’Amat nasce il 5 ottobre 1976. All’inizio si chiamava AMELAC (Associazione Marchigiana Enti Locali Attività Culturali) e il 23 giugno 1984 ha acquisito l’attuale fisionomia e denominazione di AMAT (Associazione Marchigiana Attività Teatrali) dopo aver concentrato sul teatro e, più in generale, sullo spettacolo dal vivo l’ambito di intervento e in concomitanza all’estensione delle attività a tutto il territorio regionale. Dal 1979 l’AMAT è stata riconosciuta e finanziata dal Ministero del Turismo e Spettacolo e successivamente ha incluso l’Ente fra gli organismi di distribuzione, promozione e formazione del pubblico per la prosa e la danza. Gilberto Santini festeggia quest’anno i 26 anni di “vita vissuta” all’interno dell’Amat in perfetta simbiosi.

“L’Amat, tengo a precisare, non è un semplice programmatore di spettacoli, ma è molto di più. Prima che inizi la stagione ci sediamo ad un tavolino con sindaci e assessori (i Comuni che hanno teatri fanno parte del circuito, ndr) e decidiamo insieme cosa vogliono gli amministratori per il loro territorio: c’è chi vuole degli spettacoli divertenti, che predilige la prosa seria, chi ha problemi di budget (in realtà un po’ tutti) e chi vuole delle esclusive. Su queste basi si programmano le varie stagioni cercando di operare anche delle scelte di contenimento dei costi facendo circuitare alcuni spettacoli. Questa per me è la parte meno creativa e più burocratica, ma di necessità occorre spesso farne virtù. Fortunatamente sono circondato da validi professionisti che fanno squadra”.

Un lavoro che in 26 anni è molto cambiato
“Il mio lavoro in questi 26 anni è purtroppo cambiato molto. Infatti sto cercando in tutti i modi di farlo tornare un po’ nella fisionomia di quello che era. Nel senso che la cosa bella di questo lavoro sono i suoi contenuti, mentre ora ha preso il sopravvento la parte burocratica. Fortuna che ci sono delle situazioni che si riescono ancora a creare, come la stretta collaborazione con Marche Teatro che ci ha portato a presentare un giovane e talentuosissimo artista. Con Velia Papa (direttore di Marche Teatro e Fondazione del Teatro delle Muse, ndr) c’è una grande collaborazione e intesa. E i buoni frutti stanno nascendo. E, io, anche se sono cambiato fisicamente, ho lo stesso sguardo di quando avevo vent’anni e avevo capelli lunghissimi. La stessa fame di vita, di conoscere che non mi ha mai abbandonato. Sono riuscito a non farmi troppo cinico e soprattutto a non farmi inasprire: ho sempre cercato di proteggere il mio cuore. E nel tempo, ho anche avuto la soddisfazione di aver posto la fiducia in alcune persone che sono cresciute e che hanno intrapreso un percorso artistico autonomo”.

Gilberto Santini, una vita per il teatro
Nato a Cento nel 1969, ma da sempre marchigiano, Gilberto Santini, ha seguito fin da ragazzino il suo istinto e passione verso il teatro. “A 14 anni un amico mi regalò un biglietto per Medea con la Melato a Jesi. Un colpo di fulmine che mi portò verso Polverigi e Inteatro da Roberto Cimetta e Velia Papa. Mi sono cimentato anche nella recitazione, ma era un campo che non sentivo mio. Nel frattempo mi sono laureato a pieni voti in Letteratura Teatrale all’Università di Urbino e specializzato in Management dello Spettacolo alla Bocconi di Milano. Ho insegnato per dodici anni Storia del Teatro e dello Spettacolo all’ateneo urbinate ed ora proseguo sulla strada della docenza avendo accettato la proposta di Marco Cangiotti, Direttore della scuola di Alti studi religiosi di Urbino: da 5 anni sono titolare della cattedra di Letteratura religiosa comparata, che mi ha permesso di fare, tra gli altri, un corso sul Vangelo secondo Shakespeare e un altro su San Paolo di Pasolini”. Inoltre, Santini ha scritto diversi libri e fa parte di diverse giurie di prestigiosi premi. “A 26 anni – racconta con orgoglio il nostro – l’assessore di Urbino Silvia Cuppini mi chiese di fare il direttore artistico del teatro Sanzio. Adoro le sfide, quanto la curiosità”.
Chi è Dio?
E parlando di Dio e paternità, Santini sposa una tesi: “Dio è il padre che gode quando il proprio figlio si emancipa e diventa un uomo libero”. E aggiunge: “Vivo la paternità attraverso la responsabilità che è cresciuta in questi anni nei confronti dei progetti che coltivo”.

Civitanova Danza, la punta di diamante
E parlando di paternità e sfide non si può non parlare di Civitanova Danza. “E’ un progetto che mi sta molto a cuore – confessa Santini – perché è diventato ormai un nostro fiore all’occhiello e come una punta di diamante incide su altri progetti e lì fa venir fuori. Ora, per esempio, mi trovo a Napoli per vedere alcune compagnie e le loro proposte. Ieri, parlavo con Federico Olivieri e Paola Vismara della Scuola di ballo della Scala. E poi con Jacopo Godani (direttore della Dresden Frankfurt Dance Company, ndr) …insomma, non ci si ferma mai”.

Premio Ubu, l’Oscar del Teatro (link)
“E’ la prima volta che il premio per eccellenza del teatro italiano viene dato a un circuito – spiega il direttore dell’Amat – E le origini di questo riconoscimento nascono durante il lockdown. Mi trovavo con le mani in mano davanti alla finestra e pensavo che non potevamo soccombere al virus anche “emotivamente”. Era come due amanti, il pubblico e l’artista, venissero costretti a non vedersi più. E allora ho chiesto al nostro tecnico se era possibile realizzare delle performance attraverso streaming e utilizzando diverse piattaforme social. Poi, ho contattato diversi artisti, tra le prime Federica Fracassi, che hanno aderito subito all’idea. E siamo partiti con risultati di ascolti e partecipazioni insperati. Ecco il premio Ubu ha riconosciuto questa iniziativa”.

Le ultime considerazioni: quanto è difficile la ripartenza e quale spettacolo manca al taccuino
Gilberto Santini: “Parlerei di partenza. Ogni nuova sfida è una partenza. E noi non ci arrediamo di sicuro. E per quello che riguarda lo spettacolo che vorrei portare è sicuramente Kontakthof di Pina Bausch. E ci riuscirò”.