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Ascoli Piceno Present: il 22 e 23 ottobre una full immersion nel teatro, musica e danza

APP – Ascoli Piceno Present, il festival multidisciplinare delle arti sceniche contemporanee torna ad Ascoli Piceno per la sesta edizione il 22 e 23 ottobre su iniziativa del Comune di Ascoli Piceno con l’AMAT e il sostegno di Regione Marche e MiC per la consueta full immersion nel teatro, musica e danza dell’oggi, importante punto di arrivo di una programmazione che da sei anni offre uno sguardo sui nuovi linguaggi della scena.Una occasione privilegiata per quanti amano confrontarsi con le espressioni più significativedel presente che dal pomeriggio a notte fonda va ad abitare i magnifici spazi della cittàper una festa delle arti sceniche contemporanee.


VENERDÌ 22 OTTOBRE

H 17.30 _ TEATRO DEI FILARMONICI

MARCO QUAGLIA

WOYZECK!

LETIZIA RUSSO

CARMELO ALÙ

[prima assoluta – durata 1 h]


H 19 _ CHIESA DI SAN PIETRO IN CASTELLO

ONDINA QUADRI

EMILIO

ALEXIA SARANTOPOULOU

[durata 1 h – lo spettacolo contiene scene di nudo integrale]


H 21.30 _ TEATRO VENTIDIO BASSO

DANILO GIUVA, LICIA LANERA

GUARDA COME NEVICA

3.I SENTIMENTI DEL MAIALE

[durata 1 h]


H 23 _ TEATRO DEI FILARMONICI

BLUEM

NOTTE

[durata 40 minuti]


SABATO 23 OTTOBRE

H 16 _ TEATRO DEI FILARMONICI

NICCOLÒ FETTARAPPA SANDRI

LORENZO GUERRIERI

APOCALISSE TASCABILE

[durata 1.10 h]


H 17.30 _ PINACOTECA CIVICA SALA DELLA VITTORIA

CARLO MASSARI/C&C COMPANY

A PESO MORTO

[durata 25 minuti]


H 18.30 _ CHIESA DI SAN PIETRO IN CASTELLO

GIACOMO LILLIÙ, MATTEO PRINCIPI

TEORIA DELLA CLASSE DISAGIATA

SONIA ANTINORI / RAFFAELE ALBERTO VENTURA

[prima nazionale _ durata 1 h]

H 21 _ TEATRO VENTIDIO BASSO


FRANCESCA FATICHENTI, LIV FERRACCHIATI

RICCARDO GORETTI, ALICE SPISA

PETRA VALENTINI, MATILDE VIGNA

LA TRAGEDIA È FINITA, PLATONOV

LIV FERRACCHIATI / ANTON ČECHOV

[durata 1.40 h]


H 23 _ TEATRO DEI FILARMONICI

A causa di problemi personali sopraggiunti EMMA NOLDE è impossibilitata a partecipare al festival APP ad Ascoli Piceno. Pertanto il suo concerto, previsto al Teatro dei Filarmonici sabato 23 ottobre alle ore 23, è sostituito – nel medesimo luogo, data e orario – dal concerto di R.Y.F


La prima giornata del festival, venerdì 22 ottobre, prende avvio alle ore 17.30 al Teatro dei Filarmonici con la prima assoluta di Woyzeck!. La drammaturgia di culto di Letizia Russo riscrive il capolavoro assoluto di George Büchner affidando il ruolo di protagonista a Marco Quaglia per la regia di Carmelo Alù, con la collaborazione della coreografa Chiara Taviani. Dal trattato di Jean-Jacques Rousseau – Emilio o sull’educazione – nasce Emilio della regista Alexia Sarantopoulou, artista greca che inizia a lavorare come attrice con Motus e fa parte del collettivo teatrale Nova Melancholia. La performance (con scene di nudo integrale) in scena alle ore 19 alla Chiesa di San Pietro in Castello è affidata a Ondina Quadri e prende vita attraverso la creazione e la distruzione di tableaux vivants, giocando con la distinzione tra organico e inorganico, morto e vivo, organismo e macchina, corpo e oggetto. Alle ore 21.30 il palcoscenico del Teatro Ventidio Basso accoglie Guarda come nevica. 3. I sentimenti del maiale, un ironico simposio tra due teatranti, Danilo Giuva e Licia Lanera, sul tema del suicidio, dell’arte e dell’isolamento. I sentimenti del maiale è uno spettacolo che non si compie mai, uno spettacolo in cui la morte di Majakovskij si fonde a quella di Ian Curtis e di un qualunque maiale. Licia Lanera si concentra sull’icona dell’artista maledetto, sui suoi tumulti interni, i suoi amori prepotenti, la paura di invecchiare, la sfida con la morte, l’orrore per la solitudine. L’ultimo appuntamento della giornata alle ore 23 al Teatro dei Filarmonici è con Chiara Floris, aka Bluem, cantautrice e produttrice sarda di base a Londra, in un tributo alla notte, dal suo album Notte che fonde la malinconia di Bon Iver alla rivoluzione musicale di Frank Ocean, combinandola a una visione artistica che si ispira a nomi come Grimes, Kali Uchis e Rosalía con un sound unico che affianca e accompagna parole intense e a tratti laceranti.


Il programma di sabato 23 ottobre prende avvio alle ore 16 al Teatro dei Filarmonici con Apocalisse tascabile di Niccolò Fettarappa e Sandri Lorenzo Guerrieri, spettacolo vincitore Premio In-Box 2021, un atto unico eroicomico che con stravaganza teologica – senza alcun preavviso, Dio compare in un supermercato in periferia di Roma per annunciare la fine del mondo – ricompone l’infelice mosaico di una città decadente e putrefatta, specchio di una defunta condizione umana. Il triste annuncio profetico è affidato a due smaliziati apostoli under 30 che portano sulla scena con autoironia la rabbia di una generazione esclusa, così giovane e già così defunta. Fotogrammi di una periferia senza tempo e identità, caratteri, una volta protagonisti, oggi disadattati privi di una funzione sociale, comparse passive, astanti in attesa di cadere in una voragine identitaria che ne cancellerà definitivamente la memoria per dare spazio al nulla. A peso morto di Carlo Massari, alla Pinacoteca Civica (Sala della Vittoria) alle ore 17.30, è una performance site-specific di un’artista sensibile nel raccontare il nostro tempo assetato di umanità. Varietà tragico su sogni e disillusioni della classe media del nostro Paese, Teoria della classe disagiata di Sonia Antinori da Raffaele Alberto Ventura con Giacomo Lilliù e Matteo Principi debutta in prima nazionale alla Chiesa di San Pietro in Castello (ore 18.30). La pièce descrive una generazione che, cresciuta con il dovere di inseguire passioni, anche prosciugando patrimoni familiari e primeggiando nella scalata sociale, ha visto il terreno franare sotto i piedi trasformandola, di fatto, una classe media delusa, troppo acculturata e di certo non più agiata. Alle ore 21 l’appuntamento è al Teatro Ventidio Basso con La tragedia è finita, Platonov, una fresca e vitale riscrittura di Liv Ferracchiati in chiave contemporanea di un classico, Platonov di Anton Čechov, primo dramma che il drammaturgo russo scrisse all’età di vent’anni e che rimase incompiuto. “Platonov, inteso come testo drammaturgico, sempre e solo letto, mai pensato da rappresentarsi, per me è stato un incontro. Negli anni ho continuato a pensare al suo personaggio principale, alle sue fragilità, al suo fascino che è una voragine e alle altre figure che ruotano intorno a lui. Figure che, in qualche modo, sono entrate a far parte del mio immaginario” afferma Liv Ferracchiati in scena con Francesca Fatichenti, Riccardo Goretti, Alice Spisa, Petra Valentini e Matilde Vigna. A causa di problemi personali sopraggiunti EMMA NOLDE è impossibilitata a partecipare al festival APP ad Ascoli Piceno. Pertanto il suo concerto, previsto al Teatro dei Filarmonici sabato 23 ottobre alle ore 23, è sostituito – nel medesimo luogo, data e orario – dal concerto di R.Y.F .


Abbonamenti intero festival (posti limitati) 50 euro. Informazioni, prenotazioni e prevendite biglietteria del Teatro 0736 298770, AMAT 071 2072439, on line su www.vivaticket.com (solo biglietti singoli spettacoli). Infoline 334 6634432, attiva i giorni del festival.


VENERDÌ 22 OTTOBRE

H 17.30 _ TEATRO DEI FILARMONICI

WOYZECK!

di Letizia Russo

con Marco Quaglia

regia Carmelo Alù

partitura fisica Chiara Taviani

scene e costumi Marta Montevecchi

luci Marco D’Amelio

musiche Francesco Leineri

coproduzione 369gradi e Compagnia dell’Accademia

con il sostegno di ARTEFICI.ResidenzeCreativeFvg di ArtistiAssociati

Periferie Artistiche – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio

Teatro Biblioteca Quarticciolo, Teatro del Lido

Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)

[prima assoluta – durata 1 h]

Woyzeck è un uomo semplice, un barbiere per l’esercito. Non è sposato ma ha avuto un figlio da una donna, Marie, e per sostentare questa famiglia illegittima è anche cavia umana di un medico che lo sottopone ad assurde diete ed esperimenti. Marie viene però sedotta da un soldato molto più aitante di Woyzeck.

Quando il seme della gelosia viene instillato nella fragile mente del soldato semplice gli eventi, dentro e fuori la testa, precipitano: Woyzeck comprerà un coltello e ucciderà Marie nei pressi di uno stagno. Poi impaurito dalle conseguenze tornerà sul luogo del delitto per nascondere l’arma nel fondo di quelle acque. Altro non sappiamo.

Portare Woyzeck solo in scena significa togliere lo sguardo centenario attraverso cui il mondo esterno ci ha sempre raccontato quest’uomo. Uno sguardo tuttavia ragionato. Ma quell’uomo, da solo in scena, è portatore di una follia unica, perché mentre la ragione come compendio di regole ci rende tutti uguali, la nostra follia è solo nostra, non somigliamo a nessuno quando lasciamo i nostri confini razionali.

La solitudine ci rivela quindi la storia di un avvelenato da esperimenti scientifici sulla nutrizione, causa del suo stato psicologicamente e fisicamente alterato. Un corpo intossicato quindi è oggi un’enorme possibilità sul piano scenico perché ci aiuta a vedere il corpo come espressione del rapporto con l’ambiente-mondo e non più un corpo rappresentazione individuale del rapporto con l’anima. Ma la solitudine in scena di Woyzeck lascia spazio a fantasmi nascosti, a paure inespresse ma presenti: essere padri, ed essere riconosciuti come tali. C’è un figlio, un bambino, in questa storia. È un bambino che porta il nome del padre e che col padre condivide un destino imbevuto di follia e mai di ragione.

Seguendo questa direzione il Woyzeck “abbandonato” e folle porta con sé la poesia della danza, un corpo folle appunto; da qui la collaborazione artistica con Chiara Taviani, che negli ultimi anni ha portato la sua ricerca sulla forza del gesto drammaturgico, forte dell’esperienza decennale con Balletto Civile.

L’attore sul palco, da solo, non si racconta né si spiega e proprio come un danzatore non è più a servizio di un pubblico attento solo al banale susseguirsi degli accadimenti del testo. La drammaturgia di Letizia Russo gratta il testo, lo spoglia di tutte le impalcature storiche delle varie critiche e lo riconsegna a un unico attore. La danza non più scissa dalla parola ma fondale inesauribile da cui la parola fuoriesce.


VENERDÌ 22 OTTOBRE

H 19 _ CHIESA DI SAN PIETRO IN CASTELLO

EMILIO

con Ondina Quadri

regia Alexia Sarantopoulou

musiche originali Yorgia Karidi

disegno luci Marie-Sol Kim, Alexia Sarantopoulou

produzione Motus

in coproduzione con Santarcangelo Festival

con il sostegno di Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio | Progetto PrendersiCura

L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale Centro di Residenza Emilia-Romagna

MiC, Regione Emilia-Romagna

con il supporto di CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia

Ravenna Teatro, Teatro Rasi, Fivizzano27

[durata 1 h]

Lo spettacolo contiene scene di nudo integrale

Emilio si ispira al trattato omonimo di Jean-Jacques Rousseau – Emilio o sull’educazione – uno studio sull’umano scritto nel 1762. Contrapponendo il concetto di natura a quello di cultura, il filosofo descrive lo stato di natura come un presociale felice e utopico, luogo dell’uguaglianza e dell’autosufficienza.

Ma come educare un fanciullo in una società corrotta e corruttrice? Senza libri né precetti, lontano dalla città e dagli sfarzi: nulla deve essere insegnato ad Emilio, ma tutto deve imparare da sé a contatto con la natura.

La performance prende vita attraverso la creazione e la distruzione di tableaux vivants, giocando con la distinzione tra organico e inorganico, morto e vivo, organismo e macchina, corpo e oggetto. Il palco è un quadro in continua mutazione. Le immagini si formano e si sgretolano: una natura morta diventa laboratorio di sperimentazione, atelier, clinica, paesaggio. Elementi apparentemente distanti si incontrano in maniera forse incoerente, dando vita a nuove possibilità di significato ed estetiche.

In scena Emilio trasforma e si trasforma. Sperimenta, altera, costruisce, abita, muta. Crea una moltitudine di spazi fluidi, dove il naturale e l’artificiale si compenetrano, spazi ibridi, paesaggi impuri, che trascendono i limiti, che vivono l’uno dentro l’altro. Sovraimpressioni. È sempre incluso nel cambiamento il segno di ciò che era prima.


VENERDÌ 22 OTTOBRE

H 21.30 _ TEATRO VENTIDIO BASSO

GUARDA COME NEVICA

3.I SENTIMENTI DEL MAIALE

di Licia Lanera

con Danilo Giuva e Licia Lanera

regia Licia Lanera

chitarra e voce Dario Bissanti

batteria Giorgio Cardone

basso Nico Morde Crumor

luci Cristian Allegrini

fonica Francesco Curci

scene Riccardo Mastrapasqua

aiuto scenografo Silvia Giancane

costumi Angela Tomasicchio

assistenti alla regia Annalisa Calice e Caterina Filograno

co-produzione Compagnia Licia Lanera, TPE Teatro Piemonte Europa

Festival delle Colline Torinesi

[durata 1 h]

Io e il mio cuore nemmeno una volta

fino a maggio siamo vissuti,

e nella vita passata

c’è soltanto il centesimo aprile.

I sentimenti del maiale è l’ultimo spettacolo della trilogia Guarda come nevica, che ha cominciato il suo percorso nel 2018 con Cuore di cane, poi nel 2019 con Il Gabbiano ed ora questo. Dopo aver affrontato il romanzo e la drammaturgia con Bulgakov e Čechov, con questo spettacolo Lanera si approccia a lavorare su Vladimir Majakovskij.

La neve non cade più, è già caduta, e una spessa coltre bianca ricopre il palcoscenico. Nella neve c’è un divano, una rock band, un maiale appeso per le zampe che appena macellato, cola sangue, e due attori: Licia e Danilo.

I sentimenti del maiale è un ironico simposio tra due teatranti sul tema del suicidio, dell’arte e dell’isolamento. È aprile, fuori esplode la primavera, ma i due sono chiusi in una stanza a leggere, a parlare, a giocare a recitare. A fare le prove. Di uno spettacolo o del loro suicidio.

I sentimenti del maiale è uno spettacolo che non si compie mai, uno spettacolo in cui la morte di Majakovskij si fonde a quella di Ian Curtis e di un qualunque maiale.

Lanera si concentra sull’icona dell’artista maledetto, sui suoi tumulti interni, i suoi amori prepotenti, la paura di invecchiare, la sfida con la morte, l’orrore per la solitudine.


VENERDÌ 22 OTTOBRE

H 23 _ TEATRO DEI FILARMONICI

BLUEM

NOTTE

[durata 40 minuti]

Chiara Floris, aka Bluem, cantautrice e produttrice sarda di base a Londra, ha pubblicato il 28 maggio il suo primo album in italiano, Notte (Peermusic Italy).

Prodotto con Simone D’Avenia, Notte nasce in una sola settimana di esplosione creativa, brano dopo brano, giorno dopo giorno. Sette tracce che hanno preso la loro forma primaria al calar del sole nella parte melodica, armonica e nei testi, per poi essere elaborate durante il giorno negli arrangiamenti e nella produzione.

Il titolo del lavoro discografico nasce proprio da questo: è un tributo alla notte, momento magico e prolifico in cui Bluem si trova completamente a suo agio. Notte fonde la malinconia di Bon Iver alla rivoluzione musicale di Frank Ocean, combinandola a una visione artistica che si ispira a nomi come Grimes, Kali Uchis e Rosalía, donne padrone del loro progetto e capaci di portare una visione forte e completa al loro pubblico. Bluem fa tesoro degli ascolti eterogenei in cui è sempre stata immersa, dai grandi cantautori e le band che hanno fatto la storia della musica suonate dai vinili del padre ad artisti sconosciuti da lui scoperti duranti i suoi viaggi in Sudamerica e Africa, senza dimenticare le sue passioni per il rock, il jazz, l’indie e le magie sonore contemporanee di artisti come Summer Walker, ABRA, Blood Orange, Tierra Whack, Tyler The Creator, SZA, Khruangbin, Angèle, 070 Shake.

Il risultato è un sound unico che affianca e accompagna parole intense e a tratti laceranti, che ripercorrono rapporti tossici e relazioni deterioriate, traumi vissuti e riscatti emotivi, che esorcizzano sofferenze e angosce, che liberano lo spirito da lacci troppo stretti e lo spingono verso nuovi destini e nuovi stimoli.

Bluem è il progetto di Chiara Floris, giovane cantautrice e produttrice classe 1995. Chiara nasce e cresce in Sardegna da una famiglia in cui scorre solo sangue sardo da generazioni e generazioni. Si avvicina alla musica fin da piccolissima grazie al padre, grande viaggiatore e collezionista di vinili di ogni genere. A otto anni comincia a studiare chitarra classica, per poi passare alla chitarra elettrica e accostarsi al mondo del rock e cominciare a suonare in una band. Durante gli anni precedenti l’università inizia a realizzare che avrebbe voluto creare qualcosa di nuovo, che non coinvolgesse solamente uno strumento ma anche la sua voce, e tante altre cose che le piaceva fare. Combattuta tra studiare fotografia o studiare musica, decide di rimanere fedele alla chitarra e nel 2014 si trasferisce a Londra per seguire un corso universitario di Music Performance and Production durante il quale inizia a scrivere e produrre i suoi primi brani originali. Grande amante del cinema, con un’ossessione per le colonne sonore thriller/horror, Chiara si specializza in composizione e produzione di musica per contenuti audiovisivi, collaborando a vari progetti tra Londra e l’Italia, tra cui STRIKE! – Fighting for the future, documentario sul cambiamento climatico e vincitore del premio come miglior documentario al Riviera International Film Festival 2020, diretto dalla sorella Francesca. Con lei sta attualmente lavorando alla sonorizzazione di un corto animato basato su una leggenda sarda. Nel 2018 rientra in Italia e pubblica da indipendente il suo EP di esordio cantato in lingua inglese e composto da tre brani: Picolina. Il nome deriva dal basement affittato a Bologna dove l’Ep è stato prodotto e il progetto coinvolge il produttore Simone D’Avenia e il mixing engineer Enrico Berto.  Poco dopo torna a Londra e per mantenersi, inizia a lavorare in un bar. A gennaio 2020 prende una settimana di ferie e getta le fondamenta di Notte, il suo primo album in uscita per Peermusic Italy a maggio 2021. Un progetto in italiano e con una visione precisa, sia dal punto di vista del suono che dell’immagine.


SABATO 23 OTTOBRE

H 16 _ TEATRO DEI FILARMONICI

APOCALISSE TASCABILE

regia Niccolò Fettarappa Sandri, Lorenzo Guerrieri

drammaturgia Niccolò Fettarappa Sandri

con Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri

spettacolo vincitore In-Box 2021

[durata 1.10 h]

Senza alcun preavviso, Dio compare in un supermercato in periferia di Roma per annunciare la fine del mondo. A prenderlo sul serio c’è solo un giovanotto amorfo e sfibrato, da allora fatalmente destinato ad essere il profeta della fine dei tempi. Accompagnato da un angelo dell’Apocalisse, il giovane apostolo si fa strada nell’abisso peccaminoso della città romana, per annunciare ai suoi abitanti la loro imminente fine. Il progetto apocalittico voluto da Dio sembra però fallire: la triste notizia annunciata non sembra affatto scuotere chi già si dedica alla propria quotidiana estinzione.

Apocalisse Tascabile è un atto unico eroicomico che con stravaganza teologica ricompone l’infelice mosaico di una città decadente e putrefatta, specchio di una defunta condizione umana.

Lo spettacolo tratta della fine del mondo vista da svariate prospettive, tra le quali preponderante è quella di due giovani “scartati”, liquidati e messi all’angolo perché inutili. La fine del mondo è allora per loro quasi un’occasione di vendetta, una rivincita presa sull’indifferenza subita. Il cambiamento è così incarnato dall’annuncio profetico di questi due smaliziati apostoli under 30 che portano sulla scena con autoironia la rabbia di una generazione esclusa, così giovane e già così defunta.


SABATO 23 OTTOBRE

H 17.30 _ PINACOTECA CIVICA, SALA DELLA VITTORIA

A PESO MORTO

creazione originale Carlo Massari/C&C Company

con Carlo Massari

maschere Lee Ellis

vincitore TrenOFF ’17

[durata 25 minuti]

Fotogrammi di una periferia senza tempo e identità. Caratteri, una volta protagonisti, oggi disadattati privi di una funzione sociale, comparse passive, astanti in attesa di cadere in una voragine identitaria che ne cancellerà definitivamente la memoria per dare spazio al nulla. La città “evolve” lasciando indietro coloro che una volta la rappresentavano con il loro dialetto, i loro detti, memorie, le loro rugosità.

Un microcosmo statico, corpi pronti al crollo, perché questo è ciò che resta al termine dell’oblio. Uno studio open-air sul vuoto, sul non ricordare perché eravamo lì e cosa ci eravamo venuti a fare, sul: -“Tornerei a casa, se solo ricordassi da dove sono venuto e dove stavo andando…”

Una ricerca per dare, forse, l’ultimo fiato a corpi esanimi di Eroi, Ré, Divinità caduti in disgrazia, che attendono malinconici e sognanti qualcuno che gli si avvicini per sentirsi ancora importanti. Una pietas contemporanea, una fisicità che alterna lunghi momenti di staticità a improvvisi crolli, dinamiche e anti-dinamiche; distorsioni, disadattamento, perché di questo si tratta. Questo nuovo lavoro ci riporta ancora una volta ad una profonda indagine su cambiamenti e dinamiche sociali.


SABATO 23 OTTOBRE

H 18.30 _ CHIESA DI SAN PIETRO IN CASTELLO

TEORIA DELLA

CLASSE DISAGIATA

di Sonia Antinori

dal saggio di Raffaele Alberto Ventura (minimum fax)

con Giacomo Lilliù, Matteo Principi

regia Giacomo Lilliù

video Giulia Coralli, Matteo Lorenzini, Piergiovanni Turco

sound design Aspect Ratio

scene Lodovico Gennaro

costumi Stefania Cempini

luci Angelo Cioci

produzione MALTE & Collettivo ØNAR / MARCHE TEATRO

in collaborazione con AMAT, Comune di Pesaro

con il supporto di Loop Live Club

Selezione Festival Crashtest 2020

[prima nazionale _ durata 1 h]

“Immaginate un’azienda che fabbrica un certo tipo di macchina in previsione di una domanda molto ampia. Immaginate poi che la previsione si riveli completamente sbagliata: la domanda si è contratta e le macchine non si vendono. Immaginate allora tutte queste belle macchine, oramai inutili, abbandonate nei magazzini. O svendute. Smontate. Distrutte. Bene. Ora immaginate di essere una di quelle macchine.”

Pubblicato nel 2017 e presto divenuto un saggio di culto, Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura descrive una generazione cresciuta con il dovere morale di inseguire passioni, prosciugare patrimoni familiari e primeggiare nella scalata sociale, mentre oggi il terreno sembra franarle sotto i piedi – una classe media delusa, disforica, fin troppo acculturata, non più agiata, come diceva a fine Ottocento Thorstein Veblen, bensì disagiata.

Grazie anche al successo di un crowdfunding che ha raccolto oltre 150 sostenitori, la Teoria del libro si traduce ora nella pratica del teatro. Due “rappresentanti di classe” conducono questo varietà tragico in cui si fanno portavoce delle mistificazioni, delle fragilità, delle meschinità di se stessi e dei loro simili, barcamenandosi fra il ridicolo e il macabro, squadernando un album di parabole letterarie e filosofiche, scambiandosi il ruolo di ragione e sentimento, vittima e carnefice, sacerdote e sacrificato; sono l’economista e il bovarista, il Todestrieb e il Lebenstrieb della classe disagiata, gli officianti del funerale di un’illusione collettiva.


SABATO 23 OTTOBRE

H 21 _ TEATRO VENTIDIO BASSO

LA TRAGEDIA È FINITA,

PLATONOV

di Liv Ferracchiati

con scene dal Platonov di Anton Čechov

con [in ordine alfabetico] Francesca Fatichenti, Liv Ferracchiati

Riccardo Goretti, Alice Spisa, Petra Valentini, Matilde Vigna

aiuto regia Anna Zanetti

dramaturg di scena Greta Cappelletti

costumi Francesca Pieroni

ideazione e realizzazione costumi in carta e costumista assistente Lucia Menegazzo

luci Emiliano Austeri

suono Giacomo Agnifili

lettore collaboratore Emilia Soldati

consulenza linguistica Tatiana Olear

produzione Teatro Stabile dell’Umbria

in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi

[durata 1.40 h]

Come può un’opera d’arte influenzare una vita?

Platonov, inteso come testo drammaturgico, sempre e solo letto, mai pensato da rappresentarsi, per me è stato un incontro.

Negli anni ho continuato a pensare al suo personaggio principale, alle sue fragilità, al suo fascino che è una voragine e alle altre figure che ruotano intorno a lui. Figure che, in qualche modo, sono entrate a far parte del mio immaginario. Il confronto con la tipologia umana di Platonov è stato un dialogo con una vera e propria materia organica.

Insomma, una lettura che ha influenzato una vita, la mia.

Trovavo rifugio nell’inazione di Platonov, nella sua paralisi tra attrazione e repulsione, tra paura e eccitazione, nel suo non agire e nel suo sottrarsi. Nel non scegliere tra le quattro donne che gli si offrono, come se ognuna potesse dare una soluzione alla sua esistenza. Non sceglie perché, alla fine, non si può. Come si può scegliere solo una possibilità? Una definizione identitaria non fluida?

E come si argina, allora, il Caos liberato se questo può portare, come accade a Platonov, all’autodistruzione?

Tutto è confuso, imbrogliato, forse conviene osservare con indulgenza Platonov, perché nei suoi slanci, nelle sue miserie, nelle sue paure e nei suoi inconsolabili dolori, ritroviamo i nostri.

Liv Ferracchiati


SABATO 23 OTTOBRE

H 23 _ TEATRO DEI FILARMONICI

A causa di problemi personali sopraggiunti EMMA NOLDE è impossibilitata a partecipare al festival APP ad Ascoli Piceno. Pertanto il suo concerto, previsto al Teatro dei Filarmonici sabato 23 ottobre alle ore 23, è sostituito – nel medesimo luogo, data e orario – dal concerto di R.Y.F.


ABBONAMENTI [POSTI LIMITATI]

INTERO FESTIVAL [9 spettacoli]

50 euro

BIGLIETTI

posto unico numerato

8 euro

Teatro Ventidio Basso

Guarda come nevica. 3. I sentimenti del maiale e La tragedia è finita, Platonov

10 euro

Bluem, A peso morto

5 euro


INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI & PREVENDITE

Biglietteria del Teatro Piazza del Popolo 0736 298770

dal martedì al sabato

dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 16.30 alle ore 19.30

AMAT 071 2072439 www.amatmarche.net

VENDITA ON LINE www.vivaticket.com [solo biglietti singoli spettacoli]

BIGLIETTERIA PRESSO I LUOGHI DI SPETTACOLO

mezz’ora prima dell’inizio

INFOLINE

334 6634432

attiva i giorni del festival

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