Francesco Adornato racconta Bruno Lauzi alla Controra

di Stefano Fabrizi

Compassato e attento alle parole che usa, ma poi quando inizia a parlare del suo Bruno Lauzi, la voce si scioglie e lascia trapelare emozioni mai sopite: questo è il Magnifico Rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato che è stato catapultato ieri in uno degli incontri della Controra di Musicultura.

Tornando a Lauzi

La location il Cortile del Palazzo comunale di Macerata, il tema “Tornando a Lauzi, ricordi, versi e canzoni di un uomo libero”. A fare da conduttore Stefano Bonagura. Ad arricchire l’incontro Alessandra Rogante (voce), Casta (chitarra) e Piero Piccioni (letture). Una specie di lectio magistralis quella offerta al pubblico che ha gremito il cortile. E certo fa un bell’effetto vedere, ma soprattutto sentire, quanta passione viene fuori da una persona che siamo abituati a vedere compassata anche per il suo ruolo di chef supreme di una antica università. E del cantautore nato ad Asmara ricorda la vita, ma anche le canzoni, tutte dettate nel riconoscersi come uomo libero dalle convenzioni. E tanti sono gli aneddoti e gli approfondimenti.

Un cantautore dimenticato

Adornato pone l’accento su come alcune figure importanti per la storia della musica italiana sia passate nel dimenticatoio. Nato nella colonia italiana d’Eritrea, ma cresciuto a Genova, è considerato, insieme a Fabrizio De André, Umberto Bindi, Luigi Tenco, Sergio Endrigo e Gino Paoli, tra i fondatori e maggiori esponenti della cosiddetta scuola genovese dei cantautori. Ma, precisa Adornato, è una etichetta che gli va decisamente stretta, vista la sua attività che ha spaziato in altri campi: artista poliedrico, interpretò e scrisse molte canzoni di successo, soprattutto per celebri interpreti femminili della musica italiana, come Mia Martini e Ornella Vanoni, oltre a cimentarsi nella poesia e nella letteratura.

Le canzoni che rimangono nel cuore

«“Ritornerai” è sicuramente la canzone che mi ha fatto conoscere e amare Lauzi – confessa Adornato – rappresentava appieno il mio malessere adolescenziale: ho vissuto nel mood degli anni ’60 e il cantautore insieme a Bindi e Tenco hanno segnato il mio interesse verso la musica. Ma è stata la capacità di Lauzi di interpretare la provincia e coglierne i particolari che mi ha affascinato, un brano su tutti “Menica, Menica”. La sua collaborazione con Piero Chiara in questo è stata determinante. Eppoi, non dobbiamo dimenticare la sua scelta di portare in Italia le traduzioni di artisti americani che parlavano anche loro di provincia come Paul Simon, che con Leonard Cohen e Bob Dylan sono tra i miei cantautori preferiti in assoluto. Basti pensare a “The Boxer” di Simon dove il giovane affronta un viaggio per la provincia americana per tornare sconfitto, ma non si arrende. Lauzi ha saputo cogliere questa sensibilità».

Il mondo femminile e le traduzioni

Adornato, poi, pone l’accento sulla sensibilità verso le interpreti femminili del cantautore che ha composto brani indimenticabili per Ornella Vanoni e Mia Martini. L’universo della donna lo ha sempre affascinato, ma ci si è sempre accostato con rispetto, senza mai travalicarne i confini. «Un campo dove ha eccelso, secondo me – afferma Adornato – è quello delle traduzioni come con i brani di Roberto Carlos, Johnny Hallyday, Georges Moustaki, Serge Reggiani». Infine, il rettore rimarca sulla qualità più grande di Lauzi, cioè quella di essere un uomo libero, un anticonformista per scelta di vita. «Credo che questo periodo – ha concluso Adoranto – che abbiamo affrontato ci porterà a rivalutare molte cose che avevamo messo nel cassetto, per farci riscoprire quei momenti vissuti dai quali cogliere segnali di rinascita».